mercoledì 23 novembre 2016

"Giovanni dal Ponte (1385 - 1437). Protagonista dell'umanesimo tardo gotico fiorentino"

"Giovanni dal Ponte (1385 - 1437). Protagonista dell'umanesimo tardo gotico fiorentino" è il titolo della mostra dedicata all'affermato rappresentante dell'arte toscana del primo '400 che da martedì 22 novembre 2016 a venerdì 17 marzo 2017 verrà allestita negli spazi della Galleria dell'Accademia a Firenze.
Circa 50 opere, molte delle quali provenienti dai maggiori musei italiani e del mondo (fra cui l''Incoronazione della Vergine', meraviglioso trittico appena restaurato, e l'imponente pala dell''Annunciazione e quattro santi') testimoniano e fanno riscoprire le meraviglie del tardo-gotico fiorentino.
La mostra, che è stata curata da Angelo Tartuferi e Lorenzo Sbaraglio, ha lo scopo sia di colmare una carenza di studi e conoscenza dell'artista sia di favorirne una classificazione critica più adeguata. Infatti è ormai accertato che il dal Ponte occupò un ruolo non marginale negli sviluppi della pittura fiorentina del primo Rinascimento, soprattutto per la creazione di un linguaggio individuale ed estroso, aggiornato sull'attività dei maestri attivi a Firenze in quell'epoca, da Gherardo Starnina a Lorenzo Monaco e Lorenzo Ghiberti fino a Masaccio, Masolino e Beato Angelico.
La mostra è aperta dal martedì alla domenica con orario 8,15-18,50.

martedì 22 novembre 2016

Il mondo urbano della Sassari medievale

Poca carne, molta frutta e altrettanta verdura provenienti dalle campagne che si estendevano a perdita d’occhio oltre le porte della città murata. La dieta dei sassaresi al tempo della Repubblica era caratterizzata soprattutto dai prodotti della terra, alimentata da un sistema di corsi d’acqua che scorrevano abbondanti attorno al borgo medievale.
Non è che uno spaccato di vita sociale ricostruito da Paolo Cau e Daniela Rovina nella sala al piano terra dell’Archivio storico comunale, in una bella mostra intitolata “Il mondo urbano della Sassari medievale” che  resterà aperta sino a venerdì 30 dicembre 2016. presenti il sindaco Nicola Sanna, l’assessora alla Cultura Raffaella Sau e la soprintendente Maura Picciau.
Buona parte dei reperti esposti, che affiancano le vetrine con gli originali degli Statuti sassaresi, provengono da scavi archeologici realizzati negli ultimi anni all'interno della città vecchia. Si tratta di ceramiche, utensili, brocche e caraffe che venivano utilizzate per imbandire la tavola e che accompagnavano i rituali della consumazione del pasto. Oggetti preziosi ritrovati in fondo ad alcuni pozzi scoperti durante i lavori effettuati qualche anno fa. «Pozzi e cisterne - ha spiegato l'archeologa Daniela Rovina - che facevano parte del sistema di approvvigionamento idrico della Sassari medievale e che una volta esaurita la funzione d'uso venivano utilizzati come deposito di rifiuti».
Con ogni probabilità erano pozzi comunitari, profondi anche 14 metri, che venivano scavati, a canna circolare, all'interno di corti proprio per consentirne l'uso collettivo. La città medievale era disseminata di pozzi e cisterne, notizia confermata anche da Enrico Costa che nel “Sassari” fa riferimento costante a queste raccolte d'acqua realizzate all'interno della cinta muraria. Nell’area di fronte alle Monache cappuccine era riemersa addirittura un'intera porzione del vecchio quartiere medievale, una strada, i resti di un'abitazione con tanto di focolare databile al periodo fra la fine Trecento e i primi del Quattrocento. Altre cisterne sono state intercettate in via Turritana, in via Satta e nell'area attorno al Duomo di San Nicola. Sul fondo di questi pozzi, poi rifunzionalizzati, sono stati ritrovati resti di cibo, frutta secca, noccioli, piatti e posate che hanno consentito di far luce sulle abitudini alimentari di Sassari al tempo degli Statuti. Non solo, gli archeologi hanno avuto conferma del fatto che Sassari in quel periodo aveva rapporti commerciali con la Toscana e la Liguria, ma anche con la Spagna. Paolo Cau, direttore dell'Archivio storico, ha rievocato il fervore dell'antica Platha de cothinas, l'attuale corso Vittorio Emanuele, che si estendeva in longitudine, dall'area di piazza Castello fino a Porta Sant'Antonio.
Luogo di passeggio e di acquisti dove i mercanti esponevano merci e prodotti perché la vendita - come imponevano gli Statuti - doveva avvenire all'aperto e in presenza del pubblico per prevenire eventuali truffe o imbrogli a danno degli acquirenti.

mercoledì 9 novembre 2016

"Favole antiche: da Melusina a Pentamerone" mostra a Firenze

Mostra "Favole antiche: da Melusina a Pentamerone"
Giovedì 10 novembre 2016, alle ore 17:30 in via San Gallo 25/R a Firenze, Libri Liberi Officine SanGallery inaugura la mostra "Favole antiche: da Melusina a Pentamerone" di Elettra Casini.
Dalla passione dell'artista per il mito di Melusina e il libro di Gian Battista Basile "Lo cunto de li cunti" o "Pentamerone", Elettra Casini ha realizzato una serie di tavole facilmente fruibili ed interpretabili al fine di avvicinare, promuove o semplicemente far conoscere racconti poco conosciuti ad un pubblico quanto più vasto possibile. Nello specifico, gran parte dei lavori dell'artista traggono ispirazione dall'antica favola medievale di Melusina e il Pentamerone.
Melusina, favola che affonda le proprie radici addirittura nella figura mitologica di Lilith, la prima Eva, quella nata autonomamente e non dalla costola di Adamo, essere poco incline a sottomissione e alla volontà dell'uomo, figura eliminata nell'attuale Genesi. Nata quindi con molta probabilità nel periodo Cananeo se non Babilonese, come buona parte della Genesi, per poi trasformarsi nei secoli nella fata acquatica o demone, a seconda delle interpretazioni, che stipula una sorta di contratto con l'uomo.
Il Pentamerone è invece la prima raccolta italiana di favole destinate ai bambini. Colpiscono i colori vivaci, gli scenari fantastici, la ricchezza nel linguaggio e la creatività narrativa delle situazioni. Spesso i personaggi, come nella mitologia greca interagiscono con animali, piante e altri oggetti.
Melusina alla fontana
Le tavole cercano di restituire i colori, l'aspetto surreale, quasi onirico di personaggi e situazioni riprodotti in gesti eloquenti e momenti salienti della narrazione. Tutte le opere di Elettra Casini sono realizzate con l'ausilio di tecniche artistiche miste: dall'acrilico all'acquerello, dal collage alla grafite, dai gessetti alla china passando per il carboncino. Non mancano applicazioni a rilievo e glitter per dare vita e maggior corposità alle scene e personaggi riprodotti.
Elettra Casini è nata e vive a Firenze. Dopo gli studi artistici apre in San Frediano, nel cuore della vecchia Firenze, una bottega in cui crea, realizza e vende opere in ceramica. Nel suo laboratorio artistico di via Pisana si dedica per oltre vent’anni alla realizzazione di quadri in tecnica mista e alla decorazione di maioliche artistiche tradizionali, che traggono ispirazione all’arte gotica e romanica.
La mostra organizzata dall'Associazione Culturale Vittorio Rossi - Libri Liberi sarà visitabile, con ingresso libero e gratuito, fino al 27 novembre 2016.


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martedì 8 novembre 2016

Dopo un anno di restauri torna a splendere la “Mesopanditissa”

Torna a splendere l’icona della Madonna della Salute o altrimenti denominata la “Mesopanditissa”, il dipinto su legno di epoca medievale finalmente ricollocato sull’altare della Basilica della Salute a Venezia.
Dopo lo svelamento dell’icona, il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia si è rivolto ai fedeli riuniti nella rotonda minore della Basilica della Salute, definendo il soggetto del prezioso dipinto la "Madonna dei veneziani".
L’immagine della Madonna della Salute è stata restituita alla città di Venezia (e all'Italia) in forma smagliante dopo il restauro. Un intervento che si era reso della massima urgenza a causa di piccola, ma significative "cadute di colore" sulla parte lignea.
L’intervento, durato circa un anno, si è incentrato sulle indagini diagnostiche alla tavola pittorica risalente all’epoca medioevale (XII-XIII secolo), finanziate da Save Venice Inc. A questo è seguito il restauro alla “riza” argentea (in russo significa veste) formata da 29 piccole lamine più l’aureola che è stato reso possibile grazie al Comitato Italiano per Venezia attraverso il contributo della Maison Piaget.
«Questa è la casa dei veneziani quando sono in difficoltà», ha dichiarato il Patriarca di Venezia che ha ricordato l’imminente festa. «È festa», ha ribadito Moraglia, «anche nella cura degli oggetti che vanno oltre la materialità. Una persona, una società che perde senso per il simbolo diventa una persona, una società esclusivamente funzionale, ciò vuol dire guadagno efficiente ma mancanza di umanità. Guardiamo la nostra icona perché la fede e il bello vanno sempre insieme. Da sempre la fede genera il bello».
Il rettore del Seminario patriarcale don Fabrizio Favaro ha dichiarato che la “Mesopanditissa” ricollocata sull’altare maggiore mette gioia nel cuore ai residenti, ai pellegrini e ai turisti che potranno nuovamente ammirarla, contemplarla, invocarla.

lunedì 7 novembre 2016

“La Madonna della Misericordia” di Piero della Francesca esposta a Palazzo Marino

Anche quest’anno il Comune di Milano rinnova il tradizionale appuntamento natalizio con la grande arte a Palazzo Marino: da martedì 6 dicembre 2016 a domenica 8 gennaio 2017, in Sala Alessi, si potrà ammirare uno dei massimi capolavori del Rinascimento, la Madonna della Misericordia di Piero della Francesca, pala centrale dell’omonimo Polittico conservato al Museo Civico di Sansepolcro, città natale del Maestro toscano. 
Molte sono le ragioni che rendono questo appuntamento denso di significati. 
Innanzitutto il valore assoluto dell’opera che è uno dei capisaldi del Rinascimento italiano oltre ad essere la prima opera documentata di Piero della Francesca. Si tratta in effetti dello scomparto centrale del polittico della Misericordia, realizzato da Piero per la Confraternita della Misericordia di Sansepolcro tra il 1445 e il 1472. Una recente e impegnativa campagna di restauro ha riportato il polittico, oggi ricostruito nel Museo Civico di Sansepolcro nel suo assetto originario, prima che venisse smembrato nel XVII secolo. 
Inoltre, la Madonna della Misericordia - nella classica rappresentazione della Vergine Maria che apre il mantello per dare riparo ai fedeli secondo la tradizione medievale della ‘protezione del mantello’ -  corona anche a livello iconografico la conclusione dell’Anno dedicato al Giubileo della Misericordia.
Allo stesso tempo l’opera è emblematica della modernità della ricerca artistica che, per lo studio della prospettiva e della Divina proporzione, fa di Piero della Francesca un “gigante” del Rinascimento italiano.
La scelta del Comune si è orientata anche per quest’anno su un grande capolavoro proveniente da una piccola città, da quell’Italia cosiddetta minore che è scrigno di tesori straordinari e mai abbastanza conosciuti. Proveniva infatti da Fermo l’Adorazione dei Pastori di Rubens, protagonista dell’esposizione delle scorse festività natalizie, mentre l’opera di quest’anno arriva da Sansepolcro, la città che ha dato i natali a Piero della Francesca e a Luca Pacioli, di cui il prossimo anno ricorreranno i 500 anni della morte.
Durante il periodo dell’esposizione della Madonna della Misericordia milanesi e turisti avranno inoltre l’opportunità di ammirare, a poche centinaia di metri da Palazzo Marino, altro capolavoro di Piero della Francesca: la celeberrima Sacra Conversazione, esposta nella Pinacoteca di Brera. Si tratta delle due testimonianze fondamentali ed estreme della rivoluzionaria e modernissima ricerca artistica del Maestro, fondata sulla costruzione geometrica e prospettica dello spazio.
Il percorso ideale legato a Piero della Francesca prosegue fino al Museo Poldi Pezzoli, in via Manzoni, che conserva una delle quattro tavole dello splendido Polittico Agostiniano realizzato dall’artista a Sansepolcro tra il 1454 ed il 1469: quella che raffigura San Nicola da Tolentino.
Curata da Andrea Di Lorenzo, la mostra di Piero a Palazzo Marino è promossa dal Comune di Milano, con il coordinamento di Palazzo Reale, in collaborazione con la Città di Sansepolcro, grazie al supporto di Intesa Sanpaolo e della propria sede museale milanese le Gallerie d’Italia e con il sostegno di Rinascente e l’organizzazione di Civita; sarà corredata da un catalogo scientifico a carattere divulgativo e da un allestimento che valorizzerà il significato profondo ed emblematico della Madonna della Misericordia.

giovedì 3 novembre 2016

"Lo scrigno del cardinale" a Palazzo Madama

Lo scrigno del cardinale. 
Guala Bicchieri collezionista di arte gotica tra Vercelli, Limoges, Parigi e Londra
A cura di Simonetta Castronovo e Christine Descatoire
Sala Atelier

Dopo la tappa parigina al Musée de Cluny, l’esposizione sulla figura di Guala Bicchieri approda a Palazzo Madama da venerdì 11 novembre 2016 a lunedì 6 febbraio 2017.
Guala Bicchieri, nato a Vercelli (1150 circa - 1227), divenne prima canonico nella cattedrale di Sant’Eusebio, poi cardinale nel 1205, e iniziò da questa data un’importante carriera di diplomatico e “ministro degli esteri” del pontefice Innocenzo III. Le legazioni a Parigi, Limoges e presso le abbazie di Corbie e Clairvaux in Francia (1208), quindi la lunga permanenza in Inghilterra (1216-1218) come reggente del regno insieme a William conte di Pembroke – dopo la morte di Giovanni Senza Terra e durante la minore età di Enrico III Plantageneto -, impegnato a fronteggiare le mire espansionistiche di Luigi VIII di Francia, gli permisero di venire a contatto con i principali centri dell’arte gotica dell’Europa settentrionale e di costituire una collezione straordinaria di oreficerie, smalti di Limoges, paramenti sacri, reliquiari e codici miniati in maggioranza di produzione nordica: un tesoro poi donato per legato testamentario all’abbazia di canonici agostiniani di Sant’Andrea di Vercelli, fondata da Guala Bicchieri stesso nel 1219, un cantiere ambizioso - la prima fabbrica gotica edificata in Italia - nella quale vennero coinvolte maestranze emiliane formatesi con Benedetto Antelami e maestranze francesi, legata strettamente all’abbazia di Saint-Victor a Parigi, da cui provenne anche il primo abate, il teologo francese Tommaso Gallo.
La mostra è articolata in diverse sezioni con un focus didattico sulla vita di Guala Bicchieri, i suoi viaggi attraverso l’Europa settentrionale, le committenze a Vercelli e a Roma nella chiesa di San Martino ai Monti, arricchito da alcuni documenti duecenteschi che descrivono la consistenza delle raccolte del prelato. Quindi, il percorso illustra le principali opere sopravvissute di questa raccolta preziosa: oltre agli smalti di Limoges - in tutto una ventina (tra cui il grande cofano di Palazzo Madama – capolavoro acquistato da Città di Torino e Regione Piemonte nel 2004 -, il cofanetto del Museo Camillo Leone di Vercelli e un gruppo di dodici medaglioni con animali e creature fantastiche, già decoranti uno degli scrigni del cardinale, poi reimpiegati sul coro rinascimentale di Biella) - anche un manoscritto miniato di area renana, testimonianza della ricca biblioteca del cardinale che contava 118 codici, e un rarissimo coltello eucaristico-reliquiario, il cui manico è decorato con le raffigurazioni dei lavori dei Mesi. Una vetrina sarà dedicata alle opere del Musée de Cluny: placchette in metallo traforato, medaglioni con animali e scene cortesi, tutte prodotte a Limoges nel corso del Duecento, a documentare il contesto in cui vanno inseriti il cofano di Guala Bicchieri di Palazzo Madama e il cofanetto di Vercelli, e il grande successo dei soggetti iconografici profani nell’Europa medievale. Una terza sezione sarà dedicata al tema della diffusione dell’oreficeria di Limoges, sacra e profana, in Piemonte e Valle d’Aosta: con opere del Museo Civico e alcuni importanti prestiti di collezionisti privati. L’ultima sezione racconterà la fortuna degli smalti di Guala Bicchieri nell’Ottocento presso collezionisti, studiosi e architetti, in linea con la riscoperta del Medioevo che caratterizzò la cultura piemontese, ma anche nazionale ed europea, nella seconda metà del XIX secolo. E quindi il tema dei falsi, oreficerie in stile di Limoges realizzate da restauratori e docenti delle Scuole Professionali del territorio. Attraverso l’esposizione di disegni, lettere e fotografie riguardanti il cofano di Guala Bicchieri; accanto a calchi in gesso e copie in ottone degli esemplari originali del XIII secolo.
La mostra si inserisce tra le iniziative della Rete europea dei musei di arte medievaleun network nato nel 2014 e che riunisce, oltre a Palazzo Madama, il Musée de Cluny di Parigi - museo fondatore -, il Bargello di Firenze, lo Schnütgen Museum di Colonia, il Museo Diocesano di Vic in Catalogna, il Musée Mayer van den Bergh di Anversa e il Catharijnconvent di Utrecht.

Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00
CHIUSO IL MARTEDI'
La biglietteria chiude alle 17.00
In caso di eventi straordinari, notti bianche, festività, gli orari possono subire variazioni. Controlla la sezione news per gli ultimi aggiornamenti
Tel. +39.011.4433501 -
MAIL.
Intero € 10,00 – Ridotto  € 8,00
Gratuito per i minori di 18 anni e altre categorie
Il primo mercoledì del mese, non festivo, l'ingresso è gratuito per tutti.
Le tariffe possono subire variazioni in presenza di mostre temporanee.