mercoledì 24 agosto 2011

LA SAPIENZA RISPLENDE. Madonne d'Abruzzo tra Medioevo e Rinascimento

Domenica 21 agosto 2011 - Martedì 1 novembre 2011

Da un’epigrafe che leggiamo in calce alla superba Madonna duecentesca di Sivignano, “Nel grembo della Madre risplende la sapienza del Padre”, trae ispirazione il titolo della mostra, curata da Lucia Arbace e da un folto comitato scientifico, nella quale verrà presentato un insieme assolutamente eccezionale di dipinti e sculture lignee di area abruzzese che coprono l’arco cronologico tra la fine del XII e gli inizi del XVI secolo
E’ la certezza che proviene dalla sapienza a stringere un nesso concettuale fra queste superbe raffigurazioni mariane, che fondono il carattere popolare con l’intonazione aulica della regalità di Maria “sedes Sapientiae” e Madre.
Alcune di queste opere non furono indenni dai terribili effetti del terremoto del 2009. Il loro restauro è la prova di come le Soprintendenze d’Abruzzo si siano date da fare per restituire all’antico splendore e alla fruizione del pubblico, un patrimonio d’arte straordinariamente importante e amato, benché ancora troppo poco conosciuto, testimone di una sintesi di influssi di varia origine culturale e di una devozione profondissima, che si manifesta tuttora nelle processioni e nella presenza, in Abruzzo, di una fitta serie di santuari.
La mostra di Rimini comprende una ventina di esemplari di notevoli dimensioni, fra i quali non mancano alcune Maestà più grandi del naturale, che nell’imponenza della rappresentazione e nella smagliante veste cromatica esercitano su qualunque osservatore un indubbio fascino, ed è caratterizzata dal forte accento sul quale si fonda il titolo.
Rispetto alle due edizioni precedente, del Castello di Celano e del Buonconsiglio, questa mette insieme esemplari medievali e rinascimentali, in una continuità sancita innanzitutto dal tema mariano e poi dalla connotazione geografica, che, sul piano stilistico, si riveste di una peculiare intensità; le Madonne con Gesù bambino ostentano infatti una intensa vivacità di affetti, sia quando sono atteggiate alla pensosa severità degli sguardi, sia quando entrano in affabile rapporto con chi le osserva.
Per questa ragione non sono mai “distanti”, perché sono concepite in un dialogo; affermano in tal modo sia la loro umanità, ma nel contempo la loro divinità, segno eloquente di come l’arte popolare sia innanzitutto “arte per il popolo”, intesa per essere capita da una realtà più varia possibile di persone. In tal senso, la rassegna, allestita nelle sale del Museo della Città, è in perfetta sintonia con gli interessi culturali di Rimini e del Meeting per l’Amicizia, in concomitanza con il quale aprirà i battenti il giorno 21 agosto.
L’articolato capitolo della scultura lignea e della pittura abruzzese medievale e rinascimentale rappresenta un fatto d’arte autonomo, pur nelle relazioni che le arti abruzzesi stringono con la cultura figurativa umbra e laziale.
In età medievale sopravvive, almeno sino alla fine del XIII secolo, il substrato bizantino, così influente nell’arte italiana. L’autonomia dell’arte abruzzese viene poi riconfermata nel Rinascimento, momento che assiste alla presenza di artisti del calibro del pittore Saturnino Gatti e dello scultore Silvestro dell’Aquila.
Fra le opere esposte spiccano per la classica severità la Madonna col Bambino di Castelli, che in antico si conservava nella distrutta abbazia di San Salvatore, e la Madonna di Ambro, proveniente in origine da San Pio di Fontecchio, nei pressi dell’Aquila.
La prima è intagliata in due blocchi cavi di legno di noce che conferiscono una consistenza monumentale al compatto gruppo di Maria e di Gesù, ideato per essere collocato su un trono non più esistente. Qui la Vergine sfuma il suo ruolo di regina, descritto dalla splendida corona un tempo ornata di borchie di vetro, in un’espressione confidenziale, mentre il Bambino, a sua volta incoronato, punta verso l’osservatore uno sguardo fermo, leggermente assorto e giudice.
La Madonna di Ambro, così denominata forse da un santuario nei pressi di Ascoli Piceno dipendente da Farfa, fin dalla prima occhiata tradisce un ascendente bizantino. Lo vediamo in ogni dettaglio: dalla sontuosa acconciatura di Maria, ai pendilia, i fili di perle che ricadono come quelli di un’imperatrice di Costantinopoli. Anche qui la ieratica regalità di Maria si addolcisce nella sua maternità, perché questa regina in trono è anche lactans, del latte, e deriva da un’iconografia di radici orientali.
Saranno in mostra, eccezionalmente, anche la Madonna del latte di Montereale nel suo smagliante cromatismo, e la Madonna di Sivignano, riscoperta e “salvata” da Federico Zeri negli anni sessanta del Novecento da un increscioso episodio di vendita clandestina, sventato dagli abitanti di Sivignano che fecero di tutto per nascondere la “loro” Madonna, impedendone così l’alienazione.
Tra i capolavori del Rinascimento non si può dimenticare la Madonna in trono con angeli di Saturnino Gatti, pittore che si innesta nel solco della tradizione del centro Italia, simile nella finezza al Pinturicchio e nell’eleganza ai maestri umbri e laziali del Quattrocento.

Orari da domenica 21 a sabato 27 agosto: tutti i giorni 9,30 - 19,30.
Orari dal 28 agosto al 15 settembre: da martedì a sabato 9.30 - 12.30, 16.30 - 19.30.
Orari dal 16 settembre al 1 novembre: da martedì a sabato 8.30 - 13.00, 16.00 -19.00; domenica e festivi 10.00 - 12.30, 15.00 - 19.00.
Apertura serale: martedì e venerdì di agosto dalle 21 alle 23.
Chiuso i lunedì non festivi

Mostra promossa da: Meeting per l’amicizia fra i popoli, con la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo e la Soprintendenza per i beni storici, artistici e etnoantropologici dell’Abruzzo.
In collaborazione con: Museo della città di Rimini, Arcidiocesi di L’Aquila e la Diocesi di Teramo-Atri.
Con l'Alto Patronato della: Presidenza della Repubblica.
Con il patrocinio di: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regione Abruzzo, Regione Emilia Romagna, Provincia di Rimini, Comune di Rimini.
A cura di: Lucia Arbace.
Comitato scientifico: Lucia Arbace, Marco Bona Castellotti, Anna Colangelo, Mauro Congeduti, Caterina Dalia, Gaetano Curzi, Fabrizio Magani, Franco Marzatico, Graziella Mucciante, Cristiana Pasqualetti, Rosella Rosa, Ernestina Stinziani, Alessandro Tomei, Marta Vittorini.
Catalogo Allemandi.

Progetto espositivo: Aurelio Ciotti.
Informazioni: tel. 0541.783100, mail: madonne.abruzzo@meetingrimini.org, www.meetingrimini.org.

venerdì 5 agosto 2011

I Cavalieri Templari tra mito e realtà

Mostra a cura di Fabio Giovanni Giannini
La mostra è organizzata da Fratres S. Cruciferi (http://www.crociferi.net/)) in collaborazione con l'Associazione Culturale Italia Medievale (http://www.italiamedievale​.org/)
Dopo i roghi di Filippo il Bello i templari sarebbero sopravvissuti prima a Cipro e poi in Cilicia
Le ultime novità con la mostra presso la Società Umanitaria
1 - 17 settembre 2011
I Cavalieri Templari non cessarono di esistere con i roghi voluti dal re di Francia Filippo il Bello e con la soppressione dell'Ordine avvenuta nel 1312, ma sarebbero sopravvissuti in forma organizzata prima a Cipro e poi in Cilicia (l'attuale Turchia sud orientale) durante un regno armeno (piccola Armenia).
L'ultima novità sul più famoso ordine cavalleresco della storia, ancora oggi oggetto di libri e film, viene con la mostra che verrà organizzata alla Società Umanitaria dal 1 al 17 settembre 2011 presso la Sala Facchinetti con speciale conferenza venerdì 9 settembre 2011 (ore 18.00).
La mostra, strutturata su pannelli in una sorta di viaggio guidato, è presentata dalla associazione "Fratres Sancti Cruciferi" presieduta da Fabio Giovanni Giannini, in collaborazione con L'Umanitaria e l'associazione Italia Medievale. Nell'allestimento vengono riprodotti anche documenti della biblioteca nazionale di Francia e Portogallo nonché documenti dell'Archivio Segreto Vaticano. Nel corso della mostra verrà organizzata una vendita di libri con scopo benefico e parte del ricavato sarà devoluto in beneficenza.
Nei molti pannelli di vario formato viene riassunta la storia di 195 anni di attività dei Templari, dalla fondazione alla tragica fine dell'Ordine: un periodo che attraversa l'intera epopea crociata medioevale. Attraverso la mostra si raggiunge una maggiore consapevolezza di ciò che furono i Templari, un Ordine intorno al quale sono sorte molte fantasiose ipotesi che nulla hanno a che vedere con la realtà storica. Nella mostra si potranno ammirare anche la spada, l'elmo e lo scudo di questi famosi cavalieri.
Ma fino a quando i Templari sopravvissero in Cilicia? Nessuno lo può dire con certezza perché non è mai stato ritrovato l'archivio storico dell'Ordine. Fatto sta che il regno armeno di Cilicia ebbe fine con l'invasione dei Mammeluchi nel 1373.
La grande retata dei Templari fu ordinata da Filippo il Bello. Vennero arrestati 546 frati e molti di loro finirono sul rogo con le accuse più tremende: eresia, idolatria, sodomia. Morì bruciato anche Jacques de Molay, l'ultimo Maestro Generale dell'Ordine. I beni dei templari, una enorme fortuna accumulata negli anni grazie alla loro invenzione delle lettere di credito, venne confiscata. Ma un notevole numero di templari riuscì a riparare prima a Cipro e poi in Cilicia. Di quest'ultimo capitolo della loro storia se ne parlerà alla Società Umanitaria nella conferenza del 9 settembre 2011.

Orari: tutti i giorni, dalle 15.00 alle 20.00
ingresso da via San Barnaba 48
Chiostro dei Glicini e Sala Bauer
(info: tel. 02-5796831 oppure: http://ww.umanitaria.it/)

Ingresso libero

giovedì 4 agosto 2011

Restaurato affresco del Quattrocento

Nei giorni scorsi sono stati ultimati gli interventi di recupero e restauro dell’affresco quattrocentesco “Madonna con il bambino, San Michele e San Cristoforo” all’interno del castello di Montemolino. A darne notizia è una nota dell’amministrazione comunale: il borgo medievale della frazione tuderte per tutto il medioevo fu un avamposto difensivo nell’area di influenza tuderte in direzione nord. L’affresco oggetto del recente intervento di restauro fu voluto per difendere il castello: la scelta di erigere questi dipinti sulle porte di ingresso delle città aveva una valenza spirituale contro l’assalto del maligno che in quei tempi si manifestava con il ciclico diffondersi di epidemie. In questo caso la volontà è stata dettata anche da un secondo motivo; recita l’iscrizione che Antonio di Francesco, probabilmente scampato dalla furia delle acque sottostanti del fiume Tevere, per la grazia ricevuta commissionò l’opera, che rappresenta la Madonna in trono col Bambino, alla sua destra, San Michele Arcangelo con ai piedi uno stemma che si pensa possa essere della famiglia Stefanucci e, alla sua sinistra, San Cristoforo.
La presenza di San Michele si spiega invece con il legame della comunità di Montemolino all’angelo-guerriero di Dio al quale, ancora oggi, è dedicata la parrocchiale L’affresco, di indubbia ed eccelsa qualità tecnica che ha consentito la sua conservazione fino ai nostri giorni, è opera di un pittore della metà del XV secolo che ha molto meditato sul capolavoro lasciato da Masolino da Panicale nel 1432 a San Fortunato a Todi. E’ stato attribuito nel 1989 da Filippo Todini al Maestro di Rasiglia, allievo e collaboratore di Bartolomeo di Tommaso anche se oggi, alla luce del recente intervento, sia la qualità esecutiva che stilistica sembrano appartenere a un artista più dotato. Intervento di indubbia valenza conservativa e storica per tutta la comunità tuderte perché si tratta dell’unica immagine sacra del XV secolo arrivata fino ai nostri giorni a difesa dei nostri borghi, senza dimenticare che anche dal palazzo comunale della nostra città all’Ave Maria veniva esposta in quei secoli lontani un’immagine della Vergine su tavola a protezione dei cittadini.
Il restauro è stato realizzato da Luca Castrichini e diretto da Giovanni Luca Delogu della Soprintendenza per i Beni artistici dell’Umbria”