mercoledì 11 aprile 2012

L'Avvenimento secondo Giotto

“Arriva” a Fermo la Cappella degli Scrovegni. Una grande mostra su Giotto. A Fermo dal 14 al 28 aprile 2012. Il titolo è già significativo: “L'Avvenimento secondo Giotto”. Si tratta di 40 immagini che il grande pittore dipinse nella chiesa padovana. Nella Cappella degli Scrovegni, Giotto ha messo in scena l'Avvenimento: quello di cui la cristianità aveva fatto “giubilare memoria” nel 1300.
La grande mostra, curata dal prof. Roberto Filippetti, verrà allestita nel suggestivo Oratorio di san Domenico. Saranno 74 i pannelli che consentiranno di vedere a distanza ravvicinata l'opera del massimo pittore medievale. L'iniziativa ha visto il coinvolgimento di dodici universitari della facoltà di Beni Culturali che ha sede a Fermo.
Sette secoli fa, fra il 1303 e il 1305, Giotto, su commissione del banchiere padovano Enrico Scrovegni, affresca la Cappella intitolata a Santa Maria della carità.
Questa piccola chiesa romanico-gotica, concepita inizialmente per accogliere lui stesso e i suoi discendenti dopo la morte, è oggi considerata un capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo e una delle massime espressioni dell'arte occidentale. Nella pittura di Giotto tutto – dalle corrispondenze verticali e orizzontali alle prospettive architettoniche, dal simbolismo dei colori a quello dei numeri – partecipa dell'avvenimento di Dio che si fa uomo.
Un fatto storico che Giotto ha messo in scena perché attraverso i colori e le immagini i fedeli potessero meditare sulla vita di Maria e di Gesù, sulla Sua morte e resurrezione e sul proprio destino di libertà in vista del Giudizio Universale.

mercoledì 4 aprile 2012

I cavalieri dell’imperatore: duello e guerra nelle armerie rinascimentali

Dal 23 giugno al 18 novembre 2012 l’arte della guerra sarà protagonista al Castello del Buonconsiglio e a Castel Beseno con una magnifica mostra dedicata alle armi rinascimentali intitolata “I cavalieri dell’imperatore: duello e guerra nelle armerie rinascimentali”.
Una suggestiva mostra in due castelli dove rivivrà l’affascinante mondo degli uomini d’arme che, vestiti d’acciaio, si scontravano in battaglia o esibivano la loro audacia e abilità nei tornei. A Castel Beseno, dove è stato rivisto completamente il percorso e l’allestimento museale, sarà protagonista la battaglia, l’assedio, le armi e le strategie militari, al Castello del Buonconsiglio si respirerà invece l’atmosfera del duello, dell’amor cortese e delle virtù eroiche. Un’occasione unica per ammirare pezzi provenienti da importanti armerie europee oltre alla più completa collezione al mondo di armi e armature da combattimento e da parata forgiate a mano da maestri fabbri rinascimentali proveniente dall’Arsenale di Graz.
La Landeszeughaus a Graz è il più grande arsenale originale esistente al mondo. E' composto da circa 32.000 pezzi tra armi, armature per la battaglia e quelle per le parate. La Landeszeughaus fu costruita tra il 1642 e il 1645 da un architetto tirolese Antonio Solari. La Stiria che era la zona più prossima al fronte contro l'Impero Ottomano aveva un disperato bisogno di un arsenale di grandi dimensioni. Dopo circa 100 anni in uso, l'imperatrice austriaca Maria Teresa decise di chiudere l'armeria, perché creo un sistema di difesa centralizzato per tutta l'Austria. L'imperatrice, voleva portare tutte le armi e le armature a Vienna. Tuttavia, la Stiria pretese e ottenne di far restare l'Armeria come simbolo di libertà della regione nella lotta contro i turchi e anche per i risultati ottenuti nella difesa non solo della Stiria ma di tutta l'Austria. All’inizio del Medioevo nell’XI secolo i cavalieri erano coperti dalla cotta d’arme, verso la metà del XII comparvero le prime maglie di ferro definite usbergo che ricoprivano l’uomo fino a mezza gamba, un po’ alla volta anche le calze, i guanti e le scarpe divennero di ferro.
La mostra sarà ricca di postazioni multimediali, filmati e ricostruzioni scenografiche di grande effetto. 
Informazioni:
Castello del Buonconsiglio
via Bernardo Clesio, 5 38122 Trento Italia
Tel +39 0461 233770
Fax +39 0461 239497
e-mail: info@buonconsiglio.it

martedì 3 aprile 2012

Feritate ferocior. I primi Longobardi a Cividale

L'associazione La Fara Rievocazione Longobarda (Tricesimo) con l'associazione Popolani Gruppo di Rievocazione storica e la sua Compagnia storica Ascianti (Cividale del Friuli), in occasione della XIV settimana della Cultura, organizzata e promossa dal MiBAC-Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, organizzano un'eposizione didattica ricostruttiva (Living History) di manufatti, corredi e accampamenti longobardi appartenenti al primo periodo.
La mostra intende permettere al visitatore l’immersione nell’ambiente ricostruito di un accampamento longobardo della prima generazione immigrata in Italia (circa 568 d.C.). A partire dalla ricostruzione degli abiti e dei corredi personali, passando per gli attendamenti e con uno scorcio sulle attività artigianali.
Nel corso delle giornate di allestimento sono previste alcune visite guidate alternate a momenti di visita libera.
Gli oggetti ricostruiti esposti in mostra si rifanno ai reperti longobardi esposti al Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli.
DaL 14 al 22 aprile 2012, ingresso libero.
Cividale del Friuli, chiesa di Santa Maria di Corte
Orario: 10:00-13:00/15:00-19:00

servizi: visita guidata, attività didattica
info e prenotazioni: associazionelafara@libero.it tel. 328 3119698

lunedì 2 aprile 2012

Sculture veronesi del Trecento

Il restaurato Redentore benedicente di Veronella
Sarà presentata mercoledì 4 aprile 2012 alle 17,30 al circolo Unicredit di via Rosa 7 l'esposizione «Sculture veronesi del Trecento. Restauri», che si inaugura a Verona nella chiesa di San Pietro in Monastero (via Garibaldi 4). Sarà un'occasione unica per ammirare assieme sculture della grande scuola medievale veronese, comprese quelle concepite per essere viste assieme sullo stesso altare, e poi separate dalle vicende storiche. La mostra sarà aperta fino al 24 giugno 2012, tutti i giorni, lunedì esclusi, dalle 10 alle 18. Ingresso libero. «La mostra», spiega Anna Maria Di Bari della Soprintendenza, «prende spunto ideale dalla mostra “Giotto e il suo tempo” tenutasi nel 2001 a Padova e dal progetto, allora avviato dalla Soprintendenza per intervenire sulle maggiori opere scultoree in pietra, recanti tracce più o meno consistenti dell'originaria policromia, appartenenti a Verona (chiese di Santa Anastasia, di San Nazaro e Celso e di San Zeno in Oratorio) e al suo territorio, come il gruppo della maestosa Crocifissione di Cellore di Illasi e il trittico di Valeggio sul Mincio». Ideata e promossa dal soprintendente Fabrizio Magani e finanziata dalla Fondazione Cariverona, la mostra esporrà sculture restaurate da specialisti esterni o direttamente dal laboratorio di restauro della Soprintendenza, come nel maestoso San Pietro in cattedra appartenente alla chiesa di Santo Stefano (l'unico resto della chiesa di San Pietro demolita dagli austriaci per farci la loro caserma). Per questa mostra è stata restaurata anche la scultura del Redentore e santi vescovi Zeno e Annone della parrocchiale di Veronella. Fa gli onori di casa la Madonna con il Bambino, di proprietà della Fondazione Cariverona, esposta nella chiesa sconsacrata che è sede della mostra. «La mostra intende presentare a un più ampio pubblico alcune selezionate testimonianze relative al significativo e peculiare capitolo della scultura veronese del Trecento», continua Anna Maria Di Bari. «Le opere in mostra sono state interessate, in questi ultimi anni, da interventi di manutenzione, restauro e valorizzazione, diretti e seguiti dalla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici. Le opere esposte risultano per lo più poco note, in quanto conservate e dislocate in sedi di difficile accesso o in luoghi decentrati e poco frequentati». La scultura veronese del Trecento è meravigliosa. Era l'epoca della Signoria scaligera e degli Ordini mendicanti (francescani e domenicani): per ostentare la potenza e per dar lode a Dio, l'una e gli altri gareggiavano nel commissionare opere d'arte. È la Verona di Cangrande della Scala e di Dante che fa fiorire botteghe di scultori, «tra cui emerge», spiega la studiosa, «la singolare, vigorosa personalità artistica del cosiddetto Maestro di Santa Anastasia, identificato da Mellini in Rigino di Enrico». Un espressionista: basta guardare la Crocifissione di Cellore, che in mostra è ricomposta con il gruppo dello Svenimento della Vergine, prestato dal Museo di Castelvecchio. «Il mondo medievale delle sacre rappresentazioni», aggiunge Anna Maria Di Bari, «pare riflettersi nel potente realismo del Maestro di Santa Anastasia, nella coralità dei gruppi delle Crocifissioni (al Museo di Castelvecchio è ospitata quella proveniente dalla chiesa di San Giacomo di Tomba) e dei Compianti (Caprino e chiesa di San Fermo). In mostra il dramma si stempera in accenti di più pacato lirismo nelle sue due prove giovanili di Veronella e di Riva del Garda. Di altri coevi scultori, attivi nella prima metà del secolo, si possono apprezzare alcune Madonne che offrono emblematiche versioni stilistiche, nella singolare rivisitazione di pregressi stilemi romanici. La chiesa di San Pietro in Monastero della Fondazione Cariverona, sede della mostra, ospita la pregevole effigie della Vergine con il Bambino, che pare un sintomatico esempio dell'incipiente aggiornamento sui moduli del gotico; l'affermarsi della nuova sensibilità si coglie nella ieratica figura del Vescovo Donato, riferibile alla mano di Giovanni di Rigino, scultore attestato da opere autografe, al quale generalmente è stata ricondotta la produzione plastica veronese della seconda metà del secolo. Alla forza trasfusa nella pietra dal Maestro di Santa Anastasia subentra una trattazione più blanda ed elegante delle volumetrie e delle superfici». Apprezzabili, dopo i restauri, le tracce dei colori originali.