giovedì 19 dicembre 2013

Inaugurazione del Museo delle Terre Nuove a San Giovanni Valdarno (AR)

Sabato 21 dicembre 2013San Giovanni Valdarno (AR) si inaugura il Museo delle Terre Nuove. Il Museo racconta il fenomeno della fondazione dei nuovi centri abitati nel tardo medioevo, le cosiddette Terre Nuove, una rivoluzione urbanistica di cui fu a capo la Toscana.
Alle ore 16,30 i saluti istituzionali alla Pieve di S.Giovanni Battista in piazza Cavour, con la presentazione del museo. Alle ore 17,30 a palazzo d’Arnolfo si terrà la cerimonia inaugurale con il taglio del nastro alla presenza delle autorità. A conclusione della manifestazione alle ore 21,30 si terrà alla Pieve di S.Giovanni Battista il recital pianistico di M° Andrea Turini in collaborazione con l’Accademia Musicale Valdernese. Durante la giornata si terranno le visite guidate a cura di David Friedman, Alic Mclean, Paolo Pirillo, Giulia Vertecchi;  alle ore 18,30 visite guidate anche alla basilica di S. Maria delle Grazie a cura della direttrice Michela Martini.
Ingresso gratuito al Museo dal 21 dicembre 2013 al 6 gennaio 2014.
Museo delle Terre Nuove
Palazzo d’Arnolfo
Piazza Cavour 1 – 52027
San Giovanni Valdarno (AR)
055 – 9126213

venerdì 6 dicembre 2013

Angeli nel Medioevo ascolano

Attraverso uno studio tematico la mostra è dotata di un apparato didascalico che accompagna le opere a cura di storici e teologi del territorio, i cui saggi saranno raccolti in catalogo. Il progetto è curato da Stefano Papetti Direttore della Pincoteca Civica e dall'Associazione culturale Giovane Europa, con la consulenza di Maria Elma Grelli e di Andrea Anselmi, in compartecipazione con il Comune e la Diocesi di Ascoli Piceno ed in collaborazione con la Biblioteca comunale, la Pinacoteca civica, il Museo diocesano e l'Archivio di Stato. La Mostra avrà luogo presso la Sala della Vittoria della Pinacoteca Civica dal 7 dicembre 2013 al 4 maggio 2014 con inaugurazione venerdì 6 dicembre alle ore 18.00.
L'obiettivo è quello di presentare alla cittadinanza, turisti e studenti, il ricco patrimonio di opere presenti nel territorio, con il tema comune degli angeli, uno sguardo verso il vasto tema dell'arte sacra dell'ascolano. Il risultato atteso è quello di uno studio organico del tema, divulgato attraverso la realizzazione di un catalogo mostra, e quindi la diffusione della conoscenza del patrimonio storico artistico del territorio. Le scuole di ogni ordine e grado sono state invitate a visitare la mostra e a produrre degli elaborati che saranno poi premiati con attestati. La mostra è patrocinata dal Ministero dei Beni e Attività Culturali, Soprintendenza Archivistica delle Marche, Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, Regione Marche, Provincia di Ascoli Piceno, Comune di Ascoli Piceno, Diocesi di Ascoli Piceno.

giovedì 28 novembre 2013

La Madonna di Foligno di Raffaello per la prima volta a Milano

La Madonna di Foligno di Raffaello per la prima volta a Milano dai Musei Vaticani. Per il sesto anno consecutivo, il Comune di Milano ed Eni proseguono la tradizione di esporre gratuitamente un unico capolavoro a Palazzo Marino, quest’anno in collaborazione con i Musei Vaticani. Nel 2012 l’esposizione dedicata ad Amore e Psiche è stata la mostra più visitata d’Italia. L’esposizione ospite a Palazzo Marino nella sala Alessi - dal 28 novembre 2013 al 12 gennaio 2014 - è pensata, anche quest’anno, per dare gratuitamente a un pubblico vasto ed eterogeneo la possibilità di approfondire la relazione con un’opera straordinaria; la mostra è infatti integrata da un’attenta attività didattica e di coinvolgimento – in sala, sul web e attraverso eventi di accompagnamento. Capolavori protagonisti delle precedenti edizioni sono stati: La Conversione di Saulo di Caravaggio (dalla collezione Odescalchi); San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci (2009), Donna allo specchio di Tiziano (2010), Adorazione dei pastori e San Giuseppe falegname di Georges de La Tour (2011) e Amore e Psiche stanti di Antonio Canova e Psyché et l’Amour di François Gérard (2012), dal museo del Louvre.
Orari di apertura al pubblicoTutti i giorni dalle ore 9.30 alle 20.00 (ultimo ingresso alle ore 19.30)
giovedì dalle ore 9.30 alle 22.30 (ultimo ingresso alle ore 22.00).
Info nel sito del Comune di Milano.

mercoledì 13 novembre 2013

Le più antiche testimonianze del Cristianesimo in Slovacchia

Ospitata nello spazio espositivo all'ingresso dei Musei Vaticani, e visitabile dal 13 novembre 2013 fino al 26 gennaio 2014, la mostra "SS. Cirillo e Metodio - Patroni d'Europa. Le più antiche testimonianze del Cristianesimo in Slovacchia" è organizzata in occasione del 1150° anniversario dell'arrivo dei santi Cirillo e Metodio nella regione della Grande Moravia.
La visita è inclusa nel biglietto d'ingresso ai Musei Vaticani.
Nell’anno 2013 la Repubblica Slovacca festeggia l’anno del giubileo di Cirillo e Metodio, in quanto si commemorano i 1150 anni dall’arrivo dei patroni d ́Europa - santi Cirillo e Metodio nella Grande Moravia, quindi sul territorio che oggi appartiene alla Slovacchia e alla Moravia. In seguito all’invito del Principe della Grande Moravia Rastislav arrivarono nell’863 nella Grande Moravia due sacerdoti da Tessalonica. Erano i fratelli Costantino – il cui nome da monaco divenne Cirillo e Metodio, i quali ebbero il merito non solo di rafforzare la diffusione del cristianesimo, ma anche dell’introduzione di un nuovo alfabeto – glagolitico, per le traduzioni di diversi testi giuridici e liturgici dal greco, e per le nuove opere in lingua slava. Grazie alla loro attività il Papa Adriano II approvò la lingua slava come un’altra lingua liturgica insieme al latino, al greco e all’ebraico; a quell’epoca fu un fatto unico.

La mostra è stata preparata dal Museo Nazionale Slovacco a Bratislava e dall’Istituto Archeologico dell’Accademia Slovacca delle Scienze di Nitra. I reperti per la mostra provengono da vari Istituti museali e dalla Curia vescovile di Nitra. Lo scopo della mostra è la presentazione dei reperti archeologici dal territorio slovacco e le memorie letterarie collegate con la cristianizzazione e con le relazioni culturali, tra la nostra regione e la sfera culturale bizantina dall’epoca romana fino al Medioevo. Nella mostra si presenteranno i manufatti connessi con la cristianizzazione della Slovacchia. Alcuni di loro sono unici nel contesto europeo dal punto di vista storico, artistico e artigianale (placche d’oro e la campana di Bojná, le croci e i corpus del primo Medioevo, l’Evangeliario di Nitra come il più antico libro conservato in Slovacchia); altri saranno presentati per la prima volta al pubblico all’estero (depot di Dolné Orešany). Oltre agli oggetti originali nella mostra saranno presentati anche i modelli in scala delle chiese della Grande Moravia ritrovate in Slovacchia. Le chiese sono state realizzate, in base alle conoscenze archeologiche, in tridimensione, proprio per questa occasione.

sabato 9 novembre 2013

La tavola imbandita. La ceramica ceretana dal medioevo al rinascimento

La mostra itinerante “La tavola imbandita – La ceramica ceretana dal medioevo al rinascimento” fa tappa a Tarquinia (VT), nell’ambito del programma di “Tarquinia a porte aperte – Un museo nella città”. Dal 10 al 30 novembre 2013 l’esposizione sarà ospitata nella sala “Monte di Pietà” del palazzo comunale e sarà aperta al pubblico dal venerdì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 18 (ingresso libero). «La mostra presenta ceramiche dal XIII al XVII secolo: ceramiche comuni e invetriate, maiolica arcaica e rinascimentale, di produzione laziale e d’importazione dai centri della Toscana e dell’Umbria o dalla più lontana penisola Iberica, con la ceramica ispano-moresca – dichiarano gli organizzatori – Un’eccezionale esposizione di ceramiche e materiali, recuperati con impegno e passione dal Nucleo Archeologico Antica Caere (NAAC) e oggi raccolti in un catalogo, che raccontano la storia di Cerveteri in età medievale e rinascimentale».
L’inaugurazione della mostra avrà luogo alle ore 16 e sarà preceduta da una tavola rotonda intitolata “La ceramica come indicatore delle trasformazioni del territorio tra medioevo e rinascimento: i centri dell’Alto Lazio”. L’incontro si svolgerà dalle ore 10 nella suggestiva cornice di Palazzo Vitelleschi, sede del Museo Archeologico Nazionale Tarquiniense. Parteciperanno importanti personalità del mondo accademico: Alfonsina Russo, soprintendente per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, che aprirà i lavori, Paola Quaranta e Beatrice Casocavallo, della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, Elisabetta De Minicis, dell’Università della Tuscia, Francesca Romana Stasolla, dell’Università La Sapienza, Luciano Frazzoni, direttore del museo civico “Ferrante Ritattore Vonwiller” di Farnese, Simona Pannuzi, diretto archeologico dell’ISCR, Tamara Patilli, direttore del Museo Civico di Vasanello, e Marco Ricci, archeologo medievista.

mercoledì 6 novembre 2013

Gli occhi della follia

Dal 12 novembre al 6 dicembre 2013 alla Biblioteca Nazionale Braidense è in programma la mostra "Gli occhi della follia. Giullari e buffoni di cirte nella storia dell'arte".
Una ricognizione completa e precisa tra preziosi manoscritti, incunaboli, cinquecentine, stampe, facsimili e pubblicazioni moderne della biblioteca, tesa ad illustrare la figura del giullare dai primi secoli del medioevo fino a oggi. La sua importanza storica consiste nell’aver consentito la trasmissione della tradizione teatrale dall’epoca greca e latina fino ai giorni nostri.
Il cospicuo materiale iconografico e librario rende il percorso espositivo estremamente affascinante; il giullare ha rappresentato il polo laico della cultura medievale, praticamente l’unico contraltare alla figura del chierico.
I temi trattati dalla mostra sono i seguenti: I giullari tra condanna e redenzione - Tra follia e saggezza - Lussuria, gola ed altri peccati - La corte, la musica, le feste - I mestieri della strada - Gonnella, il principe (fantasma) della giulleria italiana - Nani, Nani, Nani - L’insipiens del salmo 52 - Omnia mors aequat - Stultorum infinitus est numerus - Le testimonianze letterarie - I giullari nel mondo moderno e contemporaneo.
In mostra sarà esposta anche un’opera pittorica del premio Nobel per la letteratura Dario Fo, ed è attesa la sua presenza all’inaugurazione. Fo ha il merito di avere imposto all’attenzione del pubblico l’attività svolta da queste figure trascurate dalla storia del teatro. Il suo spettacolo Mistero buffo ha riaperto la discussione e offerto numerosi spunti per la riflessione sul tema.
Tra le altre opere esposte ci sarà un cartellone usato dal cantastorie siciliano Franco Trincale nei suoi spettacoli di piazza una tela e una scultura del maestro Maurizio Carnevali e alcune marottes dello scultore friulano Luigi Revelant.
Orari: dal lunedì al sabato 9,30 - 13,30. Ingresso libero.

martedì 29 ottobre 2013

Antoniazzo Romano “Pictor Urbis”

La mostra, curata da Anna Cavallaro e Stefano Petrocchi, riunisce circa cinquanta opere – polittici, grandi pale, piccoli dipinti devozionali, tavole fondo oro, e un ciclo di affreschi staccati, insieme a opere di confronto e testimonianze documentarie – che offrono al pubblico un viaggio nel Rinascimento “quotidiano” di Antoniazzo e della sua nutrita bottega. Il percorso si sofferma sulla ricca produzione di immagini sacre, riprese dalle celebri icone medievali, aggiornate al gusto rinascimentale, che costruì il successo del pittore presso il pubblico romano. Tra le grandi pale d’altare presenti in mostra, emergono la splendida ancona di Montefalco, in origine nella chiesa romana di Santa Maria del Popolo e l’Annunciazione di Santa Maria sopra Minerva dipinta per l’anno giubilare del 1500, con la quale il pittore si congeda dalla città in prossimità della fine dei suoi giorni, che un fortunato, recente, ritrovamento documentario consente di collocare al 17 aprile 1508. La produzione della bottega romana di via della Cerasa (l’odierna piazza Rondanini) – dove operava la “turba di lavoranti” – è documentata attraverso dipinti che attestano la circolazione dei modelli del maestro tra gli allievi. Per la prima volta viene riunito l’importante complesso pittorico della Camera di Santa Caterina da Siena, che dal Seicento è diviso tra la chiesa della Minerva e il convento di Santa Caterina a Magnanapoli.
La completezza del percorso espositivo è stata resa possibile dalla generosità di prestigiose istituzioni museali pubbliche e private (dai Musei Vaticani ai Musei nazionali del Bargello, di Capodimonte, e dell’Aquila, al Museo Poldi Pezzoli), di Musei civici (Rieti, Montefalco e Montefortino), di collezioni private (Umberto Veronesi e Fondazione Santarelli). Importanti prestiti provengono inoltre dalle maggiori chiese romane e laziali, di cui molte di proprietà del Fondo edifici culto del Ministero dell’Interno, e da complessi conventuali. La selezione di documenti concessi in prestito dall’Archivio di Stato di Roma, lettere autografe e contratti originali, libri confraternali e atti privati come il testamento e l’eredità di Antoniazzo Romano, offrono una lettura che consente di mettere in luce oltre l’artista, anche l’uomo e il suo impegno nella società del tempo.
La pittura a Roma all’epoca dell’esordio di Antoniazzo è testimoniata oltre che da opere di maestri tardogotici, anche dai nomi degli artisti riportati nello splendido codice miniato del 1478, contenente i primi statuti dei pittori romani redatti dallo stesso Antoniazzo in qualità di console della corporazione, ed esposto al pubblico per la prima volta grazie all’eccezionale prestito dell’Accademia di San Luca.
Antoniazzo Romano “Pictor Urbis”
Venerdì 1 novembre 2013 - Domenica 2 febbraio 2014
Palazzo Barberini - SSPSAE e Polo Museale della Città di Roma
Via delle Quattro Fontane, 13 - Roma
Orario: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00 (la biglietteria chiude alle ore 18.00) Chiusura: il lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio.

martedì 22 ottobre 2013

Strumenti musicali tra XI e XVII secolo a Rovigo

Una panoramica sul mondo degli strumenti musicali in uso nei secoli tra il Basso Medioevo e il primo Barocco  (tra l’XI ed il XVII secolo). E’ la mostra, realizzata dal Dramsam Centro Giuliano di Musica Antica di Gorizia, su iniziativa della Fondazione Rovigo Cultura e del Comune di Rovigo, che si terrà da venerdì 25 ottobre a domenica 3 novembre 2013 in Pescheria Nuova.
La mostra, a cura di Giuseppe Paolo Cecere, si propone sia come percorso didattico informativo sugli strumenti in uso in quel periodo, sia come spazio di riflessione sui problemi della ricostruzione degli strumenti per la musica antica. 
Il percorso didattico, organizzato storicamente per “famiglie” organologiche, prevede l’esposizione di accurate ricostruzioni, su precise basi organologiche, di strumenti musicali in uso nel periodo citato, affiancate da materiale iconografico relativo ai singoli strumenti, didascalie sintetiche di descrizione storica e funzionale degli strumenti esposti, nonché tabelle riassuntive e di confronto.
La mostra sarà “animata” dalla presenza di un monitor sul quale scorreranno le immagini di riferimento iconografico ed il cui audio esemplificherà le musiche eseguite con gli strumenti stessi.
“Ancora una volta – ha detto il sindaco Bruno Piva -, ci proponiamo ai nostri cittadini con un’esposizione originale e bella. Rovigo, attraverso la Fondazione Rovigo Cultura, ci pregia di un bell’evento”.
Una iniziativa di spessore già annunciata dal titolo, ha sottolineato l’assessore alla Cultura Anna Paola Nezzo. “Sarà possibile avere una ricostruzione visiva di tanti strumenti che hanno accompagnato l’evoluzione della musica in tutti questi secoli. Ci saranno anche dei momenti musicale a cura del Canto delle muse, per dare risalto a questa particolarità”.
Claudio Sartorato, membro regionale della Fondazione Rovigo Cultura, ha spiegato che ne era rimasto affascinato ammirandola all’interno del Castello di Gorizia. “Con piacere ho saputo che era una mostra itinerante e mi sono interessato per poterla organizzare a Rovigo”.
Infine, Vittorio Zanon, grande studioso di musica barocca e presidente del Canto delle muse, ha evidenziato l’importanza di far vedere anche ai bambini gli strumenti reali del passato, facendo sentire anche il suono per conoscer il linguaggio sonoro del passato.

venerdì 11 ottobre 2013

Il libro errante del popolo errante

Nell’ambito della rassegna L’altra metà del libro di Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura si inserisce un percorso sul libro ebraico, con lo scopo precipuo di valorizzare le testimonianze manoscritte oggi conservate nell’area ligure. In tale occasione vengono così riunite ed esposte le principali tipologie testuali del libro ebraico: le Bibbie attualmente conservate a Genova, Biblioteca Berio e Biblioteca Universitaria, quest’ultima accostata per la prima volta alla sua ‘gemella’ proveniente dalla Biblioteca Comunale di Imola, e i fogli del Talmud Yerushalmi di Savona, Biblioteca del Seminario. La maggior parte dei volumi, giunti da area sefardita, sono testimoni di rare recensioni testuali e testimoniano significative storie di viaggio. Le Bibbie gemelle, confezionate a Toledo nella medesima bottega e negli anni intorno al 1480, giunsero in Italia dopo l’espulsione degli ebrei dalla Spagna nel 1492 e seguirono poi, con i possessori, le medesime rotte di viaggio per gli esuli espulsi dal Gerush Sefarad: Genova e Napoli, le città raggiunte più facilmente dalle navi che salpavano dai porti spagnoli. Il Talmud di Savona, rara versione testuale spagnola del XIII secolo, è stato invece scoperto recentemente dalla ricercatrice Leandra Scappaticci nell’ambito del Progetto Internazionale “Frammenti Ebraici in Italia”, diretto da Mauro Perani dell’Università degli Studi di Bologna. L’importanza di tale reperto risiede nel fatto che si tratta del terzo e più antico manoscritto esistente di una versione iberica duecentesca, assai diversa rispetto alla recensione canonizzata dalla stampa di Venezia, al pubblicata a Venezia dal tipografo cristiano Daniel Bomberg intorno agli anni Venti del Cinquecento.
Palazzo Ducale di Genova. Sala Camino dal 17 al 20 ottobre 2013.
Biglietteria e accoglienza
Tel. +39 010 5574065
Fax +39 010 562390 

giovedì 3 ottobre 2013

Antonello da Messina a Rovereto

Antonello da Messina - "Ritratto di giovane gentiluomo" 1470-74. Philadelphia Museum of Art: John G. Johnson Collection, 1917
Il Mart e la casa editrice Electa presentano la mostra dedicata a Antonello da Messina. Si tratta del momento più importante dell’attività espositiva del Museo nel 2013 non solo per l’eccezionalità delle opere esposte, grazie a prestiti internazionali concessi per l’occasione, ma anche per l’inedita ampiezza cronologica dei confronti proposti.
Il progetto espositivo, a cura di Ferdinando Bologna e Federico De Melis, propone un’indagine articolata e uno sguardo originale sulla figura del grande pittore del Quattrocento e sul suo tempo, attraverso lo studio degli intrecci storico-artistici e delle controversie ancora aperte, presentati in questa sede come punti di forza attraverso i quali approfondire nuovi percorsi di interpretazione critica.
Questa rilettura di Antonello da Messina non offre solo la ricerca della collocazione cronologica delle opere, l’analisi dei rapporti con i maestri a lui contemporanei, delle similitudini e delle differenze, ma è concentrata anche su una profonda analisi dell’intelligenza poetica di un artista “inumano”, come lo definì il figlio Jacobello, che ha saputo cogliere le sfumature psicologiche e le caratteristiche più intime dell’esistere.
La mostra è stata resa possibile grazie a preziose e generose collaborazioni con alcune delle più importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali come i musei della Regione Sicilia, la Galleria Borghese di Roma, i Musei Civici di Venezia, la Fundación Colección Thyssen Bornemisza di Madrid, il Philadelphia Museum of Art e il Metropolitan Museum di New York.
La National Gallery di Washington, ad esempio, si priverà per tutto il periodo della mostra roveretana di due opere appartenenti alla collezione permanente.
Saranno inoltre esposte alcune opere non presenti nella recente retrospettiva dedicata a Antonello da Messina come il “Ritratto d’uomo” appena restaurato, proveniente dal Philadelphia Museum of Art, il “Salvator Mundi” della National Gallery di Londra, la “Madonna Benson” custodita nella National Gallery di Washington.
Dal 5 ottobre 2013 al 12 gennaio 2014, la mostra del Mart di Rovereto ha l’ambizione di ricostruire l’ampia scena storica e geografica dalla quale emerge l’eccezionale individualità di Antonello: un pittore che, a metà del Quattrocento, si fa interprete, al massimo grado, di un fermento creativo mediterraneo ed europeo incentrato sull’incontro-scontro tra la civiltà fiamminga e quella italiana.
Questo moltiplicarsi di esperienze – da Napoli alla Spagna, dalla Provenza alle Fiandre, da Urbino a Venezia – fanno di Antonello un protagonista dal respiro internazionale, da collocare in una prospettiva storico-artistica senza limiti geografici.
In questo senso, la mostra si propone di stabilire riferimenti figurativi rigorosi tramite ampi confronti che coinvolgono altri protagonisti della scena artistica del momento, da Colantonio a Van Eyck, fino a comprimari meno conosciuti, ma insigni come Antonio da Fabriano e il Maestro di San Giovanni da Capestrano, identificato con Giovanni di Bartolomeo dall’Aquila attivo a Napoli dal 1449.
Così, si vuole rileggere, su basi storicamente fondate, lo specialissimo carattere di un’opera che dipende direttamente dalla grande lezione prospettico-luminosa di Piero della Francesca, come già suggerito nel 1914 dal giovane Roberto Longhi. La novità, in questo senso, è che i curatori individuano l’influenza di Piero non solo nella fase matura, ma lungo l’intero arco della vita artistica di Antonello, secondo modalità ogni volta diverse, funzionali alle urgenze espressive del momento.
Il percorso espositivo parte dalla formazione di Antonello, avvenuta nella Napoli di Alfonso d’Aragona tra esperienze provenzali-borgognone e fiamminghe, e si sviluppa con l’acquisizione progressiva della sintassi ‘italiana’, e l’aprirsi a una dimensione mediterranea europea, fino all’esito veneziano e post-veneziano che indica l’inizio di una nuova civiltà figurativa.
La mostra riesamina, a questo proposito, anche il dibattito relativo al rapporto di Antonello con la Milano sforzesca, quasi in parallelo con le nuove ricerche di tipo spaziale lì condotte dal giovane Bramante, come indicano, tra le opere in mostra, il “Cristo alla colonna” e il disegno “Gruppo di donne su una piazza, con alti casamenti” entrambe provenienti dal Louvre.
Il progetto sarà arricchito da un programma di eventi collaterali. In particolare, venerdì 18 ottobre, il Mart ospiterà una lectio magistralis di David Alan Brown, curatore del Dipartimento di Pittura Italiana della National Gallery of Art di Washington che, confermando l’indubbia importanza di Antonello da Messina nella ritrattistica rinascimentale e riesaminando i celebri “ritratti d’uomo”, metterà in luce le problematiche relative all’originalità dei lavori del Maestro, posti a confronto con le opere di altri artisti dell’epoca.
Orari di apertura al pubblico: lunedì chiuso; da martedì a domenica 10.00 - 18.00; venerdì 10.00-21.00
Tariffe: 
Intero: 13 Euro
Ridotto gruppi, giovani dai 19 ai 26 anni, over 65 anni, convenzionati: 9 Euro
Ridotto speciale per scolaresche, ragazzi dai 7 ai 18 anni: 3,50 Euro
Biglietto famiglia: 26 Euro
Ingresso gratuito: Mart Membership, bambini fino ai 6 anni, ICOM e AMACI
Altre informazioni di servizio a questo link
Acquista il biglietto a questo link

lunedì 30 settembre 2013

I Templari, dalla Sicilia alla Lombardia

I Cavalieri templari, soldati di uno dei più noti ordini religioso-cavallereschi della cristianità medioevale. Uomini che attraversavano tutta l’Europa per raggiungere la Terra Santa e difenderne i luoghi più sacri e i pellegrini viandanti. Un mito, quello dei Cavalieri Templari, in cui storia e leggenda si fondono nei segreti di un Ordine di Cavalieri dagli ideali incorruttibili e dal triste destino. Questa la premessa per l’affascinante esposizione dal titolo “I Templari, dalla Sicilia alla Lombardia” che accoglierà i visitatori della prestigiosa rassegna Antiquariato Nazionale, dal 19 al 27 ottobre in Villa Castelbarco a Vaprio d’Adda (MI).
Oltre sessanta preziosi oggetti appartenuti ai Cavalieri Templari dell'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, che fu violentemente represso nel 1314 da Filippo il Bello, re di Francia. La collezione, selezionata in più di trent’anni di ricerche dall’Associazione Culturale Terza Esperide di Palermo, con la consulenza dell’antiquario e curatore dell’esposizione Giulio Torta, è parte del più ampio progetto museale “Federico II e il Medioevo” di Palermo e sarà eccezionalmente esposta a Vaprio d'Adda.

Amuleti, bracciali, anelli, medaglioni e altri oggetti, a cui si attribuivano forze sovrannaturali, erano fedeli compagni dei Templari che in occasione dei loro viaggi hanno spesso lasciato, donato o dimenticato. Sono queste le rilevanti tracce della loro presenza e del passaggio in Sicilia.
Pezzi di straordinario valore documentale - attribuibili al periodo tra il 1118 ed il 1314 - che, riuniti per la prima volta nella loro completezza, illustrano storie, tradizioni e superstizioni degli uomini protagonisti del Medioevo europeo.

mercoledì 11 settembre 2013

Da Donatello a Lippi. Officina Pratese

Dal 13 settembre 2013 al 13 gennaio 2014 Museo di Palazzo Pretorio, Prato
Una grande mostra fa rivivere uno dei momenti magici dell'intera storia dell'arte italiana, quello vissuto nel Quattrocento dalla città di Prato quando qui operarono molti tra i maggiori artisti italiani dell'epoca.
Per "Da Donatello a Lippi. Officina Pratese", curata da Andrea De Marchi e da Cristina Gnoni Mavarelli, tornano in città capolavori creati in quegli anni e oggi dispersi in musei di mezzo mondo. La mostra è promossa dal Comune di Prato, con il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Prato, e la collaborazione di Mondo Mostre, tra i principali organizzatori di eventi culturali in Italia.

Intorno alla fabbrica della prepositura di Santo Stefano (poi cattedrale) presero forma imprese memorabili, da annoverare fra gli episodi più singolari ed affascinanti del primo Rinascimento. Per il pulpito destinato a mostrare la reliquia della Sacra Cintola, per gli affreschi della cappella dell'Assunta e della cappella maggiore, per altri arredi vennero chiamati artisti della grandezza di Donatello, Michelozzo, Maso di Bartolomeo, Paolo Uccello e Filippo Lippi. A loro va aggiunto il figlio di fra Filippo, Filippino, che da Prato prese le mosse e a Prato tornò a lavorare da anziano.

Su tutto domina la figura carismatica di Filippo Lippi, che fra anni '50 e '60 del Quattrocento tenne aperto il cantiere degli affreschi di Santo Stefano e del Battista, nella cappella maggiore del Duomo. Altre sue opere in mostra documentano la fantasia eccitata e le estenuate eleganze di questa splendida maturità. Intorno a lui si formarono pittori che meritano di essere meglio conosciuti, come il Maestro della Natività di Castello o Fra Diamante.
Prima di Lippi le figure di maggiore spicco che operarono per Prato furono Donatello e Paolo Uccello. Del primo è una Madonna col Bambino fra due angeli, del museo pratese, sottovalutato capolavoro giovanile. Anche Paolo Uccello, quando verso il 1433 affrescò nel Duomo di Prato, era un giovane in ricerca e la mostra sarà l'occasione storica per raccogliere per la prima volta al mondo praticamente tutte le opere di questa irrequieta giovinezza, fra anni '20 e '30 del Quattrocento, ancora in bilico tra fiammate goticheggianti e una narrazione più realistica e penetrante.

La mostra vuole offrire, attraverso una scelta di opere tutte di grande qualità, alcuni squarci di luce su queste personalità, per aiutare a capire meglio quanto a Prato di loro è rimasto. Al tempo stesso si prefigge alcune operazioni esemplari di ricostruzione di opere che erano a Prato e che sono state smembrate, riunendo predelle e pale ora divise fra i musei pratesi e le collezioni straniere (l'Assunta di Zanobi Strozzi dipinta per il Duomo, ora a Dublino, e la predella del Museo di Palazzo Pretorio; il capolavoro del Maestro della Natività di Castello, la pala di Faltugnano ora nel Museo dell'Opera del Duomo, la cui predella è spartita fra la National Gallery di Londra e la Johnson Collection di Philadelphia). Saranno così riportati a Prato capolavori che si trovano in importanti musei stranieri, come la pala di Budapest di Fra Diamante, proveniente dall'oratorio di San Lorenzo, con un doveroso omaggio al genio di Filippino Lippi, grazie alle opere della giovinezza e del suo ritorno a Prato nella piena maturità artistica.

Uno spettacolo per gli occhi ed i sensi, insomma. Ed insieme una ricognizione rigorosa di un momento artistico che ha ancora molti aspetti da svelare.

Tutte le info nel sito della mostra: www.officinapratese.com.
Dal 13 settembre al 13 gennaio apertura dalle 10 alle 19
Apertura notturna straordinaria
VENERDÌ 13 SETTEMBRE DALLE 21.30 A MEZZANOTTE
adulti prezzo ridotto, bambini sotto i 12 anni gratis

martedì 10 settembre 2013

“Mano nella mano: reperti di un amore oltre la morte

I corpi di due amanti sepolti insieme mano nella mano: la “Tomba degli amanti” risalente al VI secolo e tornata alla luce a Modena nel 2009, in una scoperta archeologica che fece il giro del mondo, sarà esposta al pubblico per la prima volta in occasione del Festival filosofia di Modena, da venerdì 13 settembre 2013. L'inaugurazione ufficiale della mostra “Mano nella mano: reperti di un amore oltre la morte”, promossa dal Museo civico archeologico di Modena assieme alla Soprintendenza per i Beni archeologici e all'Università di Bologna, è prevista per le 17 al Lapidario romano di Palazzo dei Musei (largo Porta Sant'Agostino 337). Durante il Festival il Lapidario sarà aperto a partire dalle 8.30: il venerdì fino alle 23, il sabato fino all'1 e la domenica fino alle 20.
La mostra ricostruisce la storia della sepoltura della giovane coppia. Le analisi condotte da una èquipe di archeologi e antropologi hanno fatto luce sulla loro storia e su quella di altri membri della loro comunità sepolti tra V e VI secolo alle porte di Mutina. L’uomo e la donna furono collocati insieme nel sepolcro dopo la morte, avvenuta per entrambi all’età di circa 30 anni. Al momento della deposizione le mani dei due defunti furono intrecciate, sovrapponendo la mano della donna a quella dell’uomo. I familiari, con questo gesto, simbolo di amore, vollero forse sigillare per sempre all’interno del sepolcro l’affetto che li aveva uniti in vita. Le analisi antropologiche non hanno restituito elementi in grado di chiarire le cause della morte. Dal momento che non sono state trovate evidenze che possano ricondurre a una morte violenta, si può pensare ad una malattia che colpì entrambi.
Il ritrovamento di due defunti sepolti contemporaneamente all’interno di un solo sepolcro, tuttavia, potrebbe essere anche indizio di pratiche rituali che comportavano il sacrificio della donna in seguito alla morte dell’uomo, attestate anche in epoca tardoantica. Il sepolcreto nel quale si trovava la tomba della coppia accoglieva anche altri membri della comunità. La parte principale della necropoli era riservata a sepolcri di uomini feriti a morte da colpi di spada, forse nel tentativo di difendere le loro case e le loro famiglie, e per questo onorarti come eroi. Non è ancora possibile precisare l’origine di questa comunità, che alcuni elementi, quali ad esempio il rituale funerario, farebbero supporre di origine germanica.

L’esposizione, aperta dal 13 settembre fino al 24 novembre 2013 al piano terra del Palazzo dei Musei, nello spazio del Lapidario Romano, è il frutto di un progetto sviluppato grazie alla collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena. Ricostruzioni virtuali dell’importante ritrovamento, inquadrato nello scenario di questo settore della città tardoantica, sono proposte in un video curato dal Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena in collaborazione con Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna. Un giornale di mostra sarà in vendita a 1 euro alla reception del palazzo dei Musei.

giovedì 15 agosto 2013

Mostra Medievale nel museo di San Pietro di Sorres

Un viaggio nel medioevo dalle 10 al tramonto nel museo della prestigiosa basilica di San Pietro di Sorres a Borutta (SS). La proposta culturale estiva punta a valorizzare la storia isolana e conoscere la vita del periodo giudicale.
Armature, vessilli e le miniature dei cavalieri e dei soldati perfettamente riprodotte. Ma anche oggetti di vita quotidiana, gli occhiali in uso nel 1300, i giochi da tavolo e la mitria con l'elmo utilizzati dal vescovo per andare in battaglia. Il visitatore potrà immergersi nella realtà di oltre 700 anni fa, approfondire le genealogie dei 4 giudicati sardi e dei castellani pisani di Castel di Castro.
Grazie a dei supporti didattici sarà inoltre possibile scoprire la storia e i segreti delle potenti famiglie che hanno conquistato la Sardegna e che hanno riempito, con le loro vicende, le cronache del medioevo isolano. La mostra nel museo di San Pietro di Sorres, visitabile tutti i giorni, è un piccolo assaggio di quello che si potrà vivere con La Bastida di Sorres, la rievocazione storica della battaglia tra i Doria e gli Aragonesi del 1347, che si terrà il 24 e 25 agosto.

martedì 6 agosto 2013

Sangue di drago, squame di serpente

E’ sufficiente camminare attraverso le magnifiche sale del Castello del Buonconsiglio di Trento,  di Castel Thun o del Castello di Stenico e osservare con attenzione gli affreschi e i dipinti che decorano le pareti per scoprire  un mondo fantastico fatto di unicorni, draghi dalle sette teste, centauri, grifoni, basilischi, sfingi, serpenti e animali fantastici e inconsueti che ricorrono costantemente nella mitologia e nella iconografia castellana. Colpiscono i numerosi animali raffigurati negli affreschi che decorano il castello del Buonconsiglio eseguiti da Dosso Dossi nella decorazione della Stua della Famea con le favole di Fedro, o la dama con unicorno, la scimmia, il serpente che morde l’Invidia dipinte da Girolamo Romanino o ancora  il bestiario realizzato dal maestro Venceslao nel celebre ciclo dei Mesi in Torre Aquila o il prezioso erbario medievale conservato in castello. Un tema, quello degli animali  fantastici, che sarà protagonista nella mostra estiva “Sangue di drago, squame di serpente: animali fantastici e reali al Castello del Buonconsiglio” organizzata in collaborazione con il museo Nazionale Svizzero di Zurigo che si terrà a partire dal 10 agosto 2013 fino al 6 gennaio 2014 al Castello del Buonconsiglio.
Sarà una mostra curiosa attraverso la storia dell’arte, dall’antichità all’Ottocento, con numerosi prestiti da musei internazionali che punterà soprattutto alla valorizzazione  e alla conoscenza del patrimonio dei castelli provinciali. Scultura, pittura, architettura e disegno, raccontano il mondo animale, frutto delle fantasie e delle paure dell’uomo. La mostra, organizzata in collaborazione con il Museo Nazionale svizzero di Zurigo, sarà l’occasione per ammirare sfingi e centauri dipinti sia sui vasi a figure rosse e nere greci, sia nelle tele dei maestri bolognesi del Seicento, il gatto mummificato egiziano, la fontanella rinascimentale in bronzo con il mito di Atteone, il rhyton a forma di becco d’ aquila, il Laooconte proveniente dal Museo del Bargello di Firenze, un prezioso falco in bronzo, una rarissima casula (veste del prete) decorata, sculture di San Giorgio e il drago. Dagli animali sacri della tradizione cristiana  alla mitologia con Diana cacciatrice  a quelle care agli dei: il cigno, il toro e l’aquila per Giove, il leone per Sansone ed Ercole. E ancora i veri mostri delle leggende: draghi, chimere, unicorni, sfingi, mostri marini, centauri e sirene. Nemico, preda, cibo, forza lavoro e mezzo di trasporto, l’animale è anche interprete della forza della natura primigenia e dell’immaginario nella sfera magico-religiosa ed eroica. Le eterne questioni della ferinità presente nell’uomo e dell’antropomorfismo ravvisato nel mondo animale, emergono attraverso le opere in mostra. Il percorso è dedicato sia ad alcuni animali reali che nel tempo hanno assunto, spesso anche in termini transculturali, complessi significati simbolici, sia ad animali fantastici interpreti di miti, leggende e credenze condivisi o peculiari di diversi popoli e civiltà. Aquila, leone, serpente, cervo, cavallo e pesci sono alcuni degli animali reali che danno origine ad esseri che, in più forme di ibridazione, variabili a seconda di tempi e luoghi, sono interpreti delle riflessioni, paure, speranze e immaginazione dell’uomo. La rassegna sarà ricca di postazioni multimediali e filmati. La mostra avrà una sezione a Riva del Garda dal titolo «Mostri smisurati» e creature fantastiche tra i flutti, che intende esporre un ristretto ma importante nucleo di opere prevalentemente cinquecentesche aventi per tema creature fantastiche e animali mitici che, nell’immaginario antico, abitavano le acque dei laghi e dei mari. Il precipuo taglio dato all’esposizione rivana, rispetto a quella ospitata nelle sale del Castello di Trento, deriva non solo dalla peculiarità della sede espositiva – la Rocca – circondata dalle acque del Garda, ma anche dalla presenza nelle prime sale della Pinacoteca, che ospiteranno la mostra, di un affresco che risale agli anni trenta del Cinquecento raffigurante Ercole, intento ad uccidere l’Idra, un mostruoso essere che viveva nel lago di Lerna nella regione greca dell’Argolide.

venerdì 19 luglio 2013

Da Donatello a Lippi. Officina pratese

Nel Quattrocento a Prato accade qualcosa di miracoloso: i migliori artisti dell'epoca si riuniscono tra le sue mura, realizzando capolavori insuperati del primo Rinascimento e gettando le basi per i grandi maestri del Cinquecento.
Donatello, Michelozzo, Maso di Bartolomeo, Paolo Uccello e Filippo Lippi trasformano Prato in un vero e proprio laboratorio artistico: la gloriosa Officina pratese. I bravi maestri sperimentano nuove idee e soluzioni, sviluppando un innovativo stile scenico, teatralizzante e spettacolare che farà scuola nei secoli a venire.
La grande mostra 'Da Donatello a Lippi. Officina pratese', in programma dal 13 settembre 2013 al 13 gennaio 2014 al Museo di Palazzo Pretorio, fa rivivere questa magica atmosfera cittadina, riunendo per la prima volta oltre sessanta opere provenienti da tutto il mondo, chiamate a testimoniare uno dei momenti più alti della storia dell'arte di tutti i tempi. L'esposizione è una lente d'ingrandimento ideale per cogliere le ricerche degli artisti visionari del laboratorio pratese, e per apprezzare al meglio i capolavori racchiusi nei più bei monumenti di Prato.
La mostra è dunque un percorso affascinante in quest'Officina artistica del Quattrocento, alla scoperta dei suoi maestri, dei loro capolavori e di come questi decenni hanno influenzato la storia dell'arte, per sempre.
Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19
Chiuso il martedì e il 25 dicembre
La biglietteria chiude un'ora prima
Informazioni e prenotazioni: Tel. 0574 - 193499.

martedì 9 luglio 2013

Il Tesoretto di Montecassino esposto a Roma

Prosegue fino al 30 settembre 2013 la mostra del "Tesoretto di Montecassino".
Il  Museo Nazionale dell'Alto Medioevo  espone per la prima volta  il c.d. "Tesoretto di Montecassino".
Costituito da una fibula aurea a disco ornata da gemme e da 29 monete d’oro databili tra i secc. XI-XII proviene dal Lazio meridionale, ove fu rinvenuto nel 1898, presso la Badia di Cassino. Successivamente il complesso venne separato: le monete furono depositate presso il Medagliere del Museo Nazionale Romano, mentre la fibula fu affidata al Museo Nazionale dell’Alto Medioevo. Il recente accorpamento tra le Soprintendenze archeologiche di Roma e Ostia offre l'occasione per la riunificazione di questa importante e preziosa testimonianza del periodo medievale.

venerdì 5 luglio 2013

La scrittura. Mostra di manoscritti e arte antica

Dal 13 luglio al 29 settembre 2013 negli splendidi spazi della Rocca Ubaldinesca a Sassocorvaro (Pu) sarà esposta la mostra “La scrittura”. L'esposizione, organizzata da Ernesto Paleani Editore in collaborazione con la Pro Loco, il Comune e la Biblioteca di Sassocorvaro (Fondo Battelli), e con l’Archivio di Stato di Pesaro, proporrà al pubblico una selezione di importanti documenti e manoscritti antichi in varie lingue: arabo, turco, ebraico yemenita, copto, giapponese, sanscrito, tibetano, latino, greco, antico irlandese, albanese e mongolo. La rilevanza scientifica dell'evento è data anche dal fatto che in quest'occasione sarà presentato, per la prima volta, un corposo nucleo di documenti inediti dell’Archivio di Stato di Pesaro su Sassocorvaro, alcuni dei quali contenenti interessanti scoperte compiute dallo studioso ed editore Ernesto Paleani. La rassegna si chiude con i manoscritti del Fondo Battelli custoditi nell’Archivio comunale di Sassocorvaro. Ad inaugurare l'evento sarà, sabato 13 luglio alle ore 9,30, l'omonimo convegno che si terrà in Rocca presso il Teatro.
La mostra, curata da Ernesto Paleani con la collaborazione di Daniela Renzi, Emanuele Fabbri, Fabio Fraternali, Roberto Brugnettini, Giorgio Marinelli e Gildardo Rengucci, è realizzata grazie all'intervento di vari studiosi e specialisti: per l'Ogam irlandese la dott.ssa Elena Percivaldi (storica medievista), per l'epigrafia paleocristiana la dott.ssa Maria Teresa Paleani (archeologa del Pontificio Istituto di Archeologia cristiana), per la toponomastica locale il dott. Ernesto Paleani (archivista, storico della archeologia e della cartografia), Salvatore Fiori (storico), Roberto Bernacchia (archivista e storico) per un manoscritto inedito templare in latino con sigillo inedito templare (collezione privata), Marco Meccarelli per la scrittura cinese, Shri Rajanji per il sanscrito.
L'esposizione è così strutturata:
presso la Torre Battelli
a) documenti, disegni, mappe e cabrei scoperti dell’Archivio di Stato di Pesaro;
c) scultura del X secolo (collezione Paleani) con iscrizione;
d) Madonna del Buon Consiglio (scrittura su tela);
e) Stampa di Loreto (scrittura su veduta).
Presso il Torrione Rocca
selezione di manoscritti (Fondo Battelli, Collezione Paleani, et alia) in:
1) arabo;
2) turco;
3) ebraico yemenita;
4) copto;
5) giapponese;
6) sanscrito;
7) tibetano;
8 ) latino;
9) ogam irlandese;
10) albanese
11) mongolo;
12) altre lingue
Sassocorvaro (Pu), Rocca Ubaldinesca (Via Crescentini)
Info: Tel. 0722 76177, http://www.comune.sassocorvaro.pu.it/
Orari: tutti i giorni, 9.30-12.30 / 15.00–19.00
Ingresso: intero € 4.00 / ridotto € 2.50 (con ingresso al Museo Arca dell'Arte)

giovedì 4 luglio 2013

Tabulæ Pictæ. Pettenelle e Cantinelle. A Cividale tra Medioevo e Rinascimento

Cividale del Friuli, la città longobarda per eccellenza ospita dal 13 luglio al 29 settembre 2013, negli spazi di Palazzo de Nordis, la mostra “Tabulæ Pictæ. Pettenelle e Cantinelle. A Cividale tra Medioevo e Rinascimento”, evento atteso da anni e promosso dall’Accademia culturale musicale Harmonia. Oltre a presentare per la prima volta al pubblico alcuni fra i più pregevoli cicli pittorici di ambiente friulano, per la varietà dei soggetti illustrati e per l’assoluta fedeltà di rappresentazione presente in molte iconografie, l’esposizione consentirà di far conoscere alcuni aspetti della cultura materiale cividalese fra Medioevo e Rinascimento. I diversi argomenti saranno affrontati prendendo spunto dalle raffigurazioni presenti nelle pettenelle, che fungono da prezioso fil rouge dell’intera mostra, integrando l’esposizione con esemplari originali, ricostruzioni, fotoriproduzioni e modelli. Per questo motivo, saranno coinvolti esperti di differenti settori: studiosi della storia e della società cividalesi, storici dell’arte, della cultura materiale, di araldica, iconologia, dell’abbigliamento, delle produzioni artigiane, delle armi, della musica e degli strumenti musicali.
Il percorso espositivo è articolato in sezioni. “Cividale fra la fine del XIV secolo e la prima metà del XVI”: vita politica, civica e amministrativa, sviluppo urbano, nobili, imprenditori, artigiani, l’arte e la musica. “Le pettenelle dipinte”: risultanze tecniche, proposte di lettura dei cicli pittorici, araldica, abbigliamento, armi e armati, strumenti musicali, fisiognomica, confronti con realizzazioni analoghe nell’immediato Veneto, in Slovenia, in Carinzia. “Le cantinelle dipinte”: risultanze tecniche, tipologie d’ornato.
Aperture: giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle ore 11 alle 19 con orario continuato e ingresso libero. All’inaugurazione, che si terrà il 13 luglio 2013, alle ore 17, negli spazi di Palazzo de Nordis saranno presenti, tra gli altri, il curatore Grattoni D’Arcano, il sovrintendente regionale Luca Caburlotto, il presidente di Harmonia Paola Gasparutti, i rappresentanti del Comune di Cividale del Friuli, della Fondazione Crup, della Banca di Cividale, della Provincia di Udine e della Regione Fvg. Informazioni www.accademiaharmonia.org,  info@accademiaharmonia.org; +39 347 1031738.
In questi ultimi anni, nel corso dei numerosi interventi di restauro condotti in Cividale del Friuli a séguito dei danni patiti nei terremoti del 1976, sono riemersi alcuni importanti soffitti lignei dipinti databili, a seconda dei casi, a un periodo compreso fra l’inizio del XV secolo e i primi decenni del XVI. Le strutture, spesso rimaste occultate per secoli da controsoffittature seriori in arelle intonacate, generalmente sono costituite da travi squadrate in larice sostenute da travi di banchina su mensoline in pietra sagomata, con soprastante tavolato ornato da cantinelle – strette assicelle che chiudevano le fughe fra le tavole – decorate a tempera. Lo spazio fra trave e trave è ornato da pettenelle dipinte, sempre a tempera, con soggetti diversi: scene di vario genere, stemmi, racemi, ritratti.
Le pettenelle dei diversi cicli, parte ancora in situ, parte tolte dalla collocazione originaria e ora in collezioni private, si inseriscono in quel composito filone ampiamente documentato in Friuli; in certi casi, strette assonanze fra esempi cividalesi e altri esistenti (o provenienti) da altre zone del Friuli, ne fanno addirittura ipotizzare identità di botteghe, in particolare per quelle realizzazioni di più alta resa qualitativa, aggiornata su quanto andava maturando nel resto dell’Italia, massimamente in area venetopadana. La mostra consentirà di fare il punto sui cicli cividalesi, per la maggior parte inediti e rintracciati nel corso di recentissime indagini sul territorio. Vuole anche approfondire il contesto storico, sociale e artistico cittadino del periodo compreso tra la fine del XIV secolo e gli inizi del XVI.
Comitato scientifico
Luca Caburlotto (Soprintendenza per i beni storici, artistici, etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia); Maria Grazia Cadore (Soprintendenza per i beni storici, artistici, etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia); Paolo Casadio (Soprintendenza per i beni storici, artistici, etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia); Maurizio d’Arcano Grattoni (Dipartimento di storia e tutela dei beni culturali – Università degli studi di Udine); Caterina Furlan (Dipartimento di storia e tutela dei beni culturali – Università degli studi di Udine).

mercoledì 3 luglio 2013

Nuovo allestimento per il Museo del Castello di Piombino

Dal 13 luglio 2013 il Museo del Castello e delle Ceramiche Medievali di Piombino apre le porte al pubblico in una veste rinnovata, che insieme valorizzerà il monumento e  racconterà la storia della città in epoca medievale, esponendo i frutti delle ultime scoperte archeologiche sul territorio. L'inaugurazione si svolgerà sabato 13 luglio alle ore 18,00 presso il museo.
Con questo nuovo allestimento il Castello non sarà più semplicemente il museo di se stesso, ma racconterà la storia della Piombino medievale, attraverso un nastro rosso su cui si distendono ricostruzioni, testi, reperti, dispositivi interattivi, immagini, video e suoni. Saranno così comprensibili i risultati di scavo archeologico della volta dell’abside della chiesa di Sant’Antimo sopra i Canali che hanno messo in luce oltre seicento esemplari di ceramiche medievali; proprio dal ritrovamento di queste ceramiche, effettuato nel 2003 in concomitanza con i lavori di restauro della chiesa, il nuovo progetto di allestimento museale trae la sua origine.
Il progetto, curato da Giovanna Bianchi dell’Università di Siena, Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti in collaborazione con i progettisti Giuseppe Bartolini e Simonetta Fiamminghi, si basa su una rilettura complessiva del precedente museo del castello e della città.
Al suo interno, articolato in tre livelli e in tre diversi percorsi espositivi, si snoderanno in un unico racconto il museo del Castello (al piano terra), la mostra permanente delle ceramiche di Sant’Antimo (al primo piano) e il museo della storia della città -sulla formazione e sullo sviluppo di Piombino dall’epoca medievale fino all’età moderna- (al secondo piano).
La cronologia delle ceramiche esposte, compresa nella prima metà del XIII secolo,  la loro provenienza e tipologia (maioliche arcaiche di produzione pisana, ceramiche prodotte a Savona, ceramiche di importazione da varie parti del Mediterraneo) rendono questo uno dei ritrovamenti più importanti a livello nazionale nel campo dello studio della ceramica medievale. In occasione del restauro della chiesa furono inoltre rimossi dalla torre campanaria i bacini ceramici apposti come originaria decorazione architettonica, anch’essi testimonianza, nel XIII secolo, di una circolazione di prodotti ceramici relativa a più contesti del Mediterraneo.
I successivi studi di tali reperti e della stessa chiesa, confluiti nel 2007 in una pubblicazione a cura di Giovanna Bianchi e Graziella Berti, hanno evidenziato come le vicende della chiesa di S. Antimo sopra i Canali e delle sue ceramiche  fossero collegate alla storia di Piombino nella prima metà del 1200. Il cantiere della chiesa fu, infatti, una sorta di baricentro di riferimento rispetto ad una più ampia e coeva progettazione.
Negli anni passati anche un altro monumento importante della Piombino medievale, come la Fonte ai Canali, è stato sottoposto a restauro e, in tale occasione, per decisione della stessa Soprintendenza ai Beni Artistici, sono state rimosse le teste zoomorfe della fonte da cui scaturisce l’acqua. Tali teste, restaurate da Luca Giannitrapani su incarico della Soprintendenza stessa, troveranno la loro giusta collocazione in questo nuovo percorso museale.
Per consentire una lettura unica di queste sezioni il progetto propone un sistema di allestimenti e di esposizione nuovo e adatto alla valorizzazione dei reperti e dei materiali, ricco anche di arredi tecnologici, schermi, punti informativi.

venerdì 7 giugno 2013

Indossando .. il Palio

"INDOSSANDO ... IL  PALIO" 
Il vestire ai tempi del Castel d'Amore
Si tratta di una mostra con esposizione di una vasta gamma di abiti preparati per i figuranti del Palio del Castel d'Amore.
Dal 15 al 30 giugno 2013 presso la Galleria del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto sarà possibile ammirare circa una trentina di costumi d'epoca, rigorosamente ricostruiti da immagini raccolte e studiate soprattutto nell'ambito dell'antica Marca Trevigiana (ma non solo) e confezionati con rara maestria dalle sarte volontarie dell'Associazione Palio.
Gli abiti esposti nella galleria del Teatro Accademico permetteranno uno spettacolare colpo d'occhio sugli abbigliamenti di ogni classe sociale dei secoli 13° e 14°.
Orari di apertura: da martedì a sabato ore 16-19, domenica 10-12.30 e 16-19. Lunedì chiuso.

mercoledì 5 giugno 2013

Il collezionista di meraviglie. L'Ermitage di Basilewsky

In mostra a Torino a Palazzo Madama, da giovedì 6 giugno a domenica 13 ottobre 2013, un percorso attraverso l’arte europea del Medioevo e del Rinascimento, con una selezione di ottantacinque opere, provenienti dalla collezione di Alexander Basilewsky, molte delle quali mai più esposte in Occidente da quando lasciarono la Francia nel 1885.
Dal IV secolo a metà del Cinquecento, da Bisanzio alla Spagna, dalla Francia alla regione del Reno e della Mosa, all’Italia, la collezione Basilewsky, tra le più ricche e straordinarie formatesi nel corso dell’Ottocento, offre l’opportunità unica di attraversare secoli di storia e di arte, radunando alcuni dei capolavori più alti nel campo delle arti decorative - intaglio in avorio, smalti limosini, maiolica italiana – e offrendo un ampio ventaglio di tecniche e di stili.
Per l’età Medievale, sono documentati soprattutto oggetti d’uso liturgico provenienti da chiese e monasteri: calici, reliquiari, croci, pissidi, flabelli (ventagli liturgici), piatti di legature per codici manoscritti, trittici, piccole statue; accanto a questi, anche manufatti di uso profano, come i vetri dipinti a oro di età paleocristiana, i dittici consolari, i cofanetti, e un raro corno da caccia (olifante). Tra i capolavori presenti, la celebre cassetta reliquiario di santa Valeria, con figure policrome su fondo dorato, e la croce detta di Friburgo, mirabile creazione del gotico francese di inizio Duecento.
Olifante, corno da caccia, Sud d'Italia, XI secolo.
Le arti del Rinascimento sono rappresentate dagli smalti dipinti di Limoges, con splendidi esemplari delle botteghe di Pierre Raymond e dei Penicaud, e dalle maioliche italiane. Queste si presentano come una raccolta nella raccolta, altamente rappresentativa della produzione cinquecentesca nella penisola, con opere di Casteldurante, Deruta, Gubbio, Urbino, e con capolavori firmati dai maestri Nicola da Urbino, Giorgio da Gubbio e Xanto da Rovigo. Completano la sezione, alcuni pezzi d’eccezione della ceramica francese, di cui Basilewsky fu tra i primi collezionisti: le cosiddette “faiences de Saint-Porchaire” e le ceramiche di Bernard Palissy e della sua cerchia.
Informazioni: www.palazzomadamatorino.it.

giovedì 30 maggio 2013

La Primavera del Rinascimento

La mostra "La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460", aperta a Palazzo Strozzi di Firenze fino al 18 agosto 2013, si propone di illustrare, in sezioni tematiche, la genesi di quello che ancora oggi si definisce il “miracolo” del Rinascimento a Firenze, soprattutto attraverso capolavori di scultura: l’arte che per prima se ne è fatta interprete.
L’esposizione si apre con una suggestiva panoramica attorno alla riscoperta dell’Antico, attraverso esempi illustri della “rinascita” fra Due e Trecento, con opere di Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo, Giotto, Tino di Camaino e dei loro successori, che assimilano anche la ricchezza espressiva del Gotico, in particolare di origine francese (Sezione 1: L’eredità dei padri). L’“età nuova” si apre assieme al nuovo secolo: con i due rilievi del Sacrificio di Isacco di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi per la Porta del Battistero (dal Bargello), e con il modello della Cupola brunelleschiana (dal Museo di Santa Maria del Fiore), che riassumono al più alto vertice espressivo il momento fondante del primo Rinascimento (Sezione 2: Firenze 1401. L’alba del Rinascimento). In quegli anni, i successi politici della Repubblica fiorentina, la sua potenza economica e la pace sociale diffondono attraverso gli scritti di grandi umanisti il mito di Firenze come erede della repubblica romana e come modello per gli altri stati italiani.
La scultura pubblica monumentale, attraverso i capolavori di Donatello, Ghiberti, Nanni di Banco, Michelozzo realizzati per i grandi cantieri della città – la Cattedrale, il Campanile, Orsanmichele – è la prima e più alta testimonianza della creazione di un nuovo stile, di questa trasformazione in atto e dell’esaltazione di Firenze e della sua civiltà. (Sezione 3: La romanitas civile e cristiana). La scultura, e in particolare la statuaria, eserciterà perciò una profonda influenza sulla pittura dei massimi artisti del tempo come Masaccio, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Filippo Lippi (Sezione 6: "Pittura scolpita").
L’esposizione illustra inoltre altri temi significativi dell’antichità classica che, attraverso la scultura specialmente donatelliana, vennero assimilati e trasformati nel nuovo linguaggio rinascimentale, a testimonianza del clima spirituale e intellettuale della città, oltre che del suo fervore creativo (Sezione 4: “Spiritelli” fra sacro e profano; Sezione 5: La rinascita dei condottieri). Le ricerche di uno spazio “razionale” e l’invenzione della prospettiva brunelleschiana, trovano proprio nella scultura le loro formulazioni più avanzate – in particolare, nei bassorilievi donatelliani, come la predella del San Giorgio, dal Bargello, e il Banchetto di Erode dal Museo di Lille – con un seguito che tocca la metà del secolo in opere di Desiderio da Settignano o di Agostino di Duccio, a confronto con la pittura, anche antica (Sezione 7: La storia “in prospettiva”).
Fin dagli anni Venti del Quattrocento, i nuovi canoni della scultura, messi a punto dai grandi maestri e illustrati da alcuni capolavori – come le donatelliane Madonna Pazzi, dal Bode Museum di Berlino, la Madonna in terracotta policroma del Louvre e la Madonna Chellini, dal Victoria and Albert; la ghibertiana Madonna Kress, dalla National Gallery di Washington, o la Madonna già attribuita al Brunelleschi e qui a Nanni di Banco, dal Museo Diocesano di Fiesole – si moltiplicano attraverso una produzione sconfinata di rilievi (in marmo, stucco, terracotta policroma e invetriata, ovvero “robbiana”), destinati alla devozione privata, consentendo una capillare diffusione del gusto per la bellezza “nuova” in ogni strato sociale (Sezione 8: La diffusione della bellezza). Allo stesso tempo, Firenze vede concentrarsi la committenza artistica più prestigiosa, quasi sempre pubblica, nei luoghi di solidarietà e di preghiera (chiese, confraternite, ospedali), dove è ancora la scultura a tenere un ruolo di primo piano (Sezione 9: Bellezza e carità).
Attorno al simbolo assoluto della città, rappresentato dal modello ligneo della Cupola di Santa Maria del Fiore, si presenta dunque una rassegna di tipologie e di tematiche scultoree determinanti anche per l’evoluzione delle altre arti figurative, a diretto confronto con i precedenti classici: dalle tombe degli umanisti, alle desunzioni dai sarcofagi, alla rinascita del monumento equestre e del ritratto scolpito. Attorno a quest’ultimo, che vede la sua genesi verso la metà del secolo nei busti marmorei di Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Antonio Rosellino, si prefigura il passaggio dalla fiorentina libertas, rappresentata dalla committenza pubblica a un mecenatismo privato, che porta già il segno dell’egemonia medicea (Sezione 10: Dalla città al palazzo. I nuovi mecenati). In questa prospettiva, la mostra – che si apre con l’evocazione della cupola brunelleschiana – si chiude con quella della più illustre dimora privata del Rinascimento, attraverso il Modello ligneo di Palazzo Strozzi.
Informazioni
Tel. +39 055 2645155
Orari mostra
Tutti i giorni 9.00-20.00
Giovedì 9.00-23.00
Accesso in mostra consentito fino a un'ora prima dell'orario di chiusura.

Biglietti
intero euro 12.50
ridotto euro 8.50, 8.00
gruppi scuole e università euro 4.00

Biglietti online TicketOne.it
Prenotazioni
Sigma CSC
Tel. +39 055 2469600
Fax. +39 055 244145
prenotazioni@cscsigma.it
La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Musée du Louvre, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze, Museo Nazionale del Bargello con Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana con il contributo di Ente Cassa di Risparmio di Firenze.