sabato 23 dicembre 2017

Capolavori Sibillini al Museo Diocesano di Milano

I Musei della Rete Museale dei Sibillini presentano al pubblico milanese “Capolavori Sibillini, Le Marche e i Luoghi della Bellezza”, a cura di Daniela Tisi e Vittorio Sgarbi.
Una prestigiosa selezione di  opere, provenienti dai luoghi marchigiani colpiti dal terremoto del 2016, sarà esposta al Museo Diocesano di Milano, dal 21 dicembre 2017 al 30 giugno 2018.
In mostra capolavori di grandi maestri come Perugino, Fortunato Duranti, Spadino, Cristoforo Munari, Cristoforo Unterperger, Corrado Giaquinto, Simone De Magistris, Ignazio Stern, Nicola di Ulisse da Siena, Salvatore Monosilio, Vincenzo Pagani: ricchezze culturali di un territorio dove l’arte e la bellezza devono essere preservati.
Il naturale legame esistente in Italia tra museo e territorio è testimoniato in modo esemplare dalla Rete Museale dei Sibillini, che nasce per promuovere in modo unitario il patrimonio artistico e culturale dei dieci comuni aderenti tra le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. Una rete capillare di musei accompagna il visitatore alla scoperta del paesaggio culturale dei Sibillini, ricco di preziose testimonianze archeologiche, straordinari capolavori artistici e di saperi, usi e costumi delle comunità che li hanno determinati, in un dialogo continuo tra uomo e natura che plasma e modella da secoli la regione Marche.
Dopo gli eventi sismici del 2016, la rete museale, assolvendo il compito di presidio di tutela attiva del territorio, si è impegnata nell’emergenza, assicurando una rapida messa in sicurezza delle collezioni conservate all’interno dei musei danneggiati.
Si è potuto così definire un percorso espositivo che vuole portare all’attenzione del grande pubblico i tesori artistici delle Marche, gelosamente custoditi nei nostri borghi.
Ciascuna opera riflette la creatività locale, si collega ai luoghi e alle storie dei centri di provenienza, interpretando il territorio nel quale essa vive e a cui appartiene.
Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni che rappresentano alcuni territori della Rete Museale dei Sibillini e vuole trasmettere il sentimento di attaccamento delle comunità verso un patrimonio sentito, ora più che mai, come un elemento centrale della propria identità e del proprio futuro.
I capolavori sibillini sono il trait d’union tra musei e territorio, vero protagonista dell’esposizione con la sua fragile bellezza densa di tradizioni, arte e natura, che lo rende tra i più affascinanti d’Italia.
Nei Monti Sibillini verità e leggenda si confondono, rimandando a un tutto primordiale dal sapore magico, dando corpo ad un’immagine suggestiva di questa straordinaria terra.

venerdì 1 dicembre 2017

Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento

Arriverà direttamente dal National Museum di Copenhagen l’abito che aprirà la mostra “Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura” presso la Galleria dell’Accademia del capoluogo toscano. L’esposizione inaugurerà martedì 5 dicembre 2017 e resterà aperta al pubblico fino a domenica 18 marzo 2018, raccontando la raffinata arte della tessitura a Firenze e i suoi legami con il resto d’Europa.
Il pezzo centrale della mostra è un rarissimo reperto risalente alla metà del XIV secolo: un vestitino in lana rinvenuto nel 1921 dall’archeologo danese Paul Norland a Herjolfnaes, sulla costa orientale della Groenlandia, insieme ad altri numerosi abiti e costumi dell’epoca. La particolarità del vestito che sarà esposto per la prima volta in Italia è quella di essere stato confezionato per una bambina di non più di tre anni.
Per maggiori informazioni visito il sito della Galleria dell'Accademia !

domenica 5 novembre 2017

Il Divin "Bestiario di Mario Zanoni in mostra a Lugo

Da domenica 5 a domenica 19 novembre 2017 i suggestivi spazi della Rocca di Lugo ospiteranno una selezione di sculture, di cui alcune inedite, tratte dal prestigioso ciclo del Divin “Bestiario” di Mario Zanoni. All'inaugurazione dell'evento espositivo interverrà il critico d'arte Alberto Gross, mentre al finissage del 19 novembre 2017 sarà presente l'attore Franco Costantini, uno dei massimi esperti di letture dantesche, che a partire dalle 17.30 terrà una performance poetica con lettura di versi della Divina Commedia che traggono spunto dalle sculture in mostra realizzate da Zanoni.
Il Divin "Bestiario". Figure del fantastico animale e dell'immaginario nella Divina Commedia, è una serie di terrecotte work in progress, realizzate da Mario Zanoni a partire dal 2015 in omaggio al Sommo poeta Dante Alighieri nel 750° anniversario della sua nascita. Furono presentate per la prima volta nel luglio del 2015, quando, nella Rocca medievale di Bagnara di Romagna, si è svolto un articolato evento dantesco, ideato da Marilena Spataro, che ha visto al centro la mostra di 26 sculture dantesche dell'artista di Lugo.
Questa collezione rappresenta, a oggi, un unicum assoluto nell'ambito della scultura contemporanea, ciò sia per quanto riguarda la vastità del ciclo scultoreo da un punto di vista numerico (attualmente oltre 35 sculture) e sia, soprattutto, per l'interpretazione data alle figure dell'immaginario dantesco da Mario Zanoni.
Un immaginario, che, come sottolinea il critico Alberto Gross nel testo che accompagna il catalogo del Divin “Bestiario”, si caratterizza per una visionarietà alquanto originale dai rimandi gotico medievali: «Se punto di partenza per questo ultimo ciclo di opere - “Il Divin Bestiario” - risulta il mondo della Commedia dantesca e la sua fauna variegata, difforme e deforme, l'artista tende tuttavia a procedere naturalmente per accumulo di suggestioni, stratificazioni e incastri che moltiplicano e riverberano ogni ipotesi di figura. In questo Zanoni può letteralmente definirsi un visionario: l'immagine non viene “veduta” ma “visionata”, tra sensazione e percezione si frappone una virtù oscura che penetra la natura conferendole una brillantezza violenta, uno spirito quasi febbrile, tanto impercettibile e frammentario, quanto mai icastico ed incisivo […] In tale contesto la logica della figurazione, la narrativa dell'immagine cedono il passo ad una più ampia dialettica di carattere non già razionale, quanto intuitivo: Cerbero è sì il cane a tre teste, Caronte è il traghettatore di anime e Medusa ha capelli di aspide e sguardo che pietrifica, ma la loro storia, la loro universale e condivisa mitologia viene trasformata in mitopoiesi, nella ricostruzione e riproposizione di un teatro personalissimo ed individuale".

Mario Zanoni, artista attivo fin dagli anni 70, è noto per le sue originalissime reinterpretazioni di antiche mitologie. Tante le esposizioni in Italia e non solo: in Inghilterra, nel 1992 per Tony Macintosh espone terrecotte e bronzi a Tenterden e a Rye, nel Sussex, e nel 1993 alla "Library Gallery" a Eastbourne. Nel 1993 ha realizzato una serie di opere plastico- pittoriche in gesso e cemento che sono state esposte in mostra a New York a una rassegna d’arte per l’UNESCO.
Divin"Bestiario". Figure del fantastico animale e dell'immaginario nella Divina Commedia
Dal 5 al 19 novembre 2017
Pescherie della Rocca Estense - Lugo
Piazza Garibaldi, 1 – Largo Tricolore
Orario: giovedì e venerdì 15,30 – 18,30
sabato e domenica 10,00 - 12,00 e 15,30 - 18,30
Info: 0545 38561

sabato 21 ottobre 2017

Ambrogio Lorenzetti in mostra al Santa Maria della Scala

Il Santa Maria della Scala di Siena dal 22 ottobre 2017 al 21 gennaio 2018 ospiterà la mostra Ambrogio Lorenzetti. Una mostra dedicata ad uno dei più grandi pittori europei del XIV secolo, paradossalmente finora poco conosciuto. Grazie ad importanti e mirati prestiti la mostra ripercorre la vicenda artistica del grande pittore senese.
Ambrogio fu uno dei più grandi pittori dell’intera Europa del secolo XIV, ma si può dire – per quanto possa sembrare un paradosso – che è un artista poco conosciuto.
È universalmente noto come il pittore del ‘Buon Governo’, il ciclo di dipinti allegorici e dalle straordinarie visioni urbane e agresti. Ma, al di là di questo, non si conosce il pittore dall’incontenibile creatività che ha rinnovato profondamente molte tradizioni iconografiche; non si conosce l’innovatore della concezione stessa dei dipinti d’altare, il grande pittore di storie sacre, il narratore che allarga lo sguardo alla re-invezione del paesaggio e della pittura d’ambiente.
Grazie a una serie di richieste di prestito molto mirate, (saranno esposte opere provenienti dal Louvre, dalla National Gallery, dalle Gallerie degli Uffizi, dai Musei Vaticani) la mostra intende ritessere la grande vicenda artistica di Ambrogio Lorenzetti, facendo convergere al Santa Maria della Scala tutta una serie di dipinti che, in massima parte, furono prodotti proprio per cittadini senesi e per chiese della città.
Potranno così tornare a vivere idealmente, grazie ai frammenti superstiti, anche cicli di affreschi un tempo molto famosi ma distrutti, come quelli dell’aula capitolare e del chiostro della chiesa di San Francesco a Siena, i dipinti della chiesa agostiniana senese e il ciclo, restaurato per l’occasione, della cappella di San Galgano a Montesiepi, a tal punto fuori dai canoni della consolidata iconografia sacra che i committenti pretesero delle sostanziali modifiche poco dopo la loro conclusione.
La mostra, preceduta dall'iniziativa Dentro il restauro, realizzata grazie al contributo del MIBACT per Siena capitale della cultura 2015, ingloba anche alcuni altri luoghi della città: la chiesa di San Francesco e la chiesa di Sant'Agostino, dove sono stati compiuti per l'occasione i restauri dei cicli di affreschi del Lorenzetti e, naturalmente, Palazzo Pubblico, sede del ciclo del Buon Governo. 
Il percorso espositivo della mostra sarà arricchito dalla presenza di un’audioguida e da alcuni interventi videofilmati, sia di taglio informativo che di taglio suggestivo/narrativo.
Tutte le informazioni sono visibili sul sito dedicato alla mostra.

sabato 23 settembre 2017

"Legati da una cintola" mostra a Prato

Il museo di Palazzo Pretorio ospita "Legati da una Cintola - L'Assunta di Bernardo Daddi e l'Identità di una Città". Anche grazie ai prestiti di importanti istituzioni, come il Metropolitan Museum di New York e i Musei Vaticani, è stato possibile realizzare un percorso espositivo che unisce storia e tradizione e che, soprattutto, intreccia il simbolo dell'identità della città con il motore delle vicende artistiche di Prato.
Un simbolo religioso e civile, fulcro delle vicende artistiche di Prato ed elemento cardine della sua identità: la Sacra Cintola, la cintura della Vergine custodita nel Duomo che per secoli è stata il tesoro più prezioso di Prato, sarà al centro del nuovo allestimento del Museo di Palazzo Pretorio.
Un tema, quello della reliquia pratese, che consente di accendere un fascio di luce intenso su un'età di grande prosperità per Prato, il Trecento, a partire dalle committenze ad artisti di primo ordine come lo scultore Giovanni Pisano e il pittore Bernardo Daddi, che diedero risonanza alla devozione mariana a Prato come vero e proprio culto civico. La mostra prende spunto da quel prezioso simbolo dall'innegabile valore identitario per intrecciare i fili di un racconto che parla della città e del suo ricco patrimonio di cultura e bellezza custodito sul territorio e riconoscibile al di fuori dei confini locali.
L'origine del culto della sacra cintola affonda le sue radici nel XII secolo, la leggenda vuole che la cintura, consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell'Assunzione, sia stata portata a Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel 1172, al proposto della pieve. Fra Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell'elezione della città, santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne motore delle vicende artistiche pratesi.
Anche il Duomo di Prato sarà parte integrante di un percorso che permetterà ai visitatori di entrare nella cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita, e ammirare il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi.
Da venerdì 8 settembre 2017 a domenica 14 gennaio 2018
Aperto tutti i giorni (eccetto il martedì non festivo) con orario continuato dalle 10.30 alle 18.30. Chiuso per la festività di Natale.

domenica 10 settembre 2017

L’alba delle autonomie. Statuti comunali piemontesi

Le origini di questi documenti affondano nel Medioevo e rappresentano un punto di partenza ideale della storia della normativa e della regolamentazione locale. Ecco perché il Consiglio regionale del Piemonte ha deciso di curare e promuovere la mostra itinerante "L’alba delle autonomie. Statuti comunali piemontesi" inaugurata a Sommariva del Bosco, all’Auditorium Vittorio Amedeo Seyssel d’Aix (piazza Caduti per la libertà). Saranno presentate al pubblico le riproduzioni di alcuni preziosi volumi di Statuti medievali, custoditi a Torino nella Biblioteca della Regione Piemonte, che testimoniano la nascita e lo sviluppo delle identità territoriali e della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
Della collezione della Biblioteca regionale fanno parte, tra gli altri, le riproduzioni a stampa degli Statuti della città di Biandrate, Cannobio, Asti, Vercelli, Alessandria, Novara, Cuneo, Fossano, Novi Ligure.
Interverranno il professor Rinaldo Comba, ordinario dell’Università di Milano e presidente della Società degli Studi storici di Cuneo e il professor Francesco Panero, ordinario dell’Università di Torino.
La mostra è introdotta da dieci pannelli esplicativi – curati dal professor Comba – che illustrano l’importanza dei primi Statuti comunali: essi regolavano in autonomia la vita della popolazione in ogni suo aspetto (doveri e libertà, giustizia, ambiente, sanità pubblica).
Il percorso è completato da un video in cui esperti giuristi e docenti di storia medievale illustrano le origini e le caratteristiche della storia municipale piemontese: Rinaldo Comba, Alessandro Barbero, Elisa Mongiano, Francesco Panero, Gian Savino Pene Vidari, Alessandro Vitale Brovarone.
La mostra “L’alba delle autonomie” rimarrà aperta al pubblico fino al 24 settembre 2017 con il seguente orario:  sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Ingresso libero.
Info: Biblioteca della Regione Piemonte “Umberto Eco”: tel. 011.5757.844 E-mail: centro.autonomie@cr.piemonte.it

lunedì 4 settembre 2017

Longobardi. Un popolo che cambia la storia

Castello Visconteo di Pavia, dal 1 settembre al 3 dicembre 2017
Dopo la fine dell’Impero d’Occidente, l’Italia, sotto il dominio dei Goti, era rimasta il cuore economico, culturale e religioso dell’Europa. Tutti i tentativi di riunire l’antico Impero si infrangono nel 568 con l’arrivo di un popolo “invasore”: i Longobardi. Da quel momento la storia dell’Italia non sarà più la stessa.
Gli "uomini dalle lunghe barbe" danno il via a quel lunghissimo periodo di frammentazione politica della Penisola che si protrae sino al Risorgimento. Ma, la storia di questo Popolo è anche il racconto di grandi sfide economiche e sociali, di relazioni e mediazioni tra Mediterraneo e Nord Europa, di secoli di guerre e scontri, di alleanze strategiche e contaminazioni culturali tra differenti popolazioni, di grandi personalità. Un’epopea che ha visto Pavia diventare capitale del Regno Longobardo e il Sud Italia, con il Ducato di Benevento, memoria e retaggio sino a oltre metà del XI secolo del dominio pavese abbattuto da Carlo Magno nel 774.
Oltre 300 opere provenienti da più di 80 Musei ed enti prestatori italiani e stranieri sono pronte a svelare la grande storia dei Longobardi. Un viaggio attraverso i momenti cruciali della saga longobarda reso ancora più unico dagli approfondimenti multimediali che accompagnano il visitatore in mostra: ologrammi, video  e touchscreen.
Un grande evento internazionale in tre sedi, la cui prima tappa è proprio Pavia che torna ad essere idealmente capitale, per una delle più originali mostre mai realizzate sui Longobardi.
  • Pavia, Castello Visconteo: 1 settembre – 3 dicembre 2017
  • Napoli, Museo Archeologico Nazionale: 15 dicembre 2017 – 25 marzo 2018
  • San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage: aprile – giugno 2018
Tutte le informazioni e il programma completo sul sito ufficiale della mostra !

giovedì 31 agosto 2017

Altino prima di Venezia

Dopo il successo ottenuto al Centro Culturale Candiani di Mestre, la mostra Altino. Prima di Venezia in programma da venerdì 15 settembre a mercoledì 1 novembre 2017 approda, con nuovi contenuti, nel prestigioso Battistero di S. Giovanni della cattedrale di Treviso.
La mostra è un progetto condiviso dal Polo Museale del Veneto-Museo Archeologico Nazionale di Altino, dalla Diocesi trevigiana, dal Comune di Treviso, dai Musei Civici Trevigiani, dal Comune di Quarto d’Altino, e dall’Associazione di Promozione Sociale La Carta di Altino.
Immagini, testi, video, animazioni 3D e plastici che illustrano e ricostruiscono la straordinaria vicenda di Altino, la città-madre di Venezia, sono il nucleo originario della mostra. La seconda e la terza area tematica propongono ipotesi sulla forma urbis della Treviso antica, materiali archeologici delle raccolte civiche trevigiane ed un approfondimento sulla diffusione del Cristianesimo nel territorio.
Dapprima città e porto importante dei Veneti Antichi, l’antica città romana di Altinum fu un capoluogo lagunare e centro di scambi commerciali e culturali che visse per 1500 anni, prima di Venezia. Dopo l’epoca dello splendore romano, con le invasioni e l’impaludamento, in età tardo antica avvenne l’abbandono della città. Molte pietre e laterizi altinati furono riutilizzati per costruire Venezia e alcune presero probabilmente la via per Treviso ma, nonostante lo spoglio, gli scavi e gli studi scientifici più recenti hanno restituito l’impronta dell’antica città, perfettamente leggibile. Si sono potuti meglio definire il foro, il teatro, l’odeon, l’anfiteatro, la basilica, le terme, i quartieri residenziali con le domus, l’intreccio di strade e canali che determina l’impianto urbano e l’immagine di una città-isola, collegata alla laguna ed al mare con porte-approdo monumentali.
La mostra fonde in un racconto testimonianze degli autori antichi, foto, grafica, video e animazioni, mentre i plastici realizzati con la stampa 3D ed il taglio laser vogliono restituire l’immagine della città e dei suoi monumenti nel momento del massimo splendore. La fotografia esplora l’ambiente naturale, i volti degli antichi altinati e ricerca tracce di Altino nella Venezia di oggi. Una nuova serie di pannelli evidenzia il rapporto fra Altino e la prima Treviso, presenta mappe e ipotesi ricostruttive, si sofferma sullo sviluppo del Cristianesimo nei due centri urbani.
Nata come progetto sulla cittadinanza attiva condotto da alcuni giovani coordinati da un gruppo di esperti, la mostra vuole valorizzare una realtà archeologica tra le più importanti della regione, invitando a conoscerla e ad avvicinare i preziosi e numerosi reperti esposti sia nelle sedi museali di Treviso, sia nel nuovo museo inaugurato di recente ad Altino.
Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale della mostra.

mercoledì 23 agosto 2017

Voci dalle Pietre

VOCI DALLE PIETRE
Abbazia di Pomposa
18 agosto - 17 settembre 2017
Epigrafi funerarie variamente decorate, lastre con fregi floreali, un clipeo con il busto di una divinità classica e altro ancora, proveniente dai territori ravennati e veneti, che furono murati nella fabbrica della Cattedrale, dove, successivamente, furono trasferiti da Voghenza arredi sacri di manifattura orientale e dove alcuni sarcofagi ravennati divennero arche per illustri personaggi della comunità locale.
Il numero delle "antichità" ferraresi si accrebbe poi con arrivi più recenti, quali il sarcofago portato dalla capitale nel palazzo delle Poste Italiane e il cippo funerario donato all'Università di Ferrara.
Un'esposizione fotografica che mira a presentare e far conoscere le "antichità" romane e bizantine conservate nel territorio ferrarese.
L’esposizione – curata da Fede Berti, Franco Cazzola, Francesco Guaraldi, Michele Pastore e Aniello Zamboni –  con le fotografie e con il commento che accompagna queste “pietre”, spesso parlanti in virtù delle epigrafi che le corredano, intende rinnovare l’interesse su “pezzi” dal complesso e forse oggi da troppo tempo dimenticato significato storico e culturale.
Abbazia di Pomposa - Refettorio
Orario: martedì-domenica dalle 8.30 alle 19.30. Chiuso lunedì.
Sabato 9 settembre 2017 alle ore 17,00 presso il Palazzo della Ragione gli autori illustreranno la mostra. Seguirà visita guidata.
Brindisi offerto da Corte Madonnina.

sabato 22 luglio 2017

La Visitazione di Luca della Robbia in mostra a Pistoia

Ritorna a Pistoia, nella chiesa di San Leone, in occasione dell’attesissima esposizione la Visitazione di Luca della Robbia, che sarà ospitata da sabato 22 luglio 2017 a domenica 7 gennaio 2018.
La Visitazione è uno dei capolavori più noti della città di Pistoia. Come scrive il Vescovo Fausto Tardelli nella presentazione inserita nel catalogo la Visitazione è un incanto di bellezza e profondità teologica «per la bellezza dell’opera d’arte, per la poesia di quei volti che il bianco latteo della ceramica invetriata fa risaltare in modo incredibile, per la meraviglia dell’incontro tra queste due donne che celano nel grembo l’esultanza di un segreto pieno di vita, per la gioia dell’incontro di corpi e di anime che si sfiorano e fanno trasparire l’incanto di una amicizia piena di dolcezza e attenzione».
Il gruppo scultoreo de La Visitazione di Luca della Robbia fu realizzato intorno al 1445 per l’altare della Compagnia della Visitazione nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas di Pistoia. E’ una delle prime opere in terracotta invetriata, tecnica di cui Luca è considerato l’inventore. L’artista per primo applicò alla scultura in terracotta una copertura in smalto stannifero che rendeva la superficie lucida e resistente, iniziando una produzione di grande successo. Il gruppo raffigura l’incontro tra Maria e Elisabetta, narrato nel Vangelo di Luca (Lc 1, 39-45). Maria, dopo aver ricevuto dall’angelo l’annuncio del concepimento di Gesù, va a trovare la cugina Elisabetta che, nonostante l’infertilità e l’età avanzata, è al sesto mese di gravidanza. Appena Elisabetta sente il saluto di Maria, il bambino che ha in grembo (Giovanni il Battista), sussulta di gioia. Maria risponde innalzando a Dio un canto di lode, il Magnificat.

lunedì 26 giugno 2017

Inaugura a luglio il Museo Federico II Stupor Mundi

Sabato 1 luglio 2017, nello storico Palazzo Ghislieri a Jesi, la città che ha dato i natali a Federico II di Svevia, sarà inaugurato il Museo Federico II Stupor Mundi, primo grande museo a lui dedicato, che riprende l’appellativo con cui veniva chiamato l’imperatore  dai suoi contemporanei per affermare la sua inesauribile curiosità intellettuale. Il progetto è nato dalla volontà dell’imprenditore e presidente della Fondazione Federico II Stupor Mundi, Gennaro Pieralisi, di dedicare al grande Imperatore un luogo che potesse ripercorrerne la vita straordinaria, raccontare le sue imprese sia in politica che in cultura, e diffondere la conoscenza degli edifici, palazzi, castelli e vestigia, ancora conservati in Italia e in Europa.
La curatela scientifica è stata affidata a Anna Laura Trombetti Budriesi, docente di Storia medievale all’Università degli Studi di Bologna, coadiuvata da Laura Pasquini e Tommaso Duranti, ricercatori presso il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dello stesso ateneo. L’allestimento museografico è stato realizzato dalla società Volume S.r.L di Milano, società leader nel campo degli allestimenti museali e dei servizi per lo spettacolo.
Il Museo Federico II Stupor Mundi sorge in una posizione unica al mondo: la stessa piazza dove il 26 dicembre 1194 Costanza d’Altavilla, sotto una tenda in mezzo al popolo, diede alla luce. Federico II Hohenstaufen, futuro Re di Germania e di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero. Il ricordo della città natale rimase vivo nella memoria dell’Imperatore svevo, come mostra la lettera inviata agli abitanti di Jesi nell’agosto 1239, nella quale la descrive come “nobile città della Marca, insigne principio della nostra vita, terra ove la nostra culla assurse a particolare splendore” e la definisce “la nostra Betlemme”. La nascita di Federico II nella città marchigiana, ed i privilegi ad essa concessi dai suoi eredi, è alla base dell’antica definizione di “Jesi Città Regia”.
Federico II di Hohenstaufen non fu solo un grande politico e condottiero, ma anche un personaggio di rara intelligenza, un fine intellettuale e studioso capace di anticipare i tempi. Si circondò di poeti eccelsi, con cui fondò la Scuola Poetica Siciliana, alla base della nascita della letteratura italiana; i suoi interessi per il sapere e la ricerca comprendevano anche i campi della medicina, dell’astronomia e della matematica, fu uomo di potere e uomo di cultura. Sedici sale tematiche, disposte su tre piani, che attraverso accurate ricostruzioni scenografiche e tridimensionali, installazioni multimediali e l’utilizzo di tecnologie di ultima generazione, come il video mapping e supporti touch-screen, costituiranno un vero e proprio viaggio immersivo e multisensoriale alla scoperta di Federico II di Svevia: la nascita e la storia dei suoi antenati; l’incoronazione come Imperatore nella medievale Basilica di San Pietro; il suo rapporto con i papi e la Chiesa; la Crociata in Terrasanta; le mogli e la discendenza; la sua passione per la falconeria (fu autore di un prezioso trattato ancora oggi attuale e modernissimo); il suo sconfinato interesse per le arti, le scienze e il sapere, che hanno contribuito a creare l’immagine di un mito che, per la prima volta, viene racchiusa in un unico luogo.

giovedì 22 giugno 2017

"Magister Giotto" a Venezia

Magister Giotto dal 13 luglio al 5 novembre 2017 alla Scuola Grande della Misericordia a Venezia.
La voce di Luca Zingaretti come guida, gli ampi spazi della Scuola Grande della Misericordia come cornice e, per sottofondo, la musica originale di Paolo Fresu. Immagini, parole, suoni diventano così un’unica esperienza, si fanno spettacolo per portare il pubblico “dentro” alla produzione artistica del maestro medievale.  I dettagli forniti sull’esposizione-evento, sono ancora pochi. Si sa che ad aprire il percorso nell’immensa navata dell’edifico veneziano,  sarà l’imponente Croce realizzata in 3D del Presepe Greccio, e prosegue al primo piano in sette ambienti di grande impatto con le storie francescane di Assisi, la Cappella degli Scrovegni di Padova, i Crocifissi e le opere fiorentine. Il percorso si conclude con la Missione Giotto dell’Agenzia Spaziale Europea, che nel 1986 per la prima volta nella storia intercettò la Cometa di Halley. La cometa che Giotto dovette vedere nel suo passaggio tra il 1301 e il 1302, tanto da dipingerla con estremo realismo nell’Adorazione dei Magi della Cappella degli Scrovegni.
Magister Giotto vede la direzione artistica dell’autore e regista Luca Mazzieri,  la direzione esecutiva di Alessandra Costantini, la curatela di Alessandro Tomei, ordinario di storia dell’arte medievale all’Università “G. D’Annunzio”, Chieti-Pescara e di Giuliano Pisani, filologo classico e storico dell’arte membro del Comitato dei Garanti per la Cultura Classica del MIUR col supporto di un notevole comitato scientifico formato da Cesare Barbieri, professore emerito di astronomia presso l’Università di Padova e Stefania Paone, professore aggregato di storia dell’arte medievale presso l’Università della Calabria a Cosenza.
La mostra si avvale anche della consulenza scientifica di Serena Romano Gosetti di Sturmeck, professore ordinario di storia dell’arte medievale presso l’Università di Losanna.
A breve maggiori informazioni e dattagli nel sito ufficiale della mostra.

martedì 20 giugno 2017

"Nel solco di Pietro" a Pisa

Nata da un’idea del Centro Europeo per il Turismo, Cultura e Spettacolo di Roma, e organizzata dall’Opera della Primaziale Pisana in collaborazione con la Reverenda Fabbrica di San Pietro a Roma sarà aperta fino a domenica 23 luglio 2017 nel Palazzo dell’Opera e nel Salone degli Affreschi contiguo al Camposanto Monumentale a Pisa la Mostra “NEL SOLCO DI PIETRO. LA CATTEDRALE DI PISA E LA BASILICA VATICANA”. Il tema principale consiste nel confronto tra l’edificio moderno della Basilica Vaticana e la medievale Cattedrale di Pisa, manifestazione della Chiesa universale la prima e della Chiesa locale la seconda. L’arco cronologico di appartenenza degli oggetti esposti va dall’età di San Pietro all’Ottocento e tramite precise griglie tematiche si restituisce un coerente percorso espositivo che attraversa quasi due millenni di storia religiosa ed artistica.
Importanti testimonianze artistiche pisane mostrano fin dal Medioevo un intenso legame con Roma, legame che vede nella figura di San Pietro e nel suo culto un elemento fondamentale. A Roma, dove Pietro fu sepolto, nel 320 venne costruita la prima basilica vaticana, voluta dal primo imperatore cristiano, Costantino il grande. Questo edificio, distrutto nel corso del Cinquecento per far posto alla basilica attuale, divenne un faro per l’architettura medievale e influenze evidenti si trovano nella Cattedrale di Piazza dei Miracoli.
La Mostra, attraverso cinque sezioni, intende quindi illustrare il forte legame tra queste due città tramite la figura di Pietro e l’influenza della Basilica Vaticana sulla Cattedrale pisana.
La mostra, curata da Marco Collareta, si è avvalso di un prestigioso comitato scientifico, composto da Sua Eccellenza il Cardinale Angelo Comastri, il Presidente dell’Opera della Primaziale Pisana Pierfrancesco Pacini, Maria Grazia Bernardini, Antonino Caleca, Stefano Casciu, Marco Collareta, Andrea Muzzi, Antonio Pinelli, Pietro Zander.
Per tutte le informazioni clicca qui !

lunedì 19 giugno 2017

1143: la croce ritrovata di Santa Maria Maggiore

I Musei Civici d’Arte Antica, in collaborazione con l'Arcidiocesi di Bologna, organizzano presso il Museo Civico Medievale una mostra dedicata alla croce di Santa Maria Maggiore, ritrovata nell'ottobre 2013, durante i lavori di pavimentazione del portico della chiesa. L'esposizione,  in calendario da giovedì 22 giugno 2017 a domenica 7 gennaio 2018, è curata da Massimo Medica e nasce dall'occasione di esporre per la prima volta al pubblico la croce viaria dopo il restauro eseguito da Giovanni Giannelli (Laboratorio di restauro Ottorino Nonfarmale S.r.l.).
L'opera rientra nella tipologia di croci poste su colonne che venivano collocate nei punti focali della città a segnalare spazi sacri come chiese e cimiteri, o di particolare aggregazione come i trivi o i crocicchi e le piazze. Stando alla tradizione tale uso si diffuse già in epoca tardo antica a partire dalle "leggendarie" quattro croci poste a protezione della città retratta romana da sant'Ambrogio o san Petronio e oggi conservate nella basilica petroniana. È però soprattutto a paritre della nascita del Comune (1116) e con l'espansione urbanistica della città del XII e XIII secolo che si venne a sviluppare tale fenomeno. Talvolta le croci venivano protette da piccole cappelle e corredate di reliquie, di altari per la preghiera, e di tutto il necessario per la celebrazione della messa. Segno distintivo e identificativo per la città le croci segnarono lo spazio urbano fino al 1796, quando l’arrivo delle truppe napoleoniche e l’instaurazione della nuova Repubbilica, trasformarono la città e suoi simboli.
La croce ritrovata di Santa Maria Maggiore è di notevole interesse sia perché rientra tra i molti esemplari andati dispersi, sia perchè è possibile datarla
1143, grazie all’iscrizione presente nel braccio destro. L’opera si viene così a collocare tra i più antichi modelli a noi pervenuti, come quella di poco successiva degli Apostoli ed Evangelisti, detta anche di piazza di Porta Ravegnana che risale al 1159. Scolpita su entrambe le facce, la croce ritrovata presenta sul recto la figura del Cristo dal modellato assai contenuto, caratterizzato da incisivi grafismi che rilevano le fisionomie del volto e il gioco delle pieghe del panneggio.
Sul verso invece la scultura è mpreziosita da sinuosi ed eleganti tralci d’acanto, intervallati da fiori e da elementi vitinei posti a cornice della mano di Dio benedicente, ormai non più leggibile. Tali motivi decorativi richiamano modelli antichi o tardoantichi, reinterpretati con una verve esecutiva che trova un suo riscontro in certi repertori decorativi della coeva miniatura come dimostrano i codici miniati dell'XI e XII secolo, esposti in mostra accanto a tavolette d'avorio E preziose opere di oreficeria esempi della cultura artistica diffusa nella città felsinea.

L'inaugurazione al pubblico si terrà giovedì 22 giugno 2017 alle ore 18,00.

domenica 18 giugno 2017

"Omaggio a Giovanni Pisano" a Pistoia

Nell’anno di Pistoia capitale italiana della cultura da domenica 18 giugno a domenica 20 agosto 2017 si tiene a Palazzo Fabroni, Museo del Novecento e del contemporaneo di Pistoia, la mostra omaggio a Giovanni Pisano (c. 1248- c. 1315), curata da Roberto Bartalini con la collaborazione di Sabina Spannocchi.
Spiega il curatore: «L’obiettivo è mettere in luce il percorso di innovazione e continua sperimentazione intrapreso dallo sculture nell’uso dei colori e dei volumi, che lo hanno reso uno dei massimi esponenti del gotico italiano. In particolare nella realizzazione dei crocifissi lignei, a cui la mostra dedica ampio spazio, si evidenzia il passaggio dell’artista dagli stilemi propri della statuaria medievale a una nuova interpretazione artistica della figura umana, che viene liberata dalla propria staticità per esprimere una forte idea di movimento e di pathos. Importante è anche la collocazione di questa mostra, che abbiamo voluto allestire all’interno di un museo dedicato all’arte contemporanea per mettere in risalto questa continuità fra antico e moderno, permettendo alle sculture di Pisano di interfacciarsi con l’arte contemporanea di Parmeggiani. Senza dimenticare la vicinanza tra Palazzo Fabroni e la pieve di Sant’Andrea, che consente al pulpito di Pisano, grande capolavoro della maturità, di intrecciare un dialogo stringente con le opere esposte».
Il percorso espositivo a Palazzo Fabroni è organizzato in nove stanze, ciascuna delle quali ospita un’opera. La mostra parte con un preludio: il rilievo con le Stimmate di San Francesco di Nicola Pisano, padre di Giovanni, proveniente forse dal perduto sepolcro di Filippo da Pistoia (anni Settanta del XIII secolo). Le altre otto stanze sono dedicate a Giovanni Pisano; nella seconda c’è un tondo in marmo che rappresenta la Madonna con Bambino ed è uno dei vertici dell’opera del giovane scultore. Nella terza stanza c’è un’altra opera lignea, un angelo in veste di diacono che estende la testa di San Giovanni Battista. Seguono quattro crocifissi, fra cui quello della cattedrale di Siena, l’unico tra quelli processionali a conservare ancora la croce originale, databile al 1285-1290, e uno, quello della chiesa di San Bartolomeo in Pantano, che viene per la prima volta attribuito a Giovanni giustappunto dal curatore della mostra. Ci sono entrambi i crocifissi della Pieve di Sant’Andrea, autentici capolavori, uno dei quali collocato abitualmente in posizione poco favorevole a mostrarne appieno la bellezza e l’ardimento innovativo.
L’esposizione è promossa e realizzata dal Comune di Pistoia in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.
Dal martedì alla domenica e festivi lunedì 24 luglio e lunedì 14 agosto ore 10,00 - 18,00. Chiuso il lunedì.

venerdì 16 giugno 2017

"Castelli in Aria" mostra al Castello di Bianello

Castello di Bianello da sabato 17 giugno a domenica 24 settembre 2017.
INAUGURAZIONE sabato 17 giugno alle ore 17.00. Servizio di bus navetta dalle ore 16.15 dalla Chiesa di Quattro Castella.
La mostra sarà visitabile durante gli orari di apertura del castello consultabili sul sito www.bianello.it.
Saranno in mostra novanta oggetti – in gran parte facenti parte della collezione di Giuliano Grasselli, per molti anni regista del Corteo storico matildico e da decenni appassionato ricercatore di oggetti legati alla storia della Grancontessa – tra cui quadri, libri e stampe antiche riguardanti i castelli matildici, reggiani ma non solo.
Per prenotazione visite rivolgersi a Ideanatura cell. 338-6744818
Informazioni: biblioteca di Quattro Castella tel. 0522-249232
Comune di Quattro Castella; Amici di Matilde di Canossa e del castello di Bianello; con il contributo di Regione Emilia Romagna

sabato 10 giugno 2017

Siena dal '200 al '400

Siena dal '200 al '400 l’importante e ricco allestimento, con le opere dei grandi maestri della scuola senese, sarà ospitato nei Magazzini del Sale da giovedì 15 giugno a venerdì 15 settembre 2017.
Grazie al mecenatismo dell’architetto SimonPietro Salini l’Amministrazione comunale offrirà al pubblico una eccezionale mostra che narra l’apice della storia senese attraverso l’evoluzione della sua arte dal Duecento al Quattrocento. Saranno esposte opere di alcuni degli artisti senesi più illustri: da Duccio a Giovanni Pisano, i Lorenzetti, Simone Martini, Jacopo della Quercia, Sassetta, Francesco di Giorgio e molti altri.
Più di ottanta opere, alcune mai esposte prima, per celebrare il genio creativo di Siena, oltre a rari pezzi tra oreficerie, maioliche e arredi. Per volontà del Comune e del proprietario la mostra sarà a ingresso gratuito, salvo un’offerta libera da destinare ad un’opera di beneficenza al restauro di opere d’arte e monumenti (anche delle zone del terremoto dell’Italia Centrale), ed avverrà nel suggestivo scenario dei Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico.
Salini è un grande costruttore e progettista di opere di edilizia civile e industriale, in Italia e in tutto il mondo. Innumerevoli le realizzazioni che portano il suo nome: ospedali, strade, ponti, ferrovie, dighe, acquedotti, piani urbanistici e territoriali in Europa come in Africa, Medio Oriente, Cina e Brasile.
Ambrogio Lorenzetti – Crocifissione
L’allestimento è stato seguito personalmente dall’architetto Salini; l’organizzazione generale da Donatella Capresi e Gianni Maccherini; la supervisione dell’Assessorato alla Cultura. Cittadini e turisti, cultori e appassionati d’arte, avranno così la possibilità di visitare un’esposizione di grande spessore ed inedita per la completezza della raccolta, visto che questo inestimabile patrimonio di opere d’arte è raccolto come collezione privata in un castello in terra senese, accumulato in molti anni.
Dello stesso avviso il sindaco di Siena Bruno Valentini, grato al proprietario per questo straordinario omaggio all’arte senese.
L’esposizione sarà aperta tutti i giorni in orario 10,00-19,00 con ingresso gratuito.
A corredo un ricco catalogo per illustrare le opere curato da Andrea De Marchi e Gabriele Fattorini, edito da M studio, Firenze.
Per seguire la mostra anche su Facebook, clicca qui !

domenica 21 maggio 2017

"L'Inferno degli Italiani" mostra a Ravenna

Aprirà giovedì 25 maggio 2017 alle 18.30 la mostra che la Biblioteca Classense organizza in occasione della XXVIII edizione del Ravenna Festival.
In parallelo allo spettacolo “Inferno”, in coproduzione con Ravenna Teatro/Teatro delle Albe, ideato e diretto da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, viene presentata una selezione di edizioni illustrate moderne e contemporanee tratte dalle collezioni classensi, vera e propria ricostruzione dell’immaginario dantesco che dalla seconda metà dell’Ottocento ai nostri giorni ha ispirato artisti tra loro diversissimi per temperamento, formazione e percorsi biografici.
L’esposizione comprende opere di alcuni tra i più celebri artisti che dal XIX secolo si sono cimentati con l’iconografia dell’Inferno dantesco, quali Francesco Scaramuzza e Gustave Dor. e si snoda fino alle graphic novel e alle illustrazioni contemporanee, tra gli altri, del giapponese Gō Nagai e di Paolo Barbieri. Tutti gli artisti sono accomunati dalla sensibilità nei confronti delle infinite suggestioni della prima cantica della Commedia e con la loro produzione aggiungono elementi di riflessione al tema dell’edizione 2017 del Festival, “Il rumore del tempo”, che esplora il complesso e spesso drammatico rapporto tra intellettuale e potere e che trova in Dante e nel suo Poema un formidabile esempio.
La mostra: L’Inferno degli Italiani. L’immaginario dantesco nelle edizioni moderne della Classense dal 25 maggio al 3 luglio 2017.
Manica Lunga della Biblioteca Classense, via Baccarini 3/A tutti i giorni tranne il luned. e sabato 17/6 ore 17.30 – 19.30 dal marted. al venerd. ore 10 – 12 su richiesta Ingresso libero

martedì 16 maggio 2017

Antichi Erbari della Biblioteca di Trento in mostra a Castel Caldes

Un’interessante rassegna dedicata agli antichi erbari conservati nella Biblioteca Comunale di Trento, verrà proposta dal 20 maggio al 16 ottobre 2017 nella magnifica cornice di Castel Caldes. Rari e preziosi volumi dal XV al XVIII, saranno esposti nel maniero che domina l’imbocco della valle di Sole: un'occasione unica per scoprire volumi rari, illustrati da xilografie e incisioni su rame di grande pregio artistico, che hanno permesso di tramandare fino ad oggi antichi saperi e conoscenze su piante e fiori che in essi vengono accuratamente descritti. Sarà esposta anche una selezione di antichi strumenti da farmacia, provenienti da Casa de Gentili di Sanzeno, e cortesemente prestati dall'ente proprietario, ossia il BIM dell'Adige.
La proposta offre in visione al grande pubblico opere d'arte che rimarrebbero altrimenti accessibili solo a pochi intenditori, valorizzando così il patrimonio culturale cittadino. Alcuni tra i più bei codici miniati del Quattrocento e del Cinquecento, oggi conservati in alcune delle più importanti biblioteche europee, sono stati, almeno per qualche tempo, nelle mani dei principi vescovi di Trento che li hanno acquistati o posseduti.
Tra questi, ad esempio, il Tacuinum Sanitatis della fine del Trecento, oggi alla Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, che appartenne al vescovo Giorgio di Lichtenstein. Le sue splendide miniature furono realizzate in ambiente veronese e si inquadrano chiaramente nell’ambiente del gotico internazionale che si manifestò a Trento negli affreschi dei Mesi di Torre Aquila del maestro Venceslao di Boemia. Presente in mostra vi è l’Erbario di Trento (esposto in fac-simile) un prezioso manoscritto della seconda metà del Quattrocento, che raccoglie tavole con illustrazioni di piante officinali e medicinali corredate da spiegazioni sul loro impiego e sui rimedi realizzabili. Si ammirano le rappresentazioni di note piante disegnate e colorate ad acquarello, bizzarre formule magiche, cabale, citazioni evangeliche, preghiere, vengono citate piante e animali i cui nomi sono talvolta inventati con etimologie assurde e ingenue. Il prezioso codice conservato nel Castello del Buonconsiglio realizzato da artisti di bottega veneta è un’opera in cui si sposano felicemente la finalità scientifica e la riuscita artistica, strumento di lavoro per botanici e medici, di guarigione per i malati, per noi di conoscenza della vita reale di quel tempo in cui si integravano gli apporti culturali più diversi. È coinvolgente e suggestivo osservare dall’interno un mondo lontano in parte scomparso (alcune piante non esistono più), in parte mai esistito (vegetali e animali fantastici), in parte tuttora attuale nella medicina alternativa. 
Inaugurazione: venerdì 19 maggio 2017 ore 17.30.

sabato 6 maggio 2017

Tra archeologia e antropologia nella Valle dei Monaci

L'inaugurazione della mostra “Tra archeologia e antropologia nella Valle dei Monaci. Lo scavo nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo de Noseda (Nosedo, Milano)” si terrà martedì 9 maggio 2017 alle 16.00 presso l’Antiquarium Alda Levi, in Via De Amicis, 17 a Milano.
Verranno esposte monete del IV secolo, frammenti di anfore, ciotole, scodelle a partire dal primo secolo a.C., ma anche piccoli bottoni, aghi crinali, manufatti ornamentali rinvenuti nelle sepolture messe in luce durante la campagna di scavo del 2013 nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo a Nocetum che rivelano affinità inaspettate tra centro città e periferia.
La mostra sarà visitabile fino al 30 novembre 2017
da martedì a sabato dalle 9,30 alle 14,00
Ingresso libero
. Chiuso il mese di agosto.
Per maggiori dettagli visita il sito www.nocetum.it.
Per informazioni: info@nocetum.it | 02 55230575

lunedì 10 aprile 2017

"Storia e leggenda dei Cavalieri del Tempio" mostra a Milano

E’ curata da uno studioso autorevole come il prof. Cosimo Damiano Fonseca, quindi le premesse per una mostra di livello scientifico ci sono tutte. Perché l’argomento, si sa, è dei più scivolosi e facilmente inclini alle speculazioni pseudo e fantastoriche che invece piacciono tanto agli appassionati di esoterismo.  “Templari: storia e leggenda dei Cavalieri del Tempio”, ideata e progettata dalla Fondazione DNArt e curata da Fonseca con la collaborazione della dott.ssa Elena Fontanella, sarà inaugurata giovedì 13 aprile 2017 alle ore 18.30 e resterà aperta al pubblico dal 14 aprile fino al 5 novembre 2017 nel nuovo Spazio Cobianchi Duomo, di proprietà Comune di Milano.
Attraverso importanti e significativi reperti storico-artistici l’esposizione si prefigge di illustrare il problema templare innanzitutto nelle sue evidenze storiche. Tra le testimonianze presenti di particolare rilievo sono: il Codice pergamenaceo La Regola dei Cavalieri del Tempio dalla Biblioteca Nazionale Lincei di Roma; i Documenti del processo ai Templari dell’Archivio Segreto Vaticano. Vi sono anche opere di prestigio come: La Grande Tavola a foglia oro di San Nicola pellegrino della Cattedrale di Trani, la Croce stradale del cammino verso la Terra Santa del XII° sec. del Museo Medievale di Arezzo e la Corona di Ruggero II del Museo Nicola Iano di Bari.
La mostra ha anche una finalità simbolica: infatti i reperti artistici che la illustrano – pur nella loro semplice bellezza estetica – racchiudono un complesso di simboli e di metafore che formano un’eredità ancora viva, nella cultura del nostro tempo. 
Si tratta di un’esposizione unica nel suo genere per la portata del tema, per l’alto comitato scientifico coinvolto e per la bellezza e l’unicità di reperti che schiudono, anche al più impreparato visitatore, nuovi orizzonti di interpretazione storica. Attraverso l’esposizione di documenti, quadri, sculture ed oggetti la mostra illustra la nascita, lo sviluppo, la fine e l’eredità dell’Ordine, lungo il percorso storico di diverse tappe e la narrazione delle gesta dei personaggi che ne hanno fatto la storia. Per questo la mostra ha un alto valore didattico-pedagogico ed è indicata per studenti e ragazzi in età scolare: al fine di facilitare l’ingresso sarà disponibile un’agevolazione Pacchetto Famiglia e agevolazioni varie per gli Studenti anche Universitari.
La protezione dei deboli, la virtù e l’abnegazione al servizio del compimento del dovere, la subordinazione degli interessi particolari ad un concetto di bene universale, rappresentarono in quei secoli a torto definiti bui, le nuove parole d’ordine di una comunità del coraggio e della cavalleria. In forza della dimensione internazionale dei Templari e del loro porsi come ordine monastico-cavalleresco, questi valori diventarono una delle prime forme “politiche” interpreti del concetto di dovere universale in ambito medioevale.
Sono proprio questi valori che danno attualità alla mostra: l’esperienza dei Templari si può infatti leggere anche in chiave di integrazione tra le grandi culture del mediterraneo. Un messaggio di speranza per superare la situazione di contrapposizione che nella nostra epoca storica alimenta le numerose guerre e tensioni dell’area interessata alla storia dei Templari.
Attraverso il cammino espositivo la mostra offre al visitatore la possibilità di scegliere un personale percorso di approfondimento e di scoperta di un mondo che ancora oggi è ricco di fascino. 
Nello stesso giorno dell’inaugurazione sarà aperto un punto vendita permanente dell’Abbonamento Musei Lombardia, la carta che permette di accedere liberamente e ogni volta che lo desideri ai musei, le residenze reali, le ville, i giardini, le torri, le collezioni permanenti e le mostre di Milano e della Lombardia aderenti al circuito, in forza di tale accordo è previsto l’entrata gratuita alla mostra per tutti i possessori dell’Abbonamento Musei.
Informazioni
Spazio Cobianchi Duomo
Milano, entrata dalla Galleria Vittorio Emanuele II lato Via Tommaso Grossi.
Dal 13 aprile al 5 novembre 2017
Orari: martedì-domenica 9:30-20:00
Lunedi 15:00-20:00
Tel. 02.89095044
www.circolocobianchiduomo.it - info@circolocobianchiduomo.it
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