sabato 27 giugno 2015

Un gioiello nel cuore di Milano

C'è un piccolo scrigno, nel cuore delle Gallerie d'Italia di IntesaSanpaolo in piazza Scala a Milano: è un laboratorio di restauro, che da venerdì 26 giugno 2015 è aperto al pubblico e che ospita migliaia e migliaia di frammenti, in una ricomposizione che sembra un vero e proprio rompicapo. Provengono dalla Chiesa di San Pietro all'Olmo di Cornaredo, paese nei pressi proprio del capoluogo lombardo, e che ci fanno qui? Sono l'ultima parte del progetto "Restituzioni” dell'Istituto, che dal 1989 con un investimento di milioni di euro ha riportato alla luce, in collaborazione con le Soprintendenze e i poli museali, oltre mille opere d'arte, tra restauri e riscoperte. «”Restituzioni” è la più grande e antica manifestazione del proprio impegno per la cultura sul territorio di Intesa Sanpaolo, che arriva ai musei – ricorda Michele Coppola, neo direttore per i Beni Storici e Culturali della banca – un progetto cresciuto nel corso di questi 26 anni e iniziato quando il rapporto "pubblico privato”, era ancora un binomio quantomeno lungimirante, e lontano».
Ed è così che oltre 10mila frammenti della chiesa dell'Olmo di Cornaredo sono ora visibili in un vero e proprio laboratorio di restauro a pochi metri dal teatro alla Scala e dal Duomo, puntando come da programma di tutela non tanto sullo spettacolare ma sul valore storico del progetto. «Si restituisce quello che è stato tolto e che ha valore. Se ridà memoria a quello che si dimentica. Si tratta di un lavoro profondo che inizia molto prima della messa in posa», ricorda la Soprintendente Antonella Ranaldi, che plaude anche un progetto che aiuta le Sovrintendenze spesso in difficoltà. Insomma, siamo di fronte a un lavoro che – in questo caso – aggiunge anche una testimonianza ad un periodo che non ha grandi collegamenti con la storia dell'arte medioevale: la chiesa, affrescata all'inizio dell'XI secolo, ci riporta all'arte bizantina. C'è poi una sorta di ricostruzione filologica dei frammenti, e una serie di scoperte (come l'estensione che avrebbe dovuto occupare l'affresco, sulle due navate della chiesa) che nonostante le difficoltà e le caratteristiche "non definitive”, aggiungono proprio un tassello all'arte lombarda, e alla storia dell'arte. Una restituzione di un tesoro italiano diffuso, e per certi versi ancora di scrivere o, meglio, da indagare.

lunedì 22 giugno 2015

"Societas Legnanensis: cibo usi e costumi del XII secolo", mostra al Castello di Legnano

Un "tuffo" nel Medioevo, la mostra "Societas Legnanensis: cibo usi e costumi del XII secolo" inaugurata sabato 20 giugno e visitabile fino al 20 settembre 2015.
Nelle sale espositive del Castello di Legnano, riaperte recentemente a conclusione della riqualificazione idraulica dell'isola, è allestita l'esposizione voluta dal Comitato Palio. Un'iniziativa pensata per valorizzare il patrimonio di abiti della sfilata storica e offrire un'occasione di approfondimento sull'argomento principale di "Expo 2015".
Nelle stanze del castello, ecco ricostruito un mercato medievale, il mondo contadino, quello nobiliare e militare. Temi raccontati solo attraverso il cibo e i preziosi costumi prodotti nelle 8 contrade di Legnano.
Un allestimento scenografico curato in particolar modo da Roberto Clerici. Ad accogliere lo spettatore, nella prima stanza, la raffigurazione dell'Alberto Da Giussano e uno schermo interattivo utile a spiegare la mostra. Un percorso tra le diverse caste sociali che si sconclude con la rievocazione dello storico "Incontro della Pace di Venezia" fra Papa Alessandro III e Federico di Hoenstauffen detto il Barbarossa.
E' possibile prenotare visite guidate per gruppi telefonando all'Ufficio Palio 0331/471251.

venerdì 19 giugno 2015

"Un documento una storia" all'Archivio di Stato di Milano

Un documento una storia
Dal pranzo della badessa all'abolizione della pastasciutta: come cambia l'alimentazione nei secoli (XII - XX)
Mostra documentaria 23 giugno - 31 ottobre 2015, Archivio di Stato di Milano.
Inaugurazione: Martedì 23 giugno 2015, ore 18,00
Interventi: Daniela Ferrari, direttore Archivio di Stato di Milano
Giovanni Liva, Archivio di Stato di Milano
Andrea Perin, architetto museografo
Lettura documenti a cura della Compagnia Teatrale Luna Rossa.
Aperitivo sotto il portico.

giovedì 18 giugno 2015

“Le donne, i Cavalier, l’arme, gli amori, la cortesia”, mostra a Gubbio (PG)

“Le donne, i Cavalier, l’arme, gli amori, la cortesia”: da questi straordinari versi tratti dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, nascono tutto il nucleo progettuale e il titolo della personale di Antonio Giovanni Mellone, presso il Palazzo del Bargello di Gubbio, a cura di Catia Monacelli ed Elisa Polidori, che verrà inaugurata venerdì 3 luglio alle ore 17,00, che proseguirà fino al 31 dello stesso mese.
Un passato storico per un presente visionario, questo il tema della mostra del noto pittore Antonio Giovanni Mellone, leccese di nascita, parmigiano d’adozione e ora toscano convinto. L’artista, giornalista professionista e già art-director del quotidiano Il Giorno, dipinge da sempre e ha all’attivo numerose mostre e molti premi. Negli ultimi anni, ha privilegiato le tematiche dei cavalieri e delle donne, illustrati con vividi colori, nelle sue personali al Castello Malaspina di Massa, a Palazzo Giordani di Parma, al Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi, a Villa Cuturi di Marina di Massa e nelle collettive, come a Montecatini, alla Galleria Turelli delle Terme Tettuccio, e a Pietrasanta, alla Galleria Intrecciarte.
Nel titolo della mostra si racchiude tutta la volontà del progetto espositivo che vi è alle spalle. L’espressionismo moderno, realizzato nelle tele con colori acrilici, secondo la tecnica del pennello a secco, è l’attuale approdo artistico di Mellone, che dei suoi quadri dice: “I miei cavalieri, come “Velvet rider”, sono gli archetipi di un mondo virtuale che collega un passato in cui erano validi certi valori, la compassione, la lealtà e l’amicizia e l’oggi, in cui questi principi, messi in un angolo dalle crude necessità della sopravvivenza, cedono il passo al materialismo”.
Le donne di Mellone, padrone del segno grafico e pittore dai connotati figurativi, sono una parafrasi in chiave moderna, che mette in risalto le problematiche femminili attuali, molte delle quali ben diverse da quelle di un tempo. Una trama espressionista senza tensioni, fatta del piacere di una pittura che affonda le radici nel tempo. Anche la “donna” dell’artista, come i cavalieri e i paesaggi, è intrisa di colore, primitiva, pittorica illusione di un sorso di felicità.
La personale di Gubbio si prospetta come un interessante incontro tra le visioni medioevali di Mellone e una città che di quell’epoca ne mantiene intatto il fascino, il mistero, la storia. Il Palazzo del Bargello è indubbiamente il simbolo assoluto del passato glorioso della città; perfettamente conservato, è la testimonianza materiale della grandezza di Gubbio in epoca medioevale. In questo contesto, si inseriranno le opere di Mellone che avranno appunto come filo conduttore il mito, le leggende di quell’epoca che tanto interesse ancora oggi desta. Un’interpretazione personalissima del mito medioevale, esorcizzato attraverso una straordinaria rilettura della storia, che attraverso i colori assoluti dei gialli, dei blu e le pennellate primitive ingabbiate in trame geometriche, portano le dame e i cavalieri al nostro contemporaneo.

domenica 14 giugno 2015

"Uomini e donne illustri di casa Sforza": una mostra a Castellarquato

La storia della famiglia Sforza, che per secoli ha governato la contea toscana di Santa Fiora, situata sul Monte Amiata e che ebbe rilevante peso anche a Castell’Arquato, è narrata dai ritratti di “Uomini e donne illustri di casa Sforza” in mostra, da domenica 14 giugno a domenica 12 luglio 2015, nel Loggiato del Palazzo del Podestà del borgo medievale piacentino. L’apertura è nei giorni di venerdì, sabato, domenica con orario 10.00/12.00 - 15.00/18.00 e su prenotazione tel. 0523 803215 iat, e-mail: iatcastellarquato@gmail.com.
La galleria espone 40 delle 89 opere della collezione; fra loro l'immagine del capostipite Muzio Attendolo Sforza (1369-1424), fino adarrivare ad altri protagonisti del XVII secolo italiano. Affascinanti sono i ritratti delle illustri e potenti donne della casata: forse la più conosciuta a livello locale è Costanza, signora di Castell'Arquato nel '500, figlia di Papa Paolo III (Farnese), che andò in sposa a Bosio II Sforza e diede alla luce Sforza Sforza di Santa Fiora, insignito del Toson d'oro. Una storia che è narrata attraverso i ritratti alcuni dei quali ricostruiti, ma tutti con massima attenzione ad abiti e acconciature.  La collezione completa dei ritratti comprende 89 quadri ed è stata avviata per volontà di Federico e Livia Sforza Cesarini, uniti nel celebre matrimonio del 1673, per testimoniare la nuova immagine familiare felicemente raggiunta con la realizzazione di un albero genealogico illustrato, dove ricostruire con i volti dei protagonisti il lungo percorso che ha portato una dinastia prevalentemente militare, gli Sforza, a sviluppare notevoli qualità di buon governo, assicurando la gestione di vasti territori. Il volto della locandina della mostra di Castell’Arquato è quello di Ascanio Sforza (1520- 1575), personaggio che combatté nella Battaglia di Lepanto.

L’inaugurazione ufficiale sarà domenica 14 giugno 2015, alle ore 18.00, nel  Palazzo del Podestà di Castell’ Arquato.

giovedì 11 giugno 2015

"Giotto, l'Italia" a Milano

Polittico Stefaneschi
Palazzo Reale, Milano
2 settembre 2015 - 10 gennaio 2016
Un viaggio ideale sulle orme di Giotto nei primi decenni del Trecento con l’esposizione di opere antecedenti al suo arrivo a Milano, dove realizzò per Palazzo Reale, l’ultimo capolavoro ricordato dai suoi biografi: una Gloria Mondana e forse una serie di Uomini illustri, entrambi perduti. L’eredità artistica di Giotto è presente a Milano e in Lombardia in luoghi che la mostra incoraggia a visitare: S. Gottardo al Palazzo, Chiaravalle, Viboldone, S.Abbondio di Como e altri monumenti lombardi.
Promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e dal comune di Milano, ideata da Éupolis Lombardia con la curatela di Pietro Petraroia e Serena Romano, la mostra è prodotta da Palazzo Reale ed Electa ed è allestita nelle sale in cui, in epoca viscontea, Giotto lavorò a uno dei suoi capolavori perduti, la Gloria Mondana e una serie di ritratti di uomini illustri, su committenza di Azzone Visconti. Erano gli anni appena precedenti a quelli della morte, avvenuta nel 1337, e Giotto approda a Milano dopo aver girato in lungo e in largo per l’Italia: l’esposizione presenterà questo viaggio grazie a dodici opere-simbolo, certificate e autografe. Una mostra dunque di pochi, selezionati lavori-gioiello, il cui fiore all’occhiello è senza dubbio il Polittico Stefaneschi in arrivo dai Musei Vaticani. Da quando venne realizzato da Giotto su committenza papale per decorare l’altare maggiore di San Pietro, a Roma, non è mai uscito dal Vaticano.
Non è l’unico pezzo sbalorditivo che sarà esposto nella mostra di Palazzo Reale: dagli Uffizi è in arrivo la Maestà, dalla Basilica di Santa Croce il celeberrimo Polittico Baroncelli e dalla Pinacoteca Nazionale il Polittico di Bologna.
La mano inconfondibile di Giotto rappresenta un tassello fondamentale della storia dell’arte occidentale: è stato lui a portare la modernità in pittura, a superare lo stile medievale e la bidimensionalità grazie a quella spasmodica ricerca di rappresentare le figure nel loro spazio. Della modernità di Giotto e del suo essere stato un artista perennemente itinerante e conteso dai maggiori mecenati dell’epoca parlerà la mostra settembrina che si apre con le sale dove saranno esposte la Maestà della Vergine da Borgo San Lorenzo e la Madonna di San Giorgio alla Costa e si chiude sui capolavori della vecchiaia, tra cui il polittico di Bologna e il Baroncelli per Santa Croce.

martedì 9 giugno 2015

"Mostra Internazionale sulle Torture Medievali" a Lecce

Le sale espositive del Castello Carlo V di Lecce ospiteranno da sabato 11 luglio 2015 a domenica 10 gennaio 2016 la mostra sugli antichi strumenti di tortura medievali dal titolo "Mostra Internazionale sulle Torture Medievali".
La mostra, promossa dal Raggruppamento Temporaneo di Imprese - Theutra, Oasimed e Novamusa - e patrocinata dal comune di Lecce, è stata ospitata in varie nazioni tra le quali Spagna, Portogallo e Malesia e visitata da più di un milione di persone. Attraverso fedeli ricostruzioni di strumenti di tortura, utilizzati nell'epoca medievale ed anche nei processi Inquisitori, si esaminano i motivi ed i mezzi con i quali per secoli l'uomo ha inflitto torture ad altri uomini. Perfetta è l'ambientazione nel Castello Carlo V che ricrea un'atmosfera adeguata all'intera esposizione.
In mostra oltre cinquanta strumenti di dolore e morte, dalla sedia inquisitoria alla garrota, dalla "Veglia" o culla di Giuda, alla botte chiodata usata per uccidere Attilio Regolo, per arrivare a strumenti meno conosciuti. Leggii ed illustrazioni tratte da antichi disegni racconteranno nel dettaglio l'utilizzo degli strumenti nel tempo, dal medioevo fino ai giorni nostri, esaminandone i motivi e il contesto storico.
La mostra intende far riflettere lo spettatore e sensibilizzare l'opinione pubblica sulle atrocità delle torture e la violazione dei diritti umani in un momento in cui queste tematiche tornano tristemente agli onori della cronaca quotidiana. Un invito a ricordare per non dimenticare Cesare Beccaria, nel pieno '700 illuminista, così si esprimeva nel suo "Dei Delitti e delle Pene" : "Parmi assurdo che le leggi che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse medesime e per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinano un pubblico assassinio".