mercoledì 27 novembre 2019

Le origini di un paesaggio di Leonardo. Il castello di Fucecchio

Il Museo Civico e Diocesano di Fucecchio (FI) compie cinquant’anni. Per festeggiare la chiusura di questo anno e allo stesso tempo celebrare il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci, sabato 30 novembre 2019 alle ore 16,00 verrà inaugurata la mostra “Le origini di un paesaggio di Leonardo. Il castello di Fucecchio”.
L’idea di fondo dell’iniziativa, che più che una mostra vera e propria si configura come un nuovo allestimento permanente di alcune sale del museo, è quella di ripercorrere le origini del castello di Fucecchio a partire dall'età carolingia, fino all’aspetto che acquisì nel basso Medioevo e che Leonardo osservò. Un castello che il vinciano raffigurò più volte, con maggiore o minore grado di dettaglio, nei suoi disegni dedicati alla valle dell’Arno databili intorno al 1503. Questi documenti, pur nella loro schematicità, costituiscono la più antica rappresentazione del castello e la testimonianza che Leonardo lo osservò ancora nel suo aspetto medievale, prima delle maggiori trasformazioni che ne alterarono definitivamente la forma alla fine dello stesso secolo.

La narrazione si svolge attraverso nuovi pannelli, immagini e video ricostruttivi di grande effetto che illustrano i vari aspetti di questo processo, facendo parlare in modo nuovo e maggiormente efficace i reperti del museo grazie a un allestimento che dà grande spazio alle applicazioni informatiche attraverso ricostruzioni virtuali di grande effetto, ottenute anche mediante rilievi effettuati con droni dalla ditta Libra. Nell’antica Salamarzana, ‘capitale’ della signoria territoriale dei Cadolingi, saranno anche virtualmente riunite per la prima volta, grazie alle aggiornate tecniche di scansione e stampa 3D, le epigrafi riferite alla famiglia e sparse in tutta la Toscana. Mentre le tecniche di ricostruzione del paesaggio antico (virtual landscaping), basate sui dati storici e archeologici, realizzate dal Laboratorio di Geografia applicata dell’Università di Firenze e dalla ditta specializzata Digitalismi, permetteranno di ‘vedere’ le trasformazioni del paesaggio dalla Salamarzana alla Fucecchio comunale, quella stessa che Leonardo raffigurò agli inizi del Cinquecento.

L’allestimento è curato da Andrea Vanni Desideri (Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Firenze e Direttore del Museo), Silvia Leporatti e Margherita Azzari (Università di Firenze, Dipartimento di Storia Archeologia Geografia Arti e Spettacolo).
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giovedì 14 novembre 2019

La ferita tra umano e divino

La ferita tra umano e divino
Arte antica e contemporanea a confronto da Francesco da Rimini a Lucio Fontana
a cura di Andrea Dall’Asta e Sara Tassi
in collaborazione con il Museo Diocesano di Jesi.
30 novembre 201929 febbraio 2020
Inaugurazione sabato 30 novembre alle ore 18,00.
Progetto sostenuto dalla Fondazione Cariplo. Con il patrocinio di MIBAC, Regione Marche, AMEI
Ingresso libero
In mostra 15 opere di Francesco e Giuliano da Rimini, Nicola di Maestro Antonio, Lorenzo de Carris, Lucio Fontana, Alberto Burri, Maria Lai e Ettore Frani.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi ha scelto per la sua mostra invernale, realizzata con prestiti di importanti istituzioni italiane, il tema della ferita, proponendo un percorso espositivo essenziale e al tempo stesso di forte impatto, coprendo un arco cronologico dall’arte medievale a quella contemporanea.
La mostra racconta la ferita di Cristo attraverso alcuni capolavori di arte medievale e rinascimentale: dalla Crocifissione con Vergine Annunciata di Francesco da Rimini alla Crocifissione di Lorenzo de Carris detto il Giuda, dal Volto di Cristo di Giuliano da Rimini al Cristo morto nel sarcofago sorretto da due angeli di Nicola di Maestro Antonio; un percorso in cui la ferita, pur nella sua tragicità, diventa luogo di bellezza artistica, estetica, esistenziale e teologica.
Anche nella modernità, in una prospettiva puramente laica, la ferita ha ispirato artisti come Lucio Fontana, dove il taglio nelle diventa l’accesso a un oltre che attende di essere esplorato.
Alberto Burri e Maria Lai hanno poi declinato la ferita come oggetto di ricucitura e di ricomposizione, per creare nuove armonie, inedite relazioni, intensi legami concettuali.
Nelle opere di Burri la povertà dei materiali utilizzati contiene dignità di significato e la scelta della tecnica rappresenta una catartica riformulazione del dolore che lavorato, bruciato, fuso, cucito, assemblato, ri-plasmato dona alla materia una nuova veste.
Maria Lai ha concentrato sul gesto del tessere il cuore della sua poetica artistica.
Infine, all’artista contemporaneo Ettore Frani è stata commissionata un’opera appositamente creata per l’occasione, interpretata dall’autore attraverso un intenso e drammatico chiaroscuro.
La mostra ha l’intento di riflettere sulla finitezza umana come possibile varco verso un oltre, affinché le ferite si trasformino in passaggio che ci apre nella fiducia al mondo, agli altri, all’assoluto.
Ingresso libero.
Orari di apertura: lunedì – domenica 9:30-13:00 / 15:30-19:30
Visite guidate gratuite su prenotazione
Tel 0731 207523 – email info@fondazionecrj.it  – www.fondazionecrj.it

martedì 12 novembre 2019

Dietro le quinte dell'arte

Dietro le quinte dell'arte a cura di Luca Truccolo al Museo Santa Caterina di Treviso.Domenica 17 novembre e domenica 1 dicembre 2019.
Primo turno ore 15; secondo turno ore 16:45

Com’era organizzata una bottega artistica medievale? Quali maestranze erano coinvolte e quali problemi dovevano affrontare artisti come Tomaso da Modena per realizzare i loro capolavori?
Nell’intensa vita quotidiana di una bottega medievale, evocata per l'occasione, troveremo le risposte, incontrando il maestro, gli allievi, i garzoni e gli artigiani che ne facevano parte. Scopriremo le affascinanti fasi ideative e preparatorie che preludono al capolavoro: dalla scelta dei soggetti da dipingere, alla preparazione dei materiali, alla effettiva messa in opera. Sarà un vero e proprio viaggio dietro le quinte, in cui verranno svelati i passaggi che hanno condotto alla nascita delle opere più significative esposte nel museo cittadino.
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lunedì 11 novembre 2019

Imago splendida. Capolavori di scultura lignea a Bologna dal Romanico al Duecento

La mostra "Imago splendida. Capolavori di scultura lignea a Bologna dal Romanico al Duecento" organizzata dal 22 novembre 2019 all'8 marzo 2020 presso il Museo Civico Medievale, in collaborazione con la Curia Arcivescovile di Bologna, l’Università di Bologna e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia è incentrata sull’affascinante e poco studiata produzione scultorea a Bologna tra XII e XIII secolo. L’esposizione, curata da Massimo Medica e da Luca Mor, è l’occasione per presentare per la prima volta alcuni rarissimi capolavori lignei della città, alcuni dei quali restaurati per l’occasione.
Tali opere, principalmente grandi crocifissi, consentiranno di fissare una nuova tappa verso la comprensione dei modelli di riferimento nella Bologna di quel tempo. Qui, del resto, il Medioevo fu animato da un fiorente clima multiculturale, favorito sia dalla posizione strategica della città sulla Via Emilia, quindi tra gli Appennini e le direttrici verso l’Oltralpe, sia per la nascita nel tardo XI secolo di una celebre scuola giuridica.
Una realtà così cosmopolita garantì un impulso costante per i contatti internazionali, l’indotto dei commerci, lo sviluppo urbano e, non ultime, le commissioni artistiche, tra cui quelle di arredi liturgici e tesori ecclesiastici destinati a soddisfare le crescenti esigenze devozionali. Oggi però di questi manufatti rimane assai poco, come documenta la scultura lignea medievale che, anche a causa della deperibilità del materiale, a Bologna conta soltanto pochi esempi secondo una tendenza che accomuna tutti i grandi centri italiani.
Ciò rende ancora più emblematico il valore delle testimonianze locali superstiti che per lo più si caratterizzano di esempi monumentali di elevata qualità esecutiva. Basti menzionare il superbo gruppo della Crocifissione che campeggia nella Cattedrale di San Pietro (tra i più antichi in Italia ancora completi delle figure dei Dolenti), del tutto isolato nel panorama emiliano-padano ed esito credibile di una bottega alpina itinerante specializzata nella lavorazione del legno che realizzò l’opera entro 1184, anno di consacrazione della nuova chiesa avvenuta alla presenza di papa Lucio III.
Le novità del Duecento trovano invece riscontro in un pregevole gruppo di sculture stilisticamente omogenee che raffigurano il Christus Triumphans, ormai pervase da un naturalismo gotico modulato in virtù dell’iconografia più o meno arcaizzante. Si tratta del Crocifisso ancora poco conosciuto della chiesa Santa Maria Maggiore, che oggi ritorna all'antico splendore dopo l'importante restauro finanziato dal Comune di Bologna; del Crocifisso nelle Collezioni Comunali d’Arte, riallestito nel corso Trecento su una croce dipinta da Simone dei Crocifissi; nonché del Crocifisso pervenuto alla raccolta d’arte della Fondazione Giorgio Cini a Venezia.
L’identificazione di questa importante bottega e l’occasione di esporre insieme le sue opere costituirà pertanto una circostanza pressoché irripetibile, non solo per rendere noti i preziosi dati di restauro e per cercare di approfondire il tema dello spazio liturgico a Bologna tra il XII e XIII secolo (anche grazie all’esposizione di coeve croci dipinte) , ma anche per misurare in dettaglio gli originalissimi effetti locali della rinascenza gotica su un genere artistico così particolare: stimolato in modo sinergico sia dalle novità d’Oltralpe, mediate nel capoluogo emiliano attraverso la circolazione di “arti minori” ( in mostra verranno esposti alcuni preziosi codici miniati ed altri oggetti liturgici) ed eruditi stranieri, sia dall’influsso di quelle toscane che proprio in città manifestarono episodi di primo piano come la famosa Arca marmorea di San Domenico, realizzata per la chiesa omonima da Nicola Pisano e aiuti (1264-1267).

venerdì 8 novembre 2019

Filippino Lippi protagonista a Palazzo Marino

Si rinnova l’appuntamento natalizio con l’arte: Palazzo Marino si apre dal 29 novembre 2019 al 12 gennaio 2020 per far ammirare un capolavoro di Filippino Lippi, una Annunciazione che il maestro toscano dipinse in due grandi tondi: uno raffigurante “L’Angelo annunziante”, l’altro “L’Annunziata”.
Proprietario dell’opera è il Comune di San Gimignano, che la commissionò nel 1482 per ornare la sede del Municipio. Una committenza laica, dei Priori e dei Capitani di Parte Guelfa, di cui l’Archivio Storico Comunale conserva completa documentazione.
Pur essendo lontana la potenza che la città aveva espresso nel Trecento, San Gimignano restava un centro importante, frequentato da Benozzo Gozzoli e Pinturicchio, Benedetto da Maiano e Antonio del Pollaiolo, il Ghirlandaio e Pier Francesco Fiorentino. Proprio una tavola di quest’ultimo artista sarà restaurata grazie alla collaborazione tra le due amministrazioni.
Conservati nella Pinacoteca Civica di San Gimignano, i due grandi tondi vennero realizzati tra il 1483 e il 1484, quando Filippino, allievo di Sandro Botticelli, aveva 26 anni ed era impegnato in importanti committenze tra cui la Cappella Brancacci a Firenze.
Il soggetto dell’Annunciazione era importante per la città di San Gimignano, dove, come a Firenze, la celebrazione della Santissima Annunziata, il 25 marzo, rappresentava il primo giorno dell’anno secondo il calendario fiorentino.
Il tondo con l’Angelo Annunziante presenta l’Angelo inginocchiato su un pavimento in prospettiva centrale, mentre il tondo con l’Annunziata appare più arioso e luminoso grazie alla luce riflessa in diagonale. Le cornici in legno intagliato, dipinto, dorato e argentato furono realizzate sei anni più tardi probabilmente da Antonio da Colle, attivo a San Gimignano nella seconda metà del Quattrocento.
“Un onore poter inviare come ambasciatori della nostra città i tondi di Filippino Lippi commissionati dalla città di San Gimignano nel 1482 e conservati presso la nostra Pinacoteca. Con Milano ci lega un rapporto di stima e la volontà di intensificare il dialogo e la collaborazione fra Enti del nostro paese Italia. Se guardiamo alla nostra storia troviamo ancora connessioni preziose Milano: l’architetto Piero Bottoni che negli anni 50 ha redatto il nostro piano regolatore di San Gimignano proteggendo e valorizzando il nostro centro storico con le sue torri. Non ultimo lo zafferano, la spezia che noi coltiviamo fin dal Medioevo, preziosa DOP di San Gimignano, e ingrediente rinomato della cucina milanese”, afferma Carolina Taddei, Assessore alla Cultura del Comune di San Gimignano.
Si conferma la volontà di valorizzare il patrimonio culturale diffuso nei centri di un “Italia minore” che è  uno scrigno di tesori straordinari mai abbastanza conosciuti. Un percorso che ha dato risalto a città come Fermo, Sansepolcro, Ancona e Perugia che conservano opere di grandi maestri come Rubens, Piero della Francesca, Tiziano e Perugino.
Si uniscono all’iniziativa natalizia di Palazzo Marino anche i Municipi 2, 3, 7 e 8, con un doppio dono alla collettività, per la più ampia conoscenza del patrimonio culturale cittadino.
Dal 30 novembre al 12 gennaio sarà possibile ammirare due importanti opere provenienti dalle collezioni civiche del Castello Sforzesco: “L’Adorazione dei pastori” di Paolo Caliari (bottega del Veronese), che potrà essere ammirata prima presso villa Scheibler (Municipio 8) dal 30 novembre al 20 dicembre, e poi presso l’Emeroteca di via Cimarosa (Municipio 7) dal 21 dicembre al 12 gennaio; e “L’Annunciazione” di Carlo Francesco Nuvolone, che sarà allestita prima presso Cascina Turro (Municipio 2) e a seguire presso l’Auditorium Cerri (Municipio 3), con date in corso di definizione.
Orari: tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 20.00 – ultimo ingresso alle ore 19.30
Giovedì dalle ore 9.30 alle ore 22.30 – ultimo ingresso alle ore 22.00
Chiusure anticipate
7 dicembre chiusura ore 12.00  – ultimo ingresso alle ore 11.30
24 e 31 dicembre chiusura ore 18.00 – ultimo ingresso alle ore 17.30
Festività                     
8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio aperti dalle ore 9.30 alle ore 20.00 (ultimo ingresso alle ore 19.30)

sabato 2 novembre 2019

Mostra “In viaggio con Marco Polo - La via della seta”

La mostra si propone di portare all'attenzione di un vasto pubblico un tema di attualità storica ed economica e si sviluppa su tre installazioni, in scala reale, atte a riprodurre ambienti produttivi e commerciali legati alla storica “via della seta”. L'apparato scenografico prevede la ricostruzione accurata di strumenti, attrezzature, oggetti e materiali per offrire ai visitatori una suggestiva e attendibile ricomposizione degli ambienti artigiani originali del tempo; al fine di arricchire il “momento espositivo”, sarà realizzato un intervento di proiezioni luminose artistiche animate, sia sulle superfici esterne della Centrale Idrodinamica - con grande effetto suggestivo - sia nella grande sala interna, offrendo un valore aggiunto di “spettacolarità cinematografica” alla mostra. Il progetto prevede anche la realizzazione di pannellature di supporto in grado di accompagnare la visita con informazioni e riferimenti finalizzati a completare il quadro storico.
L'esposizione, ricca di contenuti didattico/culturali, propone pure un'importante collezione di lame e coltelli originari di aree geografiche pertinenti e una collezione di coralli e gioielli.
L'ingresso, al fine di favorire la visita delle scuole, prevede la gratuità fino ai 12 anni e un biglietto ridotto fino ai 19 anni.
La mostra sarà visitabile dal 1 novembre 2019 al 1 marzo 2020, con il seguente orario: venerdì e sabato 10-20, domenica e festivi 10-18. Venerdì 1° novembre, primo giorno di apertura, orario 10-20.
La realizzazione é un progetto dell'Associazione Avanguardiacafe in coorganizzazione con il Comune di Trieste.

venerdì 1 novembre 2019

"Aquileia 2.200" al Museo dell'Ara Pacis

In occasione dei 2.200 anni dalla fondazione di Aquileia, il Museo dell’Ara Pacis ospita la mostra “Aquileia 2.200”, importante evento espositivo che intende ripercorrere le “trasformazioni” della Città nei suoi momenti storicamente più significativi, l’antica città romana, l’Aquileia bizantina e medievale, il Patriarcato e la Chiesa aquileiese, sino a giungere al periodo in cui la città fu parte dell’Impero asburgico ed infine agli anni della Prima Guerra Mondiale e del successivo dopoguerra.
Nata dalla collaborazione tra la Sovrintendenza Capitolina, la Fondazione Aquileia e il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia la mostra riunisce alcune importantissime opere d’arte romana provenienti dal Museo Archeologico Nazionale - tra cui l’iconica “Testa del Vento” bronzea - e circa trenta calchi di reperti aquileiesi provenienti dal Museo della  Civiltà Romana e realizzati nel 1938 in occasione della Mostra Augustea della Romanità, laddove Aquileia era la città più rappresentata insieme a Pompei e Ostia.
Cinquanta  splendide fotografie scattate 40 anni fa dal Maestro Elio Ciol, attualmente esibite al MAMM di Mosca, saranno un importante contributo di multimedialità che renderà molto coinvolgente la visita alla mostra.

A corredo della mostra sarà proiettato in “loop” in zona appositamente attrezzata nel percorso espositivo il filmato sui primi due millenni di Aquileia realizzato da 3D Produzioni con l’apporto di materiali dell’Istituto Luce.
Oltre che celebrare i 2.200 anni di storia dell’antica città romana, la mostra vuole sottolineare l’importanza del rapporto Aquileia-Roma e la straordinaria capacità di palingenesi di una città, più volte risorta dopo invasioni, spoliazioni, guerre e terremoti, la cui esistenza ha avuto un significato non solo militare, politico ed economico per oltre due millenni, ma anche culturale e ideale nel bacino del Mediterraneo e nel rapporto tra Oriente e Occidente.
Per secoli Aquileia è stata il porto più a settentrione dell’intero Mediterraneo e ha costituito la porta d’entrata di merci, arte e idee provenienti da Nord Africa e Medio Oriente che, rielaborate e metabolizzate, da Aquileia si sono diffuse nell’Italia Settentrionale, nei Balcani e nel Noricum.
Da sabato 9 novembre a domenica 1 dicembre 2019
Tutti i giorni ore 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima).