mercoledì 30 dicembre 2015

Piero della Francesca. Indagine su un mito

Piero della Francesca. Indagine su un mito
Musei di San Domenico, Forlì (FC)
da sabato 13 febbraio a domenica 26 giugno 2016

L’affascinante rispecchiamento tra critica e arte, tra ricerca storiografica e produzione artistica nell’arco di più di cinque secoli è il tema della mostra Piero della Francesca. Indagine su un mito. Dalla fortuna in vita - Luca Pacioli lo aveva definito “il monarca della pittura” - all’oblio, alla riscoperta.
Alcuni dipinti di Piero, scelti per tracciare i termini della sua riscoperta, costituiscono il cuore dell'esposizione. Accanto ad essi figurano in mostra opere dei più grandi artisti del Rinascimento che consentono di definirne la formazione e poi il ruolo sulla pittura successiva.
Per illustrare la cultura pittorica fiorentina negli anni trenta e quaranta del Quattrocento, che vedono il pittore di Sansepolcro muovere i primi passi in campo artistico, saranno presenti opere di grande prestigio di Domenico Veneziano, Beato Angelico, Paolo Uccello e Andrea del Castagno, esponenti di punta della pittura post-masaccesca.
L'accuratezza prospettica di Paolo Uccello e l'enfasi plastica delle figure di Andrea del Castagno, la naturalezza della luce di Domenico Veneziano, l'incanto cromatico perseguito da Masolino e dall'Angelico, costituiscono una salda base di partenza per il giovane Piero. Ma la mostra vuol dar conto anche dei primi riflessi della pittura fiamminga, da cogliere negli affreschi del portoghese Giovanni di Consalvo, nei quali l'esattezza della costruzione prospettica convive con un'inedita attenzione per le luci e le ombre.
Gli spostamenti dell'artista tra Modena, Bologna, Rimini, Ferrara e Ancona determinano l’affermarsi di una cultura pierfrancescana nelle opere di artisti emiliani come Marco Zoppo, Francesco del Cossa, Cristoforo da Lendinara, Bartolomeo Bonascia. Importanti sono i suoi  influssi nelle Marche su Giovanni Angelo d'Antonio da Camerino e Nicola di Maestro Antonio; in Toscana, con Bartolomeo della Gatta e Luca Signorelli; e a Roma, con Melozzo da Forlì e Antoniazzo Romano. Ma l'importanza del ruolo di Piero è stata colta anche a Venezia, dove Giovanni Bellini e Antonello da Messina mostrano di essere venuti a conoscenza del suo mondo espressivo.
La mostra, aperta dal confronto, sempre citato ma fin’ora mai mostrato, tra la Madonna della Misericordia di Piero della Francesca e la Silvana Cenni di Felice Casorati, da conto della nascita moderna del suo "mito" anche attraverso gli scritti dei suoi principali interpreti: da Bernard Berenson a Roberto Longhi. 
La riscoperta ottocentesca di Piero della Francesca e affidata a importanti testimonianze: dai disegni di Johann Anton Ramboux alle straordinarie copie a grandezza naturale del ciclo di Arezzo eseguite da Charles Loyeux, fino alla fondamentale riscoperta inglese del primo Novecento, legata in particolare a Roger Fry, Duncan Grant e al Gruppo di Bloomsbury, di cui fece parte anche la scrittrice Virginia Woolf.
Il fascino degli affreschi di Arezzo sembra avvertirsi nella nuova solidità geometrica e nel ritmo spaziale di Edgar Degas. Un simile percorso di assimilazione lo si ritrova in pittori sperimentali e d’avanguardia come i Macchiaioli. Echi pierfrancescani risuonano in Seurat e Signac, nei percorsi del postimpressionismo, tra gli ultimi bagliori puristi di Puvis de Chavannes, le sperimentazioni metafisiche di Odilon Redon e, soprattutto, le vedute geometriche di Cézanne.
Il Novecento è per più aspetti il “secolo di Piero": per il costante incremento portato allo studio della sua opera, affascinante quanto misteriosa; e per la centralità che gli viene riconosciuta nel panorama del Rinascimento italiano. Contemporaneamente la sua opera è tenuta come modello da pittori che ne apprezzano di volta in volta l'astratto rigore formale e la norma geometrica, o l'incanto di una pittura rarefatta e sospesa, pronta a caricarsi di inquietanti significati. La fortuna novecentesca dell’artista è raccontata confrontando, tra gli altri, gli italiani Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli, Ferrazzi, Sironi con fondamentali artisti stranieri come Balthus e Hopper che hanno consegnato l’eredità di Piero alla piena e universale modernità.

domenica 20 dicembre 2015

“Storie dalla Terra e dal Mare – Archeologia in Liguria 2000-2015” a Genova


Fino a lunedì 28 marzo 2016 a Palazzo Reale nelle sale del Teatro del Falcone è visibile l’esposizione, realizzata dalla Soprintendenza Archeologia della Liguria in collaborazione con la Regione Liguria, il Comune di Genova e il Museo di Palazzo Reale, dal titolo “Storie dalla Terra e dal Mare – Archeologia in Liguria 2000-2015”.
La mostra punta l’attenzione sugli straordinari ritrovamenti effettuati sul territorio regionale in quindici anni di attività dal 2000 al 2015.
Con oltre duecento pezzi in esposizione la Soprintendenza Archeologia della Liguria presenta i principali risultati della ricerca archeologica nel territorio, dimostrandone, anche in quei casi dove gli scavi hanno comportato disagi e ritardi alle opere pubbliche a cui erano collegati, l’utilità fondamentale per accedere ad alcune grandi problematiche storiche della Liguria antica, medievale e moderna.
Non solo Genova è stata in questi anni al centro dell’interesse per la sua storia sepolta, ma anche i centri storici di Chiavari, Savona, Albenga, Imperia e Sanremo.
In tema di archeologia subacquea, l’altro grande campo di applicazione delle moderne tecniche di ricerca archeologica, le indagini recenti hanno riguardato i porti di Genova, Vado e Imperia con il ritrovamento di materiali che testimoniano l’importanza di questi approdi nel corso dei secoli fino ai giorni nostri.
Dalla Preistoria al Medioevo fino all’età industriale, sono numerosi i nuovi contesti in mostra che offrono preziosi spunti per il dibattito sulla vita quotidiana in Liguria attraverso i secoli. L’archeologia con le dirette testimonianze materiali del passato riesce, infatti, a dare risposte a quesiti sulle forme dell’abitare e sui modi della produzione che spesso sfuggono alla storia ufficiale. Nella terza sezione della mostra abitati preistorici (come San Nicolao a Castiglione Chiavarese), castelli medievali (Torretta e Sesta Godano) e cantine ottocentesche (Sanremo) rivelano ai visitatori questi aspetti meno noti delle forme dell’abitare e della produzione.
L’ultima sezione affronta il tema della ritualità in ambito funerario e cultuale alla luce di recenti rinvenimenti di notevole impatto evocativo, come in particolare i corredi di sepolture e i contesti sacrificali delle nuove necropoli liguri di Albenga e Albisola.
Tutti i materiali esposti, freschi di restauro e finora custoditi nei depositi della Soprintendenza, sono presentati per la prima volta al pubblico .
Orario di apertura: Dal martedì al sabato 10:30-17:30; domenica 14-19. Lunedì chiuso. Ingresso gratuito.

venerdì 18 dicembre 2015

Mostra di strumenti antichi e della liuteria

Venerdì 18 dicembre 2015 alle ore 15,30 ci sarà l'apertura della seconda edizione della Mostra di strumenti antichi e della liuteria al Museo Diocesano e Cripta di San Rufino di Assisi.
La Mostra, a cura di Vincenzo Cipriani, M° Luca Piccioni, M° Giovanni Brugnami, sarà visitabile fino al 6 gennaio 2016 con ingresso libero.

giovedì 17 dicembre 2015

"La memoria dei commercialisti dal Medioevo ad oggi" a Verona

La mostra sulla memoria dei commercialisti dal medioevo ai giorni nostri Eventi a Verona
I commercialisti veronesi celebrano i 70 anni dalla ricostituzione dell’Ordine con una mostra sulla storia della professione contabile presso la Biblioteca Civica scaligera liberamente visitabile dalla cittadinanza da sabato 19 dicembre 2015 a sabato 16 gennaio 2016.
Si terrà sabato 19 dicembre 2015 alle ore 11,00, presso Protomoteca Biblioteca Civica di Verona in Via Cappello, 43, la cerimonia inaugurale della mostra “La memoria dei commercialisti dal Medioevo ad oggi”. Si tratta di un’iniziativa dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Verona, in collaborazione con la Biblioteca Civica di Verona, per celebrare i 70 anni dalla ricostituzione dell’ODC veronese.
Alla conferenza inaugurale della mostra, dopo i saluti introduttivi di Alberto Mion, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Verona e di Agostino Contò, responsabile della Biblioteca Civica scaligera, interverranno Giovanni Battista Alberti professore ordinario di economia aziendale Università di Verona, Claudio Carcereri de’ Prati, presidente dell’Accademia di Agricoltura di Scienze e Lettere di Verona, e Giovanni Borghini, curatore della mostra e consigliere dell’Ordine dei Commercialisti. Sarà Giorgio Maria Cambié, presidente della Commissione Cultura dell’Ordine dei Commercialisti di Verona, a moderare la tavola rotonda.
Presso la Biblioteca Civica saranno esposti documenti di interesse storico e culturale, dal medioevo ai giorni nostri, sull’evoluzione del ruolo del contabile e della professione di commercialista in relazione alla storia economica della città di Verona.
La cittadinanza è invitata, la mostra sarà visitabile gratuitamente, orario: lunedì 14,00-19,00, da martedì a venerdì 9,00-19,00, sabato 9,00-12,00.


Potrebbe interessarti: http://www.veronasera.it/eventi/mostra-memoria-storica-commercialisti-medioevo-giorni-nostri-professione-19-dicemrbe-2015.html
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lunedì 14 dicembre 2015

"La Madonna della Cintola" in mostra a Montefalco (PG)

Un capolavoro, dai colori teneri e luminosi. La “Madonna della Cintola” di Benozzo Gozzoli è tornata a casa dopo 167 anni e uno scintillante restauro.
Fino a venerdì 1 gennaio 2016, si potrà ammirare nella chiesa museo di San Francesco di Montefalco, affascinante borgo medievale in provincia di Perugia.
La preziosa pala, dal 1848 è custodita nei Musei Vaticani: i montefalchesi la donarono a Pio IX quando il papa concesse al piccolo borgo il titolo di città.
Fu padre Antonio, un francescano di Montefalco che rischiò anche di diventare papa, a commissionare l’opera, nel 1450, al giovane Benozzo per l’altare maggiore della Chiesa di San Fortunato.
L’artista seguì dettami del grande Leon Battista Alberti, secondo il quale una pala d’altare doveva essere semplice, quadrata, costruita in modo impeccabile e dipinta in una “amistà di colori”: nell’italiano del tempo voleva dire che i colori dovevano essere “tra loro amici” e che il gioco cromatico poteva cambiare al variare della luce.
Il risultato non tradì le attese. La tempera e oro su tavola raffigura la Vergine che dona la cintola a San Tommaso, come prova della sua assunzione al cielo.
Tutte le informazioni sono visibili nel sito del Museo.

domenica 13 dicembre 2015

"Crotone medievale in... mostra"

L'associazione "Don Pedro de Toledo" vi invita a "Crotone medievale in... mostra", manifestazione a carattere artistico, storico e culturale che si terrà al Museo di Arte Contemporanea di Crotone (palazzo Barracco) da martedì 15 a lunedì 21 dicembre 2015 con rassegna pittorica (di Antonio Sfortuniano e Francesco Giordano) e gli incontri d'approfondimento che si terranno ogni giorno dell'evento (domenica esclusa) sempre alle 18.30 con Pino Rende, Andrea e Romano Pesavento, Pasquale Attianese e Bruno Tassone.

mercoledì 9 dicembre 2015

Moda e eleganza nel conviviio natalizio medievale

Mostra Michela Renzi
Dopo il grande successo della mostra di abiti ed accessori medioevali legata alla storia dalla Via Francigena al Rinascimento presentata in occasione della Festa di Primavera, le grandi vetrine dell'ex negozio Buratti di Fiorenzuola, all'angolo tra Corso Garibaldi e Via della Liberazione, tornano ad accendersi e ad ospitare una mostra ad ambientazione medievale che resterà sempre visibile nel periodo natalizio fino al 6 gennaio 2016.
Mostra Michela Renzi
L'ideatrice è ancora la fiorenzuolana Michela Renzi, appassionata titolare del sito VestioEvo che, con migliaia e migliaia di visualizzazioni, e la relativa pagina Facebook, con quasi 7.000 like, costituiscono un punto di riferimento nazionale per l’informazione dei gruppi storici sull’abbigliamento, costumi ed accessori di tutto il periodo medievale.
Ed in questa occasione il tema non poteva che essere legato alle festività natalizie, stavolta visto sotto l'aspetto conviviale alle corti signorili dell'epoca, dove i moderni passanti di "Strá dritta" vengono idealmente catapultati ammirando riproduzioni di abiti e oggetti del periodo con riferimenti, fonti storiche, curiosità sull'abbigliamento e sulla moda ed i costumi signorili.
La mostra, resa possibile ancora una volta dalla grande disponibilità delle proprietarie dell'immobile, sig.re Casella, è una vera e propria rappresentazione di come si svolgeva il Natale in casa, i nostri sapori tipici in cui risaltano i "pisarei e fasö" dalla ricetta tradizionale "della Francigena" ed una tavola quattrocentesca imbandita con richiami ad ospiti eleganti come i Visconti e gli Sforza.
Una cavalcata a ritroso nel tempo attraverso uno scenario di festa, cibo, musica ed il relax della "stufa", un bagno caldo ove rilassarsi, mangiare e chiacchierare.
Una proposta culturale che Michela Renzi offre ai suoi concittadini nella chiave di lettura che predilige, quella storica medievale fruibile a tutti che l'ha portata ad organizzare nell'anno in corso non solo esposizioni come questa ma anche sfilate di abiti medievali della sua collezione privata, tra cui una di particolare successo in Salento nella serata finale del Festival della Moda e della Musica.
MODA ED ELEGANZA NEL CONVIVIO NATALIZIO MEDIOEVALE
Mostra sempre aperta in vetrina dall' 8 Dicembre 2015 al 6 Gennaio 2016
Corso Garibaldi 78/80 (Ex negozio Buratti) a Fiorenzuola d'Arda (PC)
A cura di Michela Renzi di Vestioevo con la collaborazione di Pro Loco e Comune di Fiorenzuola D'Arda (PC).


giovedì 3 dicembre 2015

"Matilde, splendente fiaccola" al Museo Benedettino e Diocesano d’Arte Sacra di Nonantola (MO)

Inaugurata lo scorso 28 novembre al Museo Benedettino e Diocesano d’Arte Sacra la mostra “Matilde, splendente fiaccola” che permetterà ai visitatori di calarsi nel tempo della famiglia Canossa e di indagare i rapporti tra il potente monastero e la famiglia della contessa, attraverso un percorso fatto di antiche pergamene custodite presso l’Archivio Storico Abbaziale, rimarrà aperta fino a domenica 10 aprile 2016.
L’abbazia è stata uno  dei più luminosi fari nella storia, nella cultura e nella società dell’Europa Medievale, e custodisce ancora oggi preziose testimonianze di quel periodo. Accanto alle pergamene trovano spazio in mostra infatti due celebri codici medievali dell’epoca: la Relatio dell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Modena (esposto in facsimile) e l’Evangelistario di Matilde di Canossa (secolo XI), fabbricato dai monaci benedettini nello scriptorium dell’Abbazia di Nonantola, uno dei codici medievali più importanti, splendido per il ciclo delle 10 miniature con gli episodi principali dell’anno liturgico e la lavorazione della coperta in argento dorato con la Crocifissione e Dio benedicente all’interno della mandorla.
All’interno della mostra sarà esposta una preziosa e rara colomba eucaristica, realizzata da botteghe orafe di Limoges all’inizio del XIII secolo e che fa parte del Tesoro dell’Abbazia di Frassinoro, fondata da Matilde di Canossa nel 1071.
Accanto alla mostra di pergamene, sarà inaugurata l’esposizione “Icone Matildiche. Spirito e devozione”, a cura delle iconografe Annalisa Fanfoni e Sabina Marconi, con immagini tratte dal ciclo delle preziose miniature dell’Evangelistario di Matilde di Canossa.

Orari di  visita
Dal lunedì al giovedì dalle 9.00 alle 12.30  (La biglietteria chiude mezz’ora prima). Venerdì, sabato e domenica dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14 alle 18 (La biglietteria chiude mezz’ora prima).
Info: Museo Benedettino e Diocesano d’Arte Sacra, via Marconi 3, Nonantola. Tel. 059-549025; museo@abbazia-nonantola.netwww.abbazia-nonantola.net.

sabato 28 novembre 2015

Memoriae Mathildis. Immagini e visioni di un mito

MEMORIAE MATHILDIS
Una grande mostra nella galleria espositiva del Museo Il Correggio a Correggio (RE) conclude l'anno del Novecentenario dedicato a Matilde di Canossa.
L’iconografia di un personaggio come Matilde di Canossa, che appartiene alla storia di quasi mille anni fa, non può che condurci al mito stesso che da sempre l’ha circondata. Non semplice per una donna del Medio Evo, anche se potente, passare alla memoria dei posteri nell’immaginario collettivo di epoche diverse, a partire da Dante fino ai giorni nostri.
La rilettura del mito di Matilde avviene attraverso la preziosa e unica collezione di Giuliano Grasselli, un precursore e cultore della storia del mito della Grancontessa. Il percorso espositivo è allestito nella sala del Mantegna e in quella degli Arazzi a Palazzo Principi. Al visitatore viene offerto un viaggio nel tempo attraverso un’ampia serie di immagini, testi antichi, quadri e oli. Incisioni preziose che raffigurano Matilde con volti diversi, immaginati dai suoi entusiasti biografi di ogni tempo, incisori e cronisti dall’XIII al XXI secolo, accostate a quelli dei grandi uomini con cui si relazionò, papa Gregorio VII e i papi suoi successori oltre all’imperatore tedesco Enrico IV, il grande antagonista. Notevoli gli oggetti antichi che fanno parte della stessa collezione e che rivelano un mondo medievale raffinato e artisticamente in grande fervore a testimonianza che la ricerca del bello è alla base della nostra cultura.
Cinque pezzi della collezione Grasselli fanno da introduzione alle sezioni dedicate al mito moderno di Matilde che vedono protagonisti gli allievi di Omar Galliani dell’’Accademia di Brera e Carrara con le loro opere più recenti.
In esposizione, opere di Sofia Bersanelli, Luca Caniggia, Dellaclà, Dhan Fabbri Adhikary, Miriana Gamiddo, Caterina Sbrana, Antonio Sidibè e Matteo Tenardi.
Giovani artisti che riprendono alcuni temi caratterizzanti il personaggio storico e umano di Matilde e lo reinterpretano con gli occhi della modernità rivolta all’iconografia del passato e con l’entusiasmo della scoperta di un mito.
La sede dell’esposizione al Museo “Correggio” a Palazzo Principi, oltre che per il valore architettonico e artistico dell’edificio, riporta all’antico collegamento della famiglia dei da Correggio con quella dei Canossa, recuperando un’antica relazione feudale.
La mostra è stata curata da Donatella Jager Bedogni e Gabriele Fabbrici. La Mostra è promossa dal Comune di Correggio, in collaborazione con l’Associazione Amici di Matilde di Canossa e del Castello di Bianello, con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
All’inaugurazione, prevista per sabato 5 dicembre 2015 alle ore 17.00, interverrà il sindaco di Correggio Ilenia Malavasi.
La mostra sarà aperta fino a domenica 17 gennaio 2016, aperture il sabato dalle 15.30 alle 18.30 e domenica e festivi dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30.

martedì 24 novembre 2015

Tra la Vita e la Morte. Due Confraternite bolognesi tra Medioevo e Età Moderna

Il Museo Civico Medievale, in collaborazione con il Museo della Sanità, la Biblioteca dell'Archiginnasio, la Pinacoteca Nazionale di Bologna e la Curia Arcivescovile di Bologna dedica per la prima volta una mostra al suggestivo tema delle Confraternite bolognesi, con un particolare sguardo rivolto a quelle di Santa Maria della Vita e di Santa Maria della Morte, un tempo ubicate una di fronte all'altra. Infatti se quella della Vita aveva sede all'interno della Chiesa omonima, in via Clavature, quella della Morte si estendeva tra via Marchesana e il portico che ne conserva il nome, correndo lungo via dell'Archiginnasio e costeggiando il lato di San Petronio.
L'esposizione, curata da Massimo Medica e Mark Gregory D'Apuzzo, ospitata all'interno del Lapidario del Museo Civico Medievale, vede esposte oltre cinquanta opere provenienti da importanti istituzioni cittadine, tra cui il Museo della Sanità e dell'Assistenza, in origine sede dell'Antico Ospedale di Santa Maria della Vita, la Biblioteca dell'Archiginnasio, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, senza dimenticare le opere presenti all'interno dei Musei Civici d'Arte Antica (Museo Civico Medievale, Museo Davia Bargellini, Collezioni Comunali d'Arte) e quelle prestate da collezioni private.
La prima parte della mostra si propone di indagare come prima dell'avvento dei Disciplinati a Bologna, avvenuto nel 1261, in realtà non fossero presenti in città confraternite, intese come sodalizi devozionali a larga base popolare. Con l'ingresso dei Disciplinati a Bologna e nel contado sorgeranno dunque delle vere e proprie confraternite spirituali con esclusivi scopi religiosi, dall'orazione, alla penitenza, all'esercizio di opere di misericordia verso i bisognosi.
Sarà Raniero Fasani da Perugia a dare vita a Bologna, insieme ai propri adepti, alla confraternita dei Battuti Bianchi o frati flagellanti, e ad adoperarsi affinché nel 1275 circa venisse aperto un ospedale nel centro della città, che potesse dedicarsi all'accoglienza e all'assistenza degli infermi e dei pellegrini, e che in seguito assumerà la denominazione di Ospedale di Santa Maria della Vita.
Attraverso le testimonianze artistiche e documentarie (dipinti, miniature, sculture, ceramiche, oreficerie), si tenterà di ricostruire anche le vicende legate alla storia dell'altra confraternita, quella di Santa Maria della Morte.
La mostra è realizzata in collaborazione con Genus Bononiae. Musei nella Città, Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna, Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forli-Cesena Ravenna e Rimini del Polo Museale dell'Emilia-Romagna, Curia Arcivescovile di Bologna.
Da sabato 12 dicembre 2015 a lunedì 28 marzo 2016
Inaugurazione: venerdì 11 dicembre, ore 17.30
Informazioni
Museo Civico Medievale
tel. 051 2193930 - 051 2193916

venerdì 13 novembre 2015

Intrecci e Basilischi. Libri di pietra ai tempi di Matilde

In occasione della Fiera di S. Martino e per celebrare i 900 anni della morte di Matilde, il Comune di Canossa (RE) con il patrocinio del Comune di Campagnola Emilia, dedica alla “Gran Contessa” una mostra di scultura che richiama alcuni temi dell’arte medievale: “Intrecci e Basilischi. Libri di pietra ai tempi di Matilde”.
La mostra, allestita presso il Teatro comunale “Matilde di Canossa” a Ciano d’Enza, vede diverse riproduzioni di decorazioni e sculture di capitelli, portali e facciate di antiche chiese dell’XI e XII secolo situate in area matildica. Le opere sono realizzate in arenaria dalla scuola di scultura su pietra di Canossa, i bassorilievi sono realizzati in cotto e graffiti in ceramica dagli alunni della scuola di primo grado “G. Galilei” di Campagnola Emilia.
L’inaugurazione della mostra è prevista per venerdì 13 novembre 2015, alle ore 18.00, e sarà visitabile poi fino al 4 dicembre prossimo. L’orario di apertura è lo stesso della Biblioteca comunale di Canossa.
Per informazioni: Biblioteca comunale di Canossa, tel. 0522248423, mail: biblio@comune.canossa.re.it / www.comune.canossa.re.it.

mercoledì 11 novembre 2015

"Mense e bachetti nella Udine rinascimentale" al Castello di Udine

Dai padiglioni di Expo 2015 ai banchetti tipici della Udine rinascimentale. Nell'anno dell'esposizione universale milanese, dedicata al tema “Nutrire il pianeta-energia per la vita”, il museo Archeologico dei Civici Musei di Udine, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia, propone un percorso che, partendo dalle scoperte archeologiche e dal ricco patrimonio culturale della città, illustrerà cibi, libri, suppellettili e rituali dei nobili friulani tra Quattrocento e Cinquecento. Si presenta così “Mense e banchetti nella Udine rinascimentale”, la nuova mostra del museo Archeologico, che sarà inaugurata giovedì 12 novembre 2015 alle 18 nel salone del Parlamento del castello di Udine alla presenza dell'assessore alla Cultura, Federico Pirone, del soprintendente per l’Archeologia di Friuli Venezia Giulia, Luigi Fozzati, dal vicepresidente della Fondazione Crup, Oldino Cernoia, e dal responsabile dell'area Udine di Unicredit, Renzo Chervatin. “È una mostra che ispirandosi ai temi dell'Expo ricostruisce le usanze e i costumi legati al cibo della Udine del Quattrocento e del Cinquecento – spiega l'assessore alla Cultura, Federico Pirone –. Un'iniziativa che attraverso un percorso archeologico racconta la storia della città e valorizza il nostro patrimonio artistico e scientifico e l'attività di indagine portata avanti dal museo Archeologico. Ringrazio sentitamente gli sponsor privati che con il loro contributo hanno reso possibile la realizzazione dell'iniziativa”.
Tra le fonti utilizzate nell'ambito dell'esposizione vanno citati il ricettario del Platina, pubblicato a Cividale nel 1480 e curiosamente il primo libro a stampa noto in Friuli, e una tra le opere più importanti di Pomponio Amalteo, un olio su tela di grandi dimensioni esposto nella Galleria d’Arte Antica dei Civici Musei di Udine in cui viene rappresentata un’ultima Cena all'interno di una sala dall'architettura rinascimentale con aspetti formali che rimandano ai rituali dell’epoca. I personaggi, ossia lo scalco, il credenziere, i paggi e gli scudieri, il cantiniere e il coppiere, e ancora gli oggetti per l’apparecchio della tavola, sono elementi secondari rispetto alla scena del sacrificio dell’Eucarestia, ma fondamentali per immaginare una cena dell’epoca, ecco perché, grazie alla multimedialità, questi stessi elementi si animano e consentono di rivivere il rituale del banchetto.
Il tema della mostra, l'alimentazione, viene raccontato anche dai reperti archeologici che restituiscono suggestivi spaccati di vita quotidiana. Vasellame da mensa, stoviglie da cucina, resti di pasto forniscono significative informazioni sulle consuetudini della tavola e su come l'alimentazione veniva concepita e vissuta nella Udine rinascimentale. Sulla scorta delle ricerche archeologiche effettuate in città negli ultimi vent'anni dai Civici Musei di Udine e dalla competente Soprintendenza, spesso in collaborazione con la Società Friulana di Archeologia, è stato possibile ricomporre l’immagine della città medievale e delle sue successive trasformazioni. Le indagini, generate da lavori infrastrutturali e da interventi di restauro di edifici storici cittadini, offrono una lettura articolata di quello che doveva essere il tessuto urbano tra XV e XVI secolo.
Un periodo in cui Udine conosce un significativo sviluppo economico e, di conseguenza, una notevole crescita edilizia e produttiva stimolata dalle sopravvenute esigenze dei ceti elevati, desiderosi di mostrare la propria agiatezza nella sontuosità delle dimore e nella ricercatezza dei corredi da tavola. Non a caso sono questi i secoli che vedono realizzarsi la grande stagione del “graffito friulano”, una produzione ceramica che raggiunge episodi artistici di altissimo livello, come attestano le mattonelle parietali rinvenute in palazzo Ottelio, ma anche il vasellame restituito per esempio dagli scavi in piazza Venerio, presso Casa Cavazzini e residenza Palladio.
L’esposizione, realizzata grazie al sostegno della fondazione Crup e di Unicredit, sarà aperta al pubblico in castello fino al 18 settembre 2016 da martedì a domenica dalle 10.30 alle 17,00 (intero 5 euro, ridotto 2,50 euro). Per informazioni: Civici Musei del Comune di Udine (tel. 0432 1272591 – www.udinecultura.it).

martedì 10 novembre 2015

Riapre il Nuovo Museo degli Affreschi Cavalcaselle a Verona

Domenica 15 novembre 2015 riapre, rinnovato e ampliato, il Museo degli Affreschi Cavalcaselle.
Un nuovo percorso espositivo, grazie a spazi sapientemente recuperati, integra la grande raccolta di affreschi, già presenti nel sito sin dal 1973 ­ anno della sua apertura per cura di Licisco Magagnato, allora direttore dei civici musei , con importanti opere, realizzate sempre con la tecnica a fresco, del Medioevo e del Rinascimento.
Sede del museo è l’area dell’ex convento di San Francesco al Corso, dove si trova anche la celebere Tomba di Giulietta, con annessi spazi adibiti a verde e all’esposizione di reperti lapidei.
Nel nuovo ordinamento, ad accogliere il visitatore nel chiostro, sono collocate sei statue provenienti dal recinto delle Arche Scaligere, qui riunite al fine di creare un ideale dialogo con i pezzi trecenteschi esposti nelle sale superiori del museo. Proseguendo, mediante un percorso cronologico, il nuovo museo consente di compiere un viaggio attraverso i secoli nella città dipinta. Partendo dall’anno Mille, in un suggestivo piccolo ambiente, sono esposti frammenti lapidei e architettonici, iscrizioni, capitelli, mensole e patere di grande valore storico e decorativo, provenienti da edifici religiosi distrutti coevi al ciclo affrescato della grotta di San Nazaro. Tali rarissime pitture, il cui primo strato è datato 955 e il secondo risale al XII secolo, in occasione della riapertura del museo sono state smontate e ricomposte secondo una nuova restituzione studiata dall’Università di Verona.
Nell’adiacente salone sono esposti gli imponenti sottarchi con ritratti di imperatori romani, provenienti dal Palazzo scaligero di Cansignorio, affrescati da Altichiero a partire dal 1364 e staccati nel 1967. Dopo un accurato restauro, eseguito dal laboratorio di restauro della Soprintendenza per le Belle Arti e il Paesaggio delle province di Verona, Rovigo e Vicenza, i sottoarchi sono ora presentati con un particolare sistema a sospensione che ne consente una lettura dal basso simile a quella che il ciclo aveva originalmente.
Poco lontano, una monumentale Crocifissione e affreschi trecenteschi provenienti dal chiostro di Santa Eufemia, dalla chiesa di Santa Felicita e da altre chiese veronesi. Infine il lungo fregio continuo, affrescato da Jacopo Ligozzi e bottega (1547-1627), raffigurante la Cavalcata di Carlo V e Clemente VII a Bologna nel 1530. Esso è costituito da tredici grandi elementi che compongono un ciclo di circa trenta metri lineari. Dieci di tali elementi vengono presentati nella fascia sommitale della parete, a richiamare l’antica collocazione, mentre tre elementi contigui sono abbassati all’altezza dello sguardo dello spettatore, per consentirne un più diretto apprezzamento, con riferimento alle fonti grafiche che li ispirarono.
Da questo punto in avanti il percorso museale si connette con quello esistente continuando il racconto della città dipinta con altri preziosi affreschi, affiancati da dipinti, bozzetti, ceramiche.
Ingresso gratuito al pubblico sabato 14 novembre a partire dalle ore 14.30 e per tutta la giornata di domenica 15 novembre.

giovedì 22 ottobre 2015

Apre il nuovo Museo dell’Opera del Duomo a Firenze

Giovedì 29 ottobre 2015 aprirà a Firenze il nuovo Museo dell’Opera del Duomo che conserva la maggiore collezione al mondo di scultura del Medioevo e del Rinascimento fiorentino. 750 opere tra statue e rilievi in marmo, bronzo e argento, tra cui capolavori dei maggiori artisti del tempo: Michelangelo, Donatello, Arnolfo di Cambio, Lorenzo Ghiberti, Andrea Pisano, Antonio del Pollaiolo, Luca della Robbia Andrea del Verrocchio e molti altri ancora. Oltre 200 opere visibili per la prima volta al pubblico dopo il restauro, tra queste la Maddalena di Donatello, la Porta Nord di Lorenzo Ghiberti per il Battistero di Firenze e i ventisette pannelli ricamati in oro e sete policrome su disegno di Antonio del Pollaiolo. Nel nuovo Museo troveranno posto anche molte opere mai viste prima o conservate nei depositi per decenni, come le quindici statue trecentesche e quasi settanta frammenti della facciata medievale del Duomo.
L’Opera di Santa Maria del Fiore ha investito 45 milioni di euro di risorse proprie nella realizzazione del nuovo Museo. Direttore e autore del progetto museologico è Timothy Verdon, mentre il progetto architettonico è di Adolfo Natalini e Guicciardini & Magni architetti. La realizzazione del nuovo Museo dell’Opera del Duomo è parte di un programma di interventi, tra cui il restauro delle facciate esterne del Battistero che terminerà il 25 ottobre 2015, messi in campo dall’Opera in vista del V Convegno Ecclesiale Nazionale della Chiesa Italiana che si terrà a Firenze a novembre e che vedrà la visita di Papa Francesco.
Porta del Paradiso
Fondato nel 1881, negli ambienti trecenteschi dove Michelangelo scolpì il David, per raccogliere le opere eseguite nei secoli per i monumenti della Cattedrale di Firenze, lo storico Museo dell’Opera del Duomo presentava uno spazio insufficiente per ospitare la vasta collezione, di cui buona parte costituita da opere monumentali. Per questo nel 1997 l’Opera di Santa Maria del Fiore ha acquistato un grande fabbricato attiguo al museo. Dall’unione dei due edifici è nato il nuovo Museo dell’Opera del Duomo che dispone di quasi 6.000 metri quadri di superficie espositiva, più che raddoppiata rispetto al passato, e 25 sale su tre piani, alcune delle quali di enormi dimensioni. Il nuovo e spettacolare allestimento del museo è oggi finalmente in grado di valorizzare capolavori unici al mondo come la Pietà di Michelangelo, la Maddalena e i Profeti di Donatello, le Cantorie di Luca della Robbia e Donatello, le leggendarie Porta del Paradiso e la Porta Nord di Lorenzo Ghiberti del Battistero di Firenze.
Al centro del museo la spettacolare Sala dell’Antica facciata (36 metri x 20 x 20), dove su un lato è stato realizzato un colossale modello (in resina e polvere di marmo) in scala 1:1 dell’antica facciata del Duomo di Firenze realizzata da Arnolfo di Cambio a partire dal 1296, mai finita e distrutta nel 1587. Davanti a questa titanica quinta, ricostruita sulla base di un disegno cinquecentesco, saranno collocate 40 statue del Tre e primo Quattrocento originariamente realizzate per la facciata da artisti quali Arnolfo di Cambio, Donatello e Nanni di Banco.
Porta Sud di Andrea Pisano
Sul lato opposto della sala, la Porta del Paradiso (1425-52) chiamata così da Michelangelo “che tornerà a occupare una posizione frontale rispetto all’antica facciata del Duomo, ricostruendo un rapporto visivo e iconografico perso oltre 400 anni or sono”, afferma Timothy Verdon. Al suo fianco la celebre Porta Nord del Battistero di Firenze, e in futuro anche la Porta Sud di Andrea Pisano, che è stata restaurata dall’Opificio delle Pietre Dure (suo anche l’intervento sulla Maddalena di Donatello e altre opere della collezione) con dei risultati eccezionali al di là di ogni aspettativa: sotto lo sporco e le incrostazioni superficiali è riemersa la splendida doratura originale, ancora presente dopo sei secoli, nei rilievi scultorei delle 28 formelle, nelle testine di Profeti e Sibille e nel bellissimo fregio a motivi vegetali brulicante di piccoli animali. Il restauro e la realizzazione di una replica eseguita ad arte, che andrà a sostituire l’originale sul Battistero da gennaio 2016 (realizzata dalla Galleria Frilli di Firenze come fu per la Porta del Paradiso nel 1990), è stato finanziato con fondi privati messi a disposizione dalla stessa Opera e della Guild of the Dome Association, di cui fanno parte imprenditori di tutto il mondo. Questo ha permesso di restaurare la Porta Nord in un tempo eccezionalmente breve rispetto alla mole di lavoro e all’importanza dell’intervento.

lunedì 19 ottobre 2015

L'alba delle autonomie

Inaugurata venerdì 9 ottobre al Museo Leone di Vercelli, nella sede di Casa Alciati (via Verdi 30), la mostra L’alba delle autonomie, Statuti comunali piemontesi nelle collezioni della Biblioteca delle Regione Piemonte proseguirà fino all' 8 novembre 2015.
L’esposizione, curata e promossa dal Consiglio regionale del Piemonte in collaborazione con il Museo Leone, presenta al pubblico undici preziosi volumi di Statuti medievali.
Tra questi troviamo esposti nelle teche due manoscritti originali del 1200, miniati in oro, con legature in cuoio a cui è attaccata la catena che permetteva la pubblica consultazione. I due codici degli Statuti comunali, proprietà dell’Archivio storico della Città di Vercelli, risalgono rispettivamente al 1241 e al 1341. Il primo è fra i più antichi corpi statutari che possano vantare i Comuni italiani.
Provenienti dalla collezione della Biblioteca della Regione Piemonte a Torino sono gli altri nove volumi a stampa del Cinquecento: sono gli Statuti della città di Biandrate, Asti, Vercelli, Alessandria, Novara, Cuneo, Fossano, Novi Ligure.
La mostra è introdotta da dieci pannelli esplicativi – curati dal prof. Comba – che illustrano l’importanza dei primi Statuti comunali: essi regolavano in autonomia la vita della popolazione in ogni suo aspetto (doveri e libertà, giustizia, ambiente, sanità pubblica). L’esposizione è completata da un video in cui i maggiori esperti di Statuti medievali ne illustrano i diversi aspetti.
Orario: dal martedì al venerdì dalle 15 alle 17.30, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Ingresso libero.
Info: Museo Leone 0161.253204; web: www.museoleone.it; info@museoleone.it.

mercoledì 14 ottobre 2015

Riapre il Museo dell’Opera del Duomo a Firenze.

Sono circa 750 le opere d'arte che da giovedì 29 ottobre 2015 troveranno la loro definitiva collocazione all'interno del nuovo Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, restituendo alla città una tradizione lunga 720 anni che abbraccia - dai capolavori di Arnolfo Di Cambio a quelli del Verrocchio e Donatello - secoli di tradizione artistica medievale e rinascimentale fiorentina.
Statue, rilievi in marmo, bronzo, argento, originariamente realizzati per gli ambienti esterni ed interni delle strutture che sorgono davanti al Museo - il Battistero di San Giovanni, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore e il Campanile di Giotto - troveranno posto nelle 25 sale, distribuite su tre piani, di questo nuovo edificio. Uno spettacolare allestimento che mira a valorizzare capolavori unici al mondo, frutto di un restauro durato tre anni, molti originariamente concepiti per stare insieme, ma successivamente dispersi in attesa di una collocazione più ampia e definitiva.
Tornano a splendere la Maddalena di Donatello, la Porta del Paradiso e la Porta del Nord del Battistero, opera di Lorenzo Ghiberti, mentre l'antica facciata medievale del Duomo, realizzata da Arnolfo Di Cambio a partire dal 1296, ma distrutta nel 1586, verrà ricostruita a grandezza naturale (un colossale modello in resina) nella sala maggiore del museo. Ed è proprio questa facciata - con le sue 40 statue ricollocate nelle loro nicchie - il “gioiello” più atteso da monsignor Timothy Verdon, storico dell'arte e direttore della nuova struttura. «Firenze, città ricca di glorie antiche - spiega Verdon - ha bisogno di grandi iniziative moderne e il nuovo Museo dell'Opera, una struttura spettacolare di qualità mondiale, è la più importante iniziativa fiorentina degli ultimi anni».
Su un lato della sala del nuovo edificio sarà esposta la Porta del Paradiso che, come spiega Verdon, «tornerà a occupare una posizione frontale rispetto all'antica facciata, ricostruendo un rapporto visivo e iconografico perso oltre 400 anni fa». Ai suoi due lati si potrà ammirare la Porta Nord del Battistero – il cui restauro ha consentito il recupero, dopo sei secoli dalla sua realizzazione, dell'oro che ne ricopriva le sculture - e presto anche la Porta Sud di Andrea Pisano. Il percorso dello spettatore proseguirà al piano terra con le sale che accolgono la Maddalena penitente di Donatello - un'opera che sprigiona una grande forza, ma anche tenerezza e devozione attraverso lo sguardo e le mani congiunte in preghiera - e la Pietà di Michelangelo. All'interno della Galleria del Campanile di Giotto, tra le sedici statue a grandezza naturale, spiccano i Profeti di Donatello, Abacuc e Geremia, e i 54 rilievi scultorei originali che la adornavano. Nella Galleria delle Cantorie di Luca della Robbia e di Donatello si potranno, invece, osservare i due grandi pergami realizzati per il Duomo tra il 1431 e il 1439. Un museo nel museo sarà la Galleria, con i modelli lignei del Quattrocento, tra cui quello attribuito allo stesso artista fiorentino, materiali e attrezzi dell'epoca impiegati per la costruzione della Cupola, oltre alla maschera funebre del grande architetto. Fondata nel 1296 per realizzare il Duomo di Firenze l’Opera continua a portare avanti il suo impegno finalizzato alla conservazione e alla valorizzazione del suo straordinario patrimonio culturale. Il Museo dell'Opera del Duomo, fondato nel 1891, fa parte del sistema museale del Grande Museo del Duomo che racchiude il Duomo di Firenze, la Cupola di Brunelleschi, la Cripta di Santa Reparata, il Battistero di San Giovanni e il Campanile di Giotto. Un accordo artistico che il prossimo 29 ottobre tornerà a orbitare, con il suo spartito di arte, fede, storia, di fronte al suo pubblico, nella spettacolare piazza che rappresenta il cuore vibrante di Firenze.

martedì 29 settembre 2015

Tutti i genovesi del mondo, la grande espansione commerciale tra i secoli XI e XVI

Il registro notarile di Giovanni Scriba (1154-1164), il piu' antico del mondo, i trattati politici e commerciali con gli Stati del Mediterraneo o i libri della contabilita' della colonia di Caffa, da cui risulta, tra le altre, una spesa di rappresentanza effettuata per l'accoglienza prestata ad un ambasciatore straniero inviato nientemeno che da Vlad Tepes, voivoda di Valacchia, noto anche come Vlad Drakul, l'impalatore. Sono solo alcuni tra i rari e preziosi documenti del Medioevo genovese esposti nella mostra 'Tutti i genovesi del mondo, la grande espansione commerciale tra i secoli XI e XVI', organizzata all'Archivio di Stato diGenova in occasione del 70esimo anniversario della fondazione di Alce - Associazione Ligure per il Commercio Estero. La mostra, inserita dal ministero dei Beni Culturali tra le manifestazioni legate ad Expo Milano, sara' aperta gratuitamente al pubblico da giovedì 30 settembre al 5 dicembre 2015. 
Collocate in 17 bacheche e 2 tavoli, si possono ammirare 78 unita' documentarie, alcune delle quali restaurate grazie al progetto "Adotta un documento", avviato nel giugno del 2008 con il patrocinio di Alce. I documenti sono esposti secondo un criterio geografico per testimoniare come i genovesi siano stati in ogni parte del mondo allora conosciuto: in una sorta di viaggio immaginario, il visitatore salpa a bordo di una nave genovese che approda in Corsica, Sardegna, Sicilia, Egitto, Siria, Palestina, prosegue via terra fino in Persia, Cina e India, per poi visitare i territori dell'Impero bizantino (Costantinopoli, Mar Nero e Mare Egeo) e riprendere il mare lungo la Francia, la Spagna islamica e cristiana, il Portogallo e le Fiandre fino all'Inghilterra. Dai documenti emerge come nel Medioevo, in tutte le sue componenti sociali, dall'aristocrazia al piu' umile abitante, senza escludere le donne, Genova avesse nel commercio la ragione stessa della sua esistenza. L'espansione commerciale che porta i genovesi a dominare le rotte di collegamento tra l'Oriente e le Fiandre e' tracciata da accordi politici, trattati internazionali e atti notarili. Tra i documenti in mostra c'e' anche il trattato di pace tra i genovesi e il re di Maiorca, scritto in arabo interlineato in latino, in cui si legge che questi due popoli, per quanto di religioni diverse, chiamano Dio a testimone del fatto che il patto sara' rispettato. Durante il Medioevo i genovesi legano la propria fortuna allo sfruttamento delle proprie capacita' nei campi della navigazione, del commercio e del credito, aprono nuove vie di comunicazione, stringono accordi con altre potenze utilizzando preferibilmente i canali diplomatici ma anche la forza delle armi: conquistano, tra l'altro, l'isola di Chio, strategica per il monopolio dell'allume e oggi terra di sbarco per i migranti provenienti dal nord Africa.

mercoledì 23 settembre 2015

"Cosa nutre la vita", mostra a Gallarate (VA)

Il cibo dell’anima, nell’arte medievale, attraverso tre temi portanti. In occasione di Expo il Centro Culturale Tommaso Moro in collaborazione con il Decanato di Gallarate (VA) presenta la mostra “Cosa nutre la vita. Il cibo e l’arte sacra in Varesotto e Canton Ticino”, allestita nella suggestiva cornice della chiesa romanica di San Pietro, in piazza Libertà, pieno centro della città.
Realizzata col Centro culturale Massimiliano Kolbe di Varese (che l’ha presentata tra fine maggio e inizio giugno), curata da Paola Viotto, Francesca Urizzi, Sara Poretti e Laura Bonicalzi e con la produzione dello studio varesino Concreo di Andrea Benzoni, la mostra vuole approfondire le rappresentazioni del cibo nell’arte sacra del nostro territorio in età tardogotica.
In particolare, attraverso le tre sezioni che compongono i 20 pannelli del percorso espositivo, vengono presentate le iconografie della Madonna del Latte, dell’Ultima Cena e del Ciclo dei Mesi in quanto sono le più frequentemente attestate nel territorio insubrico. “
Se il cibo costituisce la metafora più efficace del bisogno che anima il cuore di ogni uomo, il cristianesimo che ha il suo baricentro nell’avvenimento dell’Incarnazione, in un Dio che si fa uomo e che attraverso la sua debolezza salva l’uomo offrendo se stesso, vero pane del cielo, rappresenta un’interessante prospettiva con cui confrontarsi. L’arte sacra ha sempre avuto una funzione innanzi tutto didattica prima che ornamentale e così se la Madonna del Latte, attraverso la tenera immagine di Gesù Bambino che sugge come ogni bambino dal seno della Vergine, vuol esprimere visivamente il mistero dell’Incarnazione, gli affreschi delle Ultime Cene vogliono ricordare l’istituzione dell’Eucaristia anticipando il tema della Passione. I cicli dei mesi infine, incardinando l’azione umana nel Tempo Divino, permettono al visitatore di accostarsi ad una concezione del valore e della dignità del lavoro assolutamente entusiasmante, quanto eccezionale: esso infatti diventa strumento e possibilità privilegiata per raggiungere il proprio compimento”.
La mostra sarà accompagnata anche da un incontro pubblico sul tema, che si terrà giovedi 1 ottobre 2015 ore 21 presso l’Aula Magna dell’Istituto Sacro Cuore (in via Bonomi 4 Gallarate). Tra i relatori, oltre all ‘arch. Laura Bonicalzi, una delle curatrici e al prof. Silvano Gomaraschi, vicepreside del locale Istituto professionale alberghiero, ci sarà anche il prof. Mons. Luca Bressan, Vicario episcopale nella diocesi di Milano per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione sociale .
La mostra sarà visitabile da mercoledi 23 settembre a domenica 4 ottobre 2015
da lunedi a venerdi: 16 – 19; 21 – 22.30
sabato e festivi: 10 – 12.30; 15 – 19; 21- 22.30

mercoledì 16 settembre 2015

“Piero della Francesca. Indagine su un mito” in mostra a Forlì (FC)

I Musei San Domenico di Forlì annunciano, dal 13 febbraio al 26 giugno 2016, la mostra “Piero della Francesca. Indagine su un mito”.
Va subito detto che una mostra come questa non si è mai realizzata.

A rendere possibile il sogno è intervenuto, con la direzione generale di Gianfranco Brunelli un comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci, nel quale figurano, tra gli altri, Frank Dabell, Guy Cogeval, Fernando Mazzocca, Paola Refice, Neville Rowley, Daniele Benati, Ulisse Tramonti, James Bradburne, Marco Antonio Bazzocchi, Luciano Cheles, e Maria Cristina Bandera e Giovanni Villa.
Impresa difficile quella proposta a Forlì. Perché il riunire un nucleo adeguato di opere di Piero, artista tanto sommo quanto “raro”, è già operazione complessa.
Riuscire poi a proporre un confronto di questo livello con i più grandi maestri del Rinascimento, da Domenico Veneziano, Beato Angelico, Paolo Uccello a Andrea del Castagno, tra gli altri, è operazione non semplice.
Così come è complesso il riuscire a documentare, riunendo sempre i veri capolavori, l’influsso di Piero sulla generazioni di artisti a lui successiva: Marco Zoppo, Francesco del Cossa, Luca Signorelli, Melozzo da Forlì e Antoniazzo Romano ma anche Giovanni Bellini e Antonello da Messina.

Ma questa mostra, che già così sarebbe un evento storico, si spinge oltre, indagando il mito di Piero quando esso rinasce, dopo i secoli dell’oblio, nel moderno, nei Macchiaioli, Borrani, Lega, Signorini, ad esempio. Ma soprattutto per il fascino che la sua pittura ha su molti artisti europei: da Johann Anton Ramboux o Charles Loyeux, fino alla fondamentale riscoperta inglese del primo Novecento, legata in particolare a Roger Fry, Duncan Grant e al Gruppo di Bloomsbury.
Poi gli echi pierfrancescani che risuonano in Degas, Seurat e Signac, nei percorsi del postimpressionismo, tra gli ultimi bagliori puristi di Puvis de Chavannes, le sperimentazioni metafisiche di Odilon Redon e, soprattutto, le vedute geometriche di Cézanne. La fortuna novecentesca dell’artista è affidata agli italiani Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli, Ferrazzi, Sironi confrontati con fondamentali artisti stranieri come Le Corbusier, Balthus e Edward Hopper che hanno consegnato l’eredità di Piero alla piena e universale modernità.
E’ l’affascinante rispecchiamento tra critica e arte, tra ricerca storiografica e produzione artistica nell’arco di più di cinque secoli a costituire il filo conduttore della mostra Piero della Francesca. Indagine su un mito. Dalla fortuna in vita - Luca Pacioli lo aveva definito “il monarca della pittura” - all’oblio, alla riscoperta.
L’eterna immobilità dei solidi umani di Piero, di questi volti appena sfiorati da un’ombra di passione continua ad eternare le sue figure, innalzandole al di sopra del caos, della mediocrità, in una pace sovrannaturale che ce le mostra ancora oggi come rivelazioni.
La mostra è organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì.

venerdì 11 settembre 2015

Acque della Lombardia medievale

Dall’Adda al Lambro, dal Ticino al Po. Un percorso per raccontare la vita quotidiana della Lombardia medievale. E' la mostra "Acque della Lombardia medievale" in programma da martedì 6 ottobre a mercoledì11 novembre 2015 alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Paesaggi e vie d’acqua in 12 pergamene risalenti al periodo tra il IX e l’XII secolo. Per la prima volta la Biblioteca Ambrosiana apre al pubblico il proprio caveau con una selezione di documenti medievali di alto valore storico. L’iniziativa, cura ta da Rita Pezzola e Federico Gallo, in collaborazione con il B.I.M. Bacino Imbrifero Montano dell’Adda e l’associazione culturale Ad Fontes, propone materiali unici come un documento imperiale col monogramma originale di Federico Barbarossa, una bolla pon tificia di Papa Alessandro III, o ancora una cartula convenientiae del 1116, mai esposta prima, che segnala l’ubicazione di un pozzo nelle adiacenze di Porta Ticinese a Milano
"Il bene prezioso dell'acqua - commenta il monsignor Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana - è sempre stato occasione di 'pace' e di 'guerra' tra gli uomini". Dai pozzi biblici di Abramo e Giacobbe agli accordi per il controllo delle rogge in Lombardia, tra Medioevo e Ottocento, passando attraverso il tema moderno del Diritto commerciale a solcare i mari. L'acqua come elemento essenziale per la vita dell'intera regione.
Il percorso espositivo, organizzato in sezioni tematiche, presenta un lungo viaggio che dalla Valtellina segue l’intero corso dell’Adda per poi proseguire lungo il lago di Como, e da qui il Lambro e il Ticino fino al Po. Al centro il possesso delle acque e il diritto di navigabilità.
Orari: Martedì - Domenica 10,00 - 18,00
Veneranda Biblioteca Ambrosiana
Piazza Pio XI, 2 20123 Milano, Italia 
tel: +3902806921

lunedì 7 settembre 2015

Il Medioevo al Castello di Piombino (LI)

Il Castello di Piombino (LI)
Prosegue anche a settembre al Museo del Castello e delle ceramiche medievali di Piombino l'esposizione di riproduzioni di età medievale di oggetti che raccontano sia la vita quotidiana (cucina, arredi, carrucole, carretti etc.) che il lavoro del fabbro, del carpentiere e dello scalpellino, nonché alcune armi.
L’allestimento inizia già dall'area esterna del Museo e prosegue all'interno, includendo anche le celle carcerarie situate al piano terreno. “La fabbrica del ferro” è il nome scelto per questo suggestivo allestimento che vuole raccontare ai visitatori storie di vita quotidiana in un castello medievale.
Inoltre, fino al 13 settembre 2015 tutti i mercoledì e venerdì, il fabbro artigiano Fabio Gonnella sarà presente al Castello per mostrare ai visitatori come si coniavano le monete nel Medioevo, dare spiegazioni sugli oggetti in mostra e svelare i segreti del suo antico mestiere.
Sino alla fine di settembre, tutti martedì e i giovedì, sarà invece possibile vedere il fabbro all'opera al Parco archeominerario di San Silvestro a Campiglia.
Durante queste giornate i visitatori potranno scoprire come una barra di metallo veniva trasformata in armi o utensili in una “Bottega del Fabbro” appositamente ricostruita nella splendida cornice di Rocca San Silvestro.
In entrambi i casi la visita e l’attività sperimentale sono comprese nel biglietto d'ingresso (gratuite per i possessori di parcheocard residenti).
Info e prenotazioni: tel. 0565 226445.