domenica 26 luglio 2020

Venticinque anni di Giostra Cavalleresca di Sulmona nei costumi in mostra al Museo civico

I costumi indossati da regine, dame e nobili di Borghi e Sestieri nei venticinque anni di Giostra cavalleresca di Sulmona, da domenica 26 luglio fino a domenica 23 agosto 2020, sono esposti in una mostra inaugurata nelle sale del Museo Civico a palazzo dell’Annunziata. Al taglio del nastro sono intervenuti il presidente dell’associazione Giostra, Maurizio Antonini e il sindaco, Annamaria Casini. “Questa mostra è occasione per fare ammirare più da vicino gli splendori degli abiti indossati dai figuranti nel corteo storico della Giostra – ha spiegato Alessandro Pischedda, stilista e ideatore della maggior parte degli abiti esposti -. I costumi sono tutti realizzati a mano, grazie all’abilità e alla maestria della sartoria della Giostra. C’è una grande cura per i dettagli, per ricami realizzati con perle, fili e pietre preziose: tutto è frutto di artigianato artistico.
Sono una trentina gli abiti in mostra, tutti di epoca rinascimentale, Il Rinascimento rappresentò un’epoca di ripresa dopo il Medioevo: ci si augura che sia di auspicio per il momento storico che stiamo vivendo oggi”. Per confezionare questi abiti occorre un lavoro certosino di circa tre mesi. “Si parte dal bozzetto, che strada facendo può essere anche modificato – ha precisato Pischedda – poi, prima di porre mano alla confezione, vanno cercati con cura tutti i materiali occorrenti per creare il vestito”.

domenica 19 luglio 2020

Italia e Francia intorno all’Anno Mille

Fotografia, arte contemporanea e artigianato artistico s’incontrano a Palazzo Ferrero al Piazzo nella mostra «Transizioni» che dal 18 luglio al 20 settembre 2020 propone un tris di mostre. Promotrici dell’iniziativa sono le realtà che hanno sede nel palazzo (Upb Educa, Stilelibero, galleria BiBox e Fatti ad Arte) e che in questo periodo di ripresa delle attività culturali hanno scelto di unire le forze e di dare un segnale di ripartenza, grazie anche al sostegno della Fondazione Crb.
In particolare «Italia e Francia intorno all’Anno Mille» presenta scatti di Fabrizio Lava, accostati a testi di Alberto Zola, che raccontano il Medioevo e i luoghi di Arduino e Guglielmo: Ivrea, ma anche Vercelli, Cuorgnè, la rocca di Sparone, la Sacra di San Michele in valle di Susa, Digione, Cluny e la sua Abbazia in Borgogna, il Gesiun di Piverone, Settimo Vittone e la chiesa di San Lorenzo, l’Abbazia di Fruttuaria a San Benigno Canavese e molto altro.
Visite al sabato e alla domenica dalle 10 alle 19, dall’11 al 14 e dal 18 al 21 agosto dalle 15 alle 19. Biglietto: 5 euro intero e 4 ridotto.

martedì 7 luglio 2020

Storie di immagini dipinte

In mostra a Pazzo Pitti "Storie di immagini dipinte" dal 24 giugno al 4 ottobre 2020.
Un tesoro di sapere, arte e devozione, prima rubato e poi ritrovato: sono libri antichi e preziosi come il minuscolo Ufficio dei Morti appartenuto a Papa Leone X de’ Medici, i grandissimi corali, le pergamene finemente illustrate e decorate dai alcuni dei più grandi maestri del Medioevo e del Rinascimento. La mostra “Storie di pagine dipinte. Miniature recuperate dai Carabinieri” organizzata dalle Gallerie degli Uffizi comprende circa quaranta opere, recuperate dopo il furto da questo speciale comando dell’Arma. I manoscritti e le singole pagine miniate in mostra attraversano la grande stagione di produzione libraria dell’Italia centrale dal Duecento al Cinquecento: provengono da Castelfiorentino, Colle di Val d’Elsa, Firenze, Perugia e Pistoia, e le miniature sono opera di artisti importantissimi come il Maestro di Sant’Alessio in Bigiano, che malgrado sia ancora anonimo era a capo della bottega più attiva in Toscana nell’ultimo quarto del XIII secolo; Pacino di Buonaguida (uno dei primi e più dotati tra i seguaci di Giotto); fino ad Attavante degli Attavanti e Gherardo e Monte di Giovanni, illustratori di libri di fama internazionale ai tempi di Lorenzo il Magnifico.
La bellezza e il pregio delle opere esposte non è la sola attrazione di questa mostra: la sua spettacolarità sta nella storia dei furti e dei recuperi di cui è protagonista ogni volume, ogni singola pagina, ogni miniatura ritagliata. Tra queste i corali provenienti dal convento dei Minori Osservanti di San Lucchese a Poggibonsi, oggetto di ben due furti, negli anni Trenta del ‘900 e poi di nuovo nel 1982; gli oltre venti volumi dell’abbazia benedettina di Montemorcino in Umbria che, trasferiti nell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore ad Asciano, vennero rubati nel 1975; l’Ufficio dei Morti di Leone X de’ Medici, prezioso ed elegante come si conveniva a quel papa, raffinato intellettuale. La rassegna non esclude le opere sfregiate, le pagine da cui sono state ritagliate le miniature, i fogli strappati dai codici, ed è quindi un’occasione per pensare al furto di questi manufatti non solo come a una sottrazione di un bene comune, ma come una violenza che va dritta al cuore della nostra cultura e che attacca i testi, la nostra lingua, le pitture che la accompagnavano.
La realizzazione della mostra è dovuta a storici dell’arte, specializzandi e dottorandi di Storia della Miniatura all’Università degli Studi di Firenze, sotto la guida della professoressa Sonia Chiodo, una dei massimi esperti della materia. Particolarmente in un campo complesso come lo studio dei volumi (codicologia) e delle loro decorazioni, è indispensabile che il lavoro anti crimine dei Carabinieri si avvalga di precise competenze specialistiche, come in questo caso: ogni miniatura o libro antico recuperato deve poter essere ricondotto al contesto di appartenenza, ed è in questo ambito che un drappello di giovani studiosi ha costruito l’esposizione di Palazzo Pitti. E la concretezza, l’importanza dei risultati da loro raggiunti non saranno legate soltanto all’occasione temporanea della mostra: il loro lavoro include infatti il censimento di tutte le mancanze in modo da mettere a disposizione della Banca Dati dei Carabinieri una messe di informazioni aggiornate, essenziali alle investigazioni in corso e a quelle future.
Storie di pagine dipinte ha anche un particolare corredo infografico: sette disegni della nota illustratrice Vanna Vinci, resi interattivi mediante una tecnologia touch, che presentano ai visitatori, in modo chiaro e accattivante, i luoghi e i protagonisti delle storie che la mostra ricostruisce: copisti, miniatori, religiosi e, da ultimo, i ladri e le forze dell’ordine.
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giovedì 2 luglio 2020

L’anatomia dal Medioevo a Leonardo da Vinci

L’anatomia dal Medioevo a Leonardo da Vinci, curata da Paola Salvi – presenta, nella sala Federiciana della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, una selezione di volumi, tutti parte del ricchissimo catalogo della Biblioteca Ambrosiana, che consente di tracciare per tappe significative il percorso degli studi di medicina e anatomia dall’inizio del millennio all’epoca in cui fu attivo Leonardo da Vinci.
Fino al 6 settembre 2020 la Sala Federiciana ospiterà una selezione di 16 disegni di Leonardo dal Codice Atlantico. La prima sezione, costituita da 8 fogli e curata dalla Prof.ssa Paola Salvi, sarà dedicata agli studi di anatomia di Leonardo. Tra questi vi sono il celebre f. 327 verso, considerato un “manifesto” del metodo scientifico leonardiano e il f. 834 r, incentrato sulla costruzione di un’ala meccanica che riprende nella forma e nell’articolazione dei segmenti lo scheletro dell’ala naturale di uccello, a sua volta studiata in altri fogli con un criterio comparativo con l’arto umano.
Arricchisce l’esposizione una serie di volumi di argomento anatomico provenienti dai fondi della Biblioteca ed esposti nelle teche del mobile Bagatti Valsecchi. Una menzione particolare merita uno splendido manoscritto che riporta, tra gli altri testi, La Chirurgia di Albucasis e l’Anathomia del monaco cassinese Costantino l’Africano, le cui traduzioni fecero conoscere in Occidente le grandi opere della medicina araba. Esso contiene circa 200 illustrazioni di strumenti chirurgici, molti dei quali disegnati dall’autore.
Nella seconda sezione, sarà possibile ammirare otto disegni del Codice Atlantico dedicati a studi di meccanismi di orologio: Leonardo era affascinato dal potenziale dei meccanismi di orologeria, non solo per capire il funzionamento degli stessi, ma anche per adattare i loro ingranaggi automatici ad altri apparecchi meccanici. Tra i disegni selezionati spicca il celebre f. 1111 v, dove Leonardo riproduce i meccanismi dell’orologio dell’Abbazia di Chiaravalle.

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