giovedì 26 novembre 2020

Il Santo Stefano di Giotto al Museo Horne di Firenze

Sabato 28 novembre 2020
alle ore 16,00 e alle 17,00 primo appuntamento con "Parliamo d'Arte" del Museo Horne di Firenze.
L'argomento di questo appuntamento è "Il Santo Stefano di Giotto".
Il Museo Horne organizza un calendario di conversazioni online per esplorare i suoi capolavori. 
In questo momento complesso il museo offre l’opportunità di mantenere una relazione con l’arte e con le persone.
Parliamo d’arte, è rivolto a tutti gli amanti dell’arte e della storia, ma anche a chi desideri conoscere il patrimonio culturale che è memoria del nostro passato.
Gli incontri sono fruibili gratuitamente tramite piattaforma Zoom, la prenotazione obbligatoria.
Per partecipare all’incontro è necessario REGISTRARSI QUI.
Il giorno dell’incontro i prenotati riceveranno un’email con le credenziali per accedere alla piattaforma, per partecipare basterà cliccare il link ricevuto. In alternativa sarà possibile accedere nella sezione “join a meeting” direttamente dal sito Zoom, inserendo il meeting ID ricevuto.

giovedì 19 novembre 2020

Al via i lavori del Monumento Fieschi al Museo Diocesano a Genova

Si avvicina un appuntamento online, come si conviene in tempi da contenimento e prevenzione dal Covid-19, venerdì 20 novembre 2020 alle ore 15:30 sulla Pagina Facebook del Museo Diocesano oppure su YouTube al link https://youtu.be/d4yVL9djXJg (streaming a cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi e de Il Cittadino di Genova) dal titolo “Rinasce un capolavoro. Il monumento Fieschi al Museo Diocesano”. Già da qui si intuisce l’intento di riscoperta dell’arte trecentesca e di valorizzazione della casata Fieschi come protagonista nella storia della città, nell’ambito di uno studio attento e in itinere promosso dall’Arcidiocesi di Genova e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo come maggior sostenitore,sponsor Coop Liguria, redatto nella sua veste finale da Paola Martini (Direzione del Museo Diocesano) con l’architetto Giovanni Tortelli (Studio Tortelli Frassoni) per la progettazione e l’allestimento museografico. Si avvale del supporto scientifico di Clario Di Fabio, uno  tra i più importanti studiosi del medioevo genovese e in particolare del Monumento Fieschi e di un comitato consultivo delle più autorevoli istituzioni culturali della città andando a ricreare un vero e proprio spazio apposito al Museo Diocesano di Genova, che cambierà dunque connotazione arricchendosi di un altro punto chiave nel percorso espositivo.  Un avvio lavori in questo periodo di chiusure che connota come il Museo Diocesano non si fermi e come riesca ad attrarre pubblici diversi attraverso apposite modalità comunicative, coaugulando dagli studiosi agli appassionati e del resto è stato anche uno dei primi ad aderire a Lilliput, progetto per rendere i poli museali della Liguria a misura di famiglie e di bambini.
Il monumento Fieschi era già stato allestito temporaneamente al Museo Diocesano con la direzione di Giulio Sommariva, attuale conservatore del Museo dell’Accademia Ligustica, ora, dopo ulteriori indagini, con la speranza di rievocarne il gigantismo e l’importanza nonostante la dispersione di molti frammenti architettonici, consci dell’avvincente sapore della conquista e di una sorta di “giallo” storico, si riescono a ritrovare ulteriori elementi all’estero o in collezioni private.
L’intento non è quello di una semplice riproposizione, che non sarebbe possibile con una ricostruzione archeologica completamente fedele, ma di restituire la centralità e l’emozione originaria, riparando anche a quella cancellazione della storia dell’influenza della casata Fieschi, dopo il colpo di Stato naufragato di Gianluigi Fieschi.
Questo evento, che sarà altresì trasmesso da emittenti televisive e rimarrà sul canale de Il Cittadino, vedrà alternarsi alla presenza di Sua Eccellenza Mons. Marco Tasca, Arcivescovo di Genova, Giovanni Toti, Presidente Regione Liguria, Ilaria Cavo, Assessore alla Cultura regionale, Marco Bucci, Sindaco di Genova, Barbara Grosso, Assessore alla Cultura del Comune di Genova, Nicoletta Viziano, ingegnere, Comitato di Gestione della Fondazione Compagnia di San Paolo per il versante istituzionale, mentre come relatori Paola Martini, Conservatore Museo Diocesano, responsabile del progetto, storica dell’arte, Gianluca Ameri, ricercatore di Storia dell’Arte Medievale presso l’Università degli Studi di Genova, Clario Di Fabio, docente di Storia dell’Arte Medievale dell’Università degli Studi di Genova, supporto scientifico del progetto, Giovanni Tortelli, architetto, progettazione e allestimento del progetto. Saranno presenti alla conferenza con dibattito moderato dalla giornalista Giulia CassiniManuela Salvitti, Architetto e Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Liguria, Massimo Bartoletti, Storico dell’arte, funzionario Soprintendenza della Liguria, Antonio Quarta, Ten.Col. Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
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sabato 7 novembre 2020

Torna ad Arezzo dopo il restauro un capolavoro di Pietro Lorenzetti

Dopo sei anni di restauro, torna a casa a Arezzo uno dei capolavori del Trecento, la Madonna con Bambino, santi, Annunciazione e Assunzione di Pietro Lorenzetti, meglio noto come il Polittico Tarlati dal nome del suo committente, il vescovo Guido Tarlati. Il polittico sarà quindi ricollocato nella Pieve di Santa Maria Assunta. Purtroppo, a causa dell’emergenza sanitaria, sono stati rinviati a data da destinarsi gli eventi programmati per il ritorno dell’opera. Si conclude ad ogni modo un importante lavoro di pulitura, consolidamento e messa in sicurezza che restituisce uno dei capolavori indiscussi dell’arte medievale.
Si tratta di una tempera su tavola fondo oro realizzata tra il 1320 e il 1324. Lo documenta il contratto stipulato il 17 aprile 1320, con il quale il vescovo Guido Tarlati impegna il maestro senese, chiedendogli espressamente di dipingere figure bellissime con colori pregiati, in campi dorati con oro da cento fogli a fiorino. Il documento, che testimonia la relazione opera-artista-committente, impone al pittore di impegnarsi senza interruzioni e senza assumere altre committenze fino al raggiungimento della perfezione dell’opera e specifica che spetta al vescovo Guido e ai canonici della Pieve approvare la tavola finita (pattuita per centosessanta lire pisane). Pietro Lorenzetti raggiunse veramente la perfezione: il dipinto piacque alla committenza e fu collocato sull’altare maggiore della Pieve, dove ora verrà ricollocato.

giovedì 5 novembre 2020

Chiusura temporanea della mostra “I Segreti della Vercelli Medievale”

Il Dpcm del 4 novembre 2020 “chiude” temporaneamente anche la mostra “I Segreti della Vercelli Medievale”, inaugurata il 30 ottobre a Vercelli in “Arca”, ex chiesa di San Marco.
La mostra è organizzata dalla Città di Vercelli insieme all’Arcidiocesi ed espone alcuni dei tesori documentali medievali; pergamene, codici, editti, custoditi presso l’Archivio Storico e Biblioteca del Comune di Vercelli, l’Archivio Storico Diocesano, la Biblioteca Diocesana Agnesiana, la Fondazione Museo del Tesoro del Duomo, il Museo Leone e l’Archivio di Stato.
Arca tornerà ad esporre “I Segreti della Vercelli Medievale” quando cesseranno le misure anti contagio attualmente in atto.

sabato 31 ottobre 2020

Ritratti d'oro e d'argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia

Oggetti di fede vissuta, testimonianze storico artistiche di indubbio valore. Sono i circa trenta busti reliquiario che da venerdì 4 dicembre 2020 a lunedì 12 aprile 2021 saranno esposti a Palazzo Madama di Torino nell’ambito della mostra Ritratti d’oro e d’argento. Manufatti realizzati dal Duecento al primo Cinquecento, provenienti dagli armadi delle sagrestie o dai tesori delle chiese delle diocesi del Piemonte e d'oltralpe, lontani dai circuiti turistici, e raffiguranti santi legati alle devozioni del territorio.

Una produzione tipicamente medievale, particolarmente fiorente nel territorio della Savoia, una zona di frontiera, divisa oggi tra Italia, Francia e Svizzera. Lo documentano gli inventari dei monasteri e dei castelli o i necrologi delle cattedrali: attestano una produzione di ritratti in argento dorato e rame, ideati fin dall’XI secolo per conservare le reliquie del cranio degli "eroi della fede". Dall’esigenza di censire questi capolavori di oreficeria sopravvissuti ai secoli, nasce l’idea dell’esposizione torinese. Oggetti spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti, in cui convivono il gusto per il ritratto di tradizione classica, il culto e le pratiche devozionali.
In rassegna sono esposti i santi più amati dalla tradizione locale: san Giovenale di Fossano, san Bernardo di Aosta, san Teobaldo di Alba, tutte figure a cui le comunità sono legatissime da secoli: “si tratta di oggetti che ancora oggi sono portati in processione. Molti di questi giungono in mostra con le reliquie all’interno”. Un aspetto che le rende straordinarie. “Il fedele che si rivolgeva a queste immagini – continua Simonetta Castronovo, curatrice della mostra - era consapevole di non rivolgersi solo a busti ritratti. La presenza delle reliquie infatti ha da sempre reso tali oggetti unici, favorendo l’elevazione spirituale di chi le contemplava”.
La mostra di Torino offre al visitatore vari esempi di questa produzione artistica. La più antica è la gotica e sorridente santa Felicola dell’abbazia di Sainte-Marie d’Aulps,  evocante la statuaria delle cattedrali della Francia settentrionale ai tempi di Filippo il Bello. Marcato il linearismo di derivazione fiamminga nel busto ligneo cinquecentesco della santa Margherita del Musée d’art et d’histoire di Ginevra. Volti cesellati da artisti di varia estrazione culturale si avvicendano lungo il percorso: dalle forme idealizzate del gotico e tardogotico al naturalismo quattrocentesco. Fonte di ispirazione per molti orafi furono i busti di età romana.  A Palazzo Madama sarà esposto quello argenteo di Giove, riconducibile al II-III secolo dopo Cristo, proveniente dal Museo Archeologico Regionale di Aosta. L’esposizione nasce da un’iniziativa condivisa con i musei facenti parte della rete internazionale Art Médiéval dans les Alpes, che dal 2001 lavora alla promozione del patrimonio artistico alpino con il coinvolgimento di musei italiani, francesi e svizzeri. “Ritratti d’oro e d’argento” è infatti solo una tappa della serie di mostre che contemporaneamente avranno luogo sui due versanti delle Alpi.

venerdì 23 ottobre 2020

I segreti della Vercelli medievale

"I segreti della Vercelli medievale", in programma nell’ex chiesa di San Marco dal 31 ottobre 2020 al 6 gennaio 2021.
In mostra quaranta testimonianze di quella che fu Vercelli durante il Medioevo, trenta delle quali di proprietà ecclesiastiche (ventitré del Capitolo e sette delle Diocesi). Si tratta di documenti fondamentali, alcuni dei quali esposti per la prima volta come il Fondo Avogadro del 1384 o il Protocollo Passardo del 1361.
Inoltre il curatore Daniele De Luca ha aggiunto oggetti riguardanti l’architettura e si è basato sui video di Alessandro Barbero. Quattro ambientazioni, ciascuna facilmente distinguibile per i setti di separazione e per l’elastica e progressiva cromia degli spazi, rappresentano un ideale periodo temporale, caratterizzato da precisi tematismi, che va dal IX al XIV secolo. 
La visita si concluderà con la maestosità di immagini suggestive riproducenti i quattro Crocifissi medievali (Vercelli, Pavia, Casale e Milano), di grande richiamo visivo e spirituale grazie alle pietre e ai metalli preziosi di cui sono composti. Sono i quattro Crocifissi che il sindaco Corsaro vorrebbe riunire per una futura mostra, magari già il prossimo anno.  
All’iniziativa culturale in Arca, parteciperanno anche i musei vercellesi: Leone, Borgogna e Tesoro del Duomo. L’altra intenzione è quella di aprire al pubblico i palazzi storici come Centoris, Tizzoni e la Torre dell’Angelo, al fine di garantire la massima conoscenza delle testimonianze del passato medievale della Città. A causa delle restrizioni anti Covid-19 l’ingresso alla mostra va obbligatoriamente prenotato a eventi@comune.vercelli.it.

 

sabato 17 ottobre 2020

"Mantegna ritrovato" al Museo Poldi Pezzoli

Dal 15 ottobre 2020 viene esposto nuovamente al pubblico uno dei capolavori del Museo Poldi Pezzoli finalmente “recuperato”: la Madonna col Bambino di Andrea Mantegna,
un dipinto tempera su tela (43x35 cm) di Andrea Mantegna, databile al 1490-1500 circa e conservato nel Museo Poldi Pezzoli di Milano.
La mostra-dossier, a cura del Museo Poldi Pezzoli e dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, allestita nel Salone dell’Affresco, presenta l’opera raccontandone le diverse fasi del restauro – realizzato da Lucia Bresci, sotto la direzione di Cecilia Frosinini dell’Opificio delle Pietre Dure, in collaborazione con Andrea Di Lorenzo, conservatore del Museo Poldi Pezzoli – e le vicende collezionistiche.
Per questa importante operazione di tutela del nostro patrimonio è stato determinante il sostegno della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti Onlus. L’allestimento, realizzato da Unifor, su progetto di Luca Rolla e Alberto Bertini, presenta due stanze: la prima, introduttiva, con i pannelli esplicativi; la seconda, con protagonista l’opera di Mantegna. Una tenda cinge il tutto isolandolo dal resto del Museo e concentrando l’attenzione unicamente sul capolavoro.
Il restauro del capolavoro – dichiara Annalisa Zanni, direttore del Poldi Pezzoli – è stato un lungo lavoro di squadra, anche grazie al Club del Restauro del Museo, che ha visto restauratori, storici dell’arte, ma anche filosofi, dibattere a lungo sulle modalità di intervento da effettuare per restituire all’opera l’identità conferitale dal suo creatore, prima degli interventi di Giuseppe Molteni che l’avevano resa diversa ma sicuramente amata e riconoscibile a tutti, una vera e propria ‘icona pop’. Questo non sarebbe stato possibile senza la riconosciuta professionalità dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e la sensibilità della Marchesa Giovanna Sacchetti, generosa e attenta mecenate”.
Arricchisce l’esposizione un video che racconta le diverse fasi di lavorazione intraprese durante l’intervento di restauro, oltre a una brochure di approfondimento con testi di Roberto Bellucci, Lucia Bresci, Andrea Di Lorenzo e Cecilia Frosinini.

mercoledì 14 ottobre 2020

Inaugurazione del nuovo polo culturale “EmozionArti” del Comune di Minervino Murge (BT)

S
arà inaugurato giovedì 15 ottobre 2020 alle ore 10,00 presso il Palazzo Comunale di Minervino Mirge (BT) il nuovo polo culturale “EmozionArti” del Comune di Minervino Murge (BT). Le antiche stanze della zona medievale del nostro castello di origini normanne saranno adibite a luoghi della cultura, della conoscenza, del sapere, dell’arte a disposizione di tutti i cittadini. Al già presente Museo Archeologico “D’Aloja” ospitato nelle sale al piano terra, vengono aggiunte, nel corpo sul piano soprastante, la Biblioteca Comunale “Barbera”, trasferita dalla precedente sede privata di Corso De Gasperi, e la nuova pinacoteca comunale “Roccotelli”.
Libri, pitture e sculture insieme per dare alla lettura, allo studio, alla ricerca un contesto tutto speciale fatto di colore, arte, paesaggio, luce. Noi di Minervino Live abbiamo avuto il privilegio speciale da parte dell’Amministrazione di visitare in anteprima il nuovo sito culturale ristrutturato. Le aule che fino a qualche anno fa ospitavano gli uffici e il tribunale del Giudice di Pace, sono state adeguate per ospitare i libri del fondo comunale e le opere d’arte donate alla comunità cittadina dall’artista minervinese Michele Roccotelli, in un' integrazione tra pinacoteca e biblioteca. Si tratta di un vero e proprio percorso che partendo dalla maestosa scalinata che succede il museo ti accompagna nel cuore del castello dove ammirare tra androni, stanze, torri e corridoi, le tele e le sculture del Roccotelli con lo sguardo sempre teso sul territorio, immergendosi nei testi dei libri conservati, su postazioni multimediali allestite, con lo sfondo dei paesaggi incantevoli mostrati dalle finestre nel “nido d’aquila”, come definì la sua dimora arroccata sulla Murgia uno dei primi abitanti di questo luogo, il principe Giovanni Pipino.  
Le stanze che diedero alla luce la regina d’Italia Isabella Del Balzo, che divennero rifugio per il Cavalier Bayard, che furono da casa d’infanzia per il papa Innocenzo XII, oggi diventano la casa di tutti, la casa della cultura, un luogo per “EmozionArti”.
L’evento inaugurale organizzato dalla Sindaca, prof.ssa Maria Laura Mancini, dall’Amministrazione Comunale e il contributo dell’azienda Sangalli Ambiente, avrà luogo alla presenza del prefetto della BAT, dott. Mauzio Valiante, ospite d’onore il principe don Marzio Pignatelli, gli interventi di Bianca Tragni, Lino Patruno, Yvonne Carbonaro, Rita Ceci. Nel corso dell’inaugurazione della nuova sede della Biblioteca Comunale “Luigi Barbera” e della Pinacoteca Comunale “Michele Roccotelli”, sarà presentato il libro “La camera delle meraviglie” a cura di Rita Ceci e dello stesso autore. Saranno inoltre sorteggiate le opere che faranno parte di un concorso social dedicato ai lettori del libro.

domenica 4 ottobre 2020

Riapre la sala di San Pier Scheraggio agli Uffizi

Agli Uffizi apre al pubblico dopo restauri la sala con gli scavi della Chiesa di San Pier Scheraggio, luogo di culto che nel ‘500 venne inglobato nel complesso vasariano e che adesso per la festa di San Francesco d’Assisi (la morte fu il 3 ottobre 1226) rientra nel percorso di visita. Si potrà “camminare” sugli scavi sopra un pavimento di cristallo e ammirare un affresco del ‘300 che raffigura il Santo opera di artista ignoto. L’omaggio a San Francesco continua sul sito web del museo con una mostra virtuale. Spiega il direttore Eike Schmidt: “Aprire San Pier Scheraggio è evento denso di significati se si pensa al ruolo di spazio civico che ebbe in epoca medievale. Ed è importante che dopo quasi due decenni torni visibile l’affresco con San Francesco, antica immagine del santo nazionale, in un’istituzione statale come gli Uffizi. Per celebrare la festa del santo gli dedichiamo anche una mostra virtuale, occasione per ripensare al valore universale del suo messaggio di amore per il Creato”. San Pier Scheraggio fu riferimento religioso e civile della Firenze medievale, lo stesso Dante Alighieri vi parlò in pubblico nel 1300.

venerdì 18 settembre 2020

Il bacino ceramico dell'Abbazia di Santa Maria di Lucedio

Sarà presentato al pubblico sabato 26 settembre 2020 alle ore 17,00 nel corso di una breve cerimonia che si terrà presso la Sala d’Ercole del Museo Leone di Vercelli, il bacino ceramico di origine medievale proveniente dalla torre campanaria della abbazia di Santa Maria di Lucedio, dove si trovava murato fino al 2007, quando, nel corso dei restauri del complesso abbaziale fu asportato per essere custodito in sicurezza presso la sede dell’amministrazione provinciale, proprietaria del bene.
Nel corso dell’estate 2020, attraverso un accordo concretizzatosi in una convenzione di deposito con il Museo Leone e la Soprintendenza, la Provincia ha affidato la conservazione e la valorizzazione del prezioso reperto proprio al Museo Leone, da oltre un secolo custode e promotore delle memorie storiche e archeologiche del territorio vercellese.

Il bacino, termine che identifica un recipiente in ceramica usato come elemento decorativo sulle superfici esterne di edifici (soprattutto religiosi, ma anche civili) è uno dei quattro esemplari (di cui oggi solo due conosciuti) murati ciascuno su un diverso lato della torre campanaria. Quello depositato al Leone, già oggetto di un primo consolidamento dopo il distacco, è un piatto circolare decorato nel cavo da un quadrato e dipinto in verde e giallo. Non è caratteristico delle produzioni locali o piemontesi e trova rimandi in tipologie geograficamente lontane come la griffata orientale o l’arcaica tirrenica, con le quali si riscontrano analogie anche per il motivo decorativo. La sua datazione non è certa ma compatibile con la costruzione del campanile, quindi nel secondo – terzo decennio del 1200.
L’esposizione è stata decisa in collaborazione dal Museo Leone (custode del bene), dalla Provincia di Vercelli (ente proprietario) e dalla Delegazione FAI di Vercelli il cui Gruppo Giovani da due anni a questa parte organizza, in convenzione con la Provincia di Vercelli, le viste accompagnate al campanile di Lucedio.
Accanto al bacile verranno esposte anche tre formelle in pietra arenaria (sempre di proprietà della Provincia e sempre in deposito presso il Museo Leone) che rispettivamente rappresentano:

  • una raffigurazione dell’Agnus Dei
  • un falconiere a cavallo
  • uno stemma gentilizio forse raffigurante l’antico stemma della città di Trino.

Una trentina di anni fa (intorno agli anni Novanta del ‘900), le formelle furono rimosse dalla loro collocazione dopo un tentativo di furto e quindi restaurate nel laboratorio della Soprintendenza. Erano murate anch’esse nel campanile della chiesa di Lucedio, nel vano al piano terreno, in un allestimento di tipo antiquario che risaliva alla riedificazione seicentesca della chiesa.                                   
Una prima interpretazione critica ne propone la datazione entro la prima metà del Quattrocento a testimoniare la stagione tardogotica di arredo dell’edificio. Una diversa lettura ne mette invece in evidenza i rapporti con la cultura dei tempi di Federico II, anticipandone la datazione al pieno medio evo (1240 – 1250).

Completeranno l’esposizione alcune ceramiche di ambito medievale appartenenti alle collezioni di Camillo Leone e alcuni volumi illustrati provenienti dalla biblioteca antica del notaio vercellese, attraverso i quali si cercherà di ritrovare, per confronto, le suggestioni della cultura figurativa che informa i reperti provenienti da Lucedio.

L’esposizione sarà visitabile, da sabato 26 settembre a domenica 4 ottobre 2020 compresa, nei consueti orari apertura del Museo Leone, dal martedì al venerdì dalle 15 alle 17.30 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. L’ingresso all’esposizione è libero previo il rispetto delle norme anti Covid vigenti. A questo scopo il personale di sala del Museo Leone fornirà tutte le indicazioni necessarie e vigilerà sul rispetto dei protocolli.

martedì 1 settembre 2020

Riapre il Museo dell'Opera del Duomo a Firenze

Da mercoledì 2 settembre 2020 riaprirà al pubblico tutti i giorni il Museo dell’Opera del Duomo a Firenze. Dopo la chiusura per l’emergenza Covid 19, da maggio scorso l’Opera di Santa Maria del Fiore ha riaperto gradualmente i suoi monumenti a partire dalla Cupola del Brunelleschi e il Campanile di Giotto, il Duomo e il Battistero. La decisione di riaprire tutti i giorni anche il Museo arriva dopo che nel mese di luglio e soprattutto agosto il numero dei turisti che hanno scelto di visitare i monumenti del Duomo di Firenze è cresciuto. Si tratta per la maggior parte di turisti italiani. Anche se si è ancora lontani dall’avere il numero dei visitatori precedenti al lockdown, ci sono i segnali di una ripresa graduale del turismo duramente colpito dall’emergenza Covid.
Il Museo dell’Opera del Duomo a Firenze, fino al 2019 uno dei musei più visitati in Italia con i suoi circa 800 mila visitatori l’anno, presenta in uno spettacolare allestimento una delle collezioni più importanti al mondo di scultura del Medioevo e del Rinascimento. 750 opere tra statue e rilievi di marmo, bronzo e argento, tra cui capolavori dei maggiori artisti del tempo: Michelangelo, Donatello, Arnolfo di Cambio, Lorenzo Ghiberti, Andrea Pisano, Antonio del Pollaiolo, Luca della Robbia Andrea del Verrocchio e molti altri ancora.
Al via anche le visite guidate speciali “Emozioni al Museo” che nascono dalla riflessione sul periodo d’isolamento passato durante il lockdown. La visita propone un’osservazione delle opere, ascoltando le emozioni che queste suscitano per poi esprimerle liberamente, in un reciproco scambio con le altre persone in visita, per far vivere un’esperienza diversa di incontro con l’arte, con noi stessi e con gli altri. Le visite guidate, rivolte a singoli o gruppi, sono gratuite, occorre acquistare solo il biglietto di ingresso al museo. Per le visite guidate, orari dei monumenti in dettaglio, acquisto dei biglietti, visitare il nuovo sito dell’Opera: https://duomo.firenze.it/it/scopri/museo-dell-opera-del-duomo.

venerdì 21 agosto 2020

Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna

RavennAntica arricchisce l’offerta culturale cittadina con il nuovo evento espositivo Tesori ritrovati. Il banchetto da Bisanzio a Ravenna, allestito presso il Museo Classis Ravenna
La mostra temporanea TESORI RITROVATI. IL BANCHETTO DA BISANZIO A RAVENNA, approfondisce il tema del banchetto tardoantico e presenta alcuni oggetti da mensa in argento scoperti a Cesena e nell’area archeologica dell’Antico Porto di Classe.
La narrazione prende avvio dalla documentazione del loro ritrovamento: nell’immaginario collettivo, il tema del tesoro nascosto e ritrovato per caso è al centro di numerosi rinvenimenti archeologici. In antico, molti occultamenti venivano fatti intenzionalmente per proteggere beni preziosi a fronte di una minaccia imminente (guerre, lotte civili, epidemie). Il sotterramento, nelle intenzioni di chi lo ha fatto doveva essere provvisorio e con la speranza del recupero. In realtà, come nel caso degli oggetti in mostra, spesso si rivela definitivo perché per molte ragioni non è stato possibile recuperarli: da qui il titolo Tesori ritrovati.
I ceti dirigenti della tarda antichità hanno molti modi per autorappresentarsi. Uno dei principali è commissionare oggetti preziosi ad artigiani specializzati. Un settore di grande prestigio è quello dell’argenteria: coppe, boccali, posate e grandi piatti sono tra gli oggetti più richiesti dalle aristocrazie. Spesso questi oggetti recano delle raffigurazioni di miti antichi o scene agresti e di banchetto. Il senso di queste rappresentazioni si giustifica nei modelli della loro committenza. Importanti personaggi vogliono comunicare il loro status symbol, le loro radici culturali. In molti casi si tratta di prodotti di alta qualità realizzati nei più importanti centri culturali dell’Impero.
La mostra, promossa e organizzata dalla Fondazione Parco Archeologico di Classe – RavennAntica, dal Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì – Cesena e Rimini, si inserisce perfettamente nel percorso espositivo del Classis Ravenna approfondendone alcuni aspetti: attraverso la selezione degli oggetti esposti, fornisce un focus ed una riflessione sulla ritualità del banchetto tardoantico. Inoltre, grazie al confronto tra i piatti provenienti dal Museo Archeologico di Cesena e il Tesoretto di Classe, composto da sette cucchiai e una patera, è possibile tracciare la storia e l’evoluzione del simposio, comprenderne la ritualità, valorizzando e mettendo in dialogo le diverse realtà museali del territorio, favorendo uno scambio di saperi e conoscenze sul nostro passato.
L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 20 settembre 2020 con i seguenti orari: tutti i giorni 10.00 – 19.00
Per informazioni: 0544 473717 oppure www.ravennantica.it.

sabato 15 agosto 2020

Nuovo allestimento permanente al Castello di Ossana (TN)

Al Castello di San Michele, a Ossana in Val di Sole, ha aperto un nuovo allestimento permanente dell’itinerario di visita curato dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento.
Il percorso espositivo offre uno sguardo inedito sulla vita all’interno del castello nei secoli a cavallo fra Medioevo e Rinascimento.
Una selezione di un centinaio di reperti esposti al pubblico per la prima volta, conduce il visitatore nelle affascinanti vicende storiche del castello e dell’intera vallata.
Il castello è visitabile nella stagione estiva fino al 6 settembre, ogni giorno con orario 10.00-12.30 e 14.00-18.30.
Per informazioni su orari e visite: 340 4183540, info@fondazionesanvigilio.it.
A partire da un primo nucleo sorto probabilmente fra il VI e l’VIII secolo, un vasto insediamento fortificato sorse sulla rupe di Ossana nel XII secolo, con la chiesa dedicata a San Michele – da cui il castello avrebbe tratto il nome – e un palazzo appartenente al principe vescovo di Trento.
Fu al principio del XV secolo che il castello assunse l’imponente forma attuale per iniziativa della famiglia Federici, titolare del feudo di Ossana e del governo delle miniere di ferro della vicina val di Pejo.
Abitato per tutto il Cinque e il Seicento, il complesso cadde poi in rovina fino al 1992, quando fu acquisito dalla Provincia autonoma di Trento, che ne avviò la messa in sicurezza e il restauro, concluso con la riapertura al pubblico nel 2014.
Oggi il Castello di San Michele è uno dei siti monumentali più importanti e visitati della val di Sole.
L’allestimento curato dalla Soprintendenza per i beni culturali rappresenta l’ultimo atto del recupero del monumento di proprietà della Provincia.
Coordinato dall’Ufficio beni architettonici con il decisivo apporto dell’Ufficio beni archeologici per quanto attiene ai reperti mobili, il nuovo percorso si articola in diverse tappe.
Due i temi caratterizzanti l’esposizione permanente ospitata nei locali della corte interna: le miniere di ferro e la vita materiale a cavallo fra XV e XVI secolo.
Delle miniere di ferro, il castello fu per almeno due secoli il principale centro amministrativo e di controllo. Il minerale, estratto dalle gallerie in quota sui versanti della val di Pejo, era trasportato a valle ove veniva sottoposto a un articolato processo di fusione e quindi alla lavorazione in fucina, dalla quale uscivano non solo oggetti finiti, ma soprattutto semilavorati da inviare sulle piazze commerciali tirolesi e italiane.

domenica 2 agosto 2020

Riapre il Museo Nazionale del Bargello

Con qualche cambiamento inedito, da martedì 4 agosto 2020, il Museo Nazionale del Bargello, a Firenze, riaprirà al pubblico e lo farà con una veste inedita. Mentre le sale espositive, con i capolavori di Donatello, Della Robbia, Verrocchio, Michelangelo, Benvenuto Cellini e Giambologna presenteranno inalterato il loro charme originale, la visuale del cortile interno del palazzo sorprenderà i visitatori.
Un ampio ponteggio velato segnala un importante e delicato lavoro di restauro e manutenzione dell’edificio avviato nelle scorse settimane: al fine di ottimizzare il prolungato periodo di chiusura al pubblico, contemporaneamente al rifacimento dei bagni, la direttrice Paola D’Agostino ha infatti avviato una revisione conservativa del cortile interno del museo, delle facciate esterne e della torre medievale. Sono fondamentali lavori di tutela e di messa in sicurezza di uno degli edifici più antichi e importanti di Firenze, finanziati dal Ministero per i beni, le attività culturali e per il turismo e programmati per svolgersi garantendo comunque l’apertura al pubblico del museo. Si è iniziato dal cortile, sfruttando al meglio la chiusura al pubblico per allestire tutti i ponteggi interni, poi si interverrà anche sulle facciate esterne del palazzo e sull’antica torre, in modo da operare, nel corso del prossimo anno, un ampio lavoro di restauro complessivo e di manutenzione di tutte le facciate del palazzo.

domenica 26 luglio 2020

Venticinque anni di Giostra Cavalleresca di Sulmona nei costumi in mostra al Museo civico

I costumi indossati da regine, dame e nobili di Borghi e Sestieri nei venticinque anni di Giostra cavalleresca di Sulmona, da domenica 26 luglio fino a domenica 23 agosto 2020, sono esposti in una mostra inaugurata nelle sale del Museo Civico a palazzo dell’Annunziata. Al taglio del nastro sono intervenuti il presidente dell’associazione Giostra, Maurizio Antonini e il sindaco, Annamaria Casini. “Questa mostra è occasione per fare ammirare più da vicino gli splendori degli abiti indossati dai figuranti nel corteo storico della Giostra – ha spiegato Alessandro Pischedda, stilista e ideatore della maggior parte degli abiti esposti -. I costumi sono tutti realizzati a mano, grazie all’abilità e alla maestria della sartoria della Giostra. C’è una grande cura per i dettagli, per ricami realizzati con perle, fili e pietre preziose: tutto è frutto di artigianato artistico.
Sono una trentina gli abiti in mostra, tutti di epoca rinascimentale, Il Rinascimento rappresentò un’epoca di ripresa dopo il Medioevo: ci si augura che sia di auspicio per il momento storico che stiamo vivendo oggi”. Per confezionare questi abiti occorre un lavoro certosino di circa tre mesi. “Si parte dal bozzetto, che strada facendo può essere anche modificato – ha precisato Pischedda – poi, prima di porre mano alla confezione, vanno cercati con cura tutti i materiali occorrenti per creare il vestito”.

domenica 19 luglio 2020

Italia e Francia intorno all’Anno Mille

Fotografia, arte contemporanea e artigianato artistico s’incontrano a Palazzo Ferrero al Piazzo nella mostra «Transizioni» che dal 18 luglio al 20 settembre 2020 propone un tris di mostre. Promotrici dell’iniziativa sono le realtà che hanno sede nel palazzo (Upb Educa, Stilelibero, galleria BiBox e Fatti ad Arte) e che in questo periodo di ripresa delle attività culturali hanno scelto di unire le forze e di dare un segnale di ripartenza, grazie anche al sostegno della Fondazione Crb.
In particolare «Italia e Francia intorno all’Anno Mille» presenta scatti di Fabrizio Lava, accostati a testi di Alberto Zola, che raccontano il Medioevo e i luoghi di Arduino e Guglielmo: Ivrea, ma anche Vercelli, Cuorgnè, la rocca di Sparone, la Sacra di San Michele in valle di Susa, Digione, Cluny e la sua Abbazia in Borgogna, il Gesiun di Piverone, Settimo Vittone e la chiesa di San Lorenzo, l’Abbazia di Fruttuaria a San Benigno Canavese e molto altro.
Visite al sabato e alla domenica dalle 10 alle 19, dall’11 al 14 e dal 18 al 21 agosto dalle 15 alle 19. Biglietto: 5 euro intero e 4 ridotto.

martedì 7 luglio 2020

Storie di immagini dipinte

In mostra a Pazzo Pitti "Storie di immagini dipinte" dal 24 giugno al 4 ottobre 2020.
Un tesoro di sapere, arte e devozione, prima rubato e poi ritrovato: sono libri antichi e preziosi come il minuscolo Ufficio dei Morti appartenuto a Papa Leone X de’ Medici, i grandissimi corali, le pergamene finemente illustrate e decorate dai alcuni dei più grandi maestri del Medioevo e del Rinascimento. La mostra “Storie di pagine dipinte. Miniature recuperate dai Carabinieri” organizzata dalle Gallerie degli Uffizi comprende circa quaranta opere, recuperate dopo il furto da questo speciale comando dell’Arma. I manoscritti e le singole pagine miniate in mostra attraversano la grande stagione di produzione libraria dell’Italia centrale dal Duecento al Cinquecento: provengono da Castelfiorentino, Colle di Val d’Elsa, Firenze, Perugia e Pistoia, e le miniature sono opera di artisti importantissimi come il Maestro di Sant’Alessio in Bigiano, che malgrado sia ancora anonimo era a capo della bottega più attiva in Toscana nell’ultimo quarto del XIII secolo; Pacino di Buonaguida (uno dei primi e più dotati tra i seguaci di Giotto); fino ad Attavante degli Attavanti e Gherardo e Monte di Giovanni, illustratori di libri di fama internazionale ai tempi di Lorenzo il Magnifico.
La bellezza e il pregio delle opere esposte non è la sola attrazione di questa mostra: la sua spettacolarità sta nella storia dei furti e dei recuperi di cui è protagonista ogni volume, ogni singola pagina, ogni miniatura ritagliata. Tra queste i corali provenienti dal convento dei Minori Osservanti di San Lucchese a Poggibonsi, oggetto di ben due furti, negli anni Trenta del ‘900 e poi di nuovo nel 1982; gli oltre venti volumi dell’abbazia benedettina di Montemorcino in Umbria che, trasferiti nell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore ad Asciano, vennero rubati nel 1975; l’Ufficio dei Morti di Leone X de’ Medici, prezioso ed elegante come si conveniva a quel papa, raffinato intellettuale. La rassegna non esclude le opere sfregiate, le pagine da cui sono state ritagliate le miniature, i fogli strappati dai codici, ed è quindi un’occasione per pensare al furto di questi manufatti non solo come a una sottrazione di un bene comune, ma come una violenza che va dritta al cuore della nostra cultura e che attacca i testi, la nostra lingua, le pitture che la accompagnavano.
La realizzazione della mostra è dovuta a storici dell’arte, specializzandi e dottorandi di Storia della Miniatura all’Università degli Studi di Firenze, sotto la guida della professoressa Sonia Chiodo, una dei massimi esperti della materia. Particolarmente in un campo complesso come lo studio dei volumi (codicologia) e delle loro decorazioni, è indispensabile che il lavoro anti crimine dei Carabinieri si avvalga di precise competenze specialistiche, come in questo caso: ogni miniatura o libro antico recuperato deve poter essere ricondotto al contesto di appartenenza, ed è in questo ambito che un drappello di giovani studiosi ha costruito l’esposizione di Palazzo Pitti. E la concretezza, l’importanza dei risultati da loro raggiunti non saranno legate soltanto all’occasione temporanea della mostra: il loro lavoro include infatti il censimento di tutte le mancanze in modo da mettere a disposizione della Banca Dati dei Carabinieri una messe di informazioni aggiornate, essenziali alle investigazioni in corso e a quelle future.
Storie di pagine dipinte ha anche un particolare corredo infografico: sette disegni della nota illustratrice Vanna Vinci, resi interattivi mediante una tecnologia touch, che presentano ai visitatori, in modo chiaro e accattivante, i luoghi e i protagonisti delle storie che la mostra ricostruisce: copisti, miniatori, religiosi e, da ultimo, i ladri e le forze dell’ordine.
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giovedì 2 luglio 2020

L’anatomia dal Medioevo a Leonardo da Vinci

L’anatomia dal Medioevo a Leonardo da Vinci, curata da Paola Salvi – presenta, nella sala Federiciana della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, una selezione di volumi, tutti parte del ricchissimo catalogo della Biblioteca Ambrosiana, che consente di tracciare per tappe significative il percorso degli studi di medicina e anatomia dall’inizio del millennio all’epoca in cui fu attivo Leonardo da Vinci.
Fino al 6 settembre 2020 la Sala Federiciana ospiterà una selezione di 16 disegni di Leonardo dal Codice Atlantico. La prima sezione, costituita da 8 fogli e curata dalla Prof.ssa Paola Salvi, sarà dedicata agli studi di anatomia di Leonardo. Tra questi vi sono il celebre f. 327 verso, considerato un “manifesto” del metodo scientifico leonardiano e il f. 834 r, incentrato sulla costruzione di un’ala meccanica che riprende nella forma e nell’articolazione dei segmenti lo scheletro dell’ala naturale di uccello, a sua volta studiata in altri fogli con un criterio comparativo con l’arto umano.
Arricchisce l’esposizione una serie di volumi di argomento anatomico provenienti dai fondi della Biblioteca ed esposti nelle teche del mobile Bagatti Valsecchi. Una menzione particolare merita uno splendido manoscritto che riporta, tra gli altri testi, La Chirurgia di Albucasis e l’Anathomia del monaco cassinese Costantino l’Africano, le cui traduzioni fecero conoscere in Occidente le grandi opere della medicina araba. Esso contiene circa 200 illustrazioni di strumenti chirurgici, molti dei quali disegnati dall’autore.
Nella seconda sezione, sarà possibile ammirare otto disegni del Codice Atlantico dedicati a studi di meccanismi di orologio: Leonardo era affascinato dal potenziale dei meccanismi di orologeria, non solo per capire il funzionamento degli stessi, ma anche per adattare i loro ingranaggi automatici ad altri apparecchi meccanici. Tra i disegni selezionati spicca il celebre f. 1111 v, dove Leonardo riproduce i meccanismi dell’orologio dell’Abbazia di Chiaravalle.

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domenica 28 giugno 2020

I Trionfi del Regno di Sicilia

Torna inoltre fruibile al Civic Center (ex carcere) di corso Vittorio Veneto a Mazara del Vallo (TP) la mostra grafico pittorica “I Trionfi del Regno di Sicilia” a cura degli architetti Mario Tumbiolo e Mario Giubilato dell’Accademia Selinuntina di Scienze, Lettere ed Arti, che era stata inaugurata lo scorso primo marzo e pochi giorni dopo sospesa per l’emergenza sanitaria.
Si tratta di una mostra di opere grafiche (carte illustrate, tarocchi) del prof. Paolo Asaro, composta da 78 tavole aventi come tema il periodo storico che va dalla fondazione del Regno di Sicilia nel 1130 d.c. fino all’epoca di Federico II di Svevia  (dagli Altavilla agli Hohenstaufen).
La mostra, che sarà fruibile fino al 16 luglio 2020, negli stessi giorni ed orari degli altri siti museali, è inserita in una serie di eventi culturali dal tema La Sicilia ed il Medioevo che prevede un ciclo di conferenze, anch’esso avviato a marzo e subito interrotto per l’emergenza Covid, che riprenderà nella prima settimana di luglio.

mercoledì 24 giugno 2020

Riapre il Museo Casa di Dante

Il Museo casa di Dante, dopo 4 mesi, mercoledì 24 giugno 2020 riapre al pubblico nel giorno del patrono di Firenze, San Giovanni, con una nuova veste tutta tecnologica. Un modo per raccontare in modo contemporaneo la vita e le opere di Dante Alighieri integrando alla verità storica una rinnovata spinta emozionale.
Aspettando l’anniversario del 2021 «Dovevamo inaugurare il nuovo allestimento in Marzo ma a causa del Covid abbiamo rimandato e siamo felici di riaprire nella data cara ai fiorentini del 24 giugno in cui si festeggia il patrono San Giovanni — spiega Tullia Carlino coordinatrice del Museo — Il compimento di questo progetto arriva alla vigilia del 2021, l’anniversario dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, con l’idea che la tecnologia sia uno strumento che non sostituisce ma integra la realtà. Siamo felici di vederlo finalmente decollare con la consapevolezza che il nostro museo fosse ormai datato e si rendesse sempre più necessario un restyling che lo tenesse al passo con i tempi senza, però, strappargli anima e identità».
Tra aspetti pubblici e privati Nel nuovo allestimento ogni spazio coincide con un momento essenziale della storia di Dante Alighieri. Ogni sala è la tappa di un percorso che unisce attraverso legami narrativi gli aspetti privati e pubblici, familiari, letterari e politici che hanno intessuto la vita del Sommo Poeta. Accolti da un Dante virtuale disegnato da un illustratore, i visitatori accedono così al Museo che nella giornata inaugurale del 24 giugno dalle 12 alle 18 possono entrare gratuitamente.
Il volto del Divin Poeta in 3D «Il primo piano - racconta Adele Magnelli International Project Manager di Ett S.p.A. che ha realizzato progetto di riallestimento multimediale – è dedicato alla vita alla politica e al rapporto di Dante con la Firenze medievale, fino all’esilio». È qui che grazie ad un display olografico si potrà vedere il volto di Dante in 3D con il suo celebre profilo, assistere quindi in una sala immersiva dove immagini girate con droni si avvicendano ad illustrazioni originali di computer grafica, alla battaglia di Campaldino, divertirsi quindi a giocare con gli stemmi delle «Arti Fiorentine» o vedere su un plastico multimediale gli edifici simbolo della vita politica di Firenze dell’epoca.
Si dovrà salire al secondo piano per scoprire invece il Dante poeta, uomo di cultura e padre della lingua italiana. «Tra le chicche di questo piano — precisa Adele Magnelli — c’è la sala dedicata alla Divina Commedia. Al centro si trova un grande volume aperto dove viene riprodotto il viaggio dantesco attraverso una proiezione in video mapping. Il libro sembrerà sfogliarsi da solo mentre scorrono le immagini accompagnate da alcuni versi della Commedia letti da Francesco Pannofino».
Soddisfazione per il nuovo progetto del Museo Casa di Dante è stato espresso anche da Eugenio Giani, Presidente della storica istituzione culturale. «Questo riallestimento della ‘sua casa’ è la migliore delle maniere per tenere viva la memoria e la grande opera di Dante. È un luogo che ci deve stimolare a riflessioni sulla figura di uno dei personaggi più importanti della storia della letteratura e da oggi lo fa grazie alla più innovative tecnologie che abbiamo a disposizione. Del resto Dante, fiorentino e toscano, rappresenta l’unità del Paese attraverso una unica lingua e ora più che mai c’è bisogno di un senso di unione e condivisione. Dante e la cultura sono un mezzo perché questo sentimento emerga nella giusta maniera».

martedì 23 giugno 2020

Il Santo che battezzò Cristo

In occasione del 24 giugno, festa del santo patrono di Firenze, san Giovanni Battista, le Gallerie degli Uffizi presentano sul sito una mostra virtuale dedicata alla figura di Giovanni Battista nell’arte. Titolo dell’ipervisione è Il Santo che battezzò Cristo. Scene dalla vita di San Giovanni Battista, a cura di Anna Bisceglia: esposte online quindici opere delle collezioni realizzate tra Trecento e Novecento, tra cui capolavori di grandi artisti quali Leonardo, Raffaello, Bronzino, Veronese e un’icona russa. 
Il Battista è stato infatti molto rappresentato nell’arte figurativa, dal Medioevo al Novecento, in quanto figura chiave, anello di congiunzione tra Vecchio e Nuovo Testamento, tra la tradizione ebraica e il messaggio di Gesù.
Il percorso virtuale ha inizio con la pala d’altare del pittore giottesco Giovanni del Biondo; seguono il San Giovannino nel deserto, opera che Raffaello eseguì a Roma intorno al 1518, e quello di Andrea del Sarto. E ancora, le raffigurazioni della prima infanzia del Battista dipinte da Pontormo e dal Bronzino, e il Battesimo di Cristo raffigurato nei dipinti del Verrocchio e Leonardo e del Veronese. Il martirio e la decollazione sono descritti invece nelle opere di Cranach il Vecchio e di Alonso Berruguete.
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venerdì 19 giugno 2020

Riaperto il Museo Archeologico di Castellina (SI)

Porte aperte da alcuni giorni al Museo Archeologico del Chianti senese a Castellina in Chianti (SI), dove sono tornate a disposizione dei cittadini più piccoli anche le attrezzature da gioco presenti nei parchi pubblici, nel rispetto delle misure di sicurezza anti Covid-19.  
Il Museo Archeologico del Chianti senese è pronto ad accogliere i visitatori con il regolare orario estivo, che prevede l’apertura tutti i giorni dalle ore 11,00 alle ore 19,00 con ultimo ingresso alle ore 18.15. La visita comprende le sale del Museo Archeologico e la Rocca medievale, con i camminamenti e l’arrivo sulla sommità della torre quattrocentesca da cui è possibile ammirare il territorio circostante. Insieme alle visite, ripartono anche le attività educative e culturali per visitatori di tutte le età. A pochi passi dal centro storico e dal Museo Archeologico del Chianti senese, inoltre, è possibile visitare, con accesso libero, il Tumulo etrusco di Montecalvario, monumento funerario aristocratico risalente a 2700 anni fa.
Per informazioni e prenotazioni, è possibile contattare il Museo Archeologico del Chianti senese al numero 0577-742090 oppure all’indirizzo mail info@museoarcheologicochianti.it.

sabato 13 giugno 2020

Prorogata la mostra "Imago splendida" a Bologna

La mostra "Imago splendida. Capolavori di scultura lignea a Bologna dal Romanico al Duecento" organizzata dal 22 novembre 2019 al 6 settembre 2020 presso il Museo Civico Medievale, in collaborazione con la Curia Arcivescovile di Bologna, l’Università di Bologna e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia è incentrata sull’affascinante e poco studiata produzione scultorea a Bologna tra XII e XIII secolo. L’esposizione, curata da Massimo Medica e da Luca Mor, è l’occasione per presentare per la prima volta alcuni rarissimi capolavori lignei della città, alcuni dei quali restaurati per l’occasione.
Tali opere, principalmente grandi crocifissi, consentiranno di fissare una nuova tappa verso la comprensione dei modelli di riferimento nella Bologna di quel tempo. Qui, del resto, il Medioevo fu animato da un fiorente clima multiculturale, favorito sia dalla posizione strategica della città sulla Via Emilia, quindi tra gli Appennini e le direttrici verso l’Oltralpe, sia per la nascita nel tardo XI secolo di una celebre scuola giuridica.
Una realtà così cosmopolita garantì un impulso costante per i contatti internazionali, l’indotto dei commerci, lo sviluppo urbano e, non ultime, le commissioni artistiche, tra cui quelle di arredi liturgici e tesori ecclesiastici destinati a soddisfare le crescenti esigenze devozionali. Oggi però di questi manufatti rimane assai poco, come documenta la scultura lignea medievale che, anche a causa della deperibilità del materiale, a Bologna conta soltanto pochi esempi secondo una tendenza che accomuna tutti i grandi centri italiani.
Ciò rende ancora più emblematico il valore delle testimonianze locali superstiti che per lo più si caratterizzano di esempi monumentali di elevata qualità esecutiva. Basti menzionare il superbo gruppo della Crocifissione che campeggia nella Cattedrale di San Pietro (tra i più antichi in Italia ancora completi delle figure dei Dolenti), del tutto isolato nel panorama emiliano-padano ed esito credibile di una bottega alpina itinerante specializzata nella lavorazione del legno che realizzò l’opera entro 1184, anno di consacrazione della nuova chiesa avvenuta alla presenza di papa Lucio III.
Le novità del Duecento trovano invece riscontro in un pregevole gruppo di sculture stilisticamente omogenee che raffigurano il Christus Triumphans, ormai pervase da un naturalismo gotico modulato in virtù dell’iconografia più o meno arcaizzante. Si tratta del Crocifisso ancora poco conosciuto della chiesa Santa Maria Maggiore, che oggi ritorna all'antico splendore dopo l'importante restauro finanziato dal Comune di Bologna; del Crocifisso nelle Collezioni Comunali d’Arte, riallestito nel corso Trecento su una croce dipinta da Simone dei Crocifissi; nonché del Crocifisso pervenuto alla raccolta d’arte della Fondazione Giorgio Cini a Venezia.
L’identificazione di questa importante bottega e l’occasione di esporre insieme le sue opere costituirà pertanto una circostanza pressoché irripetibile, non solo per rendere noti i preziosi dati di restauro e per cercare di approfondire il tema dello spazio liturgico a Bologna tra il XII e XIII secolo (anche grazie all’esposizione di coeve croci dipinte) , ma anche per misurare in dettaglio gli originalissimi effetti locali della rinascenza gotica su un genere artistico così particolare: stimolato in modo sinergico sia dalle novità d’Oltralpe, mediate nel capoluogo emiliano attraverso la circolazione di “arti minori” ( in mostra verranno esposti alcuni preziosi codici miniati ed altri oggetti liturgici) ed eruditi stranieri, sia dall’influsso di quelle toscane che proprio in città manifestarono episodi di primo piano come la famosa Arca marmorea di San Domenico, realizzata per la chiesa omonima da Nicola Pisano e aiuti (1264-1267).