giovedì 24 gennaio 2013

Un vescovo, la sua cattedrale, il suo tesoro.

Venerdì 14 dicembre 2012 è stata inaugurata al Museo Diocesano Tridentino la mostra Un vescovo, la sua cattedrale, il suo tesoro. La committenza artistica di Federico Vanga (1207-1218). L'esposizione, organizzata in occasione dell'ottavo centenario dalla fondazione della cattedrale di San Vigilio, focalizza l'attenzione su Federico Vanga, principe vescovo di Trento tra il 1207 e il 1218, nonché ispiratore del nuovo edificio di culto. Discendente da una nobile famiglia della Val Venosta, imparentata con le più potenti dinastie dell'area alpina, il Vanga - che l'imperatore Federico II definì "nostro consanguineo" - negli anni del suo episcopato giocò un ruolo decisivo sul piano pastorale, politico, economico, legislativo. Non meno importanti furono le iniziative promosse in ambito artistico: edifici, codici miniati, oggetti d'oreficeria ci tramandano il ricordo indelebile di uno dei più interessanti mecenati del Medioevo alpino e attestano le relazioni ad ampio raggio con centri di produzione artistica tra i più famosi e di più alto livello che il presule seppe coltivare.
L'esposizione ruota attorno al piccolo ma preziosissimo nucleo di oggetti mobili, oggi custoditi dal museo, ma in passato conservati nell'ambito del tesoro della cattedrale per la quale furono commissionati. Il percorso è organizzato in tre distinte sezioni.
Il vescovo, la sua immagine, le sue insegne
Il visitatore viene condotto anzitutto a fare la conoscenza del protagonista dell'evento celebrativo, il principe vescovo Federico Vanga. Mentre una pagina del cosiddetto Dittico Udalriciano fornisce una breve biografia del personaggio, il Codex Wangianus ne testimonia l'attività di uomo di governo, votato alla difesa dei diritti del suo principato vescovile. Il percorso prosegue ripercorrendo quel sottile filo rosso che attraversa il lascito artistico di Federico Vanga: la sua immagine che compare su manufatti diversi per tipologia e materia, con una frequenza che raramente si riscontra in quei tempi. Sono ritratti tipologici finalizzati a segnalare il ruolo sociale dell'effigiato, piuttosto che a riprodurne le fattezze fisiche. Due distinti ritratti miniati del Vanga abitano il codice che da lui prende il nome; ad essi si avvicina un'impronta in cera del sigillo del Vanga, esposta accanto alla matrice di quello di Adolfo, vescovo di Colonia deposto dal suo incarico e per questo privo delle insegne di potere che connotano invece stabilmente i ritratti del presule trentino. La mostra raccoglie intorno agli oggetti finora citati un pastorale, una mitra, un anello vescovile, un faldistorio, una spada reali che mirano ad evocare al massimo livello di concretezza lo splendore con cui Federico doveva presentarsi nelle cerimonie sacre e profane.
Un principe dell'Impero in viaggio
Federico, per adempiere ai propri impegni istituzionali, fu costretto a lunghi e frequenti spostamenti. I viaggi lo misero in relazione con le corti dei potenti principi ecclesiastici del regnum Teutonicum, lo avvicinarono alla loro cultura e alla produzione artistica. Influirono fortemente sulle sue decisioni in fatto di committenza, sia nelle arti suntuarie, che in ambito architettonico. Simbolo di queste feconde esperienze è l'altare portatile del Vanga, uno dei rari esemplari italiani di questo arredo liturgico largamente diffuso tra i grandi ecclesiastici del Medioevo, costretti spesso a celebrare l'eucarestia anche dove non era disponibile un luogo consacrato. Due altri altari portatili, provenienti da diocesi limitrofe, permettono interessanti confronti col pezzo vanghiano. Ad essi si aggiunge un prezioso manoscritto di produzione parigina dell'Historia scholastica di Pietro Comestore, vero e proprio best seller del periodo, di cui il Vanga entrò in possesso in uno dei grandi empori europei dove lo conducevano i suoi impegni istituzionali di vescovo e principe. Tradizionalmente collegate con il Vanga sono le cassette arabo-sicule in avorio, che appaiono oggi quasi una spia dell'invincibile Drang nach Süden, o fascino del meridione, subito da Federico.
La nuova cattedrale e i suoi arredi
La terza ed ultima sezione richiama l'attenzione del visitatore sull'epocale mecenatismo che il vescovo tridentino esercitò con convinzione sia nel campo delle arti suntuarie che in quello delle arti monumentali. Il primo punto ruota intorno ai libri liturgici legati al nome del Vanga, due dei quali ci sono giunti chiusi in preziose legature d'argento, che possono utilmente venir confrontate con analoghi manufatti preziosi, provenienti da Treviso. Quanto al secondo aspetto, esso è difficilmente rappresentabile in un'esposizione temporanea che deve di necessità escludere i materiali non trasportabili. La mostra vi allude solo di scorcio, affiancando a un piccolo bassorilievo in pietra proveniente dal duomo di Trento l'originale dell'epigrafe che ricorda l'avvio dei lavori al sacro edificio nel 1212. In un angolo dello spazio espositivo, una postazione informatica rende accessibile un'enorme quantità di dati sul duomo di Trento. Materialmente escluso dalla mostra, il vero propulsore delle celebrazioni otto volte centenarie riconquista così almeno virtualmente la centralità che gli compete.
Un vescovo, la sua cattedrale, il suo tesoro
La committenza artistica di Federico Vanga (1207-1218)
14 dicembre 2012 - 7 aprile 2013
Mostra a cura di
Marco Collareta, direttore del Dipartimento di Storia delle Arti dell'Università di Pisa
Domenica Primerano, vice direttore del Museo Diocesano Tridentino
Comitato scientifico
Domizio Cattoi, Marco Collareta, Fabrizio Crivello, Adriano Peroni, Domenica Primerano, Iginio Rogger
Sede espositiva:
Museo Diocesano Tridentino
Piazza Duomo, 18 - 38122 Trento
Orario:
dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.30
chiuso tutti i martedì, 1 gennaio, 6 gennaio, Pasqua
Biglietti:
€ 5,00 intero
€ 3,00 ridotto
Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese.
Ingresso ridotto per i residenti nella Provincia Autonoma di Trento (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza).
Visite guidate:
Per singoli visitatori: gratuite (con pagamento del solo biglietto di ingresso) ogni domenica alle ore 16.00 dal 13 gennaio al 7 aprile 2013. Non è richiesta la prenotazione.
Per gruppi: su prenotazione a pagamento (tariffa di 60,00 €) telefonando ai Servizi educativi del museo dal lunedì al venerdì allo 0461 234419. Le visite guidate su prenotazione si effettuano dal lunedì alla domenica, ad esclusione del martedì, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30 per gruppi di minimo 10 e massimo 30 persone.
Info:
tel. 0461-234419, fax 0461-260133
info@museodiocesanotridentino.it
www.museodiocesanotridentino.it
Ufficio stampa:
tel. 0461-234419
press@museodiocesanotridentino.it
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Per conoscere il "dietro le quinte" dell'allestimento della mostra visita la nostra galleria fotografica cliccando qui.

venerdì 18 gennaio 2013

Il mistero gioioso. Il Presepe di Greccio e le sculture del Gesù Bambino benedicente

Aperta fino al 28 febbraio 2013 a Siena, all’interno del complesso museale del Santa Maria della Scala, si potrà visitare la rassegna dal titolo “Il mistero gioioso. Il Presepe di Greccio e le sculture del Gesù Bambino benedicente” la mostra dedicata all’iconografia sacra della natività.
L’esposizione pone al centro due sculture lignee dipinte, di proprietà di Banca Monte dei Paschi di Siena, raffiguranti il neonato Gesù Bambino benedicente, ed eseguite da due tra i più rappresentativi maestri del primo Quattrocento senese: Domenico di Niccolò dei Cori e Francesco di Valdambrino. Per creare una panoramica più ampia dedicata all’iconografia del Bambin Gesù, saranno presenti anche altre opere di artisti senesi provenienti dal territorio. In particolare, la mostra raccoglie il Gesù Bambino di Francesco di Valdambrino - conservato nella Pinacoteca Nazionale di Siena - il Gesù Bambino di uno scultore senese della seconda metà del Trecento - conservato nel Museo Archeologico e d’Arte della Maremma di Grosseto - e la Madonna in trono con il Bambino, attribuita ad Angelo di Nalduccio, che intagliò il Bambino a parte, per consentirne l’uso come immagine devozionale per il Natale.
L’esposizione sarà introdotta da alcune raffigurazioni del Presepe poste su pannelli specifici. Tra queste, la più antica è quella di Giotto, pensata per la Basilica di Assisi, con “l’istituzione del Presepe”, che San Francesco volle allestire nella notte di Natale del 1223 per gli abitanti di Greccio. La presentazione dell’iconografia del Presepe continuerà con le opere di Coppo di Marcovaldo, Guido di Graziano, Taddeo Gaddi e Benozzo Gozzoli, conservate in varie città d’Italia.
Visita il sito della mostra.
 

giovedì 10 gennaio 2013

Arte della scrittura e del disegno dal Medioevo al Rinascimento

Inaugurata a Perugia una nuova sezione espositiva all'interno della Casa Museo Sorbello: L'Arte della scrittura e del disegno dal Medioevo al Rinascimento.
La nuova sezione espositiva si propone di valorizzare le conoscenze artigianali ed artistiche che dal Medioevo in poi permisero a pittori e scrittori di realizzare importanti opere d’arte e preziosi manoscritti, anche miniati, frutto di saperi e sperimentazioni perpetuatesi nei secoli e tramandate fino ai nostri giorni. Accanto agli strumenti di lavoro utilizzati dagli antichi maestri per scrivere, disegnare, dipingere miniature e realizzare incisioni come mortai, calamai, penne d’oca, pigmenti di colore, materiali organici, inchiostri ed altre interessanti curiosità, sono esposti anche i prodotti di tanta maestria tecnica. In particolare, la prima parte del nuovo allestimento è dedicata alla Scrittura e alla Miniatura, in cui vengono mostrati alcuni rari manoscritti Medievali e Rinascimentali, tra cui un Antifonario e testi di Baldo degli Ubaldi con capolettera miniate. Inoltre, in rappresentanza delle arti del Disegno e dell’Incisione sono esposti per la prima volta una serie di pregevoli disegni del Cinque - Seicento fiorentino dalle collezioni Ranieri di Sorbello ed una divertente selezione di incisioni ad acquaforte proveniente dalla serie “Quaranta Proverbi Toscani figurati” realizzati alla fine del Settecento da Carlo Lasini.

mercoledì 9 gennaio 2013

Il nome della rosa al Castello del Buonconsiglio

Al Castello del Buonconsiglio fino al 7 aprile 2013 le fotografie che raccontano il celebre affresco  del Ciclo dei Mesi.
Torre Aquila raccontata  in poetiche fotografie  di Elena Munerati. La mostra “Il nome della rosa” svela immagini inedite scattate dalla grande fotografa trentina nel corso della sua lunga attività. Fino al 7 aprile 2013  una sala di Castelvecchio ospiterà questa rassegna dedicata al capolavoro dipinto dal maestro Venceslao in Torre Aquila. Con singolari tagli netti, la fotografia di Elena Munerati, che ha trascorso anni di vita personale e professionale nel Castello del Buonconsiglio, costringe a fermarsi al cospetto degli affreschi, evidenziandone in profondità i variegati aspetti del ricco linguaggio espressivo. Rifiutando il confortevole approdo al digitale e tralasciando l’insieme pittorico come fosse scontato, la fotografa conduce senza esitazione verso l’essenza di forme e colori, inseguendo il pittore sui dettagli. E l’esito del percorso di ricerca risulta per molti versi inaspettato perché induce a cogliere un’immagine più vivida e immediata dell’arte di Venceslao, in apparente contrasto con alcuni toni convenzionali della rappresentazione di paesaggi naturali e personaggi, sottoposti addirittura, nel Mese di Aprile, al gioco di una “prospettiva rovesciata” che, a scapito dei contadini in primo piano, ingrandisce la nobiltà sullo sfondo. Nel celebre “Ciclo dei Mesi” lo sguardo del visitatore è del resto colpito da una sorprendente moltitudine di immagini e di sollecitazioni, dovute alla cultura e sensibilità dell’artista boemo Venceslao che, attorno al 1400, operò su commissione del principe vescovo Giorgio di Liechtenstein. Nell’armonica raffigurazione della vita agiata di corte e dell’umile lavoro nei campi, la pittura è infatti pervasa da un’incalzante rappresentazione di minuti dettagli che, attingendo all’esperienza enciclopedica medioevale, offrono un esemplare manifesto dell’epoca. Animate da vivaci contrasti cromatici e scandite dallo scorrere dei mesi, le scene sono costellate da un fitto ricamo di particolari che non lasciano quasi tregua all’occhio, incalzato da continui richiami e repentini passaggi dal punto di vista dei temi, delle dimensioni e dei colori. La vastità e, al tempo stesso, la precisione degli affreschi, permettono al visitatore solo un dominio apparente sulla totalità del racconto, tanto più che l’illusorio affacciarsi alla loggia, ripartita da colonnine tortili, conduce in una sorta di realtà “aumentata”, priva di confini. Le personali visioni del Ciclo dei Mesi proposte dal lavoro di Elena Munerati, al di là dello stretto valore documentario che esse assumono, sono cariche di una spiccata sensibilità e poetica che rimandano alle riflessioni di Walter Benjamin sull’aura e sul complesso rapporto fra la realtà, la sua percezione e riproducibilità attraverso “l’occhio meccanico” della fotografia.
Orario: 9.30 - 17.00, tutti i giorni tranne il lunedì.
Tel +39 0461 233770
Fax +39 0461 239497