sabato 22 marzo 2014

Inaugurazione del Museo dell'Alto Medioevo a Ascoli Piceno

Con una vista scenografica su Ascoli Piceno, inaugura sabato 22 marzo 2014 il Museo dell’Alto Medievo, all’interno del Forte Malatesta, una delle architetture fortificate rinascimentali più importanti e spettacolari in Italia e uno dei siti monumentali più affascinanti della raffinata città marchigiana.
All’ultimo piano del Forte Malatesta per un totale di sei ambienti comprendendo anche l’ultimo livello della chiesa della Madonna del Lago. Il livello destinato a museo si sviluppa su circa 565 mq di superficie di cui 441 fruibile e accessibile anche ai portatori di handicap. La ‘Sala degli Ori di Castel Trosino’ sarà l’elemento centrale di tutta l’esposizione sia per l’importanza dei reperti sia per il fatto che l’esposizione avverrà nell’ambiente a maggiore valenza storico monumentale di tutto il Forte Malatesta.
Nell’ambito delle Giornate FAI di Primavera, visite guidate a cura degli Apprendisti Ciceroni® appartenenti agli Istituti di Ascoli Piceno: Liceo Classico “Francesco Stabili”, Liceo Scientifico “Antonio Orsini”, Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Umberto Primo”, Liceo delle scienze Umane/Liceo della Comunicazione “Tecla Relucenti”, Liceo Artistico “O. Licini”, Istituto Tecnico agrario “Celso Ulpiani”, UNICAM Beni culturali – Corso di Laurea in Tecnologie e Diagnostica per la Conservazione ed il Restauro. Collaborano anche allievi degli, Istituti Superiori di San Severino Marche, Fermo, Ancona e Teramo.”
Orari:
martedì e giovedì dalle 10 alle 13
mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18
sabato, domenica, festivi e prefestivi dalle 10 alle 19
Chiusura: lunedì
Info e prenotazioni: 0736/262833 – 0736/298213

mercoledì 12 marzo 2014

Riapre a Prato il Museo di Palazzo Pretorio

La città cambia volto, e lo fa guardandosi indietro, ovvero riscoprendo e valorizzando un patrimonio artistico di rilevanza e prestigio internazionali, che sino ad anni recentissimi passavano a torto in secondo piano. Il dinamico distretto tessile, con la sua cultura del lavoro, lasciava poco tempo e poco spazio ai pratesi, perché questi potessero attentamente osservare la loro città.
A sedici anni dalla chiusura per lavori di restauro, sabato 12 aprile 2014 segnerà la riapertura del Museo Civico di Palazzo Pretorio, uno dei simboli dell’identità cittadina, nonché scrigno di preziosi tesori artistici che datano dal Medioevo al Novecento. Un traguardo fortemente voluto dall’attuale Giunta, e che viene raggiunto in un momento in cui la città mostra anche altri segnali positivi, quali il primo posto fra le città d’Italia per il numero di imprese gestite da donne, e ancora l’alto livello di attenzione all’ambiente e alle politiche giovanili. Adesso, con l’apertura del nuovo Museo Civico, si tratta d’intraprendere una convinta ed efficace politica culturale che possa far conoscere Prato sui circuiti turistici, e attrarre visitatori da ogni dove, sviluppando sinergie fra la cultura storico-artistica e quella eno-gastronomica, e coinvolgendo tutte le associazioni di categoria per creare una rete appetibile ai potenziali turisti. La cultura, porta con sé le premesse per un progresso economico, ma anche civile. Riaprire un Museo Civico, e rendere visibili, ad esempio, i capolavori di Filippo Lippi, Giovanni da Milano, Fra’ Bartolomeo, significa anche ricordare ai pratesi quel lungo e proficuo legame fra la città e l’arte che si creò sin dal Medioevo per proseguire fino al primo Novecento, con la cosiddetta Scuola di Prato. Aggirarsi fra quelli che saranno i saloni riaperti, e ammirarvi le Storie della Cintola di Bernardo Daddi, così come il Polittico di Giovanni da Milano, la Madonna del Ceppo di Filippo Lippi, il Tabernacolo del figlio Filippino, passando per l’Annunciazione del Bilivert, i gessi di Lorenzo Bartolini, per giungere alla Scuola di Prato, significa compiere un ideale viaggio nella storia artistica della città, che si interseca con quella del Paese. Il Rinascimento, ha infatti prese le mosse dalle invenzioni stilistiche di Filippo Lippi, che affrescando le pareti del Duomo gettò le basi di quella maniera secca che rappresenta il primo superamento dello stile degli antichi. Un secolo, il Quattrocento, che vide fiorire numerose committenze pubbliche e private, capaci di dar slancio alla produzione pittorica di quegli artisti, fra cui lo stesso Lippi, Fra’ Diamante, e Zanobi Strozzi, che compongono l’ideale Officina Pratese. Anche nei secoli successivi le committenze, in particolare quelle religiose, continuarono, lasciando inalterato quel proficuo rapporto con l’arte che la città si era creata. Recuperarlo dopo quasi un secolo di pressoché totale cultura tessile, significa riscoprire le nostre radici, e aprire nuove strade per un futuro di sviluppo economico.
Adesso il Museo ritorna alla città, caratterizzato da uno splendido restauro conservativo, e da un allestimento non particolarmente importante da un punto di vista estetico, che però ha il pregio di avere flessibilità di utilizzo, oltre a non sopraffare visivamente le opere d’arte.
L’invito del Sindaco è rivolto a tutti i pratesi, affinché vengano a conoscere il loro Museo, la cui attività sarà continuativa per tutto il 2014, grazie alla mostra con i capolavori della Banca popolare di Vicenza in programma a settembre. Soddisfazione espressa anche dagli assessori Beltrame e Caverni per il raggiunto obbiettivo.
Non passa in secondo piano lo splendore di Palazzo Pretorio, considerato fra i più belli edifici medievali dell’Italia Centrale. La sua storia ha inizio negli anni Ottanta del XIII Secolo, quando era adibito a residenza dei magistrati stranieri in servizio a Prato. Sede di mandamento nel Trecento, a partire dal Settecento il palazzo ospitò uffici governativi lorenesi, per divenire, nel 1788, Pinacoteca Civica. Un progetto che decollerà solo nel 1858, per iniziativa di Cesare Guasti, un’attività che prosegue con l’arricchimento della collezione - in particolare con il nucleo di opere appartenuto alla famiglia Martini -, fino alla chiusura a causa della Seconda Guerra Mondiale. Riaperto nel ‘54, sarà ancora il Museo della città fino al 1997, anno della chiusura per restauri, mentre la collezioni viene esposta attraverso mostre temporanee, dedicate di volta in volta alla scultura del Trecento, a Bartolini, fino all’appena acquisita donazione Lipchitz lo scorso marzo, che completa quel percorso che si apre con l’Età Medievale, e giunge quindi all’arte contemporanea.

venerdì 7 marzo 2014

Templari: storia e leggenda dei Cavalieri del Tempio

I TEMPLARI A GENOVA IN OCCASIONE DEL 700° ANNIVERSARIO DEL ROGO DI PARIGI
INAUGURAZIONE 28 MARZO 2014
APERTURA AL PUBBLICO DA SABATO 29 MARZO FINO A LUNEDI 2 GIUGNO 2014


Sede e orari:
Commenda di Pré
Piazza della Commenda 1, Genova
Martedì-Domenica 10.00/19.00 Lunedì chiuso (salvo festivi)
Informazioni e prenotazioni: 010 5573681

Templari: storia e leggenda dei Cavalieri del Tempio è una mostra ideata e progettata dalla Fondazione DNArt di Milano, sotto l’Alto Patronato del Pontificium Consilium de Cultura e dell’Arcidiocesi di Genova, in collaborazione con il MUMA - Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni, con il Patrocinio di Regione Liguria, Comune di Genova, Provincia di Genova e sotto l’egida del Sovrano Militare Ordine di Malta - Delegazione di Genova e Liguria e Sovrano Militare Ordine di Malta - Gran Priorato di Napoli e Sicilia - Centro Studi Melitensi.
La mostra, attraverso l’esposizione di importanti e significativi reperti storico-artistici, si prefigge di illustrare il problema templare innanzitutto come eredità storica, partendo direttamente dal contesto di questa epoca chiaroscurale sulla quale il visitatore si possa muovere in un personale percorso di approfondimento e di scoperta. Il percorso espositivo dà particolare rilevanza a due elementi fondamentali della storia dei Templari: il fascino dell’Oriente e il processo contro il Tempio.
Si tratta di un’esposizione unica nel suo genere per la portata del tema, per l’alto comitato scientifico coinvolto e per la bellezza e l’unicità di reperti che schiudono anche al più impreparato visitatore nuovi orizzonti di interpretazione storica, ma, soprattutto, per la sua stessa strutturazione. Attraverso l’esposizione di documenti, quadri, sculture ed oggetti la mostra illustra la nascita, lo sviluppo, la fine e l’eredità dell’Ordine, lungo il percorso di diverse tappe diacroniche e le gesta dei personaggi che ne hanno fatto la storia. Inoltre inserisce anche la figura di Caffaro, un uomo politico genovese che fu in Terrasanta al tempo di re Baldovino I.

La mostra ha anche una finalità simbolica : infatti i reperti artistici che la illustrano - pur nella loro semplice bellezza estetica - racchiudono anche un complesso di simboli e di metafore che formano un’eredità ancora viva, nella cultura del nostro tempo. Lungo il percorso espositivo si snoda una storia - quella dei Templari - divenuta epopea, capace di illustrare molti aspetti della nostra storia contemporanea. La nascita dell’Ordine del Tempio è infatti uno degli avvenimenti chiave della storia europea: la creazione di una forza, per la prima volta universalmente riconosciuta e riconoscibile, preposta alla difesa dei pellegrini, di un'idea di bene e di valori comuni e condivisi, che da quel momento risulteranno fondanti per i sistemi di governo futuro. La protezione dei deboli, la virtù e l’abnegazione al servizio del compimento del dovere, la subordinazione degli interessi particolari ad un concetto di bene universale, rappresentano le nuove parole d'ordine di una comunità del coraggio e della cavalleria. In forza della dimensione internazionale dei Templari e del loro porsi come ordine monastico-cavalleresco, questi valori rappresenteranno una delle prime forme “politiche” interpreti del concetto di dovere universale in ambito medioevale. I Valori che ispirano la vita dei Templari e le loro imprese sfoceranno in tre diverse direzioni: si affaccia per la prima volta l’idea di unità e cooperazione internazionale in vista di un fine comune; nasce e si sviluppa una forma dell'economia capace di coordinare potere spirituale e temporale; la difesa militare di quella nascente identità territoriale disegnata dalla virtù dei Templari.

La mostra offre al visitatore la possibilità di scegliere un personale percorso di approfondimento e di scoperta attraverso un “cammino” espositivo che si compone di otto sezioni tematiche contrassegnate, ciascuna, da una specifica simbologia.
La prima sezione, a carattere introduttivo, presenterà al pubblico il contesto sociale e culturale (composto dalla nascita degli ordini cavallereschi, dalle Crociate, dal Monachesimo) all’interno del quale sono sorti i templari grazie al
De Laude Novae Militiae di Bernardo di Chiaravalle e alla Regola nel contesto di una lotta tra il pontefice in carica Innocenzo II e l’antipapa Anacleto II. La sezione fissa il primo quadro di riferimento cronologico e geografico in cui si innesterà lo sviluppo delle successive sezioni e suggerisce al visitatore l’asse portante di tutto il percorso, ovvero la rilettura in filigrana della storia e della coscienza europea.

La seconda sezione, presenta sigilli, atti giudiziari e documenti spesso poco conosciuti. Si prefigge di fornire l’idea in sé precisa che il processo contro il Tempio fu soprattutto una guerra politica giocata sul piano della diplomazia internazionale.
La terza sezione mostrerà, all’interno del vasto fenomeno della fine dei Templari nei secoli successivi al rogo e allo scioglimento dell’Ordine, come la loro eredità sia stata raccolta dagli Ospedalieri e dai Cavalieri Teutonici che con la loro attività militare, economica e diplomatica giocarono un ruolo fondante nella storia europea, determinando dal XIV secolo in poi i nuovi assetti istituzionali che portarono le vicende dell’Europa fino alla soglia dell’età contemporanea.

Le sezioni sono illustrate da materiali e documenti: icone, scrigni, reliquiari, manoscritti, statue, troni, sigilli, lastre tombali, codici miniati, che troveranno una cornice espositiva ideale negli spazi dell'antico complesso dell'Ospitale della Commenda di Prè, un gioiello medioevale di singolare bellezza costruito nel 1180 come luogo di assistenza a pellegrini e crociati che si recavano o tornavano dalla Terrasanta.
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