giovedì 21 marzo 2013

Vexilla Regis. L’arte racconta la fede

Che cosa c'è di più familiare, di più scontato, per un cristiano, del simbolo della Croce? Eppure ai cristiani del terzo Millennio farebbe bene, talvolta, mettere tra parentesi secoli di assuefazione all’immagine del Crocifisso per tornare a scoprire il significato profondo della Croce con il commosso stupore con cui ad essa volgevano lo sguardo i credenti dei primi secoli. La Croce, che per noi è un oggetto consueto, che infonde abitudinariamente un senso di consolazione e di pace, per i primi discepoli fu infatti un terribile strumento di morte, riservato dal potere romano agli schiavi ribelli e ai rivoluzionari; da qui la drammatica domanda: come predicare il vangelo del Figlio di Dio crocifisso, cioè sottoposto al più infame dei supplizi? Follia e scandalo era ritenuta a quell’epoca la croce per coloro che si accostavano alla fede cristiana. Eppure san Paolo, lungi dal rimuovere diplomaticamente e pietosamente l’immagine della Croce per evitare difficoltà agli evangelizzati, ne fa il centro della sua teologia, il cuore della salvezza. Scrive Paolo ai Corinzi: «E mentre i Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma… potenza di Dio e sapienza di Dio» (I Cor. 1,23-24).
In questo anno della Fede, e a ricordo dei 17 secoli che ci dividono dall’editto di Milano dell’Imperatore Costantino, l’intenso e glorioso mistero della Croce, segno della nostra fede e strumento al tempo stesso di morte e di resurrezione per mezzo del quale l’umanità trova la propria salvezza, verrà riproposto con una suggestiva esposizione di stauroteche, di croci di altare e processionali. 
La mostra pasquale, allestita nei locali del Museo diocesano del Palazzo vescovile di Lucera (FG), ha per titolo “Vexilla Regis. L’arte racconta la fede”. Il titolo trae spunto dalle prime parole di un inno alla Croce attribuito a Venanzio Fortunato (che l’avrebbe composto nel 569 circa) – Vexilla Regis prodeunt (Avanzano i vessilli del Re) – con cui la Chiesa canta nei vespri del tempo della Passione e nella festa dell’Esaltazione della Croce. Quella Croce che per il cristiano, oggi, non è più, paradossalmente, il simbolo di sofferenza cieca, ma di donazione; non di morte subita, ma di vita donata. La Croce di Cristo che diventa non più e non solo un oggetto di legno o un corpo morto, ma il cuore stesso del mondo, il Figlio di Dio, il Vivente, il Risorto.
Organizzata dall’Ufficio Beni Culturali ecclesiastici della Diocesi di Lucera-Troia, dall’Associazione culturale “Terzo Millennio” e dal Distretto culturale “Daunia Vetus”, la mostra aprirà i battenti sabato 23 marzo 2013 alle ore 12,00 e rimarrà aperta fino a giugno 2013 nei giorni di mercoledì, sabato e domenica (ore 10.30-12.30).

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