I corpi di due amanti sepolti insieme mano nella mano: la
“Tomba degli amanti” risalente al VI secolo e tornata alla luce a
Modena nel 2009, in una scoperta archeologica che fece il giro del
mondo, sarà esposta al pubblico per la prima volta in occasione del
Festival filosofia di Modena, da venerdì 13 settembre 2013. L'inaugurazione
ufficiale della mostra “Mano nella mano: reperti di un amore oltre la
morte”, promossa dal Museo civico archeologico di Modena assieme alla
Soprintendenza per i Beni archeologici e all'Università di Bologna, è
prevista per le 17 al Lapidario romano di Palazzo dei Musei (largo Porta
Sant'Agostino 337). Durante il Festival il Lapidario sarà aperto a
partire dalle 8.30: il venerdì fino alle 23, il sabato fino all'1 e la
domenica fino alle 20.
La mostra ricostruisce la storia della sepoltura della giovane
coppia. Le analisi condotte da una èquipe di archeologi e antropologi
hanno fatto luce sulla loro storia e su quella di altri membri della
loro comunità sepolti tra V e VI secolo alle porte di Mutina. L’uomo e
la donna furono collocati insieme nel sepolcro dopo la morte, avvenuta
per entrambi all’età di circa 30 anni. Al momento della deposizione le
mani dei due defunti furono intrecciate, sovrapponendo la mano della
donna a quella dell’uomo. I familiari, con questo gesto, simbolo di
amore, vollero forse sigillare per sempre all’interno del sepolcro
l’affetto che li aveva uniti in vita. Le analisi antropologiche non
hanno restituito elementi in grado di chiarire le cause della morte. Dal
momento che non sono state trovate evidenze che possano ricondurre a
una morte violenta, si può pensare ad una malattia che colpì entrambi.
Il ritrovamento di due defunti sepolti contemporaneamente all’interno di un solo sepolcro, tuttavia, potrebbe essere anche indizio di pratiche rituali che comportavano il sacrificio della donna in seguito alla morte dell’uomo, attestate anche in epoca tardoantica. Il sepolcreto nel quale si trovava la tomba della coppia accoglieva anche altri membri della comunità. La parte principale della necropoli era riservata a sepolcri di uomini feriti a morte da colpi di spada, forse nel tentativo di difendere le loro case e le loro famiglie, e per questo onorarti come eroi. Non è ancora possibile precisare l’origine di questa comunità, che alcuni elementi, quali ad esempio il rituale funerario, farebbero supporre di origine germanica.
Il ritrovamento di due defunti sepolti contemporaneamente all’interno di un solo sepolcro, tuttavia, potrebbe essere anche indizio di pratiche rituali che comportavano il sacrificio della donna in seguito alla morte dell’uomo, attestate anche in epoca tardoantica. Il sepolcreto nel quale si trovava la tomba della coppia accoglieva anche altri membri della comunità. La parte principale della necropoli era riservata a sepolcri di uomini feriti a morte da colpi di spada, forse nel tentativo di difendere le loro case e le loro famiglie, e per questo onorarti come eroi. Non è ancora possibile precisare l’origine di questa comunità, che alcuni elementi, quali ad esempio il rituale funerario, farebbero supporre di origine germanica.
L’esposizione, aperta dal 13 settembre fino al 24 novembre 2013 al piano terra del Palazzo dei Musei, nello spazio del Lapidario Romano, è il frutto di un progetto sviluppato grazie alla collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena. Ricostruzioni virtuali dell’importante ritrovamento, inquadrato nello scenario di questo settore della città tardoantica, sono proposte in un video curato dal Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena in collaborazione con Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna. Un giornale di mostra sarà in vendita a 1 euro alla reception del palazzo dei Musei.
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