domenica 8 marzo 2015

"De humani corporis fabrica", mostra a Napoli

Un'evoluzione lunga dieci secoli. Tra miniature e manoscritti, è di scena la storia della medicina nella Sala esposizioni della Biblioteca nazionale di Napoli, da guardare attraverso le eccezionali testimonianze lì custodite, di rari codici e antiche edizioni a stampa. Dal sesto al diciottesimo secolo, questo il lunghissimo arco cronologico della mostra "De humani corporis fabrica", organizzata dal ministero dei Beni culturali, dalla Fondazione Premio Napoli e dall'Istituto di ricerca e diagnostica.
Un percorso nei progressi che, nel tempo, registrò la scienza medica: dalle origini, quando ancora la figura del medico si associava a quella dello stregone, alla definizione sempre più chiara di intenti e tecniche. Figura chiave nel cammino, fu il greco Ippocrate di Kos, vissuto tra il quinto e quarto secolo avanti Cristo e considerato il padre della scienza medica. L'esposizione, non a caso, è aperta proprio dall'edizione stampata a Venezia nel 1526 del "Corpus Hippocraticum", la sua intera opera, costituita da circa settanta trattati di tema diverso, in cui è contenuto anche il famoso giuramento, a cui ancora oggi i medici si votano. Fondamentale, nella professione del medico, la conoscenza delle piante officinali che venivano rappresentate, descritte e studiate su trattati arricchiti da rappresentazioni botaniche molto realistiche e dettagliate.
Da vedere anche il celebre "Dioscoride napoletano", una ristampa di settimo secolo del trattato "Perì ules iatrichés", manuale di medicina redatto nel primo secolo da Pedanio Dioscoride e rimasto fondamentale fino al Medioevo. Il volume, ricopiato in greco bizantino, è un "erbario figurato", che descrive proprietà e impieghi terapeutici di 409 specie vegetali in 172 carte, riccamente illustrate da disegni miniaturizzati. Ancora, in bacheca gli "erbari maguntini" del 1484 e del 1485 e il raro esemplare di "Hortus sanitatis" del 1491. Grande spazio è dedicato alle testimonianze della Scuola medica salernitana, risalente all'undicesimo secolo e, secondo la tradizione, fondata da quattro medici, un greco, un latino, un ebreo e un arabo, incontratisi per caso a Salerno. A testimoniare i progressi nello studio e nella rappresentazione del corpo umano èpossibile ammirare il "Fasciculo sanitatis" del tedesco Johannes de Ketham, pubblicato a Venezia nel 1491 e considerato il più importante prontuario medico del quindicesimo secolo. Sempre provenienti dalle collezioni della Biblioteca, le opere dei membri dell'Accademia degli investiganti, fondata a Napoli nel 1649 da Tommaso Cornelio e attiva per tutto il Settecento, della quale faceva parte Domenico Cirillo (di cui sono esposti i taccuini), martire della Rivoluzione partenopea del 1799.
La mostra rientra nella rassegna "Segni: arte, cura e pensiero" e sarà visitabile fino a venerdì 10 aprile 2015 (ingresso libero, tutti i giorni feriali dalle 9 alle 17.30, il sabato fino alle 13). 
Per informazioni: URP, 0817819231 - bn-na.urp@beniculturali.it.

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