"Splendori del Medioevo. L’abbazia di
San Vincenzo al Volturno al tempo di Carlo Magno" è il titolo della
mostra che si aprirà questo mese a Venafro (IS), presso il Museo
Archeologico, nell'ex Convento di Santa Chiara, per iniziativa della
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise che ha così ritenuto
importante illustrare l’arte, la vita e gli elevati valori spirituali
che attraverso il cenobio benedettino di San Vincenzo al Volturno si
sono diffusi nel Medioevo in vasti territori dell’Italia
centro-meridionale.
L’inaugurazione è stata fissata, in modo
simbolico, il 22 gennaio 2012 data coincidente con la festività di San
Vincenzo martire di Saragozza.
La mostra, che sarà aperta al pubblico
sino al 4 novembre 2012, si articola in sei sezioni nelle quali viene
ripercorso il cammino storico dell’Abbazia attraverso i reperti e le
fonti storiche, iniziando dalle fasi più antiche (La fondazione del
monastero e il luogo sacro), che ha tra i reperti più importanti
l’altare affrescato di tardo VIII secolo proveniente dalla Chiesa Sud.
Il percorso prosegue poi con La
rinascita carolingia, che presenta l’abbazia al massimo del suo
splendore: già celebre in età longobarda, il monastero di San Vincenzo
alla fine dell’VIII secolo si trovò al confine delle terre italiane
conquistate da Carlo Magno e, in virtù di ciò, venne incluso dal sovrano
franco nel novero delle abbazie direttamente poste sotto la sua
protezione.
Durante il IX secolo il monastero
raggiunse la sua massima espansione: gli abati Giosué, Talarico ed
Epifanio trasformarono il cenobio in una vera e propria città monastica
avviando imponenti progetti di costruzione. L’abate Giosuè (792-817)
che, secondo il Chronicon Vulturnense (XII secolo d.C.), era imparentato
con la famiglia regnante carolingia, trasformò San Vincenzo in uno dei
più grandi monasteri d’Europa. Le ingenti risorse economiche a
disposizione accrebbero lo splendore dell’abbazia, che giunse ad
annoverare, a metà del IX secolo, ben nove chiese, tra cui la basilica
maior, una colossale costruzione di oltre sessanta metri di lunghezza e
quasi trenta di larghezza, con trenta colonne di granito egizio, in
grado di gareggiare con le più splendide chiese abbaziali dell’Europa
carolingia. Di questa fase verranno esposte le vetrate multicolori, le
suppellettili in vetro di cui si illustreranno le tecniche di
produzione. Degli splendidi affreschi originali sarà esposta la sequenza
dei profeti, dei santi, degli abati.
La mostra prosegue con l’illustrazione
dei modelli pittorici e delle scuole di provenienza degli artisti, con
le sculture e con i pavimenti in opus sectile. Sino all’epilogo: dopo il
saccheggio dell’abbazia da parte di predoni arabi nell’881, la comunità
dei monaci fu costretta a trasferirsi, ma alla fine del X secolo il
monastero ebbe una fase di rinascita, con la ricostruzione della
basilica maggiore e il recupero di altri edifici del grande chiostro
carolingio. Alla fine dell’XI secolo, però, di fronte alla comparsa dei
Normanni, la comunità decise di trasferirsi a poche centinaia di metri
di distanza, sulla riva opposta del Volturno, per edificare un monastero
interamente nuovo e fortificato.
Il percorso espositivo si conclude con
la VI sezione: La presenza araba a Venafro e in Molise tra IX e X
secolo. Il gioco degli scacchi e la simbologia, che approfondisce la
fase tra IX e XI secolo nel territorio dell’Alto Volturno. Testimonianza
significativa del periodo sono gli scacchi rinvenuti nel 1932 in una
sepoltura di Venafro, che saranno esposti per la prima volta in Molise,
prestati per l’occasione dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Museo Archeologico di Venafro:
Corso Garibaldi, 8 – Venafro (IS), Tel. 0865.900742.
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