Polittico Stefaneschi |
Palazzo Reale, Milano
2 settembre 2015 - 10 gennaio 2016
Un viaggio ideale sulle orme di Giotto nei
primi decenni del Trecento con l’esposizione di opere antecedenti al suo
arrivo a Milano, dove realizzò per Palazzo Reale, l’ultimo capolavoro
ricordato dai suoi biografi: una Gloria Mondana e forse una serie di
Uomini illustri, entrambi perduti. L’eredità artistica di Giotto è
presente a Milano e in Lombardia in luoghi che la mostra incoraggia a
visitare: S. Gottardo al Palazzo, Chiaravalle, Viboldone, S.Abbondio di
Como e altri monumenti lombardi.
Promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e dal
comune di Milano, ideata da Éupolis Lombardia con la curatela di Pietro
Petraroia e Serena Romano, la mostra è prodotta da Palazzo Reale ed
Electa ed è allestita nelle sale in cui, in epoca viscontea, Giotto
lavorò a uno dei suoi capolavori perduti, la Gloria Mondana e una serie
di ritratti di uomini illustri, su committenza di Azzone Visconti. Erano
gli anni appena precedenti a quelli della morte, avvenuta nel 1337, e
Giotto approda a Milano dopo aver girato in lungo e in largo per
l’Italia: l’esposizione presenterà questo viaggio grazie a dodici
opere-simbolo, certificate e autografe. Una mostra dunque di pochi,
selezionati lavori-gioiello, il cui fiore all’occhiello è senza dubbio
il Polittico Stefaneschi in arrivo dai Musei Vaticani. Da quando venne
realizzato da Giotto su committenza papale per decorare l’altare
maggiore di San Pietro, a Roma, non è mai uscito dal Vaticano.
Non è l’unico pezzo sbalorditivo che sarà esposto nella mostra di Palazzo Reale: dagli Uffizi è in arrivo la Maestà, dalla Basilica di Santa Croce il celeberrimo Polittico Baroncelli e dalla Pinacoteca Nazionale il Polittico di Bologna.
Non è l’unico pezzo sbalorditivo che sarà esposto nella mostra di Palazzo Reale: dagli Uffizi è in arrivo la Maestà, dalla Basilica di Santa Croce il celeberrimo Polittico Baroncelli e dalla Pinacoteca Nazionale il Polittico di Bologna.
La mano inconfondibile di Giotto rappresenta un tassello fondamentale
della storia dell’arte occidentale: è stato lui a portare la modernità
in pittura, a superare lo stile medievale e la bidimensionalità grazie a
quella spasmodica ricerca di rappresentare le figure nel loro spazio.
Della modernità di Giotto e del suo essere stato un artista perennemente
itinerante e conteso dai maggiori mecenati dell’epoca parlerà la mostra
settembrina che si apre con le sale dove saranno esposte la Maestà
della Vergine da Borgo San Lorenzo e la Madonna di San Giorgio alla
Costa e si chiude sui capolavori della vecchiaia, tra cui il polittico
di Bologna e il Baroncelli per Santa Croce.
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