La storia della famiglia Sforza, che per secoli ha governato la
contea toscana di Santa Fiora, situata sul Monte Amiata e che ebbe
rilevante peso anche a Castell’Arquato, è narrata dai ritratti di
“Uomini e donne illustri di casa Sforza” in mostra, da domenica 14 giugno
a domenica 12 luglio 2015, nel Loggiato del Palazzo del Podestà del borgo
medievale piacentino. L’apertura è nei giorni di venerdì, sabato,
domenica con orario 10.00/12.00 - 15.00/18.00 e su prenotazione tel.
0523 803215 iat, e-mail: iatcastellarquato@gmail.com.La galleria espone 40 delle 89 opere della
collezione; fra loro l'immagine del capostipite Muzio Attendolo Sforza
(1369-1424), fino adarrivare
ad altri protagonisti del XVII secolo italiano. Affascinanti sono i
ritratti delle illustri e potenti donne della casata: forse la più
conosciuta a livello locale è Costanza, signora di Castell'Arquato nel
'500, figlia di Papa Paolo III (Farnese), che andò in sposa a Bosio II
Sforza e diede alla luce Sforza Sforza
di Santa Fiora, insignito del Toson d'oro. Una storia che è narrata
attraverso i ritratti alcuni dei quali ricostruiti, ma tutti con massima
attenzione ad abiti e acconciature. La collezione completa dei
ritratti comprende 89 quadri ed è stata avviata per volontà di Federico e
Livia Sforza Cesarini, uniti nel celebre matrimonio del 1673, per
testimoniare la nuova immagine familiare felicemente raggiunta con la
realizzazione di un albero genealogico illustrato, dove ricostruire con i
volti dei protagonisti il lungo percorso che ha portato una dinastia
prevalentemente militare, gli Sforza, a sviluppare notevoli qualità di
buon governo, assicurando la gestione di vasti territori. Il volto della
locandina della mostra di Castell’Arquato è quello di Ascanio Sforza
(1520- 1575), personaggio che combatté nella Battaglia di Lepanto.
L’inaugurazione ufficiale sarà domenica 14 giugno 2015, alle ore 18.00, nel Palazzo del Podestà di Castell’ Arquato.
L’inaugurazione ufficiale sarà domenica 14 giugno 2015, alle ore 18.00, nel Palazzo del Podestà di Castell’ Arquato.
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