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mercoledì 3 luglio 2024

Filippo e Filippino Lippi. Ingegno e bizzarrie nell'arte del Rinascimento

Il caso straordinario di un padre e un figlio, entrambi pittori e disegnatori di eccezionale talento, sarà protagonista ai Musei Capitolini nelle sale di Palazzo Caffarelli fino a domenica 25 agosto 2024 grazie alla mostra Filippo e Filippino Lippi. Ingegno e bizzarrie nell'arte del Rinascimento.

L’esposizione, a cura di Claudia La Malfa, intende illustrare l’epoca d’oro del Rinascimento italiano tra Firenze e Roma. Attraverso una selezione di dipinti, saranno raccontati il talento di Fra’ Filippo Lippi (Firenze 1406 - Spoleto 1469), uno degli artisti più importanti della stagione fiorentina di Cosimo de’ Medici, e quello del figlio Filippino (Prato 1457 - Firenze 1504) che eredita dal padre l’ingegno e diventa l’interprete del gusto nella Roma della fine del Quattrocento.
In mostra alcuni capolavori dell’arte di Filippo Lippi su tavola, come la Madonna Trivulzio del Castello Sforzesco di Milano e alcune opere di Filippino Lippi, tra cui l’Annunciazione dei Musei Civici di San Gimignano.
L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Associazione MetaMorfosi, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.
Per informazioni su orari e biglietti: https://www.facebook.com/events/1175976110062076/1175976120062075.

lunedì 1 aprile 2024

Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento

Cristo in pietà (particolare) di Masolino al Museo della collegiata di Sant'Andrea di Empoli

A 600 anni dalla realizzazione del Ciclo della Vera Croce per la chiesa di Santo Stefano, la mostra Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimento raccoglie il maggior numero di opere, mai presentato finora, dell’autore che, a lato di Masaccio e del Beato Angelico, ha contribuito, in maniera decisiva, all’avvio della pittura rinascimentale a Firenze nel Quattrocento.
Obiettivo della rassegna è ricostruire il contesto culturale in cui si mosse Masolino, i cui lavori saranno affiancati da quelli di pittori che condividevano la sua stessa apertura verso nuove soluzioni stilistiche, quali Lorenzo Monaco, Gherardo Starnina, Giovanni Toscani e altri.
Dal sabato 6 aprile a domenica 7 luglio 2024, il Museo della Collegiata di Sant’Andrea e la Chiesa di Santo Stefano a Empoli (FI) sono teatro di uno straordinario e irripetibile evento d’arte, dedicato a Masolino da Panicale (1383/84 – 1436/40), autore che, a lato di Masaccio e del Beato Angelico, ha contribuito, in maniera decisiva, all’avvio della pittura rinascimentale a Firenze nel Quattrocento e che proprio nella città toscana ha vissuto uno dei momenti decisivi di crescita stilistica.

venerdì 8 dicembre 2023

Pietro Perugino a Fano

Sarà un ritorno molto importante e atteso, degna conclusione delle celebrazioni dei cinque secoli dalla morte di Pietro Vannucci, universalmente noto come Pietro Perugino. La Pala di Durante rientra alla sua sede, infatti, dopo un mirabile restauro condotto da un laboratorio di eccellenza, quale è l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che attirerà l’attenzione internazionale su uno dei capolavori del maestro umbro, al suo tempo considerato “il primo pittore al mondo”, come lo descrive anche il contratto redatto a Fano.
Un’opera identitaria per la città, detta infatti anche Pala di Fano, che sarà presentata al pubblico da giovedì 7 dicembre 2023 a domenica 7 aprile 2024 presso la sala Morganti del Palazzo Malatestiano, nella mostra-dossier “Pietro Perugino a Fano. Primus pictor in orbe”.
La conferenza inaugurale si terrà giovedì 7 dicembre 2023, alle ore 10. La mostra sarà aperta al pubblico dal pomeriggio.
La mostra, curata da Anna Maria Ambrosini Massari con Emanuela Daffra, è realizzata dal Comune di Fano, in collaborazione con l'Opificio delle Pietre Dure e con il contributo della Regione Marche.
“Primus pictor in orbe”, ovvero “primo pittore al mondo”: così viene descritto Perugino nel contratto del 1488 che lo portava a lavorare a Fano dove avrebbe realizzato due opere eminenti: la Madonna con il bambino in trono e i santi Giovanni Battista, Ludovico di Tolosa, Francesco, Pietro, Paolo e la Maddalena, detta Pala di Durante, e l’Annunciazione.
La Pala di Durante, dipinta a olio su tavola, fu eseguita per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Nuova di San Lazzaro e fu realizzata a più riprese, tra il 1488 e il 1497. È così definita dal nome che compare nell’iscrizione sul piedistallo ai piedi della Vergine: Durante di Giovanni Vianuti, che nel 1485 fece un lascito ai frati Minori Osservanti, il cui convento venne più tardi trasferito nell’attuale sede della chiesa di Santa Maria Nuova.
Il pannello principale raffigura la Madonna con il Bambino seduta su un alto trono con ai lati i santi. Il gruppo è disposto all’ombra di un chiostro rinascimentale, aperto sullo sfondo verso un luminoso paesaggio collinare. A completamento della pala, una lunetta con Cristo in Pietà tra i dolenti e santi Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea e una predella con cinque Storie della vita della Vergine, alla cui realizzazione o perlomeno progettazione grafica, alcuni storici dell'arte ritengono che abbia collaborato il più geniale allievo di Perugino e futuro protagonista della scena artistica, Raffaello Sanzio, allora appena quattordicenne.
La Pala di Durante, restituita allo splendore perduto, sarà testimone di un evento senza precedenti che evidenzia la forza di un caso emblematico.
La mostra-dossier consentirà di vedere come mai prima la Pala e ogni sua sezione, attorno a cui saranno disposti resoconti dell’eccezionale restauro e confronti fondamentali, grazie a riproduzioni digitali. In particolare, quello con la cosiddetta “pala gemella”, realizzata per l’altare maggiore della chiesa degli osservanti di Senigallia. Un confronto accattivante, con elementi didattici e scientifici di straordinaria importanza, che ci portano dentro le grandi botteghe artistiche del tempo.
Il percorso espositivo, e le sue ricostruzioni virtuali e riproduzioni, racconteranno i momenti che comprendono l’attività fanese, dallo scorcio degli anni Ottanta per arrivare alla conclusione della Pala di Durante nel 1497, quando Perugino era all’apice della carriera e, dopo il successo della direzione del cantiere sistino in Vaticano, lavorava a un ritmo vorticoso che imponeva il riutilizzo di invenzioni fortunate, con variazioni più e meno significative e con l’aiuto di collaboratori.
L’epocale restauro, curato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, ha riportato la Pala al suo splendore ed ha permesso di approfondire lo studio dell'opera del Perugino, attraverso un’estesa campagna di indagini diagnostiche, radiografiche, fotografiche e multispettrali e dell’esame dei manufatti al verso, ad opera di un gruppo di lavoro multidisciplinare di restauratori specializzati, storici dell’arte, esperti scientifici e fotografi. Sezione di centrale importanza, che accompagnerà il percorso della mostra, sarà quindi quella relativa alla documentazione del restauro, fonte indubbiamente di molte nuove e ulteriori acquisizioni e precisazioni.
La mostra “Pietro Perugino a Fano” pone la città di Fano al centro di una fase cruciale per la storia dell’arte, a partire dalla disamina delle “pale gemelle” e più in generale dell’attività di Perugino per i committenti fanesi e del loro ruolo centrale ed emblematico.

domenica 6 agosto 2023

Signorelli 500. Maestro Luca da Cortona

Luca Signorelli, Annunciazione (1491;
olio su tavola; Volterra, Pinacoteca Civica)
In occasione dei cinquecento anni dalla scomparsa di Luca Signorelli (Cortona, 1445 circa – 1523), fino all’8 ottobre 2023 la città di Cortona ricorda il suo più illustre pittore con la mostra Signorelli 500. Maestro Luca da Cortona, pittore di luce e poesia al Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona. La mostra riunisce nella città di Luca, dopo settant’anni dall’ultima occasione espositiva, una trentina di opere dell’artista provenienti da prestigiosi musei italiani ed esteri, compresi importanti prestiti da collezioni private e da oltreoceano, e sarà un’utile occasione per ricollocare ulteriormente Luca da Cortona tra i grandi artisti del tempo, alla luce anche degli studi degli ultimi anni.

Promossa dal Comune di Cortona e dall’Accademia Etrusca di Cortona, sotto l’egida del Comitato Nazionale per le celebrazioni istituito dal MIC, organizzata da Villaggio Globale International e curata da Tom Henry, professore emerito all’Università di Kent e già Direttore della Scuola di Studi Classici e Rinascimentali dell’Università inglese a Roma, l’esposizione si concentra sulla produzione pittorica di Luca Signorelli con l’obiettivo di ripercorrere la carriera dell’artista, rendendo evidente la forza del suo colorismo, la portata e l’originalità della sue invenzioni tanto ammirate da Vasari, la potenza narrativa delle opere e la capacità che egli ebbe di andare oltre i suoi contemporanei, divenendo “un faro per i grandi del Rinascimento”. A rendere difficile la visione d’insieme del percorso di Signorelli è stata soprattutto la dispersione dei lavori dell’artista cortonese in tanti luoghi e siti,in Italia e all’estero, a partire dagli stupefacenti cicli di affreschi che lo hanno reso famoso.
Dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze al Museo Nazionale Capodimonte di Napoli, dalla Fondation Jacquemart-André di Parigi alla National Gallery di Londra, dal Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto alla Pinacoteca Comunale di Sansepolcro o ancora dalla National Gallery of Irland di Dublino all’High Museum of Art di Atlanta, i dipinti in mostra sono stati selezionati in base all’altissimo livello qualitativo e appaiono rappresentativi di ogni decennio di attività di Signorelli, a cominciare da una delle primissime opere ancora sotto l’influenza e il magistero di Piero della Francesca, proveniente da collezione privata di New York.
Diverse le novità annunciate che l’esposizione propone tra cui, a titolo di anticipazione: la ricomposizione per quanto ancora possibile della Pala di Matelica, realizzata nel 1504-1505 per la chiesa di Sant’Agostino a Matelica, smembrata e dispersa per il mondo a metà del XVIII secolo; quindi la presenza di due preziosi pannelli con la Nascita e Il miracolo di San Nicola (1508 – 1510 circa), per la prima volta di ritorno in Italia dagli Stati Uniti d’America (Atlanta); e ancora il ricongiungimento, mai riuscito in epoca moderna, della tavola centrale del Polittico della chiesa di Santa Lucia a Montepulciano, raffigurante la Madonna e il Bambino in trono, con la relativa predella, composta da tre pannelli in prestito dagli Uffizi di Firenze, in cui Signorelli mostra tutta la sua vena narrativa. Del resto, potere d’immaginazione e invenzione visiva sono qualità rare riconosciute al grande artista già dal contemporaneo, cortigiano, pittore e poeta Giovanni Santi che, con un termine di solito riservato alle arti liberali, definì il Cortonese “d’ingegno e spirito pelegrino” a sottolinearne il vivace intelletto; ma anche dal sommo biografo Vasari che, oltre che per Filippino Lippi, solo per Signorelli fece esplicito riferimento alla capacità immaginifica in un artista del Quattrocento, ricordando gli affreschi del Duomo di Orvieto. Signorelli, scrive Vasari, è “quella persona, che col fondamento del disegno, e delli ignudi particolarmente, e con la grazia della invenzione e disposizione delle istorie, aperse alla maggior parte degli artefici la via all’ultima perfezzione dell’arte”.
La mostra si integra con gli Itinerari di Signorelli (in città, in particolare al Museo Diocesano e nella chiesa di San Niccolò, e nelle località tosco umbre custodi di importanti testimonianze del Maestro), voluti e promossi dagli organizzatori come momento fondamentale di completamento dell’esposizione, tramite accordi e collaborazioni attivate con i comuni e le Istituzioni interessate. Una rete importante che darà vita a un percorso di valorizzazione territoriale del grande pittore rinascimentale, con Cortona come centro, destinato a permanere nel tempo grazie a una guida specifica che affianca il catalogo della mostra (entrambi editi da Skira), mappe, agevolazioni e molto altro. La mostra sarà altresì accompagnata da un denso programma di eventi di accompagnamento, previsti fin dal prossimo marzo – conferenze, concerti, lectio ecc - legati a Signorelli e al contesto storico e culturale in cui egli visse e operò, in un Italia centrale animata dai fermenti del passaggio tra XV e XVI secolo.
Per maggiori informazioni clicca qui !

lunedì 6 febbraio 2023

"Bosch e un altro Rinascimento" a Palazzo Reale Milano

Jheronymus Bosch, San Giovanni Battista, 1495 circa
Aperta al pubblico fino al 12 marzo 2023, “Bosch e un altro Rinascimento” la mostra è promossa dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Castello Sforzesco e realizzata da 24 ORE CulturaGruppo 24 ORE con il sostegno di Gruppo Unipol, main sponsor del progetto. Il percorso espositivo presenta un centinaio di opere d’arte tra dipinti, sculture, arazzi, incisioni, bronzetti e volumi antichi, inclusi una trentina di oggetti rari e preziosi provenienti da wunderkammern.
Jheronimus Bosch (1453 – 1516) è noto in tutto il mondo per il suo linguaggio fatto di visioni oniriche e mondi curiosi, incendi, creature mostruose e figure fantastiche.
Milano per la prima volta, sotto la direzione artistica di Palazzo Reale e Castello Sforzesco, rende omaggio al grande genio fiammingo e alla sua fortuna nell’Europa meridionale con un progetto espositivo inedito che presenta una tesi affascinante: Bosch, secondo i curatori, rappresenta l’emblema di un Rinascimento ‘alternativo’, lontano dal Rinascimento governato dal mito della classicità, ed è la prova dell’esistenza di una pluralità di Rinascimenti, con centri artistici diffusi in tutta Europa. 
I curatori della mostra sono tre: Bernard Aikema, già professore di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università di Verona, Fernando Checa Cremades, professore di Storia dell’Arte all’Università Complutense di Madrid e già direttore del Museo del Prado e Claudio Salsi, direttore Castello Sforzesco, Musei Archeologici e Musei Storici e docente di storia dell’incisione presso l’Università Cattolica di Milano.
In questo ricchissimo corpus spiccano alcuni dei più celebri capolavori di Bosch e opere derivate da soggetti del Maestro - mai presentate insieme prima d’ora in un’unica mostra.
Bosch è infatti autore di pochissime opere universalmente a lui attribuite e conservate nei musei di tutto il mondo. Proprio perché così rari e preziosi, difficilmente i capolavori di questo artista lasciano i musei cui appartengono, e ancora più raramente si ha la possibilità di vederli riuniti in un’unica esposizione.
Proprio per la fragilità e la peculiarità dello stato di conservazione, alcune opere dovranno rientrare nelle loro sedi museali prima della chiusura della mostra. Si tratta delle due opere del Museo Lázaro Galdiano di Madrid (Meditazioni di san Giovanni Battista e La Visione di Tundalo) che potranno essere visitate dal pubblico fino al 12 febbraio e delle due opere prestate dalle Gallerie degli Uffizi (l’arazzo Assalto a un elefante turrito e Scena con elefante) che rimarranno in mostra fino al 29 gennaio.
L’esposizione di Palazzo Reale non è una monografica convenzionale, ma mette in dialogo capolavori tradizionalmente attribuiti al Maestro con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, in un confronto che ha l’intento di spiegare al visitatore quanto l’‘altro’ Rinascimento - non solo italiano e non solo boschiano - negli anni coevi o immediatamente successivi influenzerà grandi artisti come Tiziano, Raffaello, Gerolamo Savoldo, Dosso Dossi, El Greco e molti altri.

sabato 12 novembre 2022

"Bosh e un altro Rinascimento" a Palazzo Reale di Milano

Jheronimus Bosch (1453 – 1516) è noto in tutto il mondo per il suo linguaggio fatto di visioni oniriche e mondi curiosi, incendi, creature mostruose e figure fantastiche.
Dal 9 novembre 2022 al 12 marzo 2023 in mostra a Palazzo Reale di Milano.
Milano per la prima volta, sotto la direzione artistica di Palazzo Reale e Castello Sforzesco, rende omaggio al grande genio fiammingo e alla sua fortuna nell’Europa meridionale con un progetto espositivo inedito che presenta una tesi affascinante: Bosch, secondo i curatori, rappresenta l’emblema di un Rinascimento ‘alternativo’, lontano dal Rinascimento governato dal mito della classicità, ed è la prova dell’esistenza di una pluralità di Rinascimenti, con centri artistici diffusi in tutta Europa.
I curatori della mostra sono tre: Bernard Aikema, già professore di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università di Verona, Fernando Checa Cremades, professore di Storia dell’Arte all’Università Complutense di Madrid e già direttore del Museo del Prado e Claudio Salsi, direttore Castello Sforzesco, Musei Archeologici e Musei Storici e docente di storia dell’incisione presso l’Università Cattolica di Milano.
In questo ricchissimo corpus spiccano alcuni dei più celebri capolavori di Bosch e opere derivate da soggetti del Maestro - mai presentate insieme prima d’ora in un’unica mostra.  
Bosch è infatti autore di pochissime opere universalmente a lui attribuite e conservate nei musei di tutto il mondo. Proprio perché così rari e preziosi, difficilmente i capolavori di questo artista lasciano i musei cui appartengono, e ancora più raramente si ha la possibilità di vederli riuniti in un’unica esposizione.
Proprio per la fragilità e la peculiarità dello stato di conservazione, alcune opere dovranno rientrare nelle loro sedi museali prima della chiusura della mostra. Si tratta delle due opere del Museo Lázaro Galdiano di Madrid (Meditazioni di san Giovanni Battista e La Visione di Tundalo) che potranno essere visitate dal pubblico fino al 12 febbraio e delle due opere prestate dalle Gallerie degli Uffizi (l’arazzo Assalto a un elefante turrito e Scena con elefante) che rimarranno in mostra fino al 29 gennaio.
L’esposizione di Palazzo Reale non è una monografica convenzionale, ma mette in dialogo capolavori tradizionalmente attribuiti al Maestro con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, in un confronto che ha l’intento di spiegare al visitatore quanto l’‘altro’ Rinascimento - non solo italiano e non solo boschiano - negli anni coevi o immediatamente successivi influenzerà grandi artisti come Tiziano, Raffaello, Gerolamo Savoldo, Dosso Dossi, El Greco e molti altri.
Grazie alla collaborazione tra istituzioni italiane, in particolare dell’Ambasciata d’Italia in Portogallo, ma anche dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona con il Museu Nacional de Arte Antiga, a Palazzo Reale sarà possibile ammirare il monumentale Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio, opera che ha lasciato il Portogallo solo un paio di volte nel corso del Novecento e giunge ora in Italia per la prima volta.
Altro importante prestito, frutto di uno scambio con la città di Bruges, è l’opera monumentale del Maestro, proveniente dal Groeningemuseum di Bruges, il Trittico del Giudizio Finale, che originariamente faceva parte della collezione del cardinale veneziano Marino Grimani. Fondamentali per il progetto espositivo il prestito del Museo del Prado dell’opera di Bosch, Le tentazioni di Sant’Antonio, e i capolavori del Museo Lázaro Galdiano, che ha concesso la preziosa tavola del Maestro San Giovanni Battista.
E ancora, sempre di Bosch, il Trittico degli Eremiti delle Gallerie dell’Academia di Venezia, proveniente dalla collezione del cardinale Domenico Grimani, collezionista fra i più importanti del suo tempo e tra i pochissimi proprietari delle opere di Bosch in Italia.
La fama di Bosch non iniziò nelle Fiandre, dove l’artista era nato, ma in Europa meridionale. Il ‘fenomeno Bosch’ ebbe infatti origine nel mondo mediterraneo, precisamente nella Spagna e nell’Italia del Cinquecento. Sarà proprio in Italia che il linguaggio fantastico e onirico di Bosch e dei suoi seguaci, protagonisti di un ‘altro Rinascimento’, troveranno il terreno più fertile e maturo per crescere e diventare modello figurativo e culturale per quel tempo e per molte delle generazioni di artisti successive, anche a distanza di secoli.
In particolare, viene proposto il raffronto tra i quattro arazzi boschiani dell’Escorial e il cartone dell’Elefante, proveniente dalle  collezioni delle Gallerie degli Uffizi, modello per il quinto arazzo oggi perduto.
La ‘moda’ delle immagini ‘alla Bosch’, affermatasi in Spagna e in Italia e successivamente nel resto d’Europa, si rifletteva in una serie di spettacolari opere d’arte realizzate in molteplici tecniche e di varie provenienze. In particolare le stampe che diffondevano il linguaggio boschiano, tra cui emerge l’opera di Pieter Bruegel il Vecchio (il più importante seguace di Bosch) presente in mostra con una decina di incisioni derivate da sue composizioni. Le incisioni contribuirono in maniera decisiva alla diffusione del gusto per le immagini di incendi notturni, scene di stregoneria, visioni oniriche e magiche. Lo confermano opere come lo Stregozzo di Marcantonio Raimondi o Agostino Veneziano, il Mostro marino di Albrecht Dürer e il capolavoro letterario - editoriale di Aldo Manuzio, la Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna e anche l’Allegoria della vita umana di Giorgio Ghisi.
La proliferazione di oggetti rari, bizzarri e preziosi che caratterizza la moda delle collezioni eclettiche tipiche del gusto internazionale cinquecentesco viene evocata nell’ultima sala, allestita come una originale Wunderkammer, grazie alla collaborazione del Museo di Storia Naturale di Milano e delle Raccolte del Castello Sforzesco. La presenza studiata e calcolata di una trentina di oggetti da ‘camera delle meraviglie’ riporta a un confronto immediato e diretto con la rappresentazione caotica e irrealistica di uno dei capolavori più impegnativi di Bosch: Il giardino delle delizie, presente in mostra nella doppia versione di un dipinto coevo e di un arazzo. Particolarmente famose erano le Wunderkammern degli ultimi sovrani Asburgo e in particolare di Rodolfo II d’Asburgo, il cui ritratto, il famoso Vertumno dipinto dall’artista milanese Arcimboldo (un eccezionale prestito del Castello di Skokloster, Svezia), è presente in mostra all’interno della wunderkammer riprodotta e rappresenta in pieno l’eclettismo tipico di questo gusto collezionistico.
Alla fine del percorso un’opera audiovisiva di Karmachina, Tríptiko. A vision inspired by Hieronymus Bosch, con musiche di Fernweh, mette in scena un viaggio attraverso il mondo onirico del pittore fiammingo. Il titolo richiama il formato dell’opera principale da cui trae origine lo spettacolo, il Trittico del Giardino delle Delizie

venerdì 28 ottobre 2022

Monterosso nel XV secolo


La mostra “Monterosso nel XV secolo”, accessibile online fino al 6 novembre 2022, presenta un itinerario attraverso le vicende del Quattrocento fra Levante ligure, Emilia occidentale e alta Toscana.
L’esposizione è curata da Davide Tansini ed è dedicata agli episodi vissuti dal celebre borgo delle Cinque Terre e dal suo circondario fra tardo Medioevo e Rinascimento. Lo storico descrive la fisionomia della comunità e del territorio monterossino: zona già rinomata all’epoca per il suggestivo paesaggio e per l’eccellente qualità del vini prodotti in loco, apprezzati ed esportati anche in Francia e in Inghilterra.
Lo studioso ricostruisce il turbolento susseguirsi di guerre, rivolte e complotti che tormentarono la Liguria per tutto il XV secolo e che portarono la Repubblica di Genova sotto varie egemonie e dominazioni (Valois, Paleologi, Fregoso, Visconti, Sforza, Fieschi).
Situato nel tratto di costa fra gli approdi fortificati di Levanto e di Porto Venere, Monterosso risentì delle tensioni che attraversavano la limitrofa area compresa fra Valtaro e Lunigiana: nevralgica per i commerci, dove transitavano i percorsi dall’Europa centrale e dalla Valpadana verso Roma e l’Italia peninsulare (come la Via Francigena).
Qui le rotte montane valicavano l’Appennino tramite i passi vicini alla Cisa e si raccordavano agli scali marittimi prossimi al Golfo dei Poeti e alla foce del fiume Magra.
Utilizzando fonti d’archivio conservate in varie città italiane (Firenze, Genova, La Spezia, Lucca, Massa, Milano, Parma, e Venezia), Davide Tansini tratteggia un panorama storico che non si limita alla cronologia politica.
Le schede della mostra (che affiancano l’apparato testuale a una serie di immagini) sono impostate su undici temi ricorrenti e trattano anche ambiente, architettura, cultura, curiosità, documenti, economia, società e vita quotidiana.
Diversi i casi affrontati: le regole dell’antica comunità monterossina per la cura della vegetazione e del suolo (aspro ma fragile); la nascita del primo arsenale marittimo alla Spezia (voluto dal duca di Milano Galeazzo Maria Sforza); gli episodi legati ai pirati e ai corsari attivi fra mar Ligure e Tirreno; le signorie Landi, Malaspina, Fieschi e Fregoso nell’Appennino settentrionale.
Accessibile sul sito www.inarce.com e patrocinata dal Comune di Monterosso al Mare, l’esposizione fa parte della rassegna «Percorsi nel tempo».

domenica 3 luglio 2022

Percorsi del sacro dall’Altomedioevo all’Età moderna a Bibbiena

Sarà inaugurato domenica 3 luglio 2022, alle ore 17, il nuovo percorso espositivo del Museo Archeologico del Casentino ‘Piero Albertoni’ di Bibbiena, in provincia di Arezzo. La nuova sala si chiama "Percorsi del sacro dall’Altomedioevo all’Età moderna" e porterà il nome del prof. Giovanni Cherubini, illustre accademico già docente di storia medievale all’Università di Firenze e originario del paese di Partina, nel comune di Bibbiena. L’inaugurazione sarà anche l’occasione per ricordare, a dieci anni dalla scomparsa, la figura di Piero Albertoni, membro del gruppo archeologico, cui proprio il Museo di Bibbiena è stato intitolato nel 2013.
 
L’intervento sulla sala è stato ideato dai Laboratori Archeologi San Gallo, società cooperativa aderente a Confcooperative Toscana Nord, grazie alla collaborazione del direttore scientifico del Museo Archeologico, Francesco Trenti, del Gruppo Archeologico Casentinese e della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio. Il riallestimento della piccola sala, usata finora per mostre temporanee, è stato realizzato grazie a una campagna di crowdfunding online che ha raccolto la cifra necessaria. La sala è dedicata a un percorso che dalle decorazioni lapidee delle prime chiese altomedievali arriva alla Pietà seicentesca della Mausolea donata dai Monaci Camaldolesi, passando per materiali rinvenuti negli scavi presso abbazie e monasteri casentinesi.
Chiara Marcotulli presidente della cooperativa Laboratori Archeologi San Gallo spiega che la sala “affronta l’epoca medievale e, in piccola parte, l’età moderna. Finora il museo arrivava fino all’epoca antica, ai romani, e questa sala chiude il percorso cronologico del medioevo casentinese. Noi ci siamo occupati della cura dell’allestimento, dei testi e dei pannelli. Il filo conduttore è il tema del sacro, quindi vengono allestite opere scultoree e ceramiche, ma anche monete che vengono da contesti sacri soprattutto da pievi del Casentino. I testi dei pannelli spiegano l’evoluzione del cristianesimo nel Casentino, affrontando il tema dell'incastellamento, della diffusione degli edifici ecclesiastici e delle vie di pellegrinaggio che caratterizzano questa parte della Toscana”. Laboratori Archeologi San Gallo è una cooperativa di archeologi specializzati nel medioevo che si occupa di ricerca storica e archeologica, ma anche di comunicazione e divulgazione dei beni culturali.