Presso il Monastero-Fortezza di Santo Spirito del Comune di Ocre in
provincia dell’Aquila si è inugurata la mostra archeologica "I Signori di
Ocre: dai Vestini ai Normanni", organizzata dall’Amministrazione Comunale
in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici
dell’Abruzzo e il Dipartimento di Storia e Metodologie Comparate dell’Università degli Studi dell’Aquila.
E’ la prima mostra che espone le ricerche archeologici più recenti (anni 2000-2010) provenienti dall’area anticamente occupata dalle popolazioni Vestine nel versante aquilano del Gran Sasso e anche la prima che si inaugura nel territorio del cratere dopo il terremoto del 2009. Il Comitato Scientifico della mostra è composto da Fabio Redi e Alfonso Forgione, docenti dell’Università degli Studi dell’Aquila; Vincenzo d’Ercole e Alberta Martellone, archeologi del Ministero per i beni e le attività culturali. La mostra si articola in due sezioni: nella prima, curata dal Dipartimento di Storia e Metodologie Comparate, sono raccolte e ordinate le testimonianze della vita nel castello e negli annessi; quei reperti, cioè, che tematicamente consentono la ricostruzione dell’immagine storica del castello di Ocre e dei suoi abitanti, dal popolamento del rilievo collinare a partire dall’arrivo dei Normanni conquistatori, al suo abbandono nel corso del XVI secolo, attraverso le distruzioni effettate dagli Aquilani nel 1293 e da Braccio da Montone nel 1423, come ci narra Buccio di Ranallo nella sua Cronaca. Nella seconda sezione, curata dalla Soprintedenza per i beni archeologici dell’Abruzzo, sono esposti 5 corredi funerari provenienti dalla vicina necropoli di Fossa, partendo dalla tomba femminile 135 riferibile alla prima età del ferro, nel cui corredo è presente una caratteristica tazza in bronzo da “sommelier” utilizzata dalle donne Vestine per insaporire ed assaggiare il vino.
Il modo di combattere in linea di fanti armati di lance e pugnali corti è ben espresso dalla tomba maschile 64 riferibile al VII sec.a.C.: nella stessa tomba sono conservati punte in ferro tipiche dei “bastoni da sci” e ganci ad omega che servivano ad allacciare alti scarponi adatti alla guerra in montagna. Il cambiamento avvenuto nel corso dell’età arcaica (VI sec.a.C.) delle tattiche belliche, ben si evince dal corredo maschile della tomba 273 in cui è presente una lunga spada in ferro,del tipo “Capestrano”, funzionale a colpi di taglio fra guerrieri a piedi o a cavallo disposti in ordine sparso. Il costume funerario esclusivo del popolo dei Vestini Cismontani, coloro cioè che abitavano fra L’Aquila e Capestrano nel I millennio a.C., era di seppellire tra 2 coppi sovrapposti, che fungevano da sarcofago, i bambini defunti entro 100 giorni di vita. L’uso dei coppi nelle sepolture dei neonatali, ci testimonia il loro utilizzo come elementi dei tetti delle case, ormai realizzate in muratura. La sepoltura più recente della necropoli di Fossa esposta in mostra è quella della tomba a camera 430 in cui venne deposto un individuo di sesso maschile defunto agli inizi del I secolo d.C. all’età di 62-66 anni.
In una fossa di riduzione scavata ai piedi dell’inumato erano sepolti, ammucchiati, i resti di altri 3 individui (2 donne e 1 uomo) due dei quali deposti sopra altrettanti letti funerari rivestiti in osso. In uno dei due letti, quello più antico, sono ritratti sul “fulcrum” (cuscino) delle lici e dei volti femminili, mentre il cilindro delle gambe raffigura scene di danza fra un giovane eros nudo e figure femminili. L’altro letto, quello più recente, rappresenta nel “fulcrum” il mito di Ercole e leone Nemeo, mentre nelle gambe vi è il volto di una divinità, forse Apollo con un copricapo particolare. In un’altra vetrina sono esposti i reperti provenienti da S.Panfilo d’Ocre e rinvenuti dopo il terremoto del 2009 durante la realizzazione dei moduli abitativi provvisori (MAP) e di una scuola. I materiali testimoniano di una necropoli finora sconosciuta in uso fra il VI e il II sec.a.C.: di grande interesse la lama piegata di una spada in ferro a “codolo” di tipo celtico. Purtroppo le circostanze del rinvenimento e l’assenza di ogni verifica archeologica nel corso dei lavori effettuati dalla Protezione Civile rendono impossibile ulteriori elementi di comprensione storica del sito. L’ultima vetrina del percorso è dedicata a un luogo di culto investigato nel novembre 2008 in località Piè di Colle a Poggio Picenze. Qui sono stati recuperati numerosi reperti archeologici fra cui un volto in pietra di “Attis” , lucerne e ceramica in terra sigillata in uso tra la tarda età repubblicana e la prima età imperiale (I sec.a.C- I sec d.C.).
La mostra contribuisce a qualificare e valorizzare uno dei monumenti più belli significativi della provincia dell’Aquila, il Monastero-Fortezza di Santo Spirito d’Ocre, che può rappresentare un polo di attrazione per il turismo culturale dell’Abruzzo.
La visita è possibile su prenotazione (info Comune di Ocre: 0862751413; Monastero di Santo Spirito: 08621965538) e la mostra resterà aperta fino a dicembre 2012.
E’ la prima mostra che espone le ricerche archeologici più recenti (anni 2000-2010) provenienti dall’area anticamente occupata dalle popolazioni Vestine nel versante aquilano del Gran Sasso e anche la prima che si inaugura nel territorio del cratere dopo il terremoto del 2009. Il Comitato Scientifico della mostra è composto da Fabio Redi e Alfonso Forgione, docenti dell’Università degli Studi dell’Aquila; Vincenzo d’Ercole e Alberta Martellone, archeologi del Ministero per i beni e le attività culturali. La mostra si articola in due sezioni: nella prima, curata dal Dipartimento di Storia e Metodologie Comparate, sono raccolte e ordinate le testimonianze della vita nel castello e negli annessi; quei reperti, cioè, che tematicamente consentono la ricostruzione dell’immagine storica del castello di Ocre e dei suoi abitanti, dal popolamento del rilievo collinare a partire dall’arrivo dei Normanni conquistatori, al suo abbandono nel corso del XVI secolo, attraverso le distruzioni effettate dagli Aquilani nel 1293 e da Braccio da Montone nel 1423, come ci narra Buccio di Ranallo nella sua Cronaca. Nella seconda sezione, curata dalla Soprintedenza per i beni archeologici dell’Abruzzo, sono esposti 5 corredi funerari provenienti dalla vicina necropoli di Fossa, partendo dalla tomba femminile 135 riferibile alla prima età del ferro, nel cui corredo è presente una caratteristica tazza in bronzo da “sommelier” utilizzata dalle donne Vestine per insaporire ed assaggiare il vino.
Il modo di combattere in linea di fanti armati di lance e pugnali corti è ben espresso dalla tomba maschile 64 riferibile al VII sec.a.C.: nella stessa tomba sono conservati punte in ferro tipiche dei “bastoni da sci” e ganci ad omega che servivano ad allacciare alti scarponi adatti alla guerra in montagna. Il cambiamento avvenuto nel corso dell’età arcaica (VI sec.a.C.) delle tattiche belliche, ben si evince dal corredo maschile della tomba 273 in cui è presente una lunga spada in ferro,del tipo “Capestrano”, funzionale a colpi di taglio fra guerrieri a piedi o a cavallo disposti in ordine sparso. Il costume funerario esclusivo del popolo dei Vestini Cismontani, coloro cioè che abitavano fra L’Aquila e Capestrano nel I millennio a.C., era di seppellire tra 2 coppi sovrapposti, che fungevano da sarcofago, i bambini defunti entro 100 giorni di vita. L’uso dei coppi nelle sepolture dei neonatali, ci testimonia il loro utilizzo come elementi dei tetti delle case, ormai realizzate in muratura. La sepoltura più recente della necropoli di Fossa esposta in mostra è quella della tomba a camera 430 in cui venne deposto un individuo di sesso maschile defunto agli inizi del I secolo d.C. all’età di 62-66 anni.
In una fossa di riduzione scavata ai piedi dell’inumato erano sepolti, ammucchiati, i resti di altri 3 individui (2 donne e 1 uomo) due dei quali deposti sopra altrettanti letti funerari rivestiti in osso. In uno dei due letti, quello più antico, sono ritratti sul “fulcrum” (cuscino) delle lici e dei volti femminili, mentre il cilindro delle gambe raffigura scene di danza fra un giovane eros nudo e figure femminili. L’altro letto, quello più recente, rappresenta nel “fulcrum” il mito di Ercole e leone Nemeo, mentre nelle gambe vi è il volto di una divinità, forse Apollo con un copricapo particolare. In un’altra vetrina sono esposti i reperti provenienti da S.Panfilo d’Ocre e rinvenuti dopo il terremoto del 2009 durante la realizzazione dei moduli abitativi provvisori (MAP) e di una scuola. I materiali testimoniano di una necropoli finora sconosciuta in uso fra il VI e il II sec.a.C.: di grande interesse la lama piegata di una spada in ferro a “codolo” di tipo celtico. Purtroppo le circostanze del rinvenimento e l’assenza di ogni verifica archeologica nel corso dei lavori effettuati dalla Protezione Civile rendono impossibile ulteriori elementi di comprensione storica del sito. L’ultima vetrina del percorso è dedicata a un luogo di culto investigato nel novembre 2008 in località Piè di Colle a Poggio Picenze. Qui sono stati recuperati numerosi reperti archeologici fra cui un volto in pietra di “Attis” , lucerne e ceramica in terra sigillata in uso tra la tarda età repubblicana e la prima età imperiale (I sec.a.C- I sec d.C.).
La mostra contribuisce a qualificare e valorizzare uno dei monumenti più belli significativi della provincia dell’Aquila, il Monastero-Fortezza di Santo Spirito d’Ocre, che può rappresentare un polo di attrazione per il turismo culturale dell’Abruzzo.
La visita è possibile su prenotazione (info Comune di Ocre: 0862751413; Monastero di Santo Spirito: 08621965538) e la mostra resterà aperta fino a dicembre 2012.
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