Visualizzazione post con etichetta scultura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta scultura. Mostra tutti i post

sabato 11 novembre 2023

Lippo di Dalmasio e le arti a Bologna tra Trecento e Quattrocento

Da sabato 18 novembre 2023 a domenica17 marzo 2024 il Museo Civico Medievale di Bologna dedica una mostra a Lippo di Dalmasio, artista attivo a cavallo tra Trecento e Quattrocento fra Bologna e la Toscana.
Attraverso dipinti, sculture e manoscritti miniati la mostra ricostruisce l'attività del pittore dalla formazione in terra toscana alle commissioni più prestigiose nella Bologna di fine Trecento.
Nonostante l'immagine stereotipata di pittore devoto di Madonne col Bambino, dovuta alla narrazione della Controriforma, l'arte di Lippo di Dalmasio è variegata: l'artista è attivo nel cantiere di San Petronio, realizza importanti opere pubbliche, riveste incarichi prestigiosi. La mostra è a cura di Massimo Medica e Fabio Massaccesi.
Inaugurazione venerdì 17 novembre 2023 alle 17.30.
Per maggiori informazini clicca qui !

domenica 5 settembre 2021

VENETIA 1600


VENETIA 1600
 
Nascite e rinascite
Da sabato 4 settembre 2021 a venerdì 25 marzo 2022
Venezia, Palazzo Ducale – Appartamento del Doge 
Direzione scientifica: Gabriella Belli 
A cura di: Robert Echols, Frederick Ilchman, Gabriele Matino e Andrea Bellieni
Le vicende della Serenissima sono state segnate da innumerevoli momenti di crisi e rotture, così come da altrettante fasi di rigenerazione e rinnovamento. La storia di Venezia, in altre parole, risulta punteggiata da molteplici nascite e rinascite, esempi concreti di come la città sia sempre stata in grado di affrontare le sfide poste dal mutare dei tempi.
La mostra VENETIA 1600. Nascite e rinascite prevista da settembre 2021 a Palazzo Ducale, propone una lettura inedita della storia della Serenissima che identifica nel concetto di nascita e rinascita un innovativo modello interpretativo del suo passato, per re-immaginarne un futuro possibile e ottimistico. Ad illustrare i momenti salienti della storia e dell’identità di Venezia, la mostra esporrà opere dei massimi artisti, architetti e uomini di lettere che operarono in laguna nell’arco di quasi un millennio.
La mostra comprenderà importanti dipinti di Carpaccio, Tiziano, Veronese, Tiepolo, Canaletto, Guardi e molti altri, nonché una selezione di miniature, stampe, disegni, tessuti, sculture, ceramiche, modelli architettonici, oggetti in vetro e d’uso quotidiano. Particolare attenzione verrà data ad alcuni dei monumenti più rappresentativi della città, quali la basilica di San Marco, il Palazzo Ducale, il Ponte di Rialto, il Fondaco dei Tedeschi, le chiese del Redentore e di Santa Maria della Salute, il Gran Teatro la Fenice e il Campanile di San Marco, fino a includere le maggiori istituzioni museali e culturali della Venezia contemporanea.
Per tutte le informazioni clicca qui !
Oltre ai grandi capolavori provenienti da musei e collezioni private italiane, la mostra intende valorizzare l’inestimabile patrimonio storico-artistico e culturale dei musei, chiese, biblioteche e archivi veneziani, primo fra tutti quello delle collezioni dei Musei Civici di Venezia.

venerdì 29 maggio 2020

Schifanoia e Francesco del Cossa. L’oro degli Estens

Riapre Palazzo Schifanoia, anche se parzialmente, dopo il restauro architettonico post sisma grazie al quale il Salone dei Mesi e gli appartamenti del duca Borso offriranno una nuova esperienza di visita immersiva ed emozionale.
Per l'occasione è stata allestita l’esposizione "Schifanoia e Francesco del Cossa. L’oro degli Estensi" (2 giugno13 settembre 2020), una raccolta di opere di pertinenza dei Musei di Arte Antica connesse alla figura di Borso e una significativa selezione di “ospiti” legati all'Officina ferrarese.
Un viaggio tra le medaglie di Pisanello, le sculture di Domenico di Paris e di Guido Mazzoni, i colori dei miniatori estensi e dei pittori attivi nel – o influenzati dal – Salone dei Mesi, in confronto serrato con il protagonista di questo straordinario capolavoro: Francesco del Cossa (c. 1430-1478).
La visita alle sale avverrà secondo modalità previste per la prevenzione e il contenimento del virus Covid-19 nei seguenti orari di apertura:
dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (chiusura biglietteria alle 18.30) - Chiuso il lunedì. Info, biglietti e orari https://bit.ly/Schifanoia.

giovedì 28 maggio 2020

Musei civici di Mantova on line: il Virgilio in cattedra

Il Museo della Città di Mantova ha riaperto e vi aspetta a Palazzo San Sebastiano in questi giorni di primavera riscoprire dal vivo le sue collezioni. Lo stesso biglietto è valido anche per Palazzo Te.
Venerdì 29 maggio 2020
, uno dei nostri appuntamenti sul web sarà dedicato all’opera più simbolica per i mantovani: il Virgilio in cattedra conservato proprio in San Sebastiano.
Questa meravigliosa scultura medievale policroma era un tempo posta sull’arengario di Palazzo della Ragione a Mantova e molti studiosi concordano nel considerarlo il simbolo stesso della città. Virgilio, il più alto esponente della poesia latina, è il nume tutelare di Mantova, sua città natale, come indirettamente dimostrato anche dalla fitta presenza di questa stessa effigie nella monetazione comunale del XIV secolo.
Sarà possibile conoscere i dettagli e approfondirne la storia accendendo online ai canali istituzionali dei musei civici: www.palazzote.it, Facebook, Instagram (palazzotemuseicivicimn) e su YouTube (Musei Civici Mantova).

domenica 17 maggio 2020

A Padova riapre la mostra "A nostra immagine"

Inaugurata a metà febbraio, subito dopo chiusa, aperta e richiusa per il lockdown, mercoledì 20 maggio 2020 riapre al pubblico la mostra A NOSTRA IMMAGINE. Scultura in terracotta del Rinascimento. Da Donatello a Riccio nelle Gallerie di Palazzo Vescovile di Padova, sede delle esposizioni temporanee del Museo diocesano (rimane ancora chiusa invece la parte museale con le esposizioni permanenti).
Le 21 sculture esposte nelle Gallerie del Palazzo per due mesi sono rimaste “sole”. Ora finalmente i visitatori potranno tornare ad ammirarle, nella loro bellezza e nella storia che raccontano, in totale sicurezza, grazie a un protocollo appositamente studiato sulla base delle Linee guida regionali sulla riapertura al pubblico di musei, archivi e biblioteche, che prevede l’accesso contingentato, la sicurezza dei locali, la possibilità anche di visite guidate in piccoli gruppi garantendo il distanziamento sociale, la necessità di indossare mascherina e guanti e di sottoporsi al controllo della temperatura corporea.
Da lunedì 18 maggio la segreteria della mostra sarà operativa telefonicamente al numero 049-8226159 per dare tutte le informazioni al pubblico e raccogliere prenotazioni e da mercoledì 20 maggio si ripartirà con il consueto orario da martedì a venerdì 10.00 – 13.00 e 14.00 – 18.00; sabato, domenica e festivi 10.00 – 13.00 e 14.00 – 19.00, così almeno fino al 2 giugno, data prevista di chiusura dell’esposizione, mentre è ancora in fase di verifica la possibilità di una proroga.
A NOSTRA IMMAGINE Scultura in terracotta del Rinascimento Da Donatello a Riccio è il frutto di un progetto di restauro e di una campagna di ricerca che ha portato anche interessanti novità tra cui il ruolo centrale di un plasticatore di origine cremasca, Giovanni de Fondulis (a cui sono state attribuite definitivamente alcune terrecotte del territorio diocesano), e la vivacità della sua bottega padovana, rimasta attiva per oltre un ventennio nella seconda metà del Quattrocento. Ma la mostra ha portato anche nuove scoperte, tra cui la Madonna del monastero della Visitazione, che dopo la rimozione delle integrazioni ottocentesche e delle pesanti ridipinture, si è rivelata un capolavoro della tarda attività di Giovanni de Fondulis, e nuove attribuzioni, come la paternità a Pietro Lombardo, da parte dello studioso Francesco Caglioti, della Madonna proveniente dal Museo del Bargello, precedentemente attribuita a Antonio di Chellino.
«La mostra che siamo felici di poter finalmente riaprire dopo questa chiusura forzata – spiega il direttore del Museo diocesano Andrea Nante, ideatore e curatore dell’esposizione insieme al conservatore Carlo Cavalli – è il momento conclusivo di un progetto durato oltre due anni, durante il quale, con il sostegno della campagna Mi sta a cuore, sono state restaurate quattro opere del territorio diocesano, ora inserite nel percorso espositivo (escluso il Compianto di San Pietro conservato nella chiesa di San Pietro). Oltre che operazioni di recupero e valorizzazione, i restauri sono stati un’importante occasione di studio e conoscenza delle opere, uno studio che durante tutto il periodo del progetto si è allargato, per quanto possibile, all’intero patrimonio diocesano di terrecotte rinascimentali, con l’apporto fondamentale del lavoro di specialisti e di giovani studiosi. Il catalogo scientifico raccoglie gli esiti di questa ricerca storico artistica, e la mostra li rende visibili, facendo parlare direttamente le opere».
Il ricco catalogo della mostra, edito da Scripta edizioni, documenta tutta l’esposizione e il progetto culturale che la motiva. Acquistarlo direttamente al Museo diocesano è un modo per sostenere sia il percorso di recupero di opere del territorio, sia la mostra, tanto penalizzata da questi due mesi di chiusura forzata. Per quanti sono interessati ad acquistarlo, ma impossibilitati a raggiungere la mostra fisicamente, il catalogo può essere richiesto alla segreteria che provvederà alla spedizione postale.
La mostra A nostra immagine. Sculture in terracotta del Rinascimento DA DONATELLO A RICCIO è promossa e organizzata dal Museo diocesano di Padova e dall’Ufficio diocesano Beni culturali, con la collaborazione dell’Università di Padova – CIBA Centro per i beni culturali, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso e ha il patrocinio di Regione Veneto, Provincia di Padova, Comune di Padova, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Conferenza Episcopale Italiana.
La realizzazione è stata possibile grazie al contributo speciale di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e ai contributi di Camera di Commercio di Padova, Fondazione Alberto Peruzzo, Fondazione Antonveneta, Ravagnan, Sirman, Confartigianato, dell’8per mille della Chiesa cattolica e di numerosi altri sostenitori.

lunedì 11 novembre 2019

Imago splendida. Capolavori di scultura lignea a Bologna dal Romanico al Duecento

La mostra "Imago splendida. Capolavori di scultura lignea a Bologna dal Romanico al Duecento" organizzata dal 22 novembre 2019 all'8 marzo 2020 presso il Museo Civico Medievale, in collaborazione con la Curia Arcivescovile di Bologna, l’Università di Bologna e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia è incentrata sull’affascinante e poco studiata produzione scultorea a Bologna tra XII e XIII secolo. L’esposizione, curata da Massimo Medica e da Luca Mor, è l’occasione per presentare per la prima volta alcuni rarissimi capolavori lignei della città, alcuni dei quali restaurati per l’occasione.
Tali opere, principalmente grandi crocifissi, consentiranno di fissare una nuova tappa verso la comprensione dei modelli di riferimento nella Bologna di quel tempo. Qui, del resto, il Medioevo fu animato da un fiorente clima multiculturale, favorito sia dalla posizione strategica della città sulla Via Emilia, quindi tra gli Appennini e le direttrici verso l’Oltralpe, sia per la nascita nel tardo XI secolo di una celebre scuola giuridica.
Una realtà così cosmopolita garantì un impulso costante per i contatti internazionali, l’indotto dei commerci, lo sviluppo urbano e, non ultime, le commissioni artistiche, tra cui quelle di arredi liturgici e tesori ecclesiastici destinati a soddisfare le crescenti esigenze devozionali. Oggi però di questi manufatti rimane assai poco, come documenta la scultura lignea medievale che, anche a causa della deperibilità del materiale, a Bologna conta soltanto pochi esempi secondo una tendenza che accomuna tutti i grandi centri italiani.
Ciò rende ancora più emblematico il valore delle testimonianze locali superstiti che per lo più si caratterizzano di esempi monumentali di elevata qualità esecutiva. Basti menzionare il superbo gruppo della Crocifissione che campeggia nella Cattedrale di San Pietro (tra i più antichi in Italia ancora completi delle figure dei Dolenti), del tutto isolato nel panorama emiliano-padano ed esito credibile di una bottega alpina itinerante specializzata nella lavorazione del legno che realizzò l’opera entro 1184, anno di consacrazione della nuova chiesa avvenuta alla presenza di papa Lucio III.
Le novità del Duecento trovano invece riscontro in un pregevole gruppo di sculture stilisticamente omogenee che raffigurano il Christus Triumphans, ormai pervase da un naturalismo gotico modulato in virtù dell’iconografia più o meno arcaizzante. Si tratta del Crocifisso ancora poco conosciuto della chiesa Santa Maria Maggiore, che oggi ritorna all'antico splendore dopo l'importante restauro finanziato dal Comune di Bologna; del Crocifisso nelle Collezioni Comunali d’Arte, riallestito nel corso Trecento su una croce dipinta da Simone dei Crocifissi; nonché del Crocifisso pervenuto alla raccolta d’arte della Fondazione Giorgio Cini a Venezia.
L’identificazione di questa importante bottega e l’occasione di esporre insieme le sue opere costituirà pertanto una circostanza pressoché irripetibile, non solo per rendere noti i preziosi dati di restauro e per cercare di approfondire il tema dello spazio liturgico a Bologna tra il XII e XIII secolo (anche grazie all’esposizione di coeve croci dipinte) , ma anche per misurare in dettaglio gli originalissimi effetti locali della rinascenza gotica su un genere artistico così particolare: stimolato in modo sinergico sia dalle novità d’Oltralpe, mediate nel capoluogo emiliano attraverso la circolazione di “arti minori” ( in mostra verranno esposti alcuni preziosi codici miniati ed altri oggetti liturgici) ed eruditi stranieri, sia dall’influsso di quelle toscane che proprio in città manifestarono episodi di primo piano come la famosa Arca marmorea di San Domenico, realizzata per la chiesa omonima da Nicola Pisano e aiuti (1264-1267).

martedì 16 aprile 2019

Rinascimento visto da Sud

Ma chi l'ha detto che il Rinascimento sia stato soltanto un affare del centro e del nord? Proviamo a cambiare prospettiva, a partire dal sud.
Dalle sponde di quel Mediterraneo che è incrocio di culture e di civiltà, di gente e di arti, da sempre. Scopriremo un Rinascimento diverso, che dialoga con Firenze, Milano, Roma e Venezia senza perdere la sua peculiarità. E sarà tutta un'altra storia.
Questo l'obiettivo di "Rinascimento visto da Sud", una mostra a cura di Marta Ragozzino, Pierluigi Leone de Castris, Matteo Ceriana e Dora Catalano che presenta una rilettura inedita su uno dei periodi più floridi del nostro Paese.
Il percorso si aprirà con il Mediterraneo e ci condurrà verso Napoli, la Spagna, la Provenza e le Fiandre, una mappa che ritrae un mondo e gli artisti e studiosi che lo hanno popolato. Le opere, più di 180, provengono dai più prestigiosi musei italiani ed europei, e sono il simbolo di una cultura eclettica, che non dimentica le sue origini: i ritratti e le sculture si alternano a mappe e portolani, in un gioco di rimandi e interconnessioni che rimandano ad una cultura fatta di scambi e contaminazioni, il punto d'incontro tra Rinascimento e Mediterraneo.
La mostra avrà luogo presso il Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna della Basilicata Palazzo Lanfranchi, Piazzetta Pascoli Matera, da venerdì 19 aprile a lunedì 19 agosto 2019, dalle ore 9.00 alle ore 20.00.
Per maggiori informazioni clicca qui !

lunedì 8 aprile 2019

Mostra Notre-Dame de Paris a Torino

Una mostra innovativa e multimediale dà vita a quattro sculture gotiche provenienti dalla celebre cattedrale di Notre-Dame de Paris che accompagneranno il pubblico a riflettere su temi cruciali per l'arte: l’organizzazione del lavoro in un cantiere medievale complesso come quello di una cattedrale, il tema della distruzione e mutilazione delle opere d’arte per ragioni politiche, fino a quello del restauro integrativo “romantico” dei monumenti medievali, che caratterizza gli interventi del XIX secolo in tutta Europa. L’esposizione, curata della conservatrice di Palazzo Madama Simonetta Castronovo e allestita nella Sala Stemmi del museo fino al 30 settembre 2019, è frutto di una collaborazione con il Musée de Cluny – Musée national du Moyen Âge di Parigi.
L’evento si configura come una mostra dossier dedicata al tema della scultura gotica francese nella prima metà del 1200 e, in particolare, al cantiere della cattedrale di Notre-Dame di Parigi. Dal portale dell’Incoronazione della Vergine sulla facciata occidentale proviene la Testa d’Angelo, mentre dal portale del braccio settentrionale del transetto provengono la Testa di Re mago, la Testa di uomo barbuto e la Testa di figura femminile, allegoria di una virtù teologale. Queste quattro opere, oltre a essere esempi di altissima qualità della scultura medievale europea, sono testimonianze di quel momento della civiltà gotica indicato dal celebre storico dell’arte Cesare Gnudi come “classicismo gotico” o “naturalismo gotico”, che ebbe un forte influsso, alla fine del Duecento, anche sui protagonisti del Gotico in Italia: Giotto, Nicola Pisano, Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio.
Le teste sono presentate con un coinvolgente allestimento audiovisivo, realizzato da Leandro Agostini, che ricrea uno sfondo architettonico e ambientale per le sculture, arricchendo la visita con proiezioni e voci fuori campo, che animano i quattro personaggi e ne raccontano la storia. In questo modo il percorso espositivo diventa un’occasione di approfondimento sulle straordinarie sculture gotiche di Notre-Dame, offrendo contemporaneamente ai visitatori una narrazione sulla Cattedrale parigina (dal Medioevo alle distruzioni successive alla Rivoluzione Francese, fino ai restauri integrativi di Eugène Viollet-le-Duc alla metà dell’Ottocento) e un’illustrazione dei diversi caratteri iconografici e stilistici dei suoi portali.
Tra il 1793 e il 1794 le quattro sculture esposte a Palazzo Madama furono rimosse dalla cattedrale parigina, insieme a molte altre che decoravano la galleria dei Re e i portali della facciata, su ordine del Comité revolutionnaire de la Section de la Cité, in quanto simbolo della feudalità, della monarchia e della religione. Infatti dal 1793 la Francia era diventata una repubblica - Luigi XVI e Maria Antonietta erano stati ghigliottinati all’inizio dell’anno -  retta da un Comitato di salute pubblica guidato da Robespierre. Le sculture, molte ormai allo stato di frammenti, abbandonate a lungo sul sagrato della chiesa, vennero successivamente cedute a impresari cittadini interessati a reimpiegarle come materiale da costruzione. Una perdita che è all’origine dell’imponente cantiere di restauro della Cattedrale, negli anni 1845-64, a opera di Eugène Viollet-le-Duc e Jean-Baptiste Lassus, che si dovettero basare, per realizzare le nuove sculture, in sostituzione di quelle perdute, su disegni e incisioni antiche raffiguranti i portali, imitando per quanto riguarda lo stile il linguaggio delle sculture gotiche coeve di Chartres, Reims e Amiens. Molte delle sculture originali di Notre-Dame, comprese le quattro opere esposte a Palazzo Madama, insieme a centinaia di frammenti, sono state rinvenute nel 1977 durante lavori alle fondazioni dell’hôtel Moreau a Parigi, sede della Banque Française du commerce extérieur, che poi decise di donarle allo Stato francese per essere depositate al Musée de Cluny, che le conserva dal 1980.
La mostra suggella un proficuo rapporto di collaborazione con il Musée di Cluny, avviato già nel 2015 all’interno della Rete europea dei musei di arte medievale, nata nel 2011 per promuovere iniziative espositive comuni, ricerche condivise, convegni e conferenze sul patrimonio di arte medievale conservato in tali istituzioni. La rete oggi riunisce il Musée de Cluny di Parigi, il Museo del Bargello di Firenze, lo Schnütgen Museum di Colonia, il Museo Diocesano di Vic in Catalogna, Palazzo Madama- Museo Civico d’Arte Antica di Torino, il Musée Mayer van den Bergh di Anversa, il Catharijnconvent di Utrecht e il Musée de l’Oeuvre Notre-Dame di Strasburgo. Il Musée de Cluny e Palazzo Madama hanno già realizzato un’importante mostra in partenership: Les émaux de Limoges à décor profane. Autour des collections du cardinal Guala Bicchieri (Parigi, Musée de Cluny, 13 aprile – 29 agosto 2016), poi presentata a Torino con il titolo Un cardinale in viaggio. Guala Bicchieri collezionista di arte gotica tra Vercelli, Limoges, Parigi e Londra (10 novembre 2016 – 6 febbraio 2017).

lunedì 15 ottobre 2018

Di Terra e di fuoco. Il San Sebastiano di Andrea Riccio

A dieci anni esatti dall’importante rassegna monografica che il Castello del Buonconsiglio dedicò al grande scultore rinascimentale Andrea Briosco, detto il Riccio per la sua capigliatura, il museo proporrà da sabato 20 ottobre 2018 a domenica 24 febbraio 2019 una nuova mostra che permetterà di ammirare una scultura inedita del famoso artista, nato a Trento nel 1470, raffigurante San Sebastiano.
Si tratta di un'opera in terracotta realizzata sul finire del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento che, nella tensione del volto, nella modellazione incisiva e grafica dei capelli, nella resa anatomica serrata e precisa del corpo evidenzia i tratti più tipici del fare del Riccio artista formatosi come orafo ma divenuto ben presto famoso plasticatore e bronzista, vero protagonista della scultura rinascimentale. L’opera, che fino ad oggi aveva avuto diverse attribuzioni, da chi la riteneva un lavoro di Antonio o Giovanni Minelli, altri di Giovanni de Fondulis, fino a Domenico Boccaloro, tutti scultori attivi nel padovano agli inizi del Cinquecento, oggi grazie agli studi e alle scoperte di Giancarlo Gentilini e Luciana Giacomelli, viene alla luce la corretta paternità.
La nuova attribuzione si è resa evidente dopo la massiccia campagna di pulitura alla quale è stata recentemente sottoposta la scultura. E’ stato infatti rimosso il pesante strato di patina bruna che copriva completamente il San Sebastiano, vernice stesa per far sembrare di bronzo la scultura, ed è stata tolta anche la pesante base di gesso che venne aggiunta nel secolo scorso. Sono ben visibili i fori nelle braccia, nel torace e nelle gambe dove in origine erano inserite una quindicina di frecce che conferivano una nota ancor più drammatica all’opera. Della vivida policromia, oggi scomparsa, che ricopriva il San Sebastiano rimangono solo alcuni tratti in oro che decoravano i capelli, incisi nell’argilla con una perizia da orafo.
La carriera di Riccio, autore del magnifico Candelabro pasquale bronzeo della Basilica del Santo a Padova e del Monumento della Torre della chiesa di San Fermo a Verona, tanto per citare due tra le opere che lo resero subito celebre, si svolse tutta all'insegna di una committenza, tra le più sofisticate ed erudite del tempo, che si esplicava in oggetti dai temi complessi e misteriosi che attingevano sia a soggetti pagani sia a soggetti cristiani. I primi anni lavorativi dell'artista furono certo, secondo la tradizione, accanto al padre: inizi da orafo come conferma la sua tecnica che utilizza dorature preziose su bronzi e terracotte e sapientemente gioca con la luce grazie ai fondi puntinati, ottenuti con l'ausilio del martelletto da orefice. La sua produzione migliore si colloca agli inizi del Cinquecento allorché ricevette dapprima, nel 1506, la commissione dei due rilievi bronzei per il coro della basilica raffiguranti Giuditta ed Oloferne e il Trasporto della Sacra Arca e quindi, l'anno seguente, quella voluta dal filosofo Giovanni Battista de Leone, per il Candelabro pasquale della Basilica del Santo dove è insuperabile l'invenzione di figure fantastiche impensabili senza la conoscenza dell'antico fino all'eccezionalità degli otto rilievi eseguiti per il Monumento della Torre in San Fermo a Verona forse realizzato ancora in collaborazione con i Grandi le cui vicende artistiche avrebbero poi trovato sede ideale proprio a Trento. La sua creatività e capacità esecutiva si evidenziano nei piccoli bronzi ispirati all'antico ma resi estremamente moderni nella reinterpretazione della scultura classica con finalità di pratico utilizzo, come lucerne a forma di satiro o a forma di acrobata, calamai dalle forme di granchio.
L’inaugurazione, aperta a tutti, si terrà venerdì 19 ottobre 2018 alle ore 17,00 al Castello del Buonconsiglio.
INFO La mostra è aperta tutti i giorni tranne i lunedì non festivi e il 25 dicembre. Aperture straordinarie: 1 gennaio dalle 11 alle 17, 24 dicembre, 31 dicembre. Biglietto di ingresso (Castello del Buonconsiglio e mostra): 10 euro, ridotto 8 euro.

sabato 13 ottobre 2018

Vesperbild alle origini della Pietà di Michelangelo

Da sabato 13 ottobre 2018 a domenica 13 gennaio 2019, le Sale dell’Antico Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco di Milano ospiteranno la mostra ‘Vesperbild. Alle origini delle Pietà di Michelangelo’.
Il percorso si propone di illustrare la fortuna italiana del tema del Vesperbild, immagine del vespro, che in Italia prende il nome di Pietà, e i diversi snodi e gradi dello sviluppo di questa iconografia, a partire dai primi esempi nordici fino ad arrivare all’interpretazione classicheggiante fornita da Michelangelo nella Pietà vaticana, di cui in mostra sarà presente il calco, e destinata a condizionare la percezione del tema nei secoli a venire.
La mostra curata da Antonio Mazzotta, Università degli Studi di Milano, e Claudio Salsi, Direttore Area Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e Musei Storici del Comune di Milano, con la collaborazione di Agostino Allegri, Università degli Studi di Milano, e Giovanna Mori, Conservatore responsabile Museo della Pietà Rondanini – Michelangelo, propone una raccolta di ventiquattro opere d’arte di differenti tipologie, sculture, dipinti, disegni, incisioni, miniature, provenienti da importanti istituzioni internazionali, come il Musée du Louvre, il British Museum, il Victoria and Albert Museum e la Liebieghaus di Francoforte sul Meno; oltre che da rilevanti istituzioni italiane e milanesi quali la Biblioteca Trivulziana e il Museo Poldi Pezzoli.
Il percorso espositivo progettato da Andrea Perin è articolato in tre sezioni e intende raccontare la storia del Vesperbild attraverso quasi due secoli, dalle sculture lignee della valle del Reno del ‘300 fino alla Pietà vaticana di Michelangelo (1497-1499): un’interpretazione del Vesperbild in grado di segnare in modo determinante le declinazioni future del tema iconografico, a cui i posteri faranno riferimento in modo assoluto, nei caratteri e nelle fattezze.
In mostra sono presenti opere di grandi artisti italiani quali Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, Cosmé Tura, Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti, Giovanni Bellini, Perugino e, per la prima volta, viene esposta al pubblico la Pietà di Vittore Carpaccio, oggi in collezione privata.
Interessante è il tema del “ritorno alle origini” testimoniato dalla presenza della ‘Pietà Rondanini’ nel Museo a lei dedicato adiacente alla mostra: con quest’opera di Michelangelo si assiste alla volontà del maestro di tornare, sul finire della sua vita, all’espressività delle più antiche forme del Vesperbild.
Tutte le informazioni sul sito ufficiale della mostra.

mercoledì 7 marzo 2018

Carlo Magno va alla guerra

La mostra Carlo Magno va alla guerra, allestita nella Corte Medievale di Palazzo Madama dal 29 marzo al 16 luglio 2018, presenta per la prima volta in Italia il rarissimo ciclo di pitture medievali del Castello di Cruet (Val d’Isère, Francia), una testimonianza unica della pittura del Trecento in Savoia.
Dopo una prima tappa a Ginevra nel 2017, l’esposizione giunge con importanti novità a Torino grazie alla collaborazione tra il Museo Civico d’Arte Antica di Torino e il Musée Savoisien di Chambery, nell’ambito delle iniziative della Rete internazionale di musei appartenenti ai territori originariamente parte del ducato di Savoia.
A Torino la mostra, grazie alla curatela di Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama, rivolge particolare attenzione all’arredo e alla vita di corte nei castelli di Piemonte e Valle d’Aosta nel 1300, con opere provenienti da Torino, Moncalieri, Montaldo di Mondovì (Cuneo), San Vittoria d’Alba (Cuneo) e Quart (Aosta).
Le pitture murali provengono dal castello di Cruet, proprietà dei signori de la Rive, vassalli di Amedeo V di Savoia (1285-1323). Lunghe complessivamente oltre 40 metri, sono state staccate dalle pareti della dimora savoiarda nel 1985 per ragioni conservative e, dopo un restauro concluso nel 1988, sono da allora esposte presso il Musée Savoisien di Chambery.
Il ciclo rappresenta episodi tratti da una celebre chanson de geste, il Girart de Vienne di Bertrand de Bar-sur-Aube, composta nel 1180 e dedicata alle vicende di un cavaliere della corte di Carlo Magno. Raffigura pertanto scene di caccia nella foresta, battaglie, duelli, l’assedio a un castello, l’investitura feudale, la raffigurazione di un banchetto, accanto ad episodi narrativi specifici di questo poema cavalleresco.
Presentate in sequenza in Corte Medievale, le pitture ricostruiscono idealmente la decorazione della sala aulica del castello di Cruet grazie a uno scenografico allestimento realizzato dall’architetto Matteo Patriarca con Gabriele Iasi e Studio Vairano.
Accanto a queste straordinarie pitture, la mostra presenta una cinquantina di opere provenienti dalle collezioni di Palazzo Madama e da altre istituzioni, con pezzi mai esposti prima al pubblico. Essi arricchiscono il percorso consentendo di immaginare la vita nei castelli medievali della contea di Savoia tra 1200 e 1300. Sculture, mobili, armi, avori, oreficerie, codici miniati, ceramiche, vasellame da tavola, cofanetti preziosi, monete e sigilli documentano i tanti aspetti dell’arte di corte e della cultura materiale dell’epoca.
Il percorso espositivo si articola in dieci sezioni tematiche: Le pitture murali di Cruet, che racconta la storia dell’edificio e la delicata operazione di stacco degli affreschi; I committenti attivi all’epoca, come Amedeo V conte di Savoia e Filippo principe d’Acaia, attraverso l’esposizione di preziosi documenti duecenteschi; La guerra, i tornei e la caccia,  con spade, speroni, punte di freccia e di lancia, ad evocare le armature dei cavalieri medievali, mentre un rarissimo corno in avorio (olifante) richiama le battute di caccia al cervo e al cinghiale, passatempo preferito dell’aristocrazia; Interni gotici, con testimonianze di mobilio medievale; Poemi e romanzi cavallereschi, con codici e pagine miniate; Le spese di corte illustrate da un rotolo pergamenaceo con la contabilità dei conti di Savoia, affiancato ad alcune monete d’argento emesse durante il regno di Amedeo V e Aimone di Savoia; Gli oggetti preziosi e i giochi,  con cofanetti in cuoio e legno dipinto, pettini e specchi figurati in avorio e alcuni giochi da tavola per adulti (gli scacchi, il tris) e bambini (le bambole in terracotta); La tavola del principe, con oggetti in uso nella mensa dei castelli; La devozione privata con sculture sacre provenienti dalle cappelle dei castelli della Valle d’Aosta; I santi cavalieri, con sculture lignee e avori raffiguranti i santi venerati nel Medioevo, come san Vittore e sant’Eustachio.
L’esposizione rafforza quella sinergia tra Palazzo Madama e i musei francesi, che ha già consentito nel 2016 di realizzare la mostra dedicata agli smalti del Cardinale Guala Bicchieri in collaborazione con il Musée de Cluny di Parigi.
La mostra è, infatti, frutto dell’importante collaborazione con il Musée Savoisien di Chambéry, col quale Palazzo Madama lavora stabilmente dal 2001. I due musei appartengono entrambi alla Rete Sculpture dans les Alpes, circuito internazionale di istituzioni accomunate dall’appartenenza ai territori facenti originariamente parte del ducato sabaudo, costituitasi quindici anni fa per promuovere progetti di ricerca condivisi. Della rete fanno parte anche il Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta, la Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d’Aosta, il Museo Diocesano di Arte Sacra di Susa, il Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra, il Musée d’Histoire du Valais di Sion, il Musée-Château di Annecy, il Musée–Monastère di Brou a Bourg-en-Bresse e la Conservation du Patrimoine della Savoie.  Un progetto volto a rafforzare le relazioni istituzionali in una Europa unita dalla cultura, della quale Carlo Magno è stato un precursore.
In occasione di questa esposizione Palazzo Madama si avvale inoltre del supporto dell’Alliance Française di Torino, che ha curato la traduzione francese dei testi in mostra.
Per tutto il periodo della mostra sono previsti vari incontri e conferenze per approfondire il tema del Medioevo cavalleresco tra Italia e Francia. Per i visitatori inoltre ci sarà la possibilità di partecipare a visite guidate, corsi di lingua francese a cura dell’Alliance Française e attività per le famiglie dedicate alla mostra.
Accompagna la mostra un catalogo scientifico edito da Libreria Geografica.

martedì 27 febbraio 2018

Tutta l'Umbria una mostra

Nel 2018 si celebrano i cento anni della Galleria Nazionale dell’Umbria, uno dei più importanti musei della nazione – fondato il 17 gennaio 1918 – che vanta una straordinaria collezione di capolavori di artisti come Duccio, Beato Angelico, Piero della Francesca, Pintoricchio, Perugino e Pietro da Cortona.
Molte sono le iniziative in programma per celebrare l’evento pensate per promuovere e valorizzare l’arte della regione, con una particolare attenzione alla raccolta della Galleria, vera e propria antologia dei vertici della scuola umbra.
La prima in ordine di tempo è l’esposizione dal titolo "Tutta l’Umbria una mostra. La mostra del 1907 e l’arte umbra tra Medioevo e Rinascimento" in programma alla Galleria Nazionale dell'Umbria da domenica 11 marzo a domenica 10 giugno 2018.
La rassegna, curata da Cristina Galassi e Marco Pierini, prende spunto dalla storica “Mostra d’antica arte umbra” del 1907, la più imponente esposizione mai organizzata nella regione, che attraverso poco meno di mille pezzi (170 dipinti, più di 30 sculture e arredi lignei e in pietra, un centinaio di manufatti di oreficeria, 300 oggetti tra paramenti sacri, tessuti e merletti antichi, 160 codici miniati e circa 200 ceramiche), contribuì a definire per la prima volta le caratteristiche della scuola umbra e i suoi tratti originali.
La mostra presenterà circa 130 opere di autori quali Arnolfo di Cambio, Gentile da Fabriano, Niccolò di Liberatore, Benozzo Gozzoli, Matteo da Gualdo, Pintoricchio e Perugino, e riproporrà, con grande impatto visivo grazie all’allestimento progettato da Daria Ripa di Meana e Bruno Salvatici, la sorprendente ricchezza dell’arte che fiorì in Umbria tra Medioevo e Rinascimento, mettendo parallelamente in evidenza l’evoluzione degli studi storico-critici condotti nel lasso di tempo che va dal 1907 a oggi.
L’iniziativa coinvolgerà l’intera regione, chiamata in causa per il patrimonio artistico dei musei comunali, per quello delle istituzioni ecclesiastiche e per quello di proprietà privata. Ed è proprio per questo motivo che si è deciso di riproporre, come titolo, lo slogan che fu allora efficacemente coniato: “Tutta l’Umbria una Mostra”.

sabato 23 settembre 2017

"Legati da una cintola" mostra a Prato

Il museo di Palazzo Pretorio ospita "Legati da una Cintola - L'Assunta di Bernardo Daddi e l'Identità di una Città". Anche grazie ai prestiti di importanti istituzioni, come il Metropolitan Museum di New York e i Musei Vaticani, è stato possibile realizzare un percorso espositivo che unisce storia e tradizione e che, soprattutto, intreccia il simbolo dell'identità della città con il motore delle vicende artistiche di Prato.
Un simbolo religioso e civile, fulcro delle vicende artistiche di Prato ed elemento cardine della sua identità: la Sacra Cintola, la cintura della Vergine custodita nel Duomo che per secoli è stata il tesoro più prezioso di Prato, sarà al centro del nuovo allestimento del Museo di Palazzo Pretorio.
Un tema, quello della reliquia pratese, che consente di accendere un fascio di luce intenso su un'età di grande prosperità per Prato, il Trecento, a partire dalle committenze ad artisti di primo ordine come lo scultore Giovanni Pisano e il pittore Bernardo Daddi, che diedero risonanza alla devozione mariana a Prato come vero e proprio culto civico. La mostra prende spunto da quel prezioso simbolo dall'innegabile valore identitario per intrecciare i fili di un racconto che parla della città e del suo ricco patrimonio di cultura e bellezza custodito sul territorio e riconoscibile al di fuori dei confini locali.
L'origine del culto della sacra cintola affonda le sue radici nel XII secolo, la leggenda vuole che la cintura, consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell'Assunzione, sia stata portata a Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel 1172, al proposto della pieve. Fra Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell'elezione della città, santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne motore delle vicende artistiche pratesi.
Anche il Duomo di Prato sarà parte integrante di un percorso che permetterà ai visitatori di entrare nella cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita, e ammirare il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi.
Da venerdì 8 settembre 2017 a domenica 14 gennaio 2018
Aperto tutti i giorni (eccetto il martedì non festivo) con orario continuato dalle 10.30 alle 18.30. Chiuso per la festività di Natale.

sabato 22 luglio 2017

La Visitazione di Luca della Robbia in mostra a Pistoia

Ritorna a Pistoia, nella chiesa di San Leone, in occasione dell’attesissima esposizione la Visitazione di Luca della Robbia, che sarà ospitata da sabato 22 luglio 2017 a domenica 7 gennaio 2018.
La Visitazione è uno dei capolavori più noti della città di Pistoia. Come scrive il Vescovo Fausto Tardelli nella presentazione inserita nel catalogo la Visitazione è un incanto di bellezza e profondità teologica «per la bellezza dell’opera d’arte, per la poesia di quei volti che il bianco latteo della ceramica invetriata fa risaltare in modo incredibile, per la meraviglia dell’incontro tra queste due donne che celano nel grembo l’esultanza di un segreto pieno di vita, per la gioia dell’incontro di corpi e di anime che si sfiorano e fanno trasparire l’incanto di una amicizia piena di dolcezza e attenzione».
Il gruppo scultoreo de La Visitazione di Luca della Robbia fu realizzato intorno al 1445 per l’altare della Compagnia della Visitazione nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas di Pistoia. E’ una delle prime opere in terracotta invetriata, tecnica di cui Luca è considerato l’inventore. L’artista per primo applicò alla scultura in terracotta una copertura in smalto stannifero che rendeva la superficie lucida e resistente, iniziando una produzione di grande successo. Il gruppo raffigura l’incontro tra Maria e Elisabetta, narrato nel Vangelo di Luca (Lc 1, 39-45). Maria, dopo aver ricevuto dall’angelo l’annuncio del concepimento di Gesù, va a trovare la cugina Elisabetta che, nonostante l’infertilità e l’età avanzata, è al sesto mese di gravidanza. Appena Elisabetta sente il saluto di Maria, il bambino che ha in grembo (Giovanni il Battista), sussulta di gioia. Maria risponde innalzando a Dio un canto di lode, il Magnificat.

domenica 18 giugno 2017

"Omaggio a Giovanni Pisano" a Pistoia

Nell’anno di Pistoia capitale italiana della cultura da domenica 18 giugno a domenica 20 agosto 2017 si tiene a Palazzo Fabroni, Museo del Novecento e del contemporaneo di Pistoia, la mostra omaggio a Giovanni Pisano (c. 1248- c. 1315), curata da Roberto Bartalini con la collaborazione di Sabina Spannocchi.
Spiega il curatore: «L’obiettivo è mettere in luce il percorso di innovazione e continua sperimentazione intrapreso dallo sculture nell’uso dei colori e dei volumi, che lo hanno reso uno dei massimi esponenti del gotico italiano. In particolare nella realizzazione dei crocifissi lignei, a cui la mostra dedica ampio spazio, si evidenzia il passaggio dell’artista dagli stilemi propri della statuaria medievale a una nuova interpretazione artistica della figura umana, che viene liberata dalla propria staticità per esprimere una forte idea di movimento e di pathos. Importante è anche la collocazione di questa mostra, che abbiamo voluto allestire all’interno di un museo dedicato all’arte contemporanea per mettere in risalto questa continuità fra antico e moderno, permettendo alle sculture di Pisano di interfacciarsi con l’arte contemporanea di Parmeggiani. Senza dimenticare la vicinanza tra Palazzo Fabroni e la pieve di Sant’Andrea, che consente al pulpito di Pisano, grande capolavoro della maturità, di intrecciare un dialogo stringente con le opere esposte».
Il percorso espositivo a Palazzo Fabroni è organizzato in nove stanze, ciascuna delle quali ospita un’opera. La mostra parte con un preludio: il rilievo con le Stimmate di San Francesco di Nicola Pisano, padre di Giovanni, proveniente forse dal perduto sepolcro di Filippo da Pistoia (anni Settanta del XIII secolo). Le altre otto stanze sono dedicate a Giovanni Pisano; nella seconda c’è un tondo in marmo che rappresenta la Madonna con Bambino ed è uno dei vertici dell’opera del giovane scultore. Nella terza stanza c’è un’altra opera lignea, un angelo in veste di diacono che estende la testa di San Giovanni Battista. Seguono quattro crocifissi, fra cui quello della cattedrale di Siena, l’unico tra quelli processionali a conservare ancora la croce originale, databile al 1285-1290, e uno, quello della chiesa di San Bartolomeo in Pantano, che viene per la prima volta attribuito a Giovanni giustappunto dal curatore della mostra. Ci sono entrambi i crocifissi della Pieve di Sant’Andrea, autentici capolavori, uno dei quali collocato abitualmente in posizione poco favorevole a mostrarne appieno la bellezza e l’ardimento innovativo.
L’esposizione è promossa e realizzata dal Comune di Pistoia in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.
Dal martedì alla domenica e festivi lunedì 24 luglio e lunedì 14 agosto ore 10,00 - 18,00. Chiuso il lunedì.