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mercoledì 7 dicembre 2022

“Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato” in mostra a Roma

Un furto clamoroso, nel lontano 1989, dal Museo del Seminario Arcivescovile di Siena. Uno
straordinario recupero, più di trent’anni dopo, grazie al Comando dei Carabinieri, Tutela Patrimonio Culturale. Ed infine il restauro, eseguito nei Laboratori dei Musei Vaticani. È questa l’occasione per inaugurare la mostra Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato.
L’esposizione, prodotta grazie alla collaborazione tra Musei Vaticani, Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e Opera della Metropolitana di Siena, con il contributo di Opera Laboratori, Sillabe e Giovanni Raspini, si terrà nella Sala XVII della Pinacoteca dei Musei Vaticani, dal 7 dicembre 2022 al 18 febbraio 2023. 
Al centro di questa vicenda, una croce astile, due pissidi, cinque calici, e soprattutto un capolavoro della produzione orafa senese del XIV secolo, il Reliquiario di San Galgano, oggetto mirabile e di intensa devozione popolare. Su di esso, decorate finemente in preziosi smalti traslucidi, sono raffigurate le scene della vita del Santo e della sua spada. 
Secondo la tradizione, Galgano sarebbe nato nel borgo senese di Chiusdino. Cavaliere appartenente alla piccola nobiltà locale, si convertì alla vita ascetica ed eremitica dopo le visioni dell’Arcangelo Michele, come rappresentato nelle sei scene del Reliquiario. Condusse la sua vita monastica nell’Eremo di Montesiepi, da lui edificato su una collina vicina al luogo dove sarebbe sorta l’Abbazia. 
Morì, secondo le fonti, il 30 novembre 1181. Appena quattro anni dopo fu convocata una commissione di inchiesta, che indusse Papa Lucio III a proclamarlo Santo nel 1185. 
A Galgano è attribuito nella sua rappresentazione iconografica, il celebre segno della spada conficcata nella roccia che diventa una croce davanti alla quale inginocchiarsi e pregare. La sua fama tuttavia si afferma sullo sfondo della diatriba fra Papato e Impero sulle “investiture” e nel contesto dell’espansione dell’Ordine Cistercense grazie all’opera di San Bernardo di Chiaravalle. 
L’accurato intervento condotto dal Laboratorio di Restauro Metalli e Ceramiche dei Musei Vaticani sulle oreficerie presenti in mostra ha comportato una campagna di indagini scientifiche che hanno supportato le scelte metodologiche dell’intervento. Protagonista del lavoro conservativo il Reliquario di San Galgano, integralmente smontato alla presenza del referente dell’Arcidiocesi di Siena, con la contestuale messa in sicurezza delle settantaquattro reliquie presenti. 
Numerosi i danni subiti in seguito al furto. Fra questi i più evidenti erano la frattura del fusto dal piede, le deformazioni delle guglie e la perdita del primo rocchetto esagonale in smalto di giunzione con il piede, ricostruito attraverso una scansione da un’immagine di archivio. Altri piccoli elementi mancanti sono stati realizzati in resina con stampante 3D. Le facce del recto e del verso, decorate con smalti, sono state pulite e consolidate ed infine trattate con il plasma. La croce apicale, anch’essa perduta, è stata riprodotta dal maestro orafo Giovanni Raspini su modello di opere coeve. 
L’allestimento, progettato e realizzato da Opera Laboratori e Sillabe, è stato pensato fin da subito anche per l’esposizione di Siena, dove la mostra si trasferirà, nei suggestivi locali della cosiddetta Cripta del Duomo, a partire dal primo marzo fino al 5 novembre 2023, così da restituire alla collettività senese e ai molti visitatori della Cattedrale una significativa testimonianza dell’identità culturale, artistica e spirituale della città.

giovedì 11 febbraio 2021

Riapre il Museo della Cattedrale di Ferrara

Il Museo della Cattedrale di Ferrara, ubicato nella ex Chiesa di San Romano, fa parte del sistema dei Musei Civici d’Arte Antica ed è costituito prevalentemente da opere originariamente esposte nella Cattedrale.

Fra queste spiccano le antiche ante d’organo, raffiguranti l’Annunciazione e San Giorgio e il Drago, capolavoro assoluto di Cosmè Tura, capofila della scuola ferrarese quattrocentesca; le formelle duecentesche provenienti dalla Porta dei Mesi, accesso laterale della Cattedrale distrutto nel ‘700. Inoltre arazzi, sculture, antifonari miniati, reliquiari, dipinti e varie altre opere d’arte completano l’interessante percorso museale.
Il Museo della Cattedrale ha riaperto lunedì 8 febbraio 2021 con nuove modalità di visita. Per saperne di più clicca qui !

sabato 30 gennaio 2021

Ritratti d'oro e d'argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia

Bottega lombarda. Busto reliquiario di sant'Evasio (1446 ?)

Ritratti d'oro e d'argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia in mostra a Palazzo Madama dal 5 febbraio al 12 luglio 2021.
Documentati già dall’XI secolo per contenere la reliquia di alcuni santi, i busti sono a tutti gli effetti ritratti in oreficeria, solitamente in rame o in argento dorato, spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti. Una produzione specificatamente medievale, in cui convivono il gusto per il ritratto di tradizione classica - di qui la presenza di dettagli relativi all’acconciatura o all’abbigliamento - e le pratiche devozionali teorizzate da alcuni ecclesiastici e filosofi del XII secolo, secondo cui la contemplazione dell’immagine di un santo, realizzata con materiali preziosi, poteva condurre il fedele verso l’elevazione spirituale. I busti e le teste reliquiario si configurano quindi come opere di valenza doppia: sia opere d’arte sia ricettacolo delle reliquie dei santi che rappresentano e in quanto tali oggetto della venerazione dei fedeli. Il Piemonte e l’area alpina contano un numero molto elevato di queste testimonianze per il periodo XII-XVI secolo, soprattutto in rapporto alle altre regioni d’Italia. La mostra vuole documentare questa ricchezza, anche stilistica, cercando di comprendere le ragioni del successo di questa tipologia nel nostro territorio.
La mostra dossier è a cura di Simonetta Castronovo e presenta nella Sala Atelier una galleria di busti reliquiario dal Duecento al primo Cinquecento, raffiguranti santi legati alle devozioni del territorio e alle titolazioni di determinate chiese locali: le opere provengono da tutte le diocesi del Piemonte oltre ad alcuni esemplari dalla Svizzera e dall’Alta Savoia.  
L’esposizione, organizzata in partnership con il Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta e in collaborazione con la Consulta Regionale per i Beni Culturali Ecclesiastici Piemonte e Valle d’Aosta, nasce da un’iniziativa condivisa con i musei facenti parte della rete internazionale Art Médiéval dans les Alpes, nata nel 2001, che lavora su progetti riguardanti il patrimonio artistico alpino, tanto sul fronte piemontese e valdostano che su quello francese (Savoia) e svizzero (Vaud e Valais), con riferimento, quindi, ai confini storici del ducato di Savoia. I musei e le istituzioni coinvolte nel progetto sono: Susa, Museo Diocesano d’Arte Sacra; Aosta, Museo del Tesoro della Cattedrale e Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d’Aosta; Annecy, Musée - Château; Chambéry, Musée Savoisien; Bourg-en-Bresse, Musée Monastère royal de Brou; Ginevra, Musée d’Art et d’Histoire; Sion, Musée Historique du Valais.

sabato 31 ottobre 2020

Ritratti d'oro e d'argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia

Oggetti di fede vissuta, testimonianze storico artistiche di indubbio valore. Sono i circa trenta busti reliquiario che da venerdì 4 dicembre 2020 a lunedì 12 aprile 2021 saranno esposti a Palazzo Madama di Torino nell’ambito della mostra Ritratti d’oro e d’argento. Manufatti realizzati dal Duecento al primo Cinquecento, provenienti dagli armadi delle sagrestie o dai tesori delle chiese delle diocesi del Piemonte e d'oltralpe, lontani dai circuiti turistici, e raffiguranti santi legati alle devozioni del territorio.

Una produzione tipicamente medievale, particolarmente fiorente nel territorio della Savoia, una zona di frontiera, divisa oggi tra Italia, Francia e Svizzera. Lo documentano gli inventari dei monasteri e dei castelli o i necrologi delle cattedrali: attestano una produzione di ritratti in argento dorato e rame, ideati fin dall’XI secolo per conservare le reliquie del cranio degli "eroi della fede". Dall’esigenza di censire questi capolavori di oreficeria sopravvissuti ai secoli, nasce l’idea dell’esposizione torinese. Oggetti spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti, in cui convivono il gusto per il ritratto di tradizione classica, il culto e le pratiche devozionali.
In rassegna sono esposti i santi più amati dalla tradizione locale: san Giovenale di Fossano, san Bernardo di Aosta, san Teobaldo di Alba, tutte figure a cui le comunità sono legatissime da secoli: “si tratta di oggetti che ancora oggi sono portati in processione. Molti di questi giungono in mostra con le reliquie all’interno”. Un aspetto che le rende straordinarie. “Il fedele che si rivolgeva a queste immagini – continua Simonetta Castronovo, curatrice della mostra - era consapevole di non rivolgersi solo a busti ritratti. La presenza delle reliquie infatti ha da sempre reso tali oggetti unici, favorendo l’elevazione spirituale di chi le contemplava”.
La mostra di Torino offre al visitatore vari esempi di questa produzione artistica. La più antica è la gotica e sorridente santa Felicola dell’abbazia di Sainte-Marie d’Aulps,  evocante la statuaria delle cattedrali della Francia settentrionale ai tempi di Filippo il Bello. Marcato il linearismo di derivazione fiamminga nel busto ligneo cinquecentesco della santa Margherita del Musée d’art et d’histoire di Ginevra. Volti cesellati da artisti di varia estrazione culturale si avvicendano lungo il percorso: dalle forme idealizzate del gotico e tardogotico al naturalismo quattrocentesco. Fonte di ispirazione per molti orafi furono i busti di età romana.  A Palazzo Madama sarà esposto quello argenteo di Giove, riconducibile al II-III secolo dopo Cristo, proveniente dal Museo Archeologico Regionale di Aosta. L’esposizione nasce da un’iniziativa condivisa con i musei facenti parte della rete internazionale Art Médiéval dans les Alpes, che dal 2001 lavora alla promozione del patrimonio artistico alpino con il coinvolgimento di musei italiani, francesi e svizzeri. “Ritratti d’oro e d’argento” è infatti solo una tappa della serie di mostre che contemporaneamente avranno luogo sui due versanti delle Alpi.

giovedì 1 febbraio 2018

Il Reliquiario di Montalto in mostra al Bargello

Il Reliquiario di Montalto
Il Museo Nazionale del Bargello ha il piacere di presentare il Reliquiario di Montalto, attribuito all’artista francese Jean Du Vivier - attivo a Parigi alla corte di Carlo V, nella seconda metà del XIV secolo -, che sarà esposto fino al 30 aprile 2018 nella Cappella della Maddalena del Museo del Bargello, su gentile concessione del Museo Sistino Vescovile di Montalto.
Il terremoto del 30 ottobre 2016 ha compromesso l’agibilità del Museo Sistino Vescovile di Montalto che conserva, come suo tesoro più prezioso, il reliquiario donato da papa Sisto V. In questa drammatica contingenza il Museo Nazionale del Bargello ha deciso di ospitare il reliquiario, rarissimo capolavoro di oreficeria medioevale, perché sia visibile anche durante i necessari lavori di restauro dell’edifico storico dove sono esposte le collezioni e perché l’attenzione del pubblico non si distolga dalla critica situazione che il sisma ha provocato nelle regioni centroitaliane.
Il reliquiario, formato da una teca centrale in oro destinata a contenere preziose reliquie, è eseguito con una tecnica preziosa e difficile, quella dello smalto ‘en ronde bosse’ che permetteva di ricoprire il metallo di colori splendenti anche nelle parti in aggetto. La lucentezza di questo materiale gareggia con quello delle gemme e delle perle.
La parte più antica in oro è attribuita al celebre orafo parigino della fine del XIV secolo, Jean Du Vivier che ha lavorato per il re di Francia Carlo V (1364-1380). Il reliquiario divenne, per la rarità del suo contenuto sacro e per l’elezione della sua forma artistica, oggetto di desiderio di sovrani, papi e cardinali passando di proprietà rapidamente dai duchi di Borgogna, a Ferdinando IV del Tirolo, a Lionello d’Este marchese di Ferrara e, tramite il gioielliere tedesco Giacomo de Goldemont, a papa Paolo II Barbo (1464-1471). Infine, papa Sisto V Peretti (1585-1590) donava il reliquiario alla cittadina marchigiana di Montalto, “sua carissima patria”.
L’esposizione mira, inoltre, a sostenere una raccolta fondi - con un crowdfunding e mettendo a disposizione nel nostro bookshop alcune pubblicazioni sul reliquiario - destinata al restauro del museo di Montalto e di altri monumenti danneggiati dal sisma, appartenenti alla rete museale dei Musei Sistini del Piceno.
Durante l’esposizione presso il Museo Nazionale del Bargello si terranno visite guidate e altre iniziative di divulgazione e approfondimento dedicate all’oreficeria sacra, di cui il reliquiario di Montalto rappresenta uno dei più alti capolavori.

giovedì 3 novembre 2016

"Lo scrigno del cardinale" a Palazzo Madama

Lo scrigno del cardinale. 
Guala Bicchieri collezionista di arte gotica tra Vercelli, Limoges, Parigi e Londra
A cura di Simonetta Castronovo e Christine Descatoire
Sala Atelier

Dopo la tappa parigina al Musée de Cluny, l’esposizione sulla figura di Guala Bicchieri approda a Palazzo Madama da venerdì 11 novembre 2016 a lunedì 6 febbraio 2017.
Guala Bicchieri, nato a Vercelli (1150 circa - 1227), divenne prima canonico nella cattedrale di Sant’Eusebio, poi cardinale nel 1205, e iniziò da questa data un’importante carriera di diplomatico e “ministro degli esteri” del pontefice Innocenzo III. Le legazioni a Parigi, Limoges e presso le abbazie di Corbie e Clairvaux in Francia (1208), quindi la lunga permanenza in Inghilterra (1216-1218) come reggente del regno insieme a William conte di Pembroke – dopo la morte di Giovanni Senza Terra e durante la minore età di Enrico III Plantageneto -, impegnato a fronteggiare le mire espansionistiche di Luigi VIII di Francia, gli permisero di venire a contatto con i principali centri dell’arte gotica dell’Europa settentrionale e di costituire una collezione straordinaria di oreficerie, smalti di Limoges, paramenti sacri, reliquiari e codici miniati in maggioranza di produzione nordica: un tesoro poi donato per legato testamentario all’abbazia di canonici agostiniani di Sant’Andrea di Vercelli, fondata da Guala Bicchieri stesso nel 1219, un cantiere ambizioso - la prima fabbrica gotica edificata in Italia - nella quale vennero coinvolte maestranze emiliane formatesi con Benedetto Antelami e maestranze francesi, legata strettamente all’abbazia di Saint-Victor a Parigi, da cui provenne anche il primo abate, il teologo francese Tommaso Gallo.
La mostra è articolata in diverse sezioni con un focus didattico sulla vita di Guala Bicchieri, i suoi viaggi attraverso l’Europa settentrionale, le committenze a Vercelli e a Roma nella chiesa di San Martino ai Monti, arricchito da alcuni documenti duecenteschi che descrivono la consistenza delle raccolte del prelato. Quindi, il percorso illustra le principali opere sopravvissute di questa raccolta preziosa: oltre agli smalti di Limoges - in tutto una ventina (tra cui il grande cofano di Palazzo Madama – capolavoro acquistato da Città di Torino e Regione Piemonte nel 2004 -, il cofanetto del Museo Camillo Leone di Vercelli e un gruppo di dodici medaglioni con animali e creature fantastiche, già decoranti uno degli scrigni del cardinale, poi reimpiegati sul coro rinascimentale di Biella) - anche un manoscritto miniato di area renana, testimonianza della ricca biblioteca del cardinale che contava 118 codici, e un rarissimo coltello eucaristico-reliquiario, il cui manico è decorato con le raffigurazioni dei lavori dei Mesi. Una vetrina sarà dedicata alle opere del Musée de Cluny: placchette in metallo traforato, medaglioni con animali e scene cortesi, tutte prodotte a Limoges nel corso del Duecento, a documentare il contesto in cui vanno inseriti il cofano di Guala Bicchieri di Palazzo Madama e il cofanetto di Vercelli, e il grande successo dei soggetti iconografici profani nell’Europa medievale. Una terza sezione sarà dedicata al tema della diffusione dell’oreficeria di Limoges, sacra e profana, in Piemonte e Valle d’Aosta: con opere del Museo Civico e alcuni importanti prestiti di collezionisti privati. L’ultima sezione racconterà la fortuna degli smalti di Guala Bicchieri nell’Ottocento presso collezionisti, studiosi e architetti, in linea con la riscoperta del Medioevo che caratterizzò la cultura piemontese, ma anche nazionale ed europea, nella seconda metà del XIX secolo. E quindi il tema dei falsi, oreficerie in stile di Limoges realizzate da restauratori e docenti delle Scuole Professionali del territorio. Attraverso l’esposizione di disegni, lettere e fotografie riguardanti il cofano di Guala Bicchieri; accanto a calchi in gesso e copie in ottone degli esemplari originali del XIII secolo.
La mostra si inserisce tra le iniziative della Rete europea dei musei di arte medievaleun network nato nel 2014 e che riunisce, oltre a Palazzo Madama, il Musée de Cluny di Parigi - museo fondatore -, il Bargello di Firenze, lo Schnütgen Museum di Colonia, il Museo Diocesano di Vic in Catalogna, il Musée Mayer van den Bergh di Anversa e il Catharijnconvent di Utrecht.

Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00
CHIUSO IL MARTEDI'
La biglietteria chiude alle 17.00
In caso di eventi straordinari, notti bianche, festività, gli orari possono subire variazioni. Controlla la sezione news per gli ultimi aggiornamenti
Tel. +39.011.4433501 -
MAIL.
Intero € 10,00 – Ridotto  € 8,00
Gratuito per i minori di 18 anni e altre categorie
Il primo mercoledì del mese, non festivo, l'ingresso è gratuito per tutti.
Le tariffe possono subire variazioni in presenza di mostre temporanee.