venerdì 30 aprile 2021

"I luoghi di Dante nelle tavole di Massimo Tosi" al Castello di Poppi

La mostra "I luoghi di Dante", in programma al Castello di Poppi dal 30 aprile al 30 giugno 2021, raccoglie le tavole presenti nel sesto volume della collana Viaggio in Toscana di Massimo Tosi della Federighi Editori, lavoro dedicato al genio di Dante Alighieri nell’anno in cui si celebrano con manifestazioni nazionali e internazionali i settecento anni dalla morte. Firenze, Ravenna e le città che lo hanno ospitato, celebrano con convegni e mostre il Sommo Poeta. Il progetto è pensato quindi per descrivere un aspetto importante della storiografia e della fortuna del Poeta stesso. La città che l’ha visto nascere e crescere, quelle che l’hanno accolto nel suo peregrinare da esiliato, i luoghi dei suoi viaggi e le nobili dimore che l’hanno ospitato sono trattati dall’Autore con la consueta maestria, descritti con accurati disegni e ricostruzioni non privi di spunti artistici di grande livello. Non a caso Massimo Tosi nel 2018 è stato insignito del titolo di Accademico d’Onore dall’ Accademia delle Arti del Disegno di Firenze; la più antica del mondo, che fu fondata da Vasari nel 1563 e che ha annoverato importanti figure, prima fra tutte quella di Michelangelo Buonarroti.

mercoledì 28 aprile 2021

Riapre la mostra "I segreti della Vercelli Medievale"

Riapre venerdì 30 aprile 2021 alle ore 17,00 la mostra “I Segreti della Vercelli Medievale” allestita in Arca, il contenitore espositivo ospitato nell'ex chiesa di San Marco. La mostra, promossa da Comune e Arcidiocesi, curata da Daniele De Luca e impreziosita dalle clip dello storico Alessandro Barbero, proseguirà  fino al 27 giugno 2021, consentendo ai visitatori di ammirare alcuni dei più preziosi documenti, pergamene e libri conservati negli archivi di Comune e Archivio Capitolare: tra loro la pergamena dei Biscioni e il Vercelli Book.
«Le attuali normative - ricordano dal Comune - consentono la riapertura di mostre e musei con le dovute cautele in materia sanitaria.
Restano confermati gli orari da martedì a domenica dalle 10 alle 19, ma è indispensabile prenotare ai seguenti recapiti: prenotazioni.vercelli@gmail.com; 380 18 68 799, reperibile dalle 10 alle 18 da martedì a domenica.

lunedì 12 aprile 2021

Le Arti al tempo dell’esilio

Da sabato 24 aprile a domenica 4 luglio 2021, in San Romualdo a Ravenna, si potrà ammirare la preziosa mostra “Le Arti al tempo dell’esilio”, secondo grande appuntamento del ciclo espositivo “Dante. Gli occhi e la mente”, promosso dal Comune di Ravenna - Assessorato alla Cultura e dal MAR Museo d’Arte della città di Ravenna, a cura di Massimo Medica. A promuovere congiuntamente il ciclo, manifestazione ufficiale del Settimo Centenario della morte di Dante, sono accanto al Comune di Ravenna, i Musei degli Uffizi, per effetto di un accordo pluriennale di collaborazione che idealmente sancisce il gemellaggio tra la città dove il Poeta nacque e quella in cui morì e riposa.
 
Questa, annunciata alla presenza del Presidente della Repubblica, è una mostra di autentici capolavori. Quantitativamente concentrata, essenziale, precisa: la scelta curatoriale è stata quella di riunire solo testimonianze di assoluta eccezione, precisamente aderenti al tema, realmente emblematiche delle tappe dell’esilio dantesco. Proponendo ciò che il Poeta ebbe occasione di ammirare nel suo lungo peregrinare per l’Italia, opere la cui eco influenzò la sua Commedia, straordinario “poema per immagini”.
Ad accogliere questo percorso espositivo d’eccezione è un luogo altrettanto significativo: la Chiesa monastica di San Romualdo, di origine camaldolese, attigua alla Biblioteca Classense, nel cuore storico di Ravenna.
A dare, e non solo idealmente, il via al percorso della mostra sarà la potente scultura in bronzo dorato raffigurante Bonifacio VIII, di colui cioè che condannò il Poeta all’esilio. Prestito fondamentale concesso in virtù dell’importante scambio culturale fra le città di Ravenna e Bologna, quest’ultima accoglierà al posto del Bonifacio VIII, presso il museo medievale, un'opera a mosaico di Marco De Luca, mosaicista ravennate.
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martedì 30 marzo 2021

"Dante. La visione dell'arte" ai Musei di San Domenico di Forlì


Da giovedì 1 aprile a domenica 11 luglio 2021 presso i Musei San Domenico di Forlì "dovrebbe" tenersi la mostra "Dante. La visione dell'arte".
Forlì, città ghibellina degli Ordelaffi, fra il 1302 e il 1313 ospitò in varie occasioni l’esule Poeta. In questo luogo, a metà strada tra la natìa città e quella che ospita i suoi resti mortali, sarà allestita una mostra dal titolo “Dante. La visione dell’arte”.
L’esposizione intende restituire una rilettura della figura di Dante e della sua opera attraverso le immagini che lo hanno reso celebre in tutto il mondo, in un arco temporale   che va dal Duecento al Novecento. L'obiettivo è di presentare le molteplici traduzioni figurative della potenza visionaria del poeta, con una particolare attenzione alle analogie tra le sue vivide parole e oltre 300 opere d'arte con cui gli artisti ne hanno dato interpretazione nei secoli. La mostra avrà un carattere internazionale, con l’esposizione di opere provenienti dalle più importanti collezioni del mondo.
Per il visitatore sarà come avere una mappa per un affascinante viaggio tra le parole e le immagini, a dimostrazione di come il successo corale di Dante nelle diverse forme artistiche abbia contribuito a definire, attraverso la sua eredità, i codici espressivi della nostra civiltà. Ideata e realizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e dalle Gallerie degli Uffizi, in collaborazione con il Comune di Forlì e i Musei San Domenico, la mostra è diretta da Eike Schmidt (direttore delle Gallerie degli Uffizi) e da Gianfranco Brunelli (direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì). Mentre curatori del progetto sono il prof. Antonio Paolucci e il prof. Fernando Mazzocca.
Tutte le informazioni sul sito dedicato !

venerdì 12 febbraio 2021

Riapre "I Colori della Giostra" di Arezzo

Da mercoledì 10 febbraio 2021 ha riaperto al pubblico “I Colori della Giostra”. Il percorso espositivo dedicato al Saracino, posto a piano terra di Palazzo Comunale di Arezzo, ha utilizzato questi mesi di chiusura forzata causa contenimento pandemia Covid-19 per apportare una ulteriore novità. Dopo il restyling che ha trasformato il museo attraverso tecnologie digitali, immersive e interattive, è stato introdotto un potenziamento dell’oculus, il visore in realtà aumentata che permette al visitatore che lo indossa di simulare la carriera del giostratore contro il Buratto.

Grazie al nuovo progetto di sviluppo, con il quale l’amministrazione comunale di Arezzo – Ufficio Politiche Culturali e Turistiche ha partecipato al bando del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ottenendo dal Fondo Nazionale per la Rievocazione Storica un contributo di 24.640 euro, il contenuto dell’oculus non sarà più fruibile soltanto in maniera individuale da chi lo indossa ma sarà a disposizione di tutti i visitatori mediante monitor che proietteranno immagini interattive.
Il percorso espositivo, la cui gestione è affidata alla Fondazione Arezzo Intour, sarà aperto mercoledì 10, giovedì 11 e venerdì 12 febbraio e poi da lunedì 15 febbraio ogni giorno dal lunedì al venerdì con orario 14.30 - 18.30 in ottemperanza al dpcm che vede la chiusura dei musei il sabato e la domenica.
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giovedì 11 febbraio 2021

Riapre il Museo della Cattedrale di Ferrara

Il Museo della Cattedrale di Ferrara, ubicato nella ex Chiesa di San Romano, fa parte del sistema dei Musei Civici d’Arte Antica ed è costituito prevalentemente da opere originariamente esposte nella Cattedrale.

Fra queste spiccano le antiche ante d’organo, raffiguranti l’Annunciazione e San Giorgio e il Drago, capolavoro assoluto di Cosmè Tura, capofila della scuola ferrarese quattrocentesca; le formelle duecentesche provenienti dalla Porta dei Mesi, accesso laterale della Cattedrale distrutto nel ‘700. Inoltre arazzi, sculture, antifonari miniati, reliquiari, dipinti e varie altre opere d’arte completano l’interessante percorso museale.
Il Museo della Cattedrale ha riaperto lunedì 8 febbraio 2021 con nuove modalità di visita. Per saperne di più clicca qui !

domenica 7 febbraio 2021

Il Lapidario del Museo Civico Medievale di Bologna va sul web

Lapide della Società dei Fabbri, 1422.

Il Lapidario del Museo Civico Medievale di Bologna va sul web: è infatti dedicato proprio al Lapidario il nuovo “scenario” del portale Storia e Memoria di Bologna, il progetto digitale avviato nel 2014 dal Museo civico del Risorgimento | Istituzione Bologna Musei per rendere accessibile a tutti gli utenti del web una memoria collettiva sugli avvenimenti storici che hanno interessato la città e la sua area metropolitana nel periodo compreso tra l’età napoleonica e la Liberazione del 1945. Lo strumento è stato ideato con lo scopo di rispondere alla domanda pubblica di storia e memoria su periodi ed eventi del passato, la cui conoscenza è fondamentale per la comprensione del tempo presente. Il nuovo capitolo, che va ad affiancarsi ai sette già consultabili, rispettivamente incentrati su Certosa di Bologna, Prima Guerra Mondiale, Lotta di Liberazione 1943-45, Bologna nell’Ottocento, Lapidi cittadine e il già citato Governo Pontificio, è raggiungibile all’indirizzo.
Dopo il focus tematico sulla memoria del secolare Governo Pontificio nella città felsinea, ripercorso attraverso i 188 stemmi che decorano la maestosa Sala Urbana di Palazzo d’Accursio, la collaborazione scientifica con i Musei Civici d’Arte Antica nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico cittadino si rinnova con un approfondimento monografico sulla raccolta di quarantuno epigrafi di epoca ed impiego differenti, prevalentemente provenienti dall’area urbana bolognese, costituitasi prevalentemente tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, nella fase storica post-risorgimentale in cui in Italia si andava istituzionalizzando la forma del “museo civico” come nuova componente del sistema museale italiano. L’esemplificazione ricca e variegata documentata da questo corpus di reperti consente al pubblico di avvicinarsi a temi di grande rilievo e interesse, come il rapporto tra fenomeni grafici e spazio pubblico della città, con le relative implicazioni sotto il profilo non solo formale ma anche simbolico e ideologico, e l’evoluzione della scrittura e del lavoro che la produce in ambito monumentale.
La collezione del Lapidario comprende materiali di natura eterogenea, prevalentemente provenienti dall’area urbana bolognese, acquisiti in seguito a ristrutturazioni di chiese e monumenti, scavi o demolizioni di edifici e cinta murarie, donazioni. Il nucleo più rilevante si compone di 41 manufatti lapidei tra epigrafi e cippi (31) e stemmi (10), databili in un arco temporale compreso tra Alto Medioevo e XVII secolo, che si connota in particolare per la ricorrenza di iscrizioni relative alle professioni e alle attività di società e comunità organizzate, soprattutto laiche.
A partire dai fondamentali studi di Bruno Breveglieri, ex docente di Diplomatica all’Università “Carlo Bo” di Urbino e curatore dell’attuale ordinamento espositivo del Lapidario del Museo Civico Medievale, per ogni lapide è stata predisposta una scheda che contiene informazioni sull’utilizzo originario, la destinazione e i fruitori, oltre a una riproduzione fotografica. Le iscrizioni latine ed ebraiche sono state trascritte e tradotte, ove necessario anche commentate. In base a questi elementi distintivi, i manufatti sono stati raggruppati in cinque categorie tematiche, riprodotte anche nello scenario on line: Testimonianze altomedievali e gotiche, Epigrafi sepolcrali, Stemmi, Epigrafi cinque e seicentesche, Le mura di Bologna.
Lapide della Società degli Speziali (sec. XIV-XV)
Con la riscoperta della funzione civile e politica dello spazio urbano aperto intervenuta in Italia tra l’XI e il XIII secolo, in naturale connessione con l’evolversi delle strutture politiche, sociali e culturali dell’istituzione comunale di Bologna, la nuova epigrafia pubblica trovò la sua sede naturale innanzitutto nelle stesse strutture degli edifici sacri. Nelle chiese e cattedrali la materializzazione della parola aveva continuato a trasmettersi dalla tarda antichità attraverso tutto l’alto Medioevo, seppur con esistenza stentata, non solo sulle superfici interne ma anche su quelle dei grandi muri esterni che divennero i supporti epigrafici per eccellenza. Le iscrizioni finirono così per costituire parte essenziale dello spazio urbano prospiciente, e perciò della vita cittadina che in esso si svolgeva.
Anche per chi non sapeva leggere o i cui occhi non erano in grado di distinguere i segni alfabetici, la consuetudine visiva maturata con la parola iscritta attribuì alla scrittura monumentale una crescente funzione didascalica di trasmissione di messaggi rivolti alla collettività. Se dunque i nuovi spazi che la civiltà comunale dischiude all’uso della scrittura, in primo luogo nei monumenti all’aperto, non potevano non essere condizionati dagli atteggiamenti mentali degli incisori e dei committenti, nelle epigrafi si trova depositata la registrazione di eventi pubblici e privati, in vario grado memorabili. Questi fogli di pietra ancora oggi ci parlano, come fonti uniche e inusuali della vita quotidiana del tempo in cui furono incisi, per raccontare la storia minima di figure comuni come ostiari, studenti, fabbri, speziali, notai oppure la grande storia di abati e potenti famiglie nobiliari come i Della Rovere di papa Giulio II, di cui si conserva qui lo scudo araldico. Un patrimonio che adesso è più facilmente raggiungibile grazie alla rete.