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sabato 13 aprile 2024

Nuove storie, antiche meraviglie al Museo della Città di Rimini

Sabato 13
e domenica 14 aprile 2024, il Museo della Città “Luigi Tonini” a Rimini celebra un importante momento di rinnovamento con la riapertura delle sezioni dall’Alto Medioevo al Quattrocento. Questo evento segna un punto di svolta per il museo, coincidendo con il centenario della sua Pinacoteca, originariamente istituita presso l’ex convento di San Francesco. Dopo il duro colpo dei bombardamenti del 1943-44, il museo si è gradualmente ricostituito, arrivando a questa completa rigenerazione espositiva che coinvolge oltre un quarto del percorso museale.

Le nuove sezioni includono quattordici aree tematiche e quattro stazioni multimediali, arricchendo l’esperienza dei visitatori con più di 170 opere tra sculture, dipinti, medaglie e ceramiche. Queste collezioni raccontano la storia delle chiese paleocristiane locali, la Rimini della Pentapoli e della Signoria Comunale, nonché la vivace era artistica del Trecento fino al Quattrocento malatestiano.
Alcuni dei pezzi più notevoli sono il sarcofago di Martino e del figlio Agnello, il Pluteo con croci del VI secolo, e capolavori di artisti come Giovanni, Giuliano e Pietro da Rimini, e la grande tavola di Ghirlandaio. Inoltre, sarà possibile ammirare il Giudizio Universale di Giovanni da Rimini, ora oggetto di uno studio diagnostico approfondito in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari.
Per tutte le informazioni clicca qui !

domenica 3 luglio 2022

Percorsi del sacro dall’Altomedioevo all’Età moderna a Bibbiena

Sarà inaugurato domenica 3 luglio 2022, alle ore 17, il nuovo percorso espositivo del Museo Archeologico del Casentino ‘Piero Albertoni’ di Bibbiena, in provincia di Arezzo. La nuova sala si chiama "Percorsi del sacro dall’Altomedioevo all’Età moderna" e porterà il nome del prof. Giovanni Cherubini, illustre accademico già docente di storia medievale all’Università di Firenze e originario del paese di Partina, nel comune di Bibbiena. L’inaugurazione sarà anche l’occasione per ricordare, a dieci anni dalla scomparsa, la figura di Piero Albertoni, membro del gruppo archeologico, cui proprio il Museo di Bibbiena è stato intitolato nel 2013.
 
L’intervento sulla sala è stato ideato dai Laboratori Archeologi San Gallo, società cooperativa aderente a Confcooperative Toscana Nord, grazie alla collaborazione del direttore scientifico del Museo Archeologico, Francesco Trenti, del Gruppo Archeologico Casentinese e della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio. Il riallestimento della piccola sala, usata finora per mostre temporanee, è stato realizzato grazie a una campagna di crowdfunding online che ha raccolto la cifra necessaria. La sala è dedicata a un percorso che dalle decorazioni lapidee delle prime chiese altomedievali arriva alla Pietà seicentesca della Mausolea donata dai Monaci Camaldolesi, passando per materiali rinvenuti negli scavi presso abbazie e monasteri casentinesi.
Chiara Marcotulli presidente della cooperativa Laboratori Archeologi San Gallo spiega che la sala “affronta l’epoca medievale e, in piccola parte, l’età moderna. Finora il museo arrivava fino all’epoca antica, ai romani, e questa sala chiude il percorso cronologico del medioevo casentinese. Noi ci siamo occupati della cura dell’allestimento, dei testi e dei pannelli. Il filo conduttore è il tema del sacro, quindi vengono allestite opere scultoree e ceramiche, ma anche monete che vengono da contesti sacri soprattutto da pievi del Casentino. I testi dei pannelli spiegano l’evoluzione del cristianesimo nel Casentino, affrontando il tema dell'incastellamento, della diffusione degli edifici ecclesiastici e delle vie di pellegrinaggio che caratterizzano questa parte della Toscana”. Laboratori Archeologi San Gallo è una cooperativa di archeologi specializzati nel medioevo che si occupa di ricerca storica e archeologica, ma anche di comunicazione e divulgazione dei beni culturali.

martedì 29 gennaio 2019

L'ideale guerriero

Giovedì 31 gennaio 2019 al Museo di Santa Giulia, Basilica di San Salvatore alle ore 11.00 si tiene l'inaugurazione della mostra "L'ideale guerriero".
La mostra, organizzata da Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Museo delle civiltà di Roma è parte del più ampio progetto "Longobardi in vetrina. Scambi e condivisioni tra musei per valorizzare il patrimonio longobardo", realizzato e coordinato dall'Associazione Italia Langobardorum, struttura di gestione del sito UNESCO Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d. C.), con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali ed il contributo della Legge MIBAC 77/2006, dedicata ai siti UNESCO italiani.
Quello del guerriero longobardo è un luogo comune nella visione collettiva dell’altomedioevo, sia per l’importanza che questa figura rivestiva all’interno del proprio gruppo sociale, sia perché larga parte delle nostre conoscenze in merito ai Longobardi derivano dai ritrovamenti di necropoli, contesti nei quali emerge, con forza, la volontà della società del tempo di rappresentare la maggior parte della compagine maschile come guerrieri.
L’obiettivo dello scambio è quello di presentare nelle due sedi (Museo di Santa Giulia a Brescia e Museo delle civiltà di Roma) un ideale di guerriero longobardo più legato al modello germanico (il guerriero di Brescia) e un ideale di guerriero sempre germanico ma influenzato da elementi romano-bizantini (il guerriero di Castel Trosino).
Su tutto il territorio nazionale si tengono in contemporanea altre 14 mostre dedicate ai Longobardi, grazie a scambi tra musei della rete del sito UNESCO (Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli, l'antiquarium di Castelseprio, il Museo di Santa Giulia di Brescia, il Museo nazionale del Ducato di Spoleto, il tempietto di Campello sul Clitunno, il museo Diocesano di Benevento, i Musei TECUM di Monte Sant'Angelo) ed altri sette musei presenti sul territorio nazionale.
Per seguire l'evento su Facebook clicca qui !

domenica 6 maggio 2018

"Arrivano i Longobardi" mostra a Carignano (TO)

“Arrivano i Longobardi” a Carignano. Inaugura venerdì 11 maggio 2018 alle ore 18,00, nella sala mostre della Biblioteca Civica (secondo piano del Municipio, via Frichieri 13) una mostra didattica su storia e vita quotidiana dei nostri antenati altomedievali.
L’esposizione, presentata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Cargnano in
collaborazione con L’Arc di Villar San Costanzo, resterà aperta fino a venerdì 1 giugno 2018. Ingresso libero.
Al termine dell’inaugurazione (con possbilità di visita guidata) apericena longobardo all’Istituto Alberghiero “Norberto Bobbio”  di Carignano.
Al pubblico e alle scolaresche viene propsto uno sguardo approfondito su un popolo che nell’Alto Medioevo invase ed occupò per oltre due secoli il nostro territorio: In mostra ci sono riproduzioni che sono state realisticamente realizzate nelle dimensioni e nei materiali dell’epoca dal Centro Ricerche Archeologiche Sperimentali l’Arc di Villar San Costanzo (Cuneo), un lavoro svolto sotto la supervisione della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte.
“Arrivano i Longobardi” è una finestra aperta su un periodo storico dimenticato e poco indagato, conosciuto come Alto Medioevo, ora riscoperto in Piemonte grazie all’importante ritrovamento della Necropoli di Sant’Albano Stura.
L’intento dell’esposizione è quello di portare a conoscenza, in chiave didattica, gli usi, i costumi, le armi e le mode di un popolo che ha dominato l’Italia dal VI all’VIII secolo influenzando fortemente la storia medioevale.
Gli oggetti in mostra, riprodotti nel rispetto delle dimensioni e dei materiali dei reperti originali, vengono abitualmente utilizzati dai rievocatori durante le manifestazioni che L’Arc organizza o a cui partecipa.
Esporre le riproduzioni eseguite da L’Arc nella sala adiacente al Museo Civico “Giacomo Rodolfo” di Carignano, dove sono conservati i pezzi originali, oltre che fonte di grande soddisfazione per l’Associazione permetterà un costruttivo confronto tra realtà storica e ricostruzione.
Per scaricare il programma completo in formato PDF clicca qui !

domenica 25 marzo 2018

Arrivano i Longobardi al Musei di Arona (NO)

"Arrivano i Longobardi" la mostra inaugurata domenica 18 marzo 2018 al Museo Civico Archeologico "Khaled al-Assad" di Arona (NO) che rimarrà aperta fino a domenica 1 maggio 2018, insieme all’apparato didascalico ed ai contenuti multimediali, illustra la vita quotidiana, le usanze, i riti funerari, la struttura sociale e politica di un popolo che si integrò con le popolazioni locali, che ebbe per primo l’idea di unificare l’Italia in un unico regno e che  lasciò preziosissime opere d’arte e una diversa soluzione di controllo del territorio che, attraverso i ducati, fu il vero preludio  al medioevo italiano.
Tracce dell'occupazione longobarda sono presenti in tutto l'alto novarese: ad Arona, alla frazione Mercurago, si ricorda il rinvenimento della tomba di un guerriero longobardo. Le riproduzioni che esposte sono state realisticamente realizzate nelle dimensioni e nei materiali dal Centro Ricerche l’Arc di Villar San Costanzo (CN) sotto la supervisione della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte. 
La mostra è visitabile il martedì dalle 10,00 alle 12,00; il giovedì dalle 9,00 alle 12.00 (su prenotazione); sabato e domenica dalle 15.30 alle 18.30. Visite guidate e attività didattiche per scolaresche su prenotazione. Info: archeomuseo@comune.arona.no.it; www.archeomuseo.it.

mercoledì 21 febbraio 2018

Nell’anno del Signore 517 Verona al tempo di Ursicino

Nell’anno del Signore 517
Verona al tempo di Ursicino
Crocevia di uomini, culture e scritture

Sabato 17 febbraiomercoledì 16 maggio 2018

Il primo agosto del 517, chino sul suo scrittoio, in un silenzio che immaginiamo afoso per la vicinanza delle acque dell’Adige, il chierico Ursicino finiva di scrivere un libro per la cattedrale veronese. Nel farlo, con un gesto che pochi praticavano in quei tempi, ci mise la firma e la data. Poi, quel libro con le vite di Martino, vescovo di Tours, e di Paolo, monaco nella Tebaide, finì sullo scaffale: libro tra i libri, unico tra molti altri pezzi unici.
Cosa c’è di straordinario, dunque, nella storia di questo libro “ordinario”? Semplice: c’è che la grandissima parte dei libri scritti più di mille e cinquecento anni fa in Occidente è scomparsa da secoli: roghi, allagamenti, censure, bombardamenti, sottrazioni dolose, razzie e furti hanno fatto il loro indifferente lavoro di distruzione. Il libro di Ursicino, assieme agli altri che gli si sono depositati accanto, invece, no. La sede in cui ancora oggi sono conservati, dalla quale non si sono mai mossi, li ha salvati da ciascuno di quegli agenti di distruzione e li ha portati fino a noi.
Queste schegge del nostro comune (seppure remoto) passato sono in qualche modo dei viaggiatori del tempo, dei sopravvissuti più unici che rari (questo è davvero il caso di dirlo), pronti a far sentire la propria voce da distanze millenarie, a raccontare in modo appassionante, più che documentare con tono neutro, la storia che li ha generati.
Ciascuno di quei libri, anzi, ha una sua storia da raccontare di quel secolo, il VI (il 501 e il 600 sono gli estremi “ufficiali), che vide la fine definitiva dello “stato” romano e lo sforzo creativo di inventarsi un’alternativa nel bel mezzo di un inedito “scontro di civiltà”.
Il libro di Ursicino
Per ricordare e celebrare i mille e cinquecento anni del libro di Ursicino, la Biblioteca Capitolare ha deciso di dissigillare questi millenari superstiti, esporli e lasciare che le loro storie incontrino nuovi ascoltatori. Perché? Beh, perché queste storie raccontano da un’angolazione unica com’è fatto il mondo in cui viviamo e cosa esso può, in determinate condizioni, diventare.
Un’occasione da non perdere per conoscere il passato direttamente dalla “voce” degli oggetti che lo hanno attraversato, capire il presente che essi hanno contribuito a costruire e immaginare uno almeno dei futuri possibili che ci attendono.
Biglietti, orari e visite guidate
La Biblioteca Capitolare si trova a Verona, in Piazza Duomo numero 19
Orari di apertura al pubblico (ingresso mostra senza guida)
Da martedì a venerdì dalle 9.30 alle 12.30
Biglietto € 5,00
Ingresso gratuito fino ai 14 anni
Orari di apertura al pubblico (con visita guidata)
Sabato dalle ore 16.00 alle 18.00*
Domenica dalle ore 10.00 alle 13.00*
Biglietto € 10,00 (ingresso mostra con guida + entrata libera al museo e al chiostro del Capitolo dei Canonici)
Ingresso gratuito fino ai 14 anni
*visita guidata ogni 45 minuti. La prenotazione non è obbligatoria, ma dà diritto alla priorità d’accesso.
Biglietti gruppo scolastico
€ 4,00 a partecipante per gruppi scolastici di almeno 15 persone.
Prenotazione obbligatoria.
Per info e prenotazioni: info@capitolareverona.it 045 8538071 – 388 5758902
dal lun. al giov. Dalle 8.00 alle 17.00, venerdì dalle ore 8.00 alle 12.00
Per maggiori informazioni e visitare il sito dedicato alla mostra clicca qui !

lunedì 19 febbraio 2018

In loco ubi dicitur Vicolongo

E’ una mostra che guarda indietro nel passato, quella ospitata presso la sala Expo del Polo Artistico Culturale di Novi di Modena. La mostra racconta, mediante reperti e immagini, la storia di un antico insediamento che le carte d’archivio chiamano “Vicus Longus” nell’alto Medioevo e poi, a partire circa dal Mille, Santo Stefano. L’area dove sorse il villaggio, già frequentata in età romana, è posta al confine tra Novi di Modena e Concordia sulla Secchia. Dal gennaio 2016 il sito è tutelato da un vincolo ministeriale, poiché conserva una consistente stratificazione archeologica in ottimo stato.
La mostra sarà aperta da sabato 24 febbraio a mercoledì 25 aprile 2018 presso il PAC – Polo Artistico Culturale – in via G. di Vittorio, 30 a Novi di Modena, ogni giovedì dalle 10.00 alle 12.30, sabato e festivi dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00. L’ingresso è gratuito, per informazioni rivolgersi in biblioteca 0596789220.
Per maggiori info sulla mostra clicca qui

giovedì 31 agosto 2017

Altino prima di Venezia

Dopo il successo ottenuto al Centro Culturale Candiani di Mestre, la mostra Altino. Prima di Venezia in programma da venerdì 15 settembre a mercoledì 1 novembre 2017 approda, con nuovi contenuti, nel prestigioso Battistero di S. Giovanni della cattedrale di Treviso.
La mostra è un progetto condiviso dal Polo Museale del Veneto-Museo Archeologico Nazionale di Altino, dalla Diocesi trevigiana, dal Comune di Treviso, dai Musei Civici Trevigiani, dal Comune di Quarto d’Altino, e dall’Associazione di Promozione Sociale La Carta di Altino.
Immagini, testi, video, animazioni 3D e plastici che illustrano e ricostruiscono la straordinaria vicenda di Altino, la città-madre di Venezia, sono il nucleo originario della mostra. La seconda e la terza area tematica propongono ipotesi sulla forma urbis della Treviso antica, materiali archeologici delle raccolte civiche trevigiane ed un approfondimento sulla diffusione del Cristianesimo nel territorio.
Dapprima città e porto importante dei Veneti Antichi, l’antica città romana di Altinum fu un capoluogo lagunare e centro di scambi commerciali e culturali che visse per 1500 anni, prima di Venezia. Dopo l’epoca dello splendore romano, con le invasioni e l’impaludamento, in età tardo antica avvenne l’abbandono della città. Molte pietre e laterizi altinati furono riutilizzati per costruire Venezia e alcune presero probabilmente la via per Treviso ma, nonostante lo spoglio, gli scavi e gli studi scientifici più recenti hanno restituito l’impronta dell’antica città, perfettamente leggibile. Si sono potuti meglio definire il foro, il teatro, l’odeon, l’anfiteatro, la basilica, le terme, i quartieri residenziali con le domus, l’intreccio di strade e canali che determina l’impianto urbano e l’immagine di una città-isola, collegata alla laguna ed al mare con porte-approdo monumentali.
La mostra fonde in un racconto testimonianze degli autori antichi, foto, grafica, video e animazioni, mentre i plastici realizzati con la stampa 3D ed il taglio laser vogliono restituire l’immagine della città e dei suoi monumenti nel momento del massimo splendore. La fotografia esplora l’ambiente naturale, i volti degli antichi altinati e ricerca tracce di Altino nella Venezia di oggi. Una nuova serie di pannelli evidenzia il rapporto fra Altino e la prima Treviso, presenta mappe e ipotesi ricostruttive, si sofferma sullo sviluppo del Cristianesimo nei due centri urbani.
Nata come progetto sulla cittadinanza attiva condotto da alcuni giovani coordinati da un gruppo di esperti, la mostra vuole valorizzare una realtà archeologica tra le più importanti della regione, invitando a conoscerla e ad avvicinare i preziosi e numerosi reperti esposti sia nelle sedi museali di Treviso, sia nel nuovo museo inaugurato di recente ad Altino.
Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale della mostra.