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venerdì 21 maggio 2021

"Charun demonio e l’immaginario mitologico dantesco" a Perugia

“Charun demonio e l’immaginario mitologico dantesco”
Venerdì 21 maggio - sabato 30 ottobre 2021

In occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, in collaborazione con la Galleria Nazionale dell’Umbria, il Comune di Perugia, l’Università degli Studi di Perugia, l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”, la Società Bibliografica Toscana, il Rotary International Fellowship of old books e il Rotary Club Perugia propone la mostra “Charun demonio e l’immaginario mitologico dantesco” dal 21 maggio al MANU.
All’interno del percorso espositivo si intende valorizzare una scelta di reperti archeologici afferenti alle collezioni museali che richiamano l’immaginario mitologico della Commedia, e che dialogheranno con antichi volumi e opere d’arte contemporanee.
Nell’ambito della mostra saranno esposte le opere vincitrici del premio artistico “Romeo Gallenga Stuart” riservato agli studenti delle Scuole Superiori e delle Università umbre, grazie a un contributo finanziario del Rotary Club Perugia.
Disegno della locandina di George Cochrane, grafica di Facsimile Finder.
Per maggiori informazioni clicca qui !

lunedì 1 giugno 2020

Riapre al pubblico il Museo Garda di Ivrea

Il Museo Civico Pier Alessandro Garda di Ivrea si prepara a riaprire al pubblico, mercoledì 3 giugno 2020, in piena sicurezza e nel rispetto delle misure indicate dal Governo e dalle Regioni. Nel periodo del lockdown le attività sono state curate dallo staff del Museo in modalità di lavoro agile, l'apertura al pubblico avverrà nei consueti giorni e orari. A variare saranno invece le modalità di accesso.
Gli ingressi saranno contingentati e così organizzati: chi desidera visitare il museo potrà farlo preferibilmente con prenotazione da effettuarsi via mail all’indirizzo musei@comune.ivrea.to.it; l’ingresso sarà consentito per un numero massimo di 5-6 persone alla volta, fino a un massimo di 40 persone con accessi scaglionati; i visitatori dovranno obbligatoriamente essere dotati di mascherine e guanti, mentre sarà a disposizione gel igienizzante all’ingresso del museo; l’accesso alla cassa sarà consentito a una persona alla volta.
Il Museo, secondo le indicazioni di un piano elaborato dal responsabile tecnico della sicurezza, si è dotato, in questi mesi, di tutte le misure previste per assicurare la massima protezione ai visitatori.  Il piano prevede tra l’altro la predisposizione di percorsi che permettono l’ingresso e l’uscita attraverso accessi differenziati. Le collezioni permanenti del museo: Archeologica, Orientale, Guelpa-Croff, Medioevo e Rinascimento torneranno così ad essere fruibili.
Il Museo continua ad essere attivo attraverso i suoi canali Facebook, Instagram e Linkedin, mentre sul sito www.museogardaivrea.it l’archivio digitale permette di ammirare centinaia di opere corredate da schede descrittive e di creare percorsi di visita tematici e personalizzati.

sabato 7 settembre 2019

Oltre il duomo. Il pozzo del vano ipogeo e le sue ricchezze

Si presenta con una spinta innovativa la mostra-evento 2019/2020 “Oltre il duomo. Il pozzo del vano ipogeo e le sue ricchezze”, allestita e pensata come un percorso a tappe che si snoda tra Grosseto, Roselle e Alberese e che estende l’atto di assemblare i frammenti archeologici per ricomporre “l’unità” anche a pezzi di città e di territorio, per ricostituirne l’identità.
La mostra, organizzata dal Comune di Grosseto, è il risultato di un progetto decennale portato avanti dalla Diocesi e dalla Soprintendenza, che oggi, grazie alla collaborazione di più Enti, si presenta finalmente alla comunità. Tutto è scaturito dalla scoperta, nel 2010, di un ambiente sotterraneo e di un pozzo di butto sotto la Cattedrale. Da qui lo scavo archeologico e l'eccezionale recupero di un contesto ricco e variegato in grado di restituire preziosissime informazioni sullo stile di vita e la quotidianità della Grosseto di XV secolo.
Il progetto, curato dall'architetto Barbara Fiorini con il Comune di Grosseto capofila, è condiviso con la Diocesi di Grosseto, la Soprintendenza Archeologia Beni Culturali e Paesaggio delle province di Siena Grosseto Arezzo, la Facoltà di Agraria dell’Università la Sapienza di Pisa, Fondazione Grosseto Cultura, la Facoltà di Archeologia di Siena (sede distaccata di Grosseto), la Società Speleologica Naturalistica Maremmana, il Polo Museale della Toscana, l'Ente Parco Regionale della Maremma, ClarisseArte, Terre Regionali Toscane, Promocultura oltre ad altri partners privati coinvolti fin da subito in questo lavoro.
Il luogo ove saranno raccolti tutti i materiali recuperati e restaurati è il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma-Museo d’Arte Sacra della diocesi di Grosseto, contenitore perfetto per l’esposizione e la narrazione di tutti i reperti archeologici, faunistici e botanici rinvenuti.
Lo scopo della mostra è non solo dare risalto all’unicità di questo recupero, ma soprattutto restituire alla Comunità un contesto ricco e importante che, dopo quello del Cassero nella Fortezza Medicea e quello del progetto di Archeologia Urbana, vada ad arricchire maggiormente e con linee ancora differenti i tratti di una Civitas.
La mostra si sviluppa anche al di fuori del museo in un percorso che mette in rete diversi luoghi della città e del territorio.
Fino al  2 febbraio 2020 al Museo Archeologico e d'Arte della Maremma.

giovedì 21 giugno 2018

Viaggio nel tempo con M4

Un ponte tra passato e futuro, dove ingegneria e archeologia viaggiano in parallelo per realizzare un’opera pubblica fondamentale e per valorizzare il patrimonio storico e culturale di Milano. È il significato di Viaggio nel tempo con M4”, un progetto dedicato ai ritrovamenti archeologici rinvenuti nel corso degli scavi per la realizzazione della Blu.
Così, dal 20 giugno al 23 settembre 2018 al Museo Archeologico di corso Magenta 15 (aperto da martedì a domenica dalle ore 9alle ore 17:30La biglietteria chiude alle ore 16:30. Ingresso gratuito il primo e il terzo martedì del mese dalle ore 14) è possibile visitare una mostra originale: reperti inediti e un percorso informativo ci raccontano tasselli importanti della storia della nostra città. Ma questo racconto dei ritrovamenti è possibile leggerlo anche su pannelli speciali posizionati sulle cesate di alcuni cantieri (Stazione S.Babila, Manufatto di Largo Augusto, Stazione Vetra, Manufatto S.Calimero – via S.Sofia, angolo Corso di Porta Romana -, Stazione De Amicis e Manufatto De Amicis, in via De Amicis). E una sezione speciale del sito www.metro4milano.it è dedicata al progetto.
“Costruire un’opera fondamentale per il futuro di Milano non è in contrasto con la riscoperta e la tutela della storia della nostra città – hanno dichiarato gli assessori alla Mobilità e Cultura del Comune di Milano Marco Granelli e Filippo Del Corno -. Questa mostra è un’occasione unica per vedere le tracce della Milano romana e medievale che emergono dagli scavi delle gallerie della M4. Ingegneri e archeologi hanno sempre lavorato fianco a fianco per mappare e conservare i ritrovamenti archeologici senza compromettere la costruzione della nuova linea metropolitana che percorre un lungo tratto entro le mura di Mediolanum”.
Secondo la Soprintendente Antonella Ranaldi “si tratta di capire come coniugare modernità e passato. I lavori in corso, compiuti con l’assistenza degli archeologi, offrono un’occasione di metodo per esplorare un passato nascosto nella terra”.
“Viaggio nel tempo con M4” è promosso dall’Assessorato alla Mobilità del Comune di Milano, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano, M4 spa e MM spa. Un ringraziamento particolare ai consorzi dei costruttori CMM4 e MetroBlu scrl che hanno reso possibile la realizzazione del progetto.
Qui una sintesi dei principali ritrovamenti: Scheda.

sabato 31 marzo 2018

Riccardo Francovich. Conoscere il passato, costruire la conoscenza

Dopo la Biblioteca Comunale, anche il Circolo Crc Antella, con il patrocinio del Comune di Bagno a Ripoli, ricorda Riccardo Francovich, professore di archeologia medievale e studioso di fama internazionale, cittadino di Bagno a Ripoli per oltre un trentennio. Lo fa ospitando la mostra "Riccardo Francovich. Conoscere il passato, costruire la conoscenza", organizzata dal Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali dell'Università di Siena.
L'esposizione sarà inaugurata sabato 31 marzo 2018, alle ore 17,00 presso il Circolo Crc Antella, in via di Pulicciano 53, ad Antella (Bagno a Ripoli/Firenze), e sarà visitabile fino al 15 aprile. Interventi di: Annalisa Massari, assessora alla cultura del Comune di Bagno a Ripoli; arch. Giuseppe Bartolini; Giovanna Bianchi (Università di Siena); Tommaso Detti (Università di Siena).
Informazioni: Crc Antella, 055/62.12.07; Call Center Linea Comune, tel. 055.055, lunedì-sabato, ore 8-20.

lunedì 19 febbraio 2018

In loco ubi dicitur Vicolongo

E’ una mostra che guarda indietro nel passato, quella ospitata presso la sala Expo del Polo Artistico Culturale di Novi di Modena. La mostra racconta, mediante reperti e immagini, la storia di un antico insediamento che le carte d’archivio chiamano “Vicus Longus” nell’alto Medioevo e poi, a partire circa dal Mille, Santo Stefano. L’area dove sorse il villaggio, già frequentata in età romana, è posta al confine tra Novi di Modena e Concordia sulla Secchia. Dal gennaio 2016 il sito è tutelato da un vincolo ministeriale, poiché conserva una consistente stratificazione archeologica in ottimo stato.
La mostra sarà aperta da sabato 24 febbraio a mercoledì 25 aprile 2018 presso il PAC – Polo Artistico Culturale – in via G. di Vittorio, 30 a Novi di Modena, ogni giovedì dalle 10.00 alle 12.30, sabato e festivi dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00. L’ingresso è gratuito, per informazioni rivolgersi in biblioteca 0596789220.
Per maggiori info sulla mostra clicca qui

venerdì 16 febbraio 2018

Medioevo svelato. Storie dell’Emilia-Romagna attraverso l’archeologia

Nel 2018 2200 anni lungo la Via Emilia, il programma culturale organizzato in occasione della ricorrenza dei 2200 anni dalla fondazione romana di Modena, Parma e Reggio Emilia, aggiunge alle celebrazioni una mostra di archeologia a Bologna sul medioevo emiliano-romagnolo. Il capoluogo regionale, infatti - da sabato 17 febbraio a domenica 17 giugno 2018 - ospita al Lapidario del Museo Civico Medievale l'esposizione "Medioevo svelato. Storie dell’Emilia-Romagna attraverso l’archeologia" a cura di Sauro Gelichi (Professore Ordinario di Archeologia Medievale, Dipartimento Studi Umanistici, Università Ca’ Foscari Venezia) e di Luigi Malnati (Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara).
La mostra, promossa da Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara in collaborazione con Istituzione Bologna Musei | Musei Civici d'Arte Antica, intende offrire una panoramica del territorio regionale attraverso quasi un millennio di storia, dalla Tardantichità (IV-V secolo) al Medioevo (inizi del Trecento). L’Emilia-Romagna, infatti, fornisce una prospettiva di ricerca privilegiata per la comprensione di fenomeni complessi che investono non solo gli aspetti politici, sociali ed economici, ma la stessa identità culturale del mondo classico nella delicata fase di passaggio al Medioevo.
Il percorso espositivo si articola in sei sezioni tematiche. La I sezione è incentrata sul tema della Trasformazione delle città, ossia sull’evoluzione dei centri di antica fondazione in rapporto ai cambiamenti socio-economici e all’organizzazione delle nuove sedi del potere (laico ed ecclesiastico).
La II sezione, imperniata sulla Fine delle ville, prende in esame l’insediamento rurale di tipo sparso, già tipico delle fattorie di età romana.
I grandi mutamenti e, in particolare, l’ideologia funeraria di VI-VII secolo, caratterizzano la III sezione dedicata a Nuove genti, nuove culture, nuovi paesaggi: in tale periodo l’Emilia-Romagna consente di rilevare la sostanziale continuità tra età romana e gota - Parma, Imola (ricco corredo da Villa Clelia), Bentivoglio (Bologna) - e la forte differenziazione tra territori soggetti ai Longobardi (Emilia) e ai Bizantini (Romagna, qui rappresentata da Faenza e da Rimini).
Allo sfarzo di alcuni manufatti afferenti alle sepolture fanno riscontro i pochi materiali recuperati nei contesti urbani regionali – Fidenza (Parma), Rimini e Ravenna - della IV sezione dedicata a Città ed empori nell’alto Medioevo. All’opposto, spicca per vitalità e capacità economiche il più grande emporio del nord Italia nel secolo VIII, Comacchio (Ferrara), strategico centro lagunare aperto, in cui l’acqua gioca il ruolo fondamentale di via di comunicazione, trasporto e smistamento di merci e di beni mediterranei destinati alle terre del Regno longobardo.

Con la V sezione Villaggi, castelli, chiese e monasteri: la riorganizzazione del tessuto insediativo vengono evidenziate le nuove forme d’insediamento (VIII-XIII secolo), quali i castelli, i villaggi di pianura, talvolta fortificati, i borghi franchi, le chiese rurali, perfettamente integrate nella rete itineraria e il ruolo dei monasteri, incaricati del perpetuarsi della memoria dei defunti e della trasmissione della cultura.
Il racconto termina ciclicamente - grazie alla VI sezione incentrata su Dopo il Mille: la rinascita delle città, con il ritorno al tema dell’evoluzione dei centri urbani, studiati nella nuova fase di età comunale: Parma e Ferrara (di cui sono esposti oggetti di straordinario valore, perché conservati nonostante la deperibilità del materiale, il legno), Rimini e Ravenna, caratterizzate da rinnovato dinamismo e Bologna, rappresentata dalla più antica croce viaria lapidea (anno 1143), recuperata nel 2013 sotto il portico della chiesa di Santa Maria Maggiore (via Galliera).
Le storie dell’Emilia-Romagna si concludono a Bologna con altri eccezionali rinvenimenti dall’ex Sala Borsa e dalla chiesa di San Giacomo Maggiore, edificio alla sommità del quale sono stati recuperati - dalla collocazione originaria - i bacini (piatti) in maiolica databili agli inizi del XIV secolo. In quest’ultimo caso, oltre alla testimonianza di una vocazione decorativa specificamente programmata e realizzata a Bologna, emerge la figura emblematica del ritratto, in uno di questi contenitori, di frate Simone, identificabile molto probabilmente con l’omonimo sindaco del convento di San Giacomo.
Medioevo svelato, che allarga il raggio di azione del progetto complessivo a tutta l'Emilia-Romagna offre una particolare promozione per il pubblico legata alla Card Musei Metropolitani Bologna: grazie a una convenzione tra i Comuni di Bologna, Modena, Parma e Reggio Emilia, i possessori della Card avranno diritto all'ingresso con biglietto ridotto alle mostre Mutina splendidissima (Modena, Foro Boario, 26 novembre 2017 - 8 aprile 2018) e On the road. Via Emilia 187 a.C. - 2017 (Reggio Emilia, Palazzo dei Musei, 24 novembre 2017 - 1 luglio 2018). Reciprocamente, i possessori di biglietto delle due esposizioni di Modena e Reggio Emilia avranno diritto alla riduzione sul titolo d'ingresso per la mostra al Museo Civico Medievale di Bologna.
La partnership attivata al di fuori dall'area metropolitana di Bologna permette di rendere effettiva, anche grazie alla comunicazione e informazione congiunta di tutte le iniziative del progetto 2200 anni lungo la Via Emilia, l'idea di rete culturale e di museo diffuso sul territorio che è alla base della Card Musei Metropolitani, abbonamento annuale che consente l'accesso illimitato alle collezioni permanenti e offre riduzioni per le mostre temporanee dei musei aderenti al circuito. 
Orari di apertura:
fino al 28 febbraio 2018
dal martedì al venerdì h 9.00 – 18.30
sabato, domenica e festivi h 10.00 – 18.30
chiuso lunedì feriali
dal 1 marzo 2018
dal martedì alla domenica h 10.00 – 18.30
chiuso lunedì feriali, 1° maggio
Ingresso:
intero € 5 | ridotto € 3 | gratuito Card Musei Metropolitani Bologna e la prima domenica del mese
Museo Civico Medievale
via Manzoni 4 | 40121 Bologna
tel. +39 051 2193916 / 2193930
museiarteantica@comune.bologna.it
Twitter: @MuseiCiviciBolo

giovedì 25 gennaio 2018

"Dalla pietra all'oro" mostra a Sassari

La vita dei sardi raccontata attraverso i gioielli e gli ornamenti che dalla Preistoria a oggi hanno accompagnato l'esistenza delle popolazioni isolane. È il fil rouge della mostra "Dalla pietra all'oro. Gioielli e ornamenti dalla Preistoria ad oggi nelle collezioni del Museo Sanna", che sarà inaugurata venerdì 26 gennaio 2018, alle ore 17,00 nella Sala Conferenze del Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico"G.A. Sanna" di Sassari, a cura di Antonio Luiu, e Barbara Rossi, demoetnoantropologo e archeologa del Polo Museale della Sardegna.
L'esposizione presenterà una selezione di gioielli e ornamenti visibili in due sezioni, una etnografica e una archeologica. La prima parte comprende alcuni esemplari della gioielleria tradizionale sarda realizzati con metalli preziosi e con l'utilizzo di antiche tecniche di lavorazione: spille, anelli, orecchini, collane, amuleti e ornamenti per le vesti, appartenenti alle collezioni "Gavino Clemente" e "Zely Bertolio".
La sezione archeologica contiene i primi monili realizzati in pietra, conchiglia e osso, e, attraverso un viaggio nel tempo, conduce i visitatori ai gioielli e agli ornamenti in bronzo, oro e argento, creati dall'epoca nuragica a quella medievale. A inaugurare la mostra saranno, Giorgio Murru, direttore del Menhir Museum, Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna di Laconi, l'orafo Pier Andrea Carta e Nicola Castangia, fotografo di ArcheoFoto, che terranno una conferenza dal titolo "I Gioielli delle Janas: dal mito delle janas fino alle tipologie più diffuse della gioielleria popolare".

giovedì 31 agosto 2017

Altino prima di Venezia

Dopo il successo ottenuto al Centro Culturale Candiani di Mestre, la mostra Altino. Prima di Venezia in programma da venerdì 15 settembre a mercoledì 1 novembre 2017 approda, con nuovi contenuti, nel prestigioso Battistero di S. Giovanni della cattedrale di Treviso.
La mostra è un progetto condiviso dal Polo Museale del Veneto-Museo Archeologico Nazionale di Altino, dalla Diocesi trevigiana, dal Comune di Treviso, dai Musei Civici Trevigiani, dal Comune di Quarto d’Altino, e dall’Associazione di Promozione Sociale La Carta di Altino.
Immagini, testi, video, animazioni 3D e plastici che illustrano e ricostruiscono la straordinaria vicenda di Altino, la città-madre di Venezia, sono il nucleo originario della mostra. La seconda e la terza area tematica propongono ipotesi sulla forma urbis della Treviso antica, materiali archeologici delle raccolte civiche trevigiane ed un approfondimento sulla diffusione del Cristianesimo nel territorio.
Dapprima città e porto importante dei Veneti Antichi, l’antica città romana di Altinum fu un capoluogo lagunare e centro di scambi commerciali e culturali che visse per 1500 anni, prima di Venezia. Dopo l’epoca dello splendore romano, con le invasioni e l’impaludamento, in età tardo antica avvenne l’abbandono della città. Molte pietre e laterizi altinati furono riutilizzati per costruire Venezia e alcune presero probabilmente la via per Treviso ma, nonostante lo spoglio, gli scavi e gli studi scientifici più recenti hanno restituito l’impronta dell’antica città, perfettamente leggibile. Si sono potuti meglio definire il foro, il teatro, l’odeon, l’anfiteatro, la basilica, le terme, i quartieri residenziali con le domus, l’intreccio di strade e canali che determina l’impianto urbano e l’immagine di una città-isola, collegata alla laguna ed al mare con porte-approdo monumentali.
La mostra fonde in un racconto testimonianze degli autori antichi, foto, grafica, video e animazioni, mentre i plastici realizzati con la stampa 3D ed il taglio laser vogliono restituire l’immagine della città e dei suoi monumenti nel momento del massimo splendore. La fotografia esplora l’ambiente naturale, i volti degli antichi altinati e ricerca tracce di Altino nella Venezia di oggi. Una nuova serie di pannelli evidenzia il rapporto fra Altino e la prima Treviso, presenta mappe e ipotesi ricostruttive, si sofferma sullo sviluppo del Cristianesimo nei due centri urbani.
Nata come progetto sulla cittadinanza attiva condotto da alcuni giovani coordinati da un gruppo di esperti, la mostra vuole valorizzare una realtà archeologica tra le più importanti della regione, invitando a conoscerla e ad avvicinare i preziosi e numerosi reperti esposti sia nelle sedi museali di Treviso, sia nel nuovo museo inaugurato di recente ad Altino.
Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale della mostra.

sabato 6 maggio 2017

Tra archeologia e antropologia nella Valle dei Monaci

L'inaugurazione della mostra “Tra archeologia e antropologia nella Valle dei Monaci. Lo scavo nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo de Noseda (Nosedo, Milano)” si terrà martedì 9 maggio 2017 alle 16.00 presso l’Antiquarium Alda Levi, in Via De Amicis, 17 a Milano.
Verranno esposte monete del IV secolo, frammenti di anfore, ciotole, scodelle a partire dal primo secolo a.C., ma anche piccoli bottoni, aghi crinali, manufatti ornamentali rinvenuti nelle sepolture messe in luce durante la campagna di scavo del 2013 nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo a Nocetum che rivelano affinità inaspettate tra centro città e periferia.
La mostra sarà visitabile fino al 30 novembre 2017
da martedì a sabato dalle 9,30 alle 14,00
Ingresso libero
. Chiuso il mese di agosto.
Per maggiori dettagli visita il sito www.nocetum.it.
Per informazioni: info@nocetum.it | 02 55230575

martedì 22 novembre 2016

Il mondo urbano della Sassari medievale

Poca carne, molta frutta e altrettanta verdura provenienti dalle campagne che si estendevano a perdita d’occhio oltre le porte della città murata. La dieta dei sassaresi al tempo della Repubblica era caratterizzata soprattutto dai prodotti della terra, alimentata da un sistema di corsi d’acqua che scorrevano abbondanti attorno al borgo medievale.
Non è che uno spaccato di vita sociale ricostruito da Paolo Cau e Daniela Rovina nella sala al piano terra dell’Archivio storico comunale, in una bella mostra intitolata “Il mondo urbano della Sassari medievale” che  resterà aperta sino a venerdì 30 dicembre 2016. presenti il sindaco Nicola Sanna, l’assessora alla Cultura Raffaella Sau e la soprintendente Maura Picciau.
Buona parte dei reperti esposti, che affiancano le vetrine con gli originali degli Statuti sassaresi, provengono da scavi archeologici realizzati negli ultimi anni all'interno della città vecchia. Si tratta di ceramiche, utensili, brocche e caraffe che venivano utilizzate per imbandire la tavola e che accompagnavano i rituali della consumazione del pasto. Oggetti preziosi ritrovati in fondo ad alcuni pozzi scoperti durante i lavori effettuati qualche anno fa. «Pozzi e cisterne - ha spiegato l'archeologa Daniela Rovina - che facevano parte del sistema di approvvigionamento idrico della Sassari medievale e che una volta esaurita la funzione d'uso venivano utilizzati come deposito di rifiuti».
Con ogni probabilità erano pozzi comunitari, profondi anche 14 metri, che venivano scavati, a canna circolare, all'interno di corti proprio per consentirne l'uso collettivo. La città medievale era disseminata di pozzi e cisterne, notizia confermata anche da Enrico Costa che nel “Sassari” fa riferimento costante a queste raccolte d'acqua realizzate all'interno della cinta muraria. Nell’area di fronte alle Monache cappuccine era riemersa addirittura un'intera porzione del vecchio quartiere medievale, una strada, i resti di un'abitazione con tanto di focolare databile al periodo fra la fine Trecento e i primi del Quattrocento. Altre cisterne sono state intercettate in via Turritana, in via Satta e nell'area attorno al Duomo di San Nicola. Sul fondo di questi pozzi, poi rifunzionalizzati, sono stati ritrovati resti di cibo, frutta secca, noccioli, piatti e posate che hanno consentito di far luce sulle abitudini alimentari di Sassari al tempo degli Statuti. Non solo, gli archeologi hanno avuto conferma del fatto che Sassari in quel periodo aveva rapporti commerciali con la Toscana e la Liguria, ma anche con la Spagna. Paolo Cau, direttore dell'Archivio storico, ha rievocato il fervore dell'antica Platha de cothinas, l'attuale corso Vittorio Emanuele, che si estendeva in longitudine, dall'area di piazza Castello fino a Porta Sant'Antonio.
Luogo di passeggio e di acquisti dove i mercanti esponevano merci e prodotti perché la vendita - come imponevano gli Statuti - doveva avvenire all'aperto e in presenza del pubblico per prevenire eventuali truffe o imbrogli a danno degli acquirenti.

sabato 1 ottobre 2016

Romani e Longobardi inquilini in una villa rustica

Il Comune di Spilamberto, il Gruppo Naturalisti di Spilamberto e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e Ferrara promuovono all’interno del Museo Antiquarium di Spilamberto la mostra “Romani e Longobardi inquilini in una villa rustica”. La mostra sarà inaugurata sabato 1 ottobre 2016, alle ore 16,00 e resterà allestita fino al 6 gennaio 2017. Saranno esposti i corredi di quattro tombe e si potranno scoprire alcuni reperti mai visti, appena restaurati.
A SEGUIRE PRESSO CORTE D’ONORE ROCCA RANGONI
Conferenza sul tema dell’alimentazione con la dott.ssa Campanini “Culture alimentari del Medioevo: qualche assaggio”
Il progetto espositivo, curato da Paolo De Vingo dell’Università di Torino, presenta una selezione di materiali provenienti dalla cava di Ponte del Rio, nel territorio di Spilamberto, a seguito degli scavi archeologici preventivi effettuati dalla Soprintendenza che hanno riguardato, in particolare, le strutture di una villa rustica romana e un contesto cimiteriale longobardo, non molto distante.
I materiali dall’edificio rustico consistono in una selezione di oggetti in ferro e in bronzo di tradizione romana (congegno di serratura, chiave domestica, utensili agricoli e da cucina, una fibbia ed una armilla decorata) volta a ricostruire il quadro economico-sociale in cui si inseriva la vita di questa comunità, con particolare attenzione per gli attrezzi agricoli (una falce messoria, due tipi distinti di zappe per dissodare il terreno). Una serie di lame in ferro verranno poste in relazione sia con tutte le attività della cucina finalizzate alla preparazione del cibo, sia ad un loro impiego pratico nella vita quotidiana. Una semplice armilla in bronzo, a capi aperti e decorati alle due estremità, in associazione con una fibbia con ardiglione in ferro offrono un ulteriore scorcio della cultura materiale degli individui maschili e femminili della comunità. Una testa di ascia “barbuta” in ferro, di tradizione tardoantica-altomedievale, in ottime condizioni di conservazione, rappresenta un elemento-ponte che collega due culture: la componente agricola originaria e le consuetudini del nuovo gruppo demografico, facilmente distinguibile dal substrato autoctono, identificabile come ‘longobardo’ e cioè con i nuovi dominatori della parte centro-settentrionale della penisola italiana dopo la seconda metà del VI secolo. A questa nuova fase si ricollega una selezione dei materiali presenti in quattro tombe della necropoli longobarda Particolarmente significativi in riferimento al ruolo rivestito all’interno della comunità.
Antiquarium di Spilamberto
Sala "del pozzo", piano terra del Torrione Medievale
Corso Umberto I
Spilamberto (MO)
aperta dal 1 ottobre 2016 al 6 gennaio 2017
nei seguenti orari:
Sabato 15,30 - 18,30 / 20,30 - 22,30
Domenica 10,00 - 13,00 / 15,30 - 18,30 / 20,30 - 22,30
E tutti i giorni su prenotazione scrivendo a antiquarium.spilamberto@gmail.com.
Per informazioni:
Comune di Spilamberto
Struttura Cultura, Turismo, Sport e Biblioteca, tel. 059.789.965 oppure 059.789.969
info@comune.spilamberto.mo.it - www.comune.spilamberto.mo.it

venerdì 5 agosto 2016

I castelli di Serravalle in mostra a Castelgrande

Castelgrande è lieto di accogliere, per la prima volta, la storia di un altro castello, quello di Serravalle, creando così un ponte quasi fisico sul territorio ed un secondo ponte temporale tra passato e presente, dove i siti, magnificamenti valorizzati, rappresentano il segno tangibile del nostro passato.
L’esposizione “I castelli di Serravalle”, ideata e curata da Nicola Castelletti, Maruska Federici-Schenardi e Silvana Bezzola Rigolini e prodotta dall’Organizzazione Turistica Regionale Bellinzonese e Alto Ticino, sarà inaugurata sabato 6 agosto 2016 e resterà aperta fino a domenica 23 ottobre 2016. Aperta tutti i giorni nella splendida cornice di Castelgrande e della Sala Arsenale. Il legame dei curatori, sia in ambito professionale, sia in quello personale con il Castello di Serravalle ha dato spunto a questa meravigliosa esposizione, che porta a Castelgrande la sua storia e le sue trasformazioni, così come un’accurata selezione dei reperti archeologici più importanti.
Il filo conduttore della mostra è il progetto di valorizzazione e i risultati delle indagini archeologiche, concluse nel 2007. L’esposizione racconta la trasformazione della rocca di Serravalle all’imbocco della valle di Blenio, da centro nevralgico medievale a spazio contemporaneo di cultura e di aggregazione. Sono presentati i risultati inediti del progetto condotto dall’Accademia di architettura di Mendrisio in collaborazione con l’Università di Basilea, in un allestimento espositivo che intende stimolare il pubblico in modo accattivante con la messa in scena di specifici ambienti che invitano il visitatore ad immergersi emotivamente nei vari aspetti della storia delle fortezze. Il percorso espositivo prende inizio nella corte interna di Castelgrande, dove il visitatore è accolto da una replica in scala 1:1 di un trabucco. Questa macchina d’assedio è un’invenzione di origine bizantina che risale all’XI secolo, ed è la più grande arma a tiro indiretto, basata sul principio della leva e su quello della fionda, a disposizione degli eserciti medievali. Giunto in Europa durante le Crociate, il trabucco è attestato in Italia nel XII secolo. Il ritrovamento di proiettili di pietra riferibili all’assedio di Serravalle del 1180 costituisce la più antica testimonianza archeologica dell’impiego di tale arma nota finora in Europa. Questo elemento scenico di forte richiamo annuncia così, sin dall’entrata della mostra, l’importante capitolo degli assedi e delle distruzioni subiti dalle fortezze di Serravalle nel corso della loro storia. Nell’atrio della Sala dell’Arsenale due oggetti vogliono attirare una duplice attenzione sulla lunga storia della frequentazione dello sperone roccioso di Serravalle e su quella del suo abbandono.
Brevi testi di approfondimento accompagnano ognuno di questi ambienti. Un banchetto medievale fa così eco ad uno scorcio sulla cucina, l’equipaggiamento equestre all’abbigliamento di una dama. Alle varie forme di artigianato rispondono diverse attività di svago, mentre alle tecniche architettoniche replicano le strategie d’assedio e di distruzione. Il tema della valorizzazione passa per la presentazione degli scavi archeologici e del progetto di valorizzazione. Due filmati offrono infine un approfondimento sulle ricerche archeologiche condotte a Serravalle tra il 2002 e il 2006 e una riflessione più generale sull’importanza del patrimonio storico e archeologico del Canton Ticino.
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venerdì 1 luglio 2016

Apertura serale straordinaria del Museo della Badia di San Salvatore di Vaiano

Anche il Museo della Badia di San Salvatore di Vaiano celebra le Notti dell'archeologia 2016 con un'apertura serale straordinaria dedicata alla collezione di reperti di archeologia medievale.
Da sabato 2 luglio a domenica 10 luglio 2016 il museo sarà visitabile ogni sera dalle 21,00 alle 23,00.
La visita al museo è completamente gratuita e richiede circa 2 ore. Oltre che nell'orario serale il museo rimane aperto anche con il consueto orario del sabato (ore 16-19) e della domenica (ore 10-12 e 16-19). Tel +39 (0)574 989461/989022.
La zona meridionale del monastero di Vaiano, che costituiva la residenza dell’abate, è stata restaurata per potervi riallestire il Museo della Badia. Nelle piacevoli sale, in parte decorate nel Settecento e con soffitti lignei o volte rinascimentali, trovano posto una serie di oggetti di scavo, con frammenti ceramici e resti del corredo recuperato nelle tombe altomedievali e longobarde scoperte sotto il pavimento della chiesa e del chiostro, insieme ad altri reperti che consentano di ricostruire parte della storia e della complessa vita dell’abbazia. Altri ambienti ospitano già suppellettile sacra, tessuti e oggetti di pertinenza del monastero, o provenienti da altre chiese del territorio. Tra le opere provenienti dalla Badia una pila da fontana del 1236 e due pregevoli cibori rinascimentali (uno della bottega di Antonio del Rossellino), mentre una vivace tavola di Vincenzo Dori con la Madonna del Rosario (1594) proviene da Savignano, e da Meretto (Villa Hall) una copia ottocentesca della Madonna di san Girolamo del Correggio.