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mercoledì 6 giugno 2018

Il potere dell’armonia. Federico II e il De Arte venandi cum avibus

Il potere dell’armonia. Federico II e il De Arte venandi cum avibus” è il titolo della mostra che si articolerà nei maestosi castelli di Castel del Monte, Bari e Trani.
La mostra, nata da un’idea di Lorenzo Zichichi e Tommaso Morciano, si articola in tre sedi ed è realizzata da “Il Cigno GG Edizioni” e “Novapulia”, in collaborazione con l’Università degli Studi di Bologna “Alma Mater Studiorum” e il Centro Studi Normanno-Svevo.

“La figura di Federico II, mitica nella storia della Puglia - dichiara Mariastella Margozzi, direttrice del Polo Museale della Puglia -, è il comune denominatore che lega i tre siti di Castel del Monte, Castello di Bari e Castello di Trani, tutti afferenti al Polo museale della Puglia. Questa mostra, con la sua tematica artistica e scientifica del trattato dell'arte venatoria, permette ai tre siti di fare sistema, rinnovando ad ogni tappa l'interesse per il contenitore, per il tema e per la cultura federiciana in Puglia”.

Un’iniziativa di straordinario spessore culturale che vuol far conoscere al grande pubblico l’opera di Federico II e la sua attualità. Il De Arte venandi cum avibus è un trattato di circa 600 pagine scritto dal più potente e illustre sovrano dell’Europa Occidentale del XIII secolo. Denota la grande attenzione per la cultura e il sapere da parte di Federico II e di tutta la sua corte. Il trattato non ha avuto la fortuna che meritava, in parte per la damnatio memoriae che colpì il casato svevo dopo l’aggressione angioina, in parte per la mole stessa del testo, che anticipava di secoli l’osservazione e lo studio del comportamento degli animali, rimanendo insuperato, per molti aspetti, fino a Konrad Lorenz (1903-1989), fondatore dell’etologia.

“Il sovrano svevo – afferma Ortensio Zecchino, curatore della mostra e autore delle fotografie in esposizione che attualizzano il Trattato - amava andare coi suoi falchi nella splendida natura del Tavoliere e della Murgia, e i tre castelli in cui si svolge la mostra sono tre luoghi di straordinaria memoria federiciana”. Nell’iniziativa sono stati coinvolti, ognuno per l’eccellenza che rappresenta nel proprio campo, quattro personalità di primissimo piano. Il Maestro Riccardo Muti, originario dei luoghi dove si erge Castel del Monte, ha scelto le musiche per accompagnare il visitatore nella visione e nella lettura del Trattato. Ortensio Zecchino, presidente dell’Enciclopedia Fridericiana della Treccani, oltre ad aver svolto in questa mostra la duplice veste di consulente scientifico del percorso e di autore delle fotografie che attualizzano il Trattato, ha realizzato buona parte degli scatti proprio nei luoghi in cui Federico II era uso andare a caccia. Anna Laura Trombetti Budriesi, ordinaria di storia medievale all’Università di Bologna e massima specialista del Trattato, avendone curato l’edizione critica e la prima traduzione completa in italiano, ha realizzato l’apparato scientifico su cui si snoda la mostra (gli allestimenti e i prodotti multimediali sono progettati e realizzati dall’architetto Elena Giangiulio della “Syremont Spa”, coadiuvata dalla direzione artistica de Il Cigno). Piero Pizzi Cannella, fondatore della Nuova Scuola Romana e uno dei maggiori esponenti dell’arte figurativa ha dipinto le pagine del manoscritto e una monumentale scenografia (allestita a Castel del Monte), oltre ad esporre le “opere veggenti”, ossia quelle tele che mantengono viva la tradizione federiciana anche nella pittura contemporanea.

Il visitatore potrà visionare la nuova edizione in italiano del Trattato federiciano. Ci si potrà immergere nella vita e nelle passioni di Federico II, usufruendo di un originale percorso iconografico che alterna miniature medievali a fotografie e dipinti, nell’ambito di un’esperienza accompagnata dalla musica.

“Il trattato fridericiano – prosegue Ortensio Zecchino - è frutto non solo di studi approfonditi (comprensivi della traduzione in latino di importanti trattati arabi sulla falconeria), ma anche di una di una lunga e appassionata pratica diretta. L’elevazione di Foggia a ‘città imperiale’ e la Puglia a terra prediletta – notorio il suo appellativo di Puer Apuliae – è dovuta al fatto che quella regione offriva habitat ineguagliabili per le prede, soprattutto animali acquatici, e falchi. Al di là delle tante e varie suggestioni e della sua utilità pedagogica per chiunque voglia praticare ancor’oggi la falconeria, il trattato di Federico va riconosciuto come un’opera di scienza ‘moderna’”.

“La falconeria - afferma Anna Laura Trombetti Budriesi - occupò gran parte del tempo di Federico II, tutto quello che poteva strappare agli affari di Stato: la considerò una scienza e volle elevarla al rango di ars venandi, perfetta sintesi di conoscenze teoriche e abilità pratiche. Nell'opera scrive che si tratta di una disciplina elaborata e complessa e per questo assolutamente riservata ai nobili che ne potranno trarre ampi vantaggi nella loro vita. Per le difficoltà presentate rispetto alle altre venationes (i rapaci sono difficilissimi da addestrare) la caccia con i rapaci è, secondo Federico II, un’attività molto utile all’arte di governo, perché richiede la capacità di domesticazione e la conoscenza del territorio”.

In una lettera di Federico II al figlio Corrado IV si legge: “Ai signori del mondo e ai re non basta la sola discendenza nobile, se la nobiltà d’animo non aiuta la stirpe elevata e un’attività onorevole non dà lustro al principato. […] Smettiamo immediatamente di essere re se, privandoci della cautela dei re ci comportiamo come dei privati cittadini, piuttosto che governare”.

“La caccia coi rapaci, dunque, non è solo un passatempo di alto livello, è un'attività altamente formativa, che conferma la nobiltà di chi la insegna ed esalta quella di chi la apprende”, conclude Trombetti Budriesi.

La mostra si articola in tre tappe: Castel del Monte accoglierà il visitatore e lo proietterà nel Trattato federiciano privilegiando le pitture di Pizzi Cannella; a Bari sarà fruibile la straordinaria campagna fotografica condotta da Ortensio Zecchino, in buona parte nella Murgia e nel Tavoliere; Trani privilegerà la multimedialità, con i video che consentiranno di passare dalle pagine originali del Trattato alla traduzione e lettura delle pagine del Trattato. Saranno presentate anche le traduzioni del Trattato in arabo (per la prima volta in forma integrale) e in italiano.

Le cerimonie di inaugurazione si terranno mercoledì 6 giugno 2018 alle ore 19.00 a Castel del Monte, mercoledì 13 giugno al Castello di Bari e lunedì 18 giugno al Castello di Trani alle ore 17.30. Interverranno la direttrice del Polo Museale della Puglia, Mariastella Margozzi, la direttrice di Castel del Monte, Elena Saponaro, la direttrice dei castelli di Bari e di Trani, Rosa Mezzina, i curatori della mostra Anna Laura Trombetti Budriesi e Ortensio Zecchino, i gestori della concessione Tommaso Morciano e Lorenzo Zichichi.

mercoledì 16 maggio 2018

Il Romanico nell'Astigiano

Domenica 20 maggio 2018 alle ore 11:15 sarà inaugurata nel Salone della Scuola Materna di San Paolo Solbrito la Mostra Storica “Il Romanico nell’Astigiano” abbinata al concorso fotografico organizzata dal Gruppo Storico di San Paolo Solbrito.
Nell’ambito della mostra sarà presentato ed esposto il modello in scala del Castello Vecchio dei Conti di San Paolo (secolo XIII / XVI) realizzato dal sig. Claudio Pittana.
Il “Castelvecchio”, risalente al XIII secolo, con ampliamenti e rimaneggiamenti successivi, sorgeva sulla collinetta a levante del centro abitato, che ancor’oggi è denominata “il Castello”. Esso era affiancato dalla chiesa parrocchiale, dedicata a San Paolo Apostolo, dal Cimitero e dalle casupole dei contadini. Il tutto, in epoca medioevale costituiva un ricetto fortificato. Col tempo, le ragioni strategiche che avevano imposto la struttura fortificata del complesso persero di importanza. Gli abitanti si trasferirono sulla piana, dove le attività agricole e commerciali potevano svolgersi in modo più redditizio. Intorno al 1750, la Comunità di San Paolo ottenne dal Vescovo di Asti, Monsignor Felissano, il trasferimento della sede parrocchiale dall’antica chiesa, presso il castello, alla
chiesa, che la Confraternita di San Sebastiano aveva costruito circa cento anni prima sulla piana, e che era ormai la chiesa frequentata dai borghigiani. A questo punto, anche il Conte Riccio, seppure a malincuore, si trasferì nel Gran Palazzo, e per il vecchio maniero iniziò un rapido ed inesorabile declino. Nel giro di qualche decennio venne smantellato, insieme con la chiesa, per vendere i mattoni come materiale da costruzione, e nel Catasto del 1812 non ce n’è più traccia. Quale fosse l’aspetto del Castello Vecchio lo si desume solo da una mappa della fine del XVII secolo, in cui è raffigurato a volo d’uccello.

mercoledì 7 marzo 2018

Carlo Magno va alla guerra

La mostra Carlo Magno va alla guerra, allestita nella Corte Medievale di Palazzo Madama dal 29 marzo al 16 luglio 2018, presenta per la prima volta in Italia il rarissimo ciclo di pitture medievali del Castello di Cruet (Val d’Isère, Francia), una testimonianza unica della pittura del Trecento in Savoia.
Dopo una prima tappa a Ginevra nel 2017, l’esposizione giunge con importanti novità a Torino grazie alla collaborazione tra il Museo Civico d’Arte Antica di Torino e il Musée Savoisien di Chambery, nell’ambito delle iniziative della Rete internazionale di musei appartenenti ai territori originariamente parte del ducato di Savoia.
A Torino la mostra, grazie alla curatela di Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama, rivolge particolare attenzione all’arredo e alla vita di corte nei castelli di Piemonte e Valle d’Aosta nel 1300, con opere provenienti da Torino, Moncalieri, Montaldo di Mondovì (Cuneo), San Vittoria d’Alba (Cuneo) e Quart (Aosta).
Le pitture murali provengono dal castello di Cruet, proprietà dei signori de la Rive, vassalli di Amedeo V di Savoia (1285-1323). Lunghe complessivamente oltre 40 metri, sono state staccate dalle pareti della dimora savoiarda nel 1985 per ragioni conservative e, dopo un restauro concluso nel 1988, sono da allora esposte presso il Musée Savoisien di Chambery.
Il ciclo rappresenta episodi tratti da una celebre chanson de geste, il Girart de Vienne di Bertrand de Bar-sur-Aube, composta nel 1180 e dedicata alle vicende di un cavaliere della corte di Carlo Magno. Raffigura pertanto scene di caccia nella foresta, battaglie, duelli, l’assedio a un castello, l’investitura feudale, la raffigurazione di un banchetto, accanto ad episodi narrativi specifici di questo poema cavalleresco.
Presentate in sequenza in Corte Medievale, le pitture ricostruiscono idealmente la decorazione della sala aulica del castello di Cruet grazie a uno scenografico allestimento realizzato dall’architetto Matteo Patriarca con Gabriele Iasi e Studio Vairano.
Accanto a queste straordinarie pitture, la mostra presenta una cinquantina di opere provenienti dalle collezioni di Palazzo Madama e da altre istituzioni, con pezzi mai esposti prima al pubblico. Essi arricchiscono il percorso consentendo di immaginare la vita nei castelli medievali della contea di Savoia tra 1200 e 1300. Sculture, mobili, armi, avori, oreficerie, codici miniati, ceramiche, vasellame da tavola, cofanetti preziosi, monete e sigilli documentano i tanti aspetti dell’arte di corte e della cultura materiale dell’epoca.
Il percorso espositivo si articola in dieci sezioni tematiche: Le pitture murali di Cruet, che racconta la storia dell’edificio e la delicata operazione di stacco degli affreschi; I committenti attivi all’epoca, come Amedeo V conte di Savoia e Filippo principe d’Acaia, attraverso l’esposizione di preziosi documenti duecenteschi; La guerra, i tornei e la caccia,  con spade, speroni, punte di freccia e di lancia, ad evocare le armature dei cavalieri medievali, mentre un rarissimo corno in avorio (olifante) richiama le battute di caccia al cervo e al cinghiale, passatempo preferito dell’aristocrazia; Interni gotici, con testimonianze di mobilio medievale; Poemi e romanzi cavallereschi, con codici e pagine miniate; Le spese di corte illustrate da un rotolo pergamenaceo con la contabilità dei conti di Savoia, affiancato ad alcune monete d’argento emesse durante il regno di Amedeo V e Aimone di Savoia; Gli oggetti preziosi e i giochi,  con cofanetti in cuoio e legno dipinto, pettini e specchi figurati in avorio e alcuni giochi da tavola per adulti (gli scacchi, il tris) e bambini (le bambole in terracotta); La tavola del principe, con oggetti in uso nella mensa dei castelli; La devozione privata con sculture sacre provenienti dalle cappelle dei castelli della Valle d’Aosta; I santi cavalieri, con sculture lignee e avori raffiguranti i santi venerati nel Medioevo, come san Vittore e sant’Eustachio.
L’esposizione rafforza quella sinergia tra Palazzo Madama e i musei francesi, che ha già consentito nel 2016 di realizzare la mostra dedicata agli smalti del Cardinale Guala Bicchieri in collaborazione con il Musée de Cluny di Parigi.
La mostra è, infatti, frutto dell’importante collaborazione con il Musée Savoisien di Chambéry, col quale Palazzo Madama lavora stabilmente dal 2001. I due musei appartengono entrambi alla Rete Sculpture dans les Alpes, circuito internazionale di istituzioni accomunate dall’appartenenza ai territori facenti originariamente parte del ducato sabaudo, costituitasi quindici anni fa per promuovere progetti di ricerca condivisi. Della rete fanno parte anche il Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta, la Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d’Aosta, il Museo Diocesano di Arte Sacra di Susa, il Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra, il Musée d’Histoire du Valais di Sion, il Musée-Château di Annecy, il Musée–Monastère di Brou a Bourg-en-Bresse e la Conservation du Patrimoine della Savoie.  Un progetto volto a rafforzare le relazioni istituzionali in una Europa unita dalla cultura, della quale Carlo Magno è stato un precursore.
In occasione di questa esposizione Palazzo Madama si avvale inoltre del supporto dell’Alliance Française di Torino, che ha curato la traduzione francese dei testi in mostra.
Per tutto il periodo della mostra sono previsti vari incontri e conferenze per approfondire il tema del Medioevo cavalleresco tra Italia e Francia. Per i visitatori inoltre ci sarà la possibilità di partecipare a visite guidate, corsi di lingua francese a cura dell’Alliance Française e attività per le famiglie dedicate alla mostra.
Accompagna la mostra un catalogo scientifico edito da Libreria Geografica.

venerdì 16 giugno 2017

"Castelli in Aria" mostra al Castello di Bianello

Castello di Bianello da sabato 17 giugno a domenica 24 settembre 2017.
INAUGURAZIONE sabato 17 giugno alle ore 17.00. Servizio di bus navetta dalle ore 16.15 dalla Chiesa di Quattro Castella.
La mostra sarà visitabile durante gli orari di apertura del castello consultabili sul sito www.bianello.it.
Saranno in mostra novanta oggetti – in gran parte facenti parte della collezione di Giuliano Grasselli, per molti anni regista del Corteo storico matildico e da decenni appassionato ricercatore di oggetti legati alla storia della Grancontessa – tra cui quadri, libri e stampe antiche riguardanti i castelli matildici, reggiani ma non solo.
Per prenotazione visite rivolgersi a Ideanatura cell. 338-6744818
Informazioni: biblioteca di Quattro Castella tel. 0522-249232
Comune di Quattro Castella; Amici di Matilde di Canossa e del castello di Bianello; con il contributo di Regione Emilia Romagna

venerdì 5 agosto 2016

I castelli di Serravalle in mostra a Castelgrande

Castelgrande è lieto di accogliere, per la prima volta, la storia di un altro castello, quello di Serravalle, creando così un ponte quasi fisico sul territorio ed un secondo ponte temporale tra passato e presente, dove i siti, magnificamenti valorizzati, rappresentano il segno tangibile del nostro passato.
L’esposizione “I castelli di Serravalle”, ideata e curata da Nicola Castelletti, Maruska Federici-Schenardi e Silvana Bezzola Rigolini e prodotta dall’Organizzazione Turistica Regionale Bellinzonese e Alto Ticino, sarà inaugurata sabato 6 agosto 2016 e resterà aperta fino a domenica 23 ottobre 2016. Aperta tutti i giorni nella splendida cornice di Castelgrande e della Sala Arsenale. Il legame dei curatori, sia in ambito professionale, sia in quello personale con il Castello di Serravalle ha dato spunto a questa meravigliosa esposizione, che porta a Castelgrande la sua storia e le sue trasformazioni, così come un’accurata selezione dei reperti archeologici più importanti.
Il filo conduttore della mostra è il progetto di valorizzazione e i risultati delle indagini archeologiche, concluse nel 2007. L’esposizione racconta la trasformazione della rocca di Serravalle all’imbocco della valle di Blenio, da centro nevralgico medievale a spazio contemporaneo di cultura e di aggregazione. Sono presentati i risultati inediti del progetto condotto dall’Accademia di architettura di Mendrisio in collaborazione con l’Università di Basilea, in un allestimento espositivo che intende stimolare il pubblico in modo accattivante con la messa in scena di specifici ambienti che invitano il visitatore ad immergersi emotivamente nei vari aspetti della storia delle fortezze. Il percorso espositivo prende inizio nella corte interna di Castelgrande, dove il visitatore è accolto da una replica in scala 1:1 di un trabucco. Questa macchina d’assedio è un’invenzione di origine bizantina che risale all’XI secolo, ed è la più grande arma a tiro indiretto, basata sul principio della leva e su quello della fionda, a disposizione degli eserciti medievali. Giunto in Europa durante le Crociate, il trabucco è attestato in Italia nel XII secolo. Il ritrovamento di proiettili di pietra riferibili all’assedio di Serravalle del 1180 costituisce la più antica testimonianza archeologica dell’impiego di tale arma nota finora in Europa. Questo elemento scenico di forte richiamo annuncia così, sin dall’entrata della mostra, l’importante capitolo degli assedi e delle distruzioni subiti dalle fortezze di Serravalle nel corso della loro storia. Nell’atrio della Sala dell’Arsenale due oggetti vogliono attirare una duplice attenzione sulla lunga storia della frequentazione dello sperone roccioso di Serravalle e su quella del suo abbandono.
Brevi testi di approfondimento accompagnano ognuno di questi ambienti. Un banchetto medievale fa così eco ad uno scorcio sulla cucina, l’equipaggiamento equestre all’abbigliamento di una dama. Alle varie forme di artigianato rispondono diverse attività di svago, mentre alle tecniche architettoniche replicano le strategie d’assedio e di distruzione. Il tema della valorizzazione passa per la presentazione degli scavi archeologici e del progetto di valorizzazione. Due filmati offrono infine un approfondimento sulle ricerche archeologiche condotte a Serravalle tra il 2002 e il 2006 e una riflessione più generale sull’importanza del patrimonio storico e archeologico del Canton Ticino.
Per maggiori informazioni clicca qui !

domenica 15 maggio 2016

"Il Medioevo nei centri minori" a San Severino Marche (MC)

Il castello di Pitino, quello di Carpignano e la Torre degli Smeducci, tutti nel territorio del Comune di San Severino Marche, sono solo alcuni dei casi studio che gli studenti del corso di Rilievo dell’Architettura e della Città della Scuola di Architettura e Design “E. Vittoria” dell’Università degli Studi di Camerino, hanno esaminato e da cui è nata la mostra “Il Medioevo nei centri minori” che, dopo la prima tappa a Visso, è stata inaugurata sabato 14 maggio alle ore 17,30, presso la Pinacoteca Civica “Padre Tacchi Venturi” di San Severino Marche.
L’esposizione, che resterà aperta fino al 24 maggio 2016, viene presentata dall’Ateneo camerte in collaborazione con il Comune di San Severino Marche e quelli di Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Castelraimondo, Fiuminata, Pieve Torina, Visso e Camerino.
Delle varie fortificazioni la mostra presenta prospetti, sezioni, piante, dettagli architettonici ed anche modelli tridimensionali. Le visite sono possibili dal martedì al venerdì dalle ore 10 alle 13, il sabato e la domenica dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.

lunedì 4 aprile 2016

"Il Medioevo nei centri minori" mostra a Visso (MC)

VISSO - Palazzo dei Priori mostra "IL MEDIOEVO NEI CENTRI MINORI"
Il territorio marchigiano dispone di una straordinaria ricchezza di micro insediamenti e di beni culturali d'interesse architettonico e meritano di essere valorizzati e conservati partendo da una approfondita documentazione.
Nel Medioevo sono sorti molti insediamenti, alcuni di essi sono presenti nella provincia di Macerata con affascinanti testimonianze, una fra tutte il sistema difensivo delle torri, delle rocche e dei castelli.
Da sabato 16 a sabato 30 aprile 2016 a Visso si terrà una mostra con i lavori svolti dagli studenti del Corso di Rilievo della Scuola di Architettura e Design di Ascoli Piceno - Università degli Studi di Camerino, nei comuni di Visso, Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Castelraimondo, Fiuminata, Pieve Torina, San Severino Marche e Camerino finalizzati allo studio del paesaggio e alla valorizzazione dello sviluppo culturale dei centri minori.
Nello specifico nel centro di Visso si è svolto il rilievo dell’urbano, ovvero sono stati misurati e riprodotti i prospetti delle vie del centro storico, elaborate le viste assonometriche di vari settori urbani infine attraverso l’utilizzo del disegno tecnico e la rappresentazione a china sono stati riprodotti alcuni dettagli dell’urbano che identificano e caratterizzano il paese di Visso.
L'inaugurazione della Mostra avverrà SABATO 16 APRILE ore 17:30 presso PALAZZO DEI PRIORI , sede del Comune di Visso, e sarà aperta con ingresso libero dal Lunedì al Sabato dalle ore 10:00 alle ore 13:00.

domenica 20 dicembre 2015

“Storie dalla Terra e dal Mare – Archeologia in Liguria 2000-2015” a Genova


Fino a lunedì 28 marzo 2016 a Palazzo Reale nelle sale del Teatro del Falcone è visibile l’esposizione, realizzata dalla Soprintendenza Archeologia della Liguria in collaborazione con la Regione Liguria, il Comune di Genova e il Museo di Palazzo Reale, dal titolo “Storie dalla Terra e dal Mare – Archeologia in Liguria 2000-2015”.
La mostra punta l’attenzione sugli straordinari ritrovamenti effettuati sul territorio regionale in quindici anni di attività dal 2000 al 2015.
Con oltre duecento pezzi in esposizione la Soprintendenza Archeologia della Liguria presenta i principali risultati della ricerca archeologica nel territorio, dimostrandone, anche in quei casi dove gli scavi hanno comportato disagi e ritardi alle opere pubbliche a cui erano collegati, l’utilità fondamentale per accedere ad alcune grandi problematiche storiche della Liguria antica, medievale e moderna.
Non solo Genova è stata in questi anni al centro dell’interesse per la sua storia sepolta, ma anche i centri storici di Chiavari, Savona, Albenga, Imperia e Sanremo.
In tema di archeologia subacquea, l’altro grande campo di applicazione delle moderne tecniche di ricerca archeologica, le indagini recenti hanno riguardato i porti di Genova, Vado e Imperia con il ritrovamento di materiali che testimoniano l’importanza di questi approdi nel corso dei secoli fino ai giorni nostri.
Dalla Preistoria al Medioevo fino all’età industriale, sono numerosi i nuovi contesti in mostra che offrono preziosi spunti per il dibattito sulla vita quotidiana in Liguria attraverso i secoli. L’archeologia con le dirette testimonianze materiali del passato riesce, infatti, a dare risposte a quesiti sulle forme dell’abitare e sui modi della produzione che spesso sfuggono alla storia ufficiale. Nella terza sezione della mostra abitati preistorici (come San Nicolao a Castiglione Chiavarese), castelli medievali (Torretta e Sesta Godano) e cantine ottocentesche (Sanremo) rivelano ai visitatori questi aspetti meno noti delle forme dell’abitare e della produzione.
L’ultima sezione affronta il tema della ritualità in ambito funerario e cultuale alla luce di recenti rinvenimenti di notevole impatto evocativo, come in particolare i corredi di sepolture e i contesti sacrificali delle nuove necropoli liguri di Albenga e Albisola.
Tutti i materiali esposti, freschi di restauro e finora custoditi nei depositi della Soprintendenza, sono presentati per la prima volta al pubblico .
Orario di apertura: Dal martedì al sabato 10:30-17:30; domenica 14-19. Lunedì chiuso. Ingresso gratuito.

lunedì 7 settembre 2015

Il Medioevo al Castello di Piombino (LI)

Il Castello di Piombino (LI)
Prosegue anche a settembre al Museo del Castello e delle ceramiche medievali di Piombino l'esposizione di riproduzioni di età medievale di oggetti che raccontano sia la vita quotidiana (cucina, arredi, carrucole, carretti etc.) che il lavoro del fabbro, del carpentiere e dello scalpellino, nonché alcune armi.
L’allestimento inizia già dall'area esterna del Museo e prosegue all'interno, includendo anche le celle carcerarie situate al piano terreno. “La fabbrica del ferro” è il nome scelto per questo suggestivo allestimento che vuole raccontare ai visitatori storie di vita quotidiana in un castello medievale.
Inoltre, fino al 13 settembre 2015 tutti i mercoledì e venerdì, il fabbro artigiano Fabio Gonnella sarà presente al Castello per mostrare ai visitatori come si coniavano le monete nel Medioevo, dare spiegazioni sugli oggetti in mostra e svelare i segreti del suo antico mestiere.
Sino alla fine di settembre, tutti martedì e i giovedì, sarà invece possibile vedere il fabbro all'opera al Parco archeominerario di San Silvestro a Campiglia.
Durante queste giornate i visitatori potranno scoprire come una barra di metallo veniva trasformata in armi o utensili in una “Bottega del Fabbro” appositamente ricostruita nella splendida cornice di Rocca San Silvestro.
In entrambi i casi la visita e l’attività sperimentale sono comprese nel biglietto d'ingresso (gratuite per i possessori di parcheocard residenti).
Info e prenotazioni: tel. 0565 226445.

venerdì 22 maggio 2015

"Bianello e Matilde di Canossa", mostra al Castello di Bianelo

Sabato 23 maggio 2015 alle ore 17.00, al  Castello di Bianello – Quattro Castella (Re) inaugurazione della mostra documentaria “Bianello e Matilde di Canossa”, curata da Paolo Golinelli,  che rimmarrà aperta fino al 31 ottobre 2015, mentre alle ore 18.00,  si terrà la presentazione al pubblico dell’ultimo volume dal titolo “L’Ancella di san Pietro. Marilde di Canossa e la Chiesa”, sempre dello stesso Golinelli.

sabato 28 marzo 2015

I Templari nel Castello di Rocca Imperiale (CS)

Il castello federiciano di Rocca Imperiale abbassa il suo ponte levatoio per ospitare la mostra living history “Templaris”. La particolare vetrina dedicata ai cavalieri templari, con la storia e le leggende di cui si circondano, aprirà i battenti domenica 29 marzo e resterà a disposizione dei visitatori sino al 20 aprile 2015.
La mostra è organizzata dalle associazioni “Itineraria Bruttii", diretta da Paolo Gallo, e Antiquitas, con la collaborazione del Comune di Rocca Imperiale. Il giorno dell’inaugurazione, domenica delle Palme (29 marzo) alle 18, il taglio del nastro sarà accompagnato da una degustazione di dolci e bevande medievali, curata dal Polo tecnico-professionale “Tra Sybaris e Laos” operativo nella Calabria citra (Sibartide, Tirreno e Pollino) in un vasto progetto di alternanza scuola-lavoro che coinvolge scuole e partner privati in un’ottica di sviluppo turistico del comprensorio.
La scuola del Polo che organizzerà il banchetto medievale sarà l’Ipsia-Iti di Cariati. I ragazzi dell’Istituto che prendono parte al progetto sono impegnati in questi giorni in uno stage nell’Alto Jonio con residenza presso il Circolo Velico Lucano di Policoro (Mt), partner del Polo. Lo stage si concluderà il 1 aprile. Nel corso di questi giorni i ragazzi sono alle prese con laboratori di accoglienza turistica e dimostrazioni quotidiane di preparazioni di cibi e prodotti gastronomici presso l’azienda partner. Per gli studenti anche l’affascinante opportunità di escursioni didattiche su barche a vela e visite guidate nel territorio dell’Alto Jonio.
Per quanto riguarda, invece, la mostra “Templaris” al castello di Rocca Imperiale, sarà aperta a singoli, gruppi e scolaresche. Visitabile su prenotazione al n. 328.6879172 nei giorni feriali, mentre sarà aperta al pubblico nei giorni di sabato e domenica.

venerdì 5 dicembre 2014

Inaugurazione mostra “Il Medioevo. Arcidosso e la nascita del paesaggio amiatino e maremmano (secc. X – XIV)”

Sabato 6 dicembre 2014 si inaugura nel castello di Arcidosso una mostra-museo permanente, frutto delle ricerche svolte dal 2000 al 2013 dagli archeologi medievali dell’Università di Firenze (ore 15,30 - Arcidosso, Grosseto). Il percorso espositivo “Il Medioevo. Arcidosso e la nascita del paesaggio amiatino e maremmano (secc. X – XIV)” verrà inaugurato dal sindaco del comune amiatino Jacopo Marini, dal soprintendente ai Beni Archeologici della Toscana Andrea Pessina, dal direttore scientifico e curatore Michele Nucciotti, ricercatore dell’Università di Firenze, e da Guido Vannini, ordinario di Archeologia cristiana e medievale dell’Ateneo fiorentino.
Nella mostra-museo si ripercorre in modo nuovo e approfondito la storia del castello e dei centri della montagna e delle colline del Fiora (da Abbadia San Salvatore a Sovana, da Pitigliano a Manciano) nel quadro delle vicende geo-politiche italiane ed europee, attraverso figure come il marchese Ugo di Toscana, i conti Aldobrandeschi, fino a Guidoriccio da Fogliano che guidò la conquista di Arcidosso da parte dei senesi.
Il progetto è stato finanziato dalla Regione Toscana, dall’Università di Firenze attraverso il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS), dal Comune di Arcidosso e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Il castello è stato valorizzato, attraverso l’Archeologia pubblica, come luogo della memoria storica ma anche del dibattito culturale contemporaneo ed è stato dotato di percorsi di visita per famiglie, testi multilingue, misure di accessibilità per non vedenti e ipovedenti, con il contributo dell’arte contemporanea per la comunicazione storico-archeologica per mezzo delle opere di Riccardo Polveroni. Specifiche informazioni sono offerte sui più recenti metodi della ricerca archeologica medievistica nazionale e internazionale.