mercoledì 21 dicembre 2011

Nuovo museo medievale ad Arcidosso

Nuovo museo medievale ad Arcidosso (GR), con la collaborazione dei ricercatori di Archeologia medievale dell’Ateneo fiorentino che stanno realizzando il progetto insieme al Comune del paese alle pendici del Monte Amiata.
Il Museo, che sarà ospitato nella rocca aldobrandesca, aprirà alla fine del 2012 con un percorso di visita del palazzo e una galleria dedicata al paesaggio medievale. Ma già da mercoledì 21 dicembre 2011 è possibile averne una preziosa “anteprima” grazie alla mostra “I nostri antenati/Our ancestors” che presenta i bassorilievi in cera scultorea che verranno fusi per l’esecuzione delle placche in bronzo, previste per accompagnare il percorso di visita della Rocca. Le opere, create dall’artista e designer internazionale Riccardo Polveroni, rappresentano in gran parte personaggi medievali legati al territorio grossetano, fra cui i conti Aldobrandeschi, il condottiero Guidoriccio da Fogliano (che conquistò il castello amiatino per conto di Siena) e Ugo il Grande, marchese di Toscana.
Le opere sono il risultato di un’intensa collaborazione tra l’artista e gli archeologi medievisti dell’Università di Firenze, che hanno curato anche il ricco apparato della mostra che ha fra i suoi obiettivi quello di coinvolgere il visitatore nella progettazione dell’allestimento, secondo gli innovativi principi dell’archeologia pubblica, promossa in campo nazionale e internazionale dagli studiosi dell’ateneo.

I dati e i materiali che saranno esposti nel futuro Museo, cofinanziato dalla Regione Toscana, sono frutto del progetto “Produzione edilizia e gestione del potere nell’Amiata medievale”, condotto dal 2000, con il supporto del Comune di Arcidosso, dai ricercatori di Archeologia medievale dell’Ateneo, guidati da Michele Nucciotti.

L’esposizione “I nostri antenati” - curata da Marianna De Falco sotto la direzione scientifica di Michele Nucciotti - rimarrà aperta presso il Palazzo Comunale di Arcidosso (piazza Indipendenza, 30) fino al 31 gennaio 2012, dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 14.

lunedì 19 dicembre 2011

I Signori di Ocre: dai Vestini ai Normanni

Presso il Monastero-Fortezza di Santo Spirito del Comune di Ocre in provincia dell’Aquila si è inugurata la mostra archeologica "I Signori di Ocre: dai Vestini ai Normanni", organizzata dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Abruzzo e il Dipartimento di Storia e Metodologie Comparate dell’Università degli Studi dell’Aquila.
E’ la prima mostra che espone le ricerche archeologici più recenti (anni 2000-2010) provenienti dall’area anticamente occupata dalle popolazioni Vestine nel versante aquilano del Gran Sasso e anche la prima che si inaugura nel territorio del cratere dopo il terremoto del 2009. Il Comitato Scientifico della mostra è composto da Fabio Redi e Alfonso Forgione, docenti dell’Università degli Studi dell’Aquila; Vincenzo d’Ercole e Alberta Martellone, archeologi del Ministero per i beni e le attività culturali. La mostra si articola in due sezioni: nella prima, curata dal Dipartimento di Storia e Metodologie Comparate, sono raccolte e ordinate le testimonianze della vita nel castello e negli annessi; quei reperti, cioè, che tematicamente consentono la ricostruzione dell’immagine storica del castello di Ocre e dei suoi abitanti, dal popolamento del rilievo collinare a partire dall’arrivo dei Normanni conquistatori, al suo abbandono nel corso del XVI secolo, attraverso le distruzioni effettate dagli Aquilani nel 1293 e da Braccio da Montone nel 1423, come ci narra Buccio di Ranallo nella sua Cronaca. Nella seconda sezione, curata dalla Soprintedenza per i beni archeologici dell’Abruzzo, sono esposti 5 corredi funerari provenienti dalla vicina necropoli di Fossa, partendo dalla tomba femminile 135 riferibile alla prima età del ferro, nel cui corredo è presente una caratteristica tazza in bronzo da “sommelier” utilizzata dalle donne Vestine per insaporire ed assaggiare il vino.
Il modo di combattere in linea di fanti armati di lance e pugnali corti è ben espresso dalla tomba maschile 64 riferibile al VII sec.a.C.: nella stessa tomba sono conservati punte in ferro tipiche dei “bastoni da sci” e ganci ad omega che servivano ad allacciare alti scarponi adatti alla guerra in montagna. Il cambiamento avvenuto nel corso dell’età arcaica (VI sec.a.C.) delle tattiche belliche, ben si evince dal corredo maschile della tomba 273 in cui è presente una lunga spada in ferro,del tipo “Capestrano”, funzionale a colpi di taglio fra guerrieri a piedi o a cavallo disposti in ordine sparso. Il costume funerario esclusivo del popolo dei Vestini Cismontani, coloro cioè che abitavano fra L’Aquila e Capestrano nel I millennio a.C., era di seppellire tra 2 coppi sovrapposti, che fungevano da sarcofago, i bambini defunti entro 100 giorni di vita. L’uso dei coppi nelle sepolture dei neonatali, ci testimonia il loro utilizzo come elementi dei tetti delle case, ormai realizzate in muratura. La sepoltura più recente della necropoli di Fossa esposta in mostra è quella della tomba a camera 430 in cui venne deposto un individuo di sesso maschile defunto agli inizi del I secolo d.C. all’età di 62-66 anni.
In una fossa di riduzione scavata ai piedi dell’inumato erano sepolti, ammucchiati, i resti di altri 3 individui (2 donne e 1 uomo) due dei quali deposti sopra altrettanti letti funerari rivestiti in osso. In uno dei due letti, quello più antico, sono ritratti sul “fulcrum” (cuscino) delle lici e dei volti femminili, mentre il cilindro delle gambe raffigura scene di danza fra un giovane eros nudo e figure femminili. L’altro letto, quello più recente, rappresenta nel “fulcrum” il mito di Ercole e leone Nemeo, mentre nelle gambe vi è il volto di una divinità, forse Apollo con un copricapo particolare. In un’altra vetrina sono esposti i reperti provenienti da S.Panfilo d’Ocre e rinvenuti dopo il terremoto del 2009 durante la realizzazione dei moduli abitativi provvisori (MAP) e di una scuola. I materiali testimoniano di una necropoli finora sconosciuta in uso fra il VI e il II sec.a.C.: di grande interesse la lama piegata di una spada in ferro a “codolo” di tipo celtico. Purtroppo le circostanze del rinvenimento e l’assenza di ogni verifica archeologica nel corso dei lavori effettuati dalla Protezione Civile rendono impossibile ulteriori elementi di comprensione storica del sito. L’ultima vetrina del percorso è dedicata a un luogo di culto investigato nel novembre 2008 in località Piè di Colle a Poggio Picenze. Qui sono stati recuperati numerosi reperti archeologici fra cui un volto in pietra di “Attis” , lucerne e ceramica in terra sigillata in uso tra la tarda età repubblicana e la prima età imperiale (I sec.a.C- I sec d.C.).
La mostra contribuisce a qualificare e valorizzare uno dei monumenti più belli significativi della provincia dell’Aquila, il Monastero-Fortezza di Santo Spirito d’Ocre, che può rappresentare un polo di attrazione per il turismo culturale dell’Abruzzo.
La visita è possibile su prenotazione (info Comune di Ocre: 0862751413; Monastero di Santo Spirito: 08621965538) e la mostra resterà aperta fino a dicembre 2012.

lunedì 5 dicembre 2011

Dal Medioevo a oggi: la storia imolese finalmente esposta

Non solo dipinti, ma anche ceramiche, lapidi, monete. Grazie al nuovo percorso espositivo “Collezioni d’arte della città”, il museo di San Domenico può finalmente mettere in mostra centinaia di pezzi inediti. L’apertura alla cittadinanza, prevista per sabato 17 dicembre 2011, consentirà anche di vedere come sono stati recuperati parti importanti dello storico ex convento.
Il recupero. La storia della città raccontata in 600 pezzi che vanno dal Medioevo agli artisti contemporanei. Questo il primo elemento caratterizzante del nuovo spazio espositivo allestito al primo piano del primo chiostro, uno spazio questo rimasto diviso per più di due secoli dal resto del complesso da un muro eretto durante l’occupazione francese. Dal 2000 in poi, a seguito dell’acquisto del Comune dalla Curia, quei locali sono stati sistemati per ospitare in futuro le tante opere d’arte che “gridavano vendetta” nascoste nei depositi. I lavori di riadeguamento architettonico e del nuovo allestimento sono iniziati a febbraio e sono stati preceduti dai lavori di studio e riorganizzazione delle collezioni, con catalogazioni, manutenzioni e restauri condotti dallo staff tecnico-scientifico del museo con l’ausilio di alcuni specialisti esterni.
«Con l’apertura di questo percorso espositivo si chiude il cerchio della triade culturale fondamentale per una città: la biblioteca-archivio, il teatro e il museo - esordisce l’assessore Valter Galavotti -. Più che avere grandi eventi seguiti dai media nazionali, abbiamo preferito concentrarci nel recupero di queste tre funzioni basilari per una città, allocate in due luoghi carichi di storia così vicini tra loro come gli ex conventi di San Francesco e San Domenico».
Il percorso. Rispetto agli anni della Pinacoteca aperta nel 1988, che esponeva circa 100 dipinti, il nuovo percorso è decisamente più vario e ricco e comprende dipinti, sculture, ceramiche, disegni, arredi liturgici, monete e medaglie. Il percorso di visita si snoda all’interno dell’ex convento domenicano, che conserva punti di grande interesse come aperti per la prima volta al pubblico come l’antica sala del capitolo con affreschi del primo ’300, l’ex biblioteca cinquecentesca, il grande dormitorio e i granai. Il nuovo allestimento, costato circa 200mila euro, è stato realizzato dal Comune di Imola, con la collaborazione di Regione, Provincia, Fondazione della Cassa di Risparmio di Imola, e con il sostegno delle ditte imolesi Sacmi e 3Elle.
Per il pubblico l’appuntamento con il nuovo San Domenico è fissato per le 17 di sabato 17. Fino all’8 gennaio l’ingresso sarà gratuito.
Museo di San Domenico
Via Sacchi, 4
40026 Imola
Tel: 0542602609