lunedì 31 maggio 2021

“Trame longobarde. Tra architettura e tessuti” in mostra a Campobasso

Il Museo Sannitico di Campobasso ospita dal 29 maggio al 7 agosto 2021 la mostra “Trame longobarde. Tra architettura e tessuti”.

La mostra, a cura di Glenda Giampaoli e Giorgio Flamini, inserita all’interno del progetto “Musei che hanno stoffa” della regione Umbria, si intreccia con la proclamazione dei Monumenti longobardi come patrimonio mondiale dell’Unesco per il sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.).  Dopo essere stata ai musei di Cividale, Spoleto, Napoli, Brescia la mostra arriva al Museo Sannitico di Campobasso in virtù della sua appartenenza all’Associazione “Italia longobardorum”, ospitando tra le sua collezioni i corredi della necropoli di Campochiaro. 
Durante la permanenza della mostra a Campobasso, al Museo Sannitico verranno organizzati tra giugno e luglio laboratori didattici su pittura della ceramica, filatura e tessitura e metallurgia longobarda.​

venerdì 28 maggio 2021

Dante e la miniatura a Bologna al tempo di Oderisi da Gubbio e Franco Bolognese

Il Museo Civico Medievale di Bologna aderisce alle celebrazioni per il Settimo Centenario della morte del Sommo Poeta con il progetto espositivo Dante e la miniatura a Bologna al tempo di Oderisi da Gubbio e Franco Bolognese, visibile da venerdì 28 maggio a domenica 3 ottobre 2021.
 

La mostra - curata da Massimo Medica, responsabile Musei Civici d'Arte Antica di Bologna, nonché curatore della preziosa esposizione Le Arti al tempo dell'esilioallestita nella Chiesa di San Romualdo a Ravenna fino all'8 settembre 2021, secondo grande appuntamento del ciclo espositivo Dante. Gli occhi e la mente, promosso dal Comune di Ravenna - Assessorato alla Cultura e dal MAR Museo d'Arte della città di Ravenna in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi – presenta 14 codici miniati riconducibili alla produzione miniatoria bolognese tra seconda metà del XIII e inizi del XIV secolo, selezionati dal patrimonio collezionistico di assoluto pregio del Museo Civico Medievale di Bologna.
Richiamandosi al rapporto, intenso e fecondo, che Dante Alighieri ebbe in vita con la città di Bologna, le ragioni della mostra muovono dallo sguardo curioso e dalla attenta sensibilità critica che egli dovette rivolgere verso le arti figurative, di cui dimostrò di essere a conoscenza nei più importanti sviluppi coevi al suo tempo.
Come è noto Dante soggiornò a Bologna in più occasioni: una prima volta probabilmente intorno al 1286-87, quando forse frequentò, come “studente fuori corso”, l'Università. Più prolungato dovette essere invece il secondo soggiorno, che vide il poeta trattenersi in città per almeno due anni, dal 1304 al 1306. Dopo avere lasciato Verona, e poi Arezzo, Dante ricercava ora nella scrittura e nello studio il motivo del suo riscatto che l'avrebbe risollevato dall'ignominia dell'esilio, iniziato nel 1302. Ed è probabile che in queste circostanze avesse scelto proprio Bologna come possibile nuova meta, atta a garantirgli le necessarie risorse per vivere e anche per studiare e scrivere. 
Una presenza che dovette consentirgli di entrare in contatto con alcuni di quei luoghi deputati alla produzione e alla vendita dei libri, dove probabilmente aveva avuto notizia dello stesso miniatore Oderisi da Gubbio di cui racconta l'incontro, tra i superbi, nell'XI canto del Purgatorio: «Oh!», diss'io lui, «non se’ tu Oderisi,/ l'onor d’Agobbio e l'onor di quell'arte/ ch'alluminar chiamata è in Parisi?»/ «Frate», diss'elli, «più ridon le carte/ che pennelleggia Franco Bolognese;/ l'onore è tutto or suo, e mio in parte.
Ed è in particolare in questo canto, spesso oggetto di riflessioni da parte degli storici dell'arte, a lasciar trapelare l'interesse del poeta per le discipline pittoriche e per l'arte della decorazione miniata del libro. Le terzine lasciano infatti intuire i rapporti del poeta con il mondo della produzione libraria ai più alti livelli, che non doveva limitarsi alla conoscenza personale dell'eugubino, come testimoniato dal riferimento all'enluminure parigina e all'altro miniatore Franco Bolognese, dimostrando come il sapere artistico di Dante fosse aggiornato, e non limitato solo alle figure più note di Cimabue e Giotto, ma anche edotto su un'arte più esclusiva ed elitaria come quella del minio. 
Oderisi da Gubbio risulta in effetti documentato a Bologna tra gli anni sessanta e settanta del Duecento, il che induce a credere che egli avesse operato nell'ambito della miniatura locale del cosiddetto primo stile - una scuola tradizionale ancora legata allo stile bizantino - le cui caratteristiche ritornano, come documentano alcuni dei codici esposti, nella stesura rapida e corsiva, giocata su una gamma assai limitata di colori (ufficio del tempo, ms. 511; antifonario del tempo, ms. 513; lezionario, ms. 514; antifonario del tempo, ms. 515; antifonario del tempo, ms. 516; collettario, ms. 612). 
A questa prima fase dovette seguire più tardi una diversa e più aggiornata corrente di stile capace di rinnovare, nel ricorso ad una sintassi figurativa legata ai modelli della tradizione bizantina, il carattere delle decorazione dei codici bolognesi in una direzione goticizzante. 
Questa ulteriore corrente, definita secondo stile, ebbe come protagonista il cosiddetto Maestro della Bibbia di Gerona, nome che gli deriva da una sontuosissima Bibbia oggi conservata alla Biblioteca Capitolare di Gerona. Come risulta dai graduali da lui miniati per la chiesa di San Francesco (mss. 526,527) la sua attitudine a confrontarsi con i modelli più colti della cultura ellenistico-bizantina rivive nelle cadenzate euritmie che caratterizzano le varie figurazioni, ripensate si direbbe direttamente sugli esempi della miniatura di età paleologa, ma anche antecedenti collegabili alla rinascenza macedone. Il tutto interpretato con una verve ed una vitalità, anche cromatica, di sapore tutto occidentale, tale da presupporre un confronto anche con le coeve novità della pittura monumentale, ben documentate a Bologna negli anni del più antico soggiorno di Dante, dalla Maestà che Cimabue eseguì per la chiesa dei Servi. 
Ed è forse a questo cambiamento che Dante allude nella Commedia quando dopo avere fatto riferimento ad Oderisi da Gubbio parla appunto dell'altro miniatore, il fantomatico Franco Bolognese “l'onor è or tutto suo, e mio in parte”, come del resto potrebbe lasciare intendere anche l'ambientazione del poema nell'anno 1300, quando sicuramente Oderisi era già defunto. 
I riflessi di questo stile aulico si possono cogliere in buona parte dei codici miniati a Bologna tra la fine del Duecento e i primissimi anni del Trecento (graduale, ms.521; antifonario, ms.529, antifonario ms.532, matricola dei Merciai del 1303, ms.629) dove tuttavia appare crescente anche l'adesione ad un ritmo narrativo di stampo ormai gotico che in taluni casi sembra già presupporre la conoscenza di certi modelli giotteschi. 
In occasione del primo giorno di apertura al pubblico, venerdì 28 maggio 2021 alle ore 17.00 il curatore Massimo Medica conduce una visita guidata.
Prenotazione obbligatoria entro le h 13.00 del giorno stesso, telefonando ai numeri  051 2193916 / 2193930.
Costo di partecipazione compreso nel biglietto di ingresso al museo. 
Info, prenotazioni e modalità di pagamento: www.museibologna.it/arteantica 
È inoltre previsto un calendario di quattro visite animate pomeridiane rivolte al pubblico adulto, a cura di “Senza Titolo” S.r.l., che saranno arricchite da letture tratte dalla Divina Commedia e dalle opere di studiosi e letterati di fama mondiale che si sono occupati di Dante e dell'arte del suo tempo: 
venerdì 18 giugno h 17.00; venerdì 9 luglio h 17.00; venerdì 17 settembre h 17.00; venerdì 1 ottobre h 17.00. 
Costo: € 6 a partecipante + biglietto museo, pagamento possibile tramite bonifico o Paypal. 
Prenotazione obbligatoria entro le h 13.00 del giorno in cui è prevista la visita animata. 
Info, prenotazioni e modalità di pagamento: www.senzatitolo.net. 
Lo svolgimento delle attività è subordinato all'evolversi delle disposizioni governative in merito all'emergenza sanitaria in corso.

lunedì 24 maggio 2021

Riapre il Museo della Carta di Amalfi

Il Museo della Carta di Amalfi, una suggestiva cartiera medievale del XIII secolo, riapre al pubblico con tante novità e nuovi giochi per bambini ed esperienze uniche per adulti. Veniteci a trovare in questo luogo magico dove è possibile riscoprire il fascino della pregiata carta bambagina di Amalfi”.
Con questo lancio i curatori del Museo della Carta di Amalfi informa che, a partire da sabato 29 maggio 2021, il museo finalmente riapre i battenti dopo lo stop dovuto dai decreti governativi per fronteggiare la pandemia da Covid -19.
I visitatori potranno tornare finalmente a visitare il Museo della carta a mano, scoprendo non solo la storia e la tecnica che si nasconde dietro la realizzazione della pregiatissima carta ma anche partecipando in prima persona a tale realizzazione tramite esperienze interattive.
I visitatori potranno infatti cimentarsi in prima persona nella realizzazione del foglio di carta a mano di Amalfi, eseguendo l’antica lavorazione.
I percorsi guidati, disponibili in lingua italiana, inglese, tedesco, francese e spagnolo, condurranno gli ospiti in un affascinante viaggio in una vera cartiera tra macchinari secolari restaurati e ancora funzionanti, esposizione di cimeli antichi e opere manufatturiere, la biblioteca “Nicola Milano”, la sala dei Magistri in arte cartarum.
Un’esperienza imperdibile anche per le famiglie con bambini: i piccoli potranno infatti cimentarsi nell’esecuzione delle antiche tecniche di produzione della carta, divertendosi nel massimo della sicurezza.
Ovviamente la visita si svolgerà in totale sicurezza dal momento che il museo ha provveduto ad attivare tutte le norme di prevenzione contro la diffusione del Covid19, predisponendo visite organizzate in un ambiente sicuro e sanificato.
Inoltre ricordiamo che il museo della Carta è situato nella zona della Valle delle Ferriere e dei Mulini, un’oasi di tranquillità poco affollata in cui i visitatori possono godere di spazi aperti e il fascino della natura incontaminata.
Il museo seguirà orario di apertura continuato, dalle ore 10:00 alle ore 18:30, dal Martedì alla Domenica, mentre resterà chiuso il lunedì.
Per tutte le altre informaizoni relative al museo è possibile visitare la pagina ufficiale www.museodellacarta.it.

domenica 23 maggio 2021

Sul filo di Raffaello. Impresa e fortuna nell’arte dell’arazzo

La Galleria Nazionale delle Marche, in collaborazione con i Musei Vaticani e con il Mobilier National di Parigi, organizza dal 21 maggio al 12 settembre 2021 nel Palazzo Ducale di Urbino, la mostra "Sul filo di Raffaello.
Impresa e fortuna nell’arte dell’arazzo" a cura di Anna Cerboni Baiardi e Nello Forti Grazzini, indagando sia l’apporto che il pittore fornì in questo specifico settore per il quale sperimentò invenzioni e realizzò cartoni poi tessuti nelle botteghe fiamminghe, sia la fortuna che le opere di Raffaello conobbero nel corso dei secoli nella produzione di arazzi. Con dodici grandiose pezze tessute nelle migliori arazzerie europee, raffiguranti principalmente le pitture delle Stanze Vaticane, Urbino potrà esibire, nel maestoso salone del Trono, tutta la monumentale opera pittorica del suo cittadino più illustre, la potenza e l’equilibrio classico che Raffaello raggiunse a Roma, circa 25 anni dopo aver lasciato la sua città natale. Gli spazi dove Raffaello aveva camminato da bambino accompagnato dal padre Giovanni Santi accoglieranno – in all’indomani del cinquecentenario della morte del divin pittore e complici gli arazzi – la sua opera più grandiosa, realizzata a Roma per i papi, apprezzata da artisti, critici, conoscitori e dai turisti di tutte le epoche.
Il successo ottenuto dalle immagini tessute, riproposte in tempi e manifatture differenti, entra a pieno titolo nel tema della fortuna che l’artista urbinate conobbe nel corso dei secoli. Un’approvazione che è parte integrante del complessivo consenso che Raffaello raggiunse mentre era ancora in vita. Modelli inesauribili di forme e d’invenzioni, le opere di Raffaello raggiunsero i contesti più disparati, grazie all’opera di tanti incisori che con i loro intagli ne consentirono una rapida diffusione. Raffaello aveva offerto il suo fondamentale contributo alla diffusione delle pratiche incisorie con le quali si era garantito una notevole pubblicità; l’incisione lo avrebbe ripagato nel corso dei secoli rendendolo l’autore più tradotto di tutti i tempi. Con gli arazzi si verificò di fatto la stessa cosa: i suoi cartoni nobilitarono questo genere artistico che, più tardi, avrebbe contribuito al consolidamento e all’arricchimento della sua fortuna.
La mostra urbinate si pone nel solco delle ricerche riguardanti l’irradiamento dell’opera del Sanzio, verificandone la fortuna nello specifico campo dell’arazzeria. Spettacolare la visione che avrà lo spettatore entrando nel salone del Trono del palazzo di Federico di Montefeltro: vi troverà squadernati, grazie all’allestimento curato dagli architetti della Galleria Nazionale delle Marche, i celebri affreschi che Raffaello ha realizzato a Roma, qui proposti nei colori e negli intrecci delle tessiture. Undici degli arazzi esposti provengono dal Mobilier National di Parigi e testimoniano come la Francia, più di ogni altro paese, sotto il regno di Luigi XIV (ma poi fino al XIX secolo), abbia nutrito una vera e propria venerazione nei confronti di Raffaello, al punto da concepire il “folle” progetto di ricreare ad arazzo a Parigi, in più repliche, i più celebri affreschi dell’Urbinate, utilizzando – a tal fine – da un lato i pittori francesi dell’Accademia di Francia residenti a Roma per copiare dal vivo i prototipi, dall’altro l’abilità straordinaria degli arazzieri inquadrati da Colbert sotto l’egida della manifattura dei Gobelins, aperta a Parigi e attiva esclusivamente per le commissioni reali, dove molte delle tappezzerie furono tessute.
La Galleria Nazionale delle Marche ha contribuito, oltre che alla conoscenza di questa raffinata arte, anche alla conservazione dei preziosi tessuti sostenendo finanziariamente il restauro di alcuni dei pezzi prestati dal Mobilier National di Parigi. L’intero studio sotteso alla mostra, con un’ampia panoramica sulla produzione di arazzi legati all’universo raffaellesco, è esposto in maniera esaustiva nel ricco catalogo, curato da Anna Cerboni Baiardi e Nello Forti Grazini, edito da Silvana Editoriale.

venerdì 21 maggio 2021

"Charun demonio e l’immaginario mitologico dantesco" a Perugia

“Charun demonio e l’immaginario mitologico dantesco”
Venerdì 21 maggio - sabato 30 ottobre 2021

In occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, in collaborazione con la Galleria Nazionale dell’Umbria, il Comune di Perugia, l’Università degli Studi di Perugia, l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”, la Società Bibliografica Toscana, il Rotary International Fellowship of old books e il Rotary Club Perugia propone la mostra “Charun demonio e l’immaginario mitologico dantesco” dal 21 maggio al MANU.
All’interno del percorso espositivo si intende valorizzare una scelta di reperti archeologici afferenti alle collezioni museali che richiamano l’immaginario mitologico della Commedia, e che dialogheranno con antichi volumi e opere d’arte contemporanee.
Nell’ambito della mostra saranno esposte le opere vincitrici del premio artistico “Romeo Gallenga Stuart” riservato agli studenti delle Scuole Superiori e delle Università umbre, grazie a un contributo finanziario del Rotary Club Perugia.
Disegno della locandina di George Cochrane, grafica di Facsimile Finder.
Per maggiori informazioni clicca qui !

giovedì 20 maggio 2021

Apre al pubblico il nuovo Museo del Duomo di Cittadella (PD)

In veste totalmente rinnovata e in nuovi spazi, il Museo del Duomo di Cittadella (PD) riapre i battenti da sabato 22 maggio 2021. Sorge accanto al Duomo e ingloba anche quanto rimane della precedente chiesa medievale, con i suoi preziosi affreschi.
Il Museo, voluto dalla Parrocchia del Duomo, viene inaugurato dopo un lungo percorso e vari stralci di lavori, che hanno visto in passato l’apporto del Mibact, e in quest’ultima fase quello fondamentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e del Comune di Cittadella. Ora il Museo del Duomo apre al pubblico offrendo emozioni vere pur nel numero contenuto delle opere allineate sulle pareti o inserite nelle bacheche. L’allestimento è stato affidato allo studio dell’architetto Gianni Toffanello che, in accordo con l’Ufficio diocesano per i Beni culturali e il Museo diocesano di Padova, ha selezionato alcune tra le opere raccolte lungo i decenni precedenti, inserendole in un percorso di arte, storia e teologia.
La scelta dei curatori è stata precisa: privilegiare la qualità sulla quantità, per offrire pitture e sculture – ma anche esempi di arti applicate – che risultino effettivamente “eccezionali” per livello o per significato. In primis la grandiosa “Cena in Emmaus”, capolavoro datato 1537 di Jacopo da Ponte detto Bassano e, poco discosta una Flagellazione (fine XVI secolo) di particolare intensità già attribuita a Palma il Giovane ma più verosimilmente riconducibile ad Andrea Vicentino. Ma basterebbe la grande tempera su tavola raffigurante il Compianto sul Cristo morto, capolavoro della pittura veneta di metà Quattrocento, attributo da Federico Zeri ad Andrea da Murano, per giustificare una visita al nuovo Museo del Duomo.
Nelle sale del Museo, tra gli altri “pezzi” di grande rilievo, spiccano le sculture lignee, tutte di epoca tardo medievale o rinascimentale: il busto policromo di una Vergine Annunciata, il mistico Crocifisso processionale quattrocentesco, sempre in legno intagliato e policromo, il San Rocco e il San Sebastiano cinquecenteschi.
Per maggiori informazioni clicca qui !

martedì 11 maggio 2021

La Forma del Tempo al Poldi Pezzoli di Milano

Al Museo Poldi Pezzoli di Milano è in programma da giovedì 13 maggio a lunedì 27 settembre 2021 la mostra “La Forma del Tempo”, curata da Lavinia Galli, traccia un percorso nell’arte e nella tecnologia che evidenzia il rapporto dell’uomo con il Tempo. Con trenta opere: orologi, dipinti, sculture e codici; strumenti di misurazione, come il raro “svegliatore monastico” del XV sec. e l’”Astrario” medievale. Inoltre orologi a molla e a pendolo, e preziosi “orologi notturni” del 1600, marchingegni silenziosi decorati con immagini simboliche. In mostra insieme a dipinti di diversi autori, come “Allegoria del Tempo e della Prudenza”, di Tiziano (National Gallery, Londra; nella foto dettaglio), di Andrea Previtali e Bernardino Mei.
L’esposizione si articola in tre sezioni: La misura del Tempo e dello spazio, Le immagini del Tempo e Nottetempo.

mercoledì 5 maggio 2021

Dante nei Musei Vaticani

Nell’anno di Dante – protagonista del 2021 – anche i Musei del Papa partecipano del desiderio del mondo, e della Santa Sede in particolare, di onorare la memoria del Sommo Poeta nell’anniversario del VII centenario della sua morte (1321-2021).

Forte e profondo è sempre stato il legame tra il Poeta e la Sede petrina, tra la sua produzione letteraria e la fede cattolica. E se nella speciale ricorrenza Papa Francesco dedica all’Allighieri la Lettera Apostolica “Candor Lucis aeternae", esortando a rendere accessibile il patrimonio letterario e umano di Dante al di là delle aule, affinché “non sia semplicemente letto, commentato, studiato”, i Musei Vaticani rispondono a questa sollecitazione con un progetto didattico virtuale di facile accesso e fruizione sul sito web ufficiale.
Dante nei Musei Vaticani” è il titolo dell’iniziativa divulgativo-espositiva che si inserisce nell’ambito delle celebrazioni promosse dal Comitato scientifico-organizzativo istituito per l’occasione dal Pontificio Consiglio della Cultura in programma dal 3 maggio al 31 dicembre 2021. Il progetto mira ad evidenziare il filo rosso “dantesco che corre lungo tutto l’itinerario museale; una sorta di “percorso” permanente attraverso quelle opere e testimonianze visive che rimandano, direttamente o simbolicamente, al poeta fiorentino e al suo capolavoro: la Divina Commedia.
L’esperienza formativa e conoscitiva sul portale dei Musei Vaticani è supportata da un prezioso materiale didattico – scaricabile e stampabile – che potrà costituire anche una pratica miniguida da portare con sé quando si vorrà andare personalmente alla scoperta dei luoghi e dei simboli danteschi all’interno degli ambienti e delle collezioni pontificie.
Una ricca photogallery permette inoltre di familiarizzare – a distanza ravvicinata e con dovizia di particolari – con le opere citate e commentate nel dossier (suddiviso nei tre Regni danteschi) curato da Adele Breda, coordinatrice altresì dell’intero progetto didattico.
Il lancio web del Percorso Dantesco, in programma per lunedì 3 maggio 2021, coincide in maniera inaspettata e non programmata con la riapertura al pubblico dei Musei Vaticani dopo il lungo stop imposto dall’emergenza pandemica. Ci auguriamo che questa nuovo inizio sotto il segno di Dante sia foriero di ogni bene e possa rappresentare – come auspicato da Papa Francesco – “un invito alla speranza, quella speranza di cui Dante è profeta”.