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Lapide della Società dei Fabbri, 1422. |
Il Lapidario del Museo Civico Medievale di Bologna va sul web: è infatti dedicato proprio al Lapidario il nuovo “scenario” del portale Storia e Memoria di Bologna, il progetto digitale avviato nel 2014 dal Museo civico del Risorgimento | Istituzione Bologna Musei
per rendere accessibile a tutti gli utenti del web una memoria
collettiva sugli avvenimenti storici che hanno interessato la città e la
sua area metropolitana nel periodo compreso tra l’età napoleonica e la
Liberazione del 1945. Lo strumento è stato ideato con lo scopo di
rispondere alla domanda pubblica di storia e memoria su periodi ed
eventi del passato, la cui conoscenza è fondamentale per la comprensione
del tempo presente. Il nuovo capitolo, che va ad affiancarsi ai sette
già consultabili, rispettivamente incentrati su Certosa di Bologna,
Prima Guerra Mondiale, Lotta di Liberazione 1943-45, Bologna
nell’Ottocento, Lapidi cittadine e il già citato Governo Pontificio, è
raggiungibile all’indirizzo.Dopo il focus tematico sulla memoria del secolare Governo Pontificio
nella città felsinea, ripercorso attraverso i 188 stemmi che decorano la
maestosa Sala Urbana di Palazzo d’Accursio, la collaborazione
scientifica con i Musei Civici d’Arte Antica nella valorizzazione del
patrimonio storico-artistico cittadino si rinnova con un approfondimento
monografico sulla raccolta di quarantuno epigrafi di epoca ed impiego
differenti, prevalentemente provenienti dall’area urbana bolognese,
costituitasi prevalentemente tra la fine del XIX e l’inizio del XX
secolo, nella fase storica post-risorgimentale in cui in Italia si
andava istituzionalizzando la forma del “museo civico” come nuova
componente del sistema museale italiano. L’esemplificazione ricca e
variegata documentata da questo corpus di reperti consente al pubblico
di avvicinarsi a temi di grande rilievo e interesse, come il rapporto
tra fenomeni grafici e spazio pubblico della città, con le relative
implicazioni sotto il profilo non solo formale ma anche simbolico e
ideologico, e l’evoluzione della scrittura e del lavoro che la produce
in ambito monumentale.
La collezione del Lapidario comprende materiali di natura eterogenea,
prevalentemente provenienti dall’area urbana bolognese, acquisiti in
seguito a ristrutturazioni di chiese e monumenti, scavi o demolizioni di
edifici e cinta murarie, donazioni. Il nucleo più rilevante si compone
di 41 manufatti lapidei tra epigrafi e cippi (31) e stemmi (10),
databili in un arco temporale compreso tra Alto Medioevo e XVII secolo,
che si connota in particolare per la ricorrenza di iscrizioni relative
alle professioni e alle attività di società e comunità organizzate,
soprattutto laiche.
A partire dai fondamentali studi di Bruno Breveglieri,
ex docente di Diplomatica all’Università “Carlo Bo” di Urbino e
curatore dell’attuale ordinamento espositivo del Lapidario del Museo
Civico Medievale, per ogni lapide è stata predisposta una scheda che
contiene informazioni sull’utilizzo originario, la destinazione e i
fruitori, oltre a una riproduzione fotografica. Le iscrizioni latine ed
ebraiche sono state trascritte e tradotte, ove necessario anche
commentate. In base a questi elementi distintivi, i manufatti sono stati
raggruppati in cinque categorie tematiche, riprodotte anche nello
scenario on line: Testimonianze altomedievali e gotiche, Epigrafi
sepolcrali, Stemmi, Epigrafi cinque e seicentesche, Le mura di Bologna.
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Lapide della Società degli Speziali (sec. XIV-XV) |
Con la riscoperta della funzione civile e politica dello spazio
urbano aperto intervenuta in Italia tra l’XI e il XIII secolo, in
naturale connessione con l’evolversi delle strutture politiche, sociali e
culturali dell’istituzione comunale di Bologna, la nuova epigrafia
pubblica trovò la sua sede naturale innanzitutto nelle stesse strutture
degli edifici sacri. Nelle chiese e cattedrali la materializzazione
della parola aveva continuato a trasmettersi dalla tarda antichità
attraverso tutto l’alto Medioevo, seppur con esistenza stentata, non
solo sulle superfici interne ma anche su quelle dei grandi muri esterni
che divennero i supporti epigrafici per eccellenza. Le iscrizioni
finirono così per costituire parte essenziale dello spazio urbano
prospiciente, e perciò della vita cittadina che in esso si svolgeva.
Anche per chi non sapeva leggere o i cui occhi non erano in grado di
distinguere i segni alfabetici, la consuetudine visiva maturata con la
parola iscritta attribuì alla scrittura monumentale una crescente
funzione didascalica di trasmissione di messaggi rivolti alla
collettività. Se dunque i nuovi spazi che la civiltà comunale dischiude
all’uso della scrittura, in primo luogo nei monumenti all’aperto, non
potevano non essere condizionati dagli atteggiamenti mentali degli
incisori e dei committenti, nelle epigrafi si trova depositata la
registrazione di eventi pubblici e privati, in vario grado memorabili.
Questi fogli di pietra ancora oggi ci parlano, come fonti uniche e
inusuali della vita quotidiana del tempo in cui furono incisi, per
raccontare la storia minima di figure comuni come ostiari, studenti,
fabbri, speziali, notai oppure la grande storia di abati e potenti
famiglie nobiliari come i Della Rovere di papa Giulio II, di cui si
conserva qui lo scudo araldico. Un patrimonio che adesso è più
facilmente raggiungibile grazie alla rete.