martedì 27 settembre 2011

La storia nel pozzo: ambiente ed economia di un villaggio bizantino in Terra d’Otranto

Mostra di archeologia: La storia nel pozzo: ambiente ed economia di un villaggio bizantino in Terra d’Otranto.
8 ottobre - 25 novembre 2011
MUSA - Museo Storico-Archeologico dell’Università del Salento
Complesso “Studium 2000”, via di Valesio, Lecce.
Verrà inaugurata a Lecce sabato 8 ottobre 2011 alle ore 18:00 presso il MUSA, Museo Storico-Archeologico dell’Università del Salento, la mostra di archeologia medievale e paleobotanica intitolata: La storia nel pozzo: ambiente ed economia di un villaggio bizantino in Terra d’Otranto. 
La mostra curata da Paul Arthur e Girolamo Fiorentino ha lo scopo di illustrare e rendere noti ad un vasto pubblico gli importanti risultati di una ricerca condotta dalle cattedre di Archeologia Medievale e di Paleobotanica dell’Ateneo leccese in collaborazione con le Università di York e di Copenhagen.
L’esposizione è incentrata su un rinvenimento eccezionale effettuato a Supersano (LE) dal prof. P. Arthur e dalla sua équipe durante la campagna di scavo del 2007, condotta grazie anche al contributo finanziario del Comune di Supersano. Qui è stato indagato un pozzo per attingere acqua, con all’interno un deposito di materiali organici, databili al VII-VIII secolo e perfettamente conservati: semi, porzioni di frutto e manufatti lignei, oltre a materiali ceramici. Il pozzo è in un’area occupata in età bizantina da un villaggio scoperto nel 1999. 
La mostra presenterà la vita quotidiana nel villaggio e le attività produttive della comunità ivi insediata. Quindi farà conoscere da vicino il contesto del pozzo e i materiali rinvenuti all’interno di esso, il cui studio ha reso possibile la ricostruzione dell’ambiente e del paesaggio intorno all’antico Bosco di Belvedere. 
L’eccezionale rinvenimento, tra i materiali del pozzo, di vinaccioli non combusti ha consentito lo studio del DNA di questi resti vegetali. Le analisi condotte presso l’Istituto “Ancient DNA” di Copenhagen hanno permesso di risalire alla varietà del vitigno coltivato a Supersano nel Medioevo. La ricerca per la prima volta ha chiarito le modalità di produzione del vino nel Salento durante l’età bizantina. 
Il percorso della mostra sarà articolato attraverso l’esposizione di reperti archeologici e paleovegetali, pannelli didattici e illustrativi e ricostruzioni che riproducono le capanne del villaggio e il pozzo. All’interno della mostra vi sarà anche una postazione con uno stereomicroscopio. Un giovane ricercatore spiegherà al pubblico come si effettua l’analisi dei materiali organici antichi, studio dal quale non si può più prescindere per ricostruire il paesaggio e l’economia del mondo antico. 
La mostra è realizzata dal MUSA, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica della Puglia, nell’ambito del progetto “Dal Salento all’Oriente mediterraneo. Recenti ricerche di storia antica ed archeologia dell’Università del Salento”, cofinanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia. 
Il MUSA, Museo Storico-Archeologico dell’Università del Salento, ha sede a Lecce in via di Valesio, all’interno del complesso “Studium 2000”. 
Inaugurato nel 2007, il Museo universitario espone nelle sue cinque sale, avvalendosi delle più innovative tecnologie di comunicazione, reperti archeologici ma soprattutto ricostruzioni di contesti antichi (calchi, plastici, video) frutto delle ricerche condotte nel Salento e più in generale nel Mediterraneo dall’Università del Salento. 
Info mostra 
La mostra sarà visitabile presso il MUSA dal lunedì al venerdì 9:00-13:30 e martedì e giovedì anche 15:00-17:30. Ingresso gratuito. Per informazioni e prenotazione visite guidate: tel. 0832/294253;   infomusa@unisalento.it.

martedì 13 settembre 2011

Prima e dopo il sisma: vicende conservative dell’arte medievale in Abruzzo

Dal 15 settembre al 9 ottobre 2011
orario: dalle 10:00 alle 19:00. Chiuso il lunedì
Inaugurazione: giovedì 15 settembre 2011, ore 18:00
Centro culturale Altinate/San Gaetano
via Altinate, 71 - Padova
L'ingresso alla mostra è libero.

La mostra fotografica “Prima e dopo il sisma: vicende conservative dell’arte medievale in Abruzzo” vuole documentare lo stato attuale di alcuni monumenti abruzzesi danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009 attraverso un confronto sistematico fra testimonianze fotografiche del pre e del post sisma. L’iniziativa nasce dal progetto di un gruppo di studenti del Corso di Laurea Magistrale in Beni Storico-Artistici dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti - Pescara che ha lavorato alla riorganizzazione e alla digitalizzazione dell’Archivio Fotografico del Dipartimento di Studi Medievali e Moderni.
Tale archivio, secondo per consistenza soltanto a quello della Soprintendenza, comprende 2493 negativi in bianco e nero e altrettanti scatti digitali che, inerenti beni architettonici e storico-artistici soprattutto di età medievale, sono stati realizzati dal 1978 ad oggi.
Per attestare la condizione degli edifici in oggetto prima del tragico evento si è proceduto ad una selezione del materiale conservato in archivio. Questa selezione è stata quindi integrata con fotografie del fondo storico della Fototeca Nazionale di Roma (Istituto Centrale per il catalogo e la documentazione). Il post sisma, invece, è documentato da campagne fotografiche che, appositamente realizzate negli ultimi mesi, sono volte a testimoniare lo stato dei lavori di messa in sicurezza e in alcuni casi di restauro dei siti censiti. Le immagini non fanno che portare alla ribalta il grave stato del patrimonio storico-artistico aquilano ricordando che è indispensabile mantenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica.
Al pari dell’aspetto ricognitivo si intende sottolineare quanto il valore documentario della fotografia diventi centrale all’indomani di tragici eventi, come quello che ha colpito la città de L’Aquila e il suo territorio.
Basterà qui citare il caso del Crocifisso ligneo della Basilica di Collemaggio, proveniente dalla chiesa aquilana di San Biagio, precipitato al suolo da grande altezza e, ovviamente, danneggiato in modo gravissimo.
Ebbene, nell’archivio del Dipartimento di Studi Medievali e Moderni, è presente un’immagine digitale ad alta risoluzione, l’unica a colori esistente, acquisita in modalità professionale, che sarà un riferimento imprescindibile quando si procederà al restauro dell’opera.
La mostra, infine, ha insito un altro aspetto molto rilevante, ovverosia quello della tutela e della valorizzazione della fotografia che rischia, troppo spesso, di assumere importanza soltanto nei casi in cui le testimonianze storico-artistiche ed archeologiche versano in stati di emergenza.
Tutelarla e valorizzarla, in quanto voce autonoma del patrimonio culturale, è dunque obbligo normativo e premessa essenziale alla sua funzione, seppure parziale, di risarcimento delle perdite.

sabato 10 settembre 2011

Storia e Miti dei Longobardi d’Insubria

Gli storici latini - Velleio Patercolo in testa – li consideravano “un popolo più feroce della ferocia germanica". Ma i Longobardi erano davvero i più crudeli tra i barbari? Il regno che stabilirono in Italia, e che durò due secoli, fu veramente un'epoca così buia come generalmente si crede? E cosa lasciarono Alboino e i suoi discendenti in eredità alle generazioni future, quale fu il loro contributo alla storia e all'identità del nostro Paese e in particolare in quella Lombardia che da loro avrebbe preso il nome? A queste e ad altre domande cercherà di rispondere la mostra “Storia e Miti dei Longobardi d’Insubria”, che sarà allestita dal 1 al 16 ottobre 2011 a Giussano (MB) nella splendida cornice di Villa Sartirana che già lo scorso anno ha ospitato una rassegna di grande respiro sui Celti.
L'esposizione, curata dalla storica Elena Percivaldi e dall'archeologo Cristiano Brandolini con la collaborazione delle associazioni culturali GASAC e Terra Insubre, consentirà di ammirare una settantina di riproduzioni filologicamente esatte di armi, abiti, gioielli e oggetti d'uso dell'epoca longobarda (568-774 d.C.), contestualizzate in un allestimento di grande suggestione. Ad accogliere i visitatori saranno infatti alcuni “longobardi” abbigliati secondo le fogge dell'epoca nella ricostruzione di un contesto tombale corredato dalle famose “pertiche” sormontate da colombe di legno che si ritiene  fossero orientate verso il punto in cui giacevano le spoglie dei guerrieri morti lontano dalla patria.
La mostra è di estrema attualità considerando che l'Unesco ha appena accettato il progetto “I Longobardi in Italia. I luoghi del Potere (568-774 d.C.)” nella lista dei siti Patrimonio Universale dell'Umanità: un evento che interessa Cividale del Friuli, Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento, Monte Sant’Angelo, il complesso di Santa Giulia a Brescia e il sito di Castelseprio (VA),  composto dal castrum e dal complesso monasteriale di Torba.  L'iter si è concluso positivamente a fine giugno, per cui quella di Giussano si annuncia come una delle prime mostre dedicate ai Longobardi dopo lo storico evento.
Il legame dei Longobardi con la Brianza, del resto, è molto profondo: Monza fu infatti, come noto, la residenza estiva della regina Teodolinda (morta nel 627), che vi fece costruire un palazzo e una cappella palatina dedicata al Battista destinata in seguito a diventare il Duomo cittadino e a custodirne le spoglie.  Alla regina, di origine bavarese, è collegata la leggenda – riportata dal cronista trecentesco Bonincontro Morigia – dell'origine del nome stesso di Monza: mentre cavalcava alla ricerca di un luogo consono ad ospitare la basilica, la regina si sarebbe fermata a riposare lungo le rive del Lambro; una colomba apparsa in sogno le indicò il posto con la parola latina modo (qui), Teodolinda rispose va bene (etiam), e fu così che nacque Modoetia.
La  liaison di Monza con i Longobardi è attestata anche dalla presenza all'interno del palazzo regio, tramandata dal cronista longobardo Paolo Diacono,  di un ciclo di affreschi che rappresentavano momenti cruciali della storia del popolo e che raffiguravano, con dovizia di particolari, l'abbigliamento e l'acconciatura tradizionale germanici. Ancora oggi, nella cappella dedicata a Teodolinda che fu affrescata nel Quattrocento dai fratelli Zavattari, si trova il sarcofago dove i resti furono traslati all'inizio del XIV secolo in un sarcofago spostato più volte fino alla posizione attuale. Poco lontano, la celebre Corona Ferrea che, insieme alla chioccia d'argento con sette pulcini, alla croce di Agilulfo, all'Evangeliario e ad altri reperti, costituisce il nucleo più prezioso e spettacolare del Tesoro del Duomo di Monza.
La mostra di Giussano presterà dunque particolare attenzione alle testimonianze archeologiche emerse nel territorio lombardo, in particolare nella non lontana necropoli di Trezzo d'Adda, che ha restituito tra i tanti oggetti due splendidi anelli-sigillo – saranno presenti le riproduzioni perfette – e alcune crocette riccamente lavorate con motivi decorativi a intreccio tipici dell'arte cosiddetta “barbarica” (anch'esse in esposizione). Si potranno ammirare anche spade, umboni di scudo, fibule, finimenti di cinture decorati, le tipiche ceramiche a sacchetto decorate a stampiglia, acciarini con pietra focaia (selce) e esca di accensione (fungo essiccato) e altri oggetti di uso quotidiano.
A illustrare e approfondire i vari aspetti della civiltà longobarda, una serie di grandi pannelli riccamente illustrati che ricostruiranno gli oltre duecento anni della dominazione e le sue molte eredità - da quella mitografica a quella linguistica - utilizzate in seguito dai Visconti e riecheggiate dal Manzoni, nella lotta politica, nella storiografia e nella simbologia araldica. A corredo si terrà un convegno di approfondimento sulla civiltà longobarda nei suoi tratti essenziali e sull'eredità che ha lasciato nella storia, nelle usanze e nell'identità dei nostri territori.  Previsti, come lo scorso anno, anche visite guidate all'esposizione e laboratori didattici diretti alle scuole e un convegno di approfondimento con i curatori, previsto per venerdì 14 ottobre alle 21 e di cui è prevista anche la pubblicazione degli atti.
“Dopo il successo riportato lo scorso anno con la realizzazione dell'evento espositivo dedicato ai Celti – commenta l'assessore alla Cultura Marco Citterio -, anche nel 2011 il Comune di Giussano investe nella riscoperta delle radici del territorio brianzolo, proponendo un articolato percorso storico, culturale ed archeologico dedicato alla riscoperta e conoscenza della presenza del popolo longobardo sul nostro territorio”.

Per informazioni, richiesta materiale fotografico e interviste:
EP.PRESSOFFICE
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SCHEDA TECNICA

STORIA E MITI DEI LONGOBARDI D’INSUBRIA
mostra a cura di Elena Percivaldi e Cristiano Brandolini
in collaborazione con GASAC e Terra Insubre

Dove: Giussano (MB), Villa Sartirana (via Carroccio 2)
Quando: dal 1 al 16 ottobre 2011
Orari: feriali 15-18; sabato, festivi e lunedì 3 ottobre: 10-12 e 15-18.30. Lunedì 10 ottobre chiuso.
Ingresso libero

INAUGURAZIONE: venerdì 30 settembre ore 21 
Informazioni al pubblico: Comune di Giussano - Ufficio Cultura, tel. 0362358250

EVENTI SPECIALI:
- Domenica 2 ottobre, ore 16: laboratorio di arcieria per adulti e bambini (in caso di pioggia, spostato a lunedì 3 ottobre stessa ora)
- Venerdì 7 ottobre, ore 21: lettura con Ketty Magni, autrice di “Teodolinda. Il senso della meraviglia”
- Venerdì 14 ottobre, ore 21: conferenza “I Longobardi: alle radici della storia lombarda”. Relatori: dott.ssa Elena Percivaldi

giovedì 8 settembre 2011

Tabule picte. La bottega del pittore medioevale

“Tabule picte. La bottega del pittore medioevale. Mostra di pittura su tavola” è il titolo della settima ed ultima mostra dell’evento estivo “CandelarArte” organizzato dalla Pro Loco di Candelara con il patrocinio del Comune di Pesaro e dell’Associazione “Quartiere n. 3 delle colline e dei castelli”. Dal 9 al 16 settembre 2011, presso la Sala del Capitano di Candelara, verranno esposte le opere su tavola di Giancarlo Cesarini.
L’intento della mostra è di indagare e divulgare i segreti dell’antica tecnica pittorica della pittura medievale e rinascimentale su tavola, per comprendere meglio le opere d’arte ed il lavoro quotidiano dell’artista nella sua bottega. Cesarini con questa mostra vuole illustrare al pubblico la genesi e l’evoluzione della pittura su tavola antica; dalla preparazione della tavola alla riproduzione del disegno attraverso la tecnica dello spolvero, la stesura del colore. A questo proposito sarà allestito un ricco banco didattico dove potranno essere visti una selezione di materiali usati dall’artista medievale nel suo lavoro: penne, carboncini, pennelli (in pelo di coda di scoiattolo), colla di coniglio, pigmenti di colore minerale e vegetale, oltre al bolo, gesso e foglia d’oro utilizzati per realizzare le dorature delle tavole.
La mostra si compone di una bella serie di dipinti, riproduzioni di antiche tavole appartenenti alla scuola italiana (veneti, toscani, riminesi e marchigiani). Giancarlo Cesarini indosserà durante il corso della mostra gli abiti dell’artista medievale. I visitatori potranno vederlo all’opera mentre realizza la riproduzione dello scomparto rappresentante “San Giovanni Battista” appartenente al polittico di “Sant’Emidio” di Carlo Crivelli per il duomo di Ascoli Piceno.

L’
inaugurazione della mostra avverrà venerdì 9 settembre 2011 alle 21.30 sul ponte che conduce al castello di Candelara. Sarà presente l’Assessore alla Cultura del Comune di Pesaro Avv. Gloriana Gambini, l’artista e il prof. Rodolfo Battistini, che presenterà criticamente l’esposizioni.
La mostra rimarrà aperta fino a venerdì 16 settembre con i seguenti orari: dal martedì al venerdì dalle 21 alle 23, sabato e domenica dalle 18 alle 23.