sabato 28 dicembre 2019

L'Annunciazione di Filippino Lippi a Palazzo Marino

Da una parte il tondo con l’Angelo inginocchiato su un pavimento in prospettiva centrale, dall’altra quello con l’Annunziata, reso più arioso e lumdomenica inoso grazie alla luce riflessa in diagonale.
Conservata nella Pinacoteca Civica di San Gimignano, e realizzata tra il 1483 e il 1484, quando Filippino Lippi, allievo di Sandro Botticelli, aveva solo 26 anni, l’Annunciazione dell’artista di Prato sarà il capolavoro al centro della mostra di Natale a Palazzo Marino, con ingresso libero fno a domenica 12 gennaio 2020.
Il Comune di San Gimignano aveva commissionato l'opera nel 1482, proprio per ornare la sede del Municipio. Si tratta di una committenza laica, dei Priori e dei Capitani di Parte Guelfa, di cui l’Archivio Storico Comunale conserva una documentazione completa.
Il soggetto dell’Annunciazione era molto caro alla città di San Gimignano, dove, come a Firenze, la celebrazione della Santissima Annunziata, che aveva luogo il 25 marzo, rappresentava il primo giorno dell’anno secondo il calendario fiorentino.
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mercoledì 18 dicembre 2019

La Madonna Odigitria della Cattedrale di Monreale

Dopo 206 anni e un'attenta opera di restauro finanziata dalla Fondazione Sicilia, viene restituita la Madonna Odigitria, l'icona dinanzi alla quale Guglielmo II avrebbe offerto la bolla d'oro della fondazione dell'Abbazia di Monreale nel lontano 1176.
L'opera viene presentata al pubblico all'interno del suggestivo Monte di Santa Rosalia di Palazzo Branciforte a Palermo, dal 19 dicembre 2019 al 19 gennaio 2020, nella sua sontuosa veste di capolavoro medievale, l'eccezionale tavola detta Madonna Bruna o Madonna della Negra, conservata presso il Duomo di Monreale.
La Tavola, posta in origine nell'area absidale e spostata in epoca postridentina nella controfacciata, rimase all'interno del Duomo fino all'incendio da cui fu danneggiata nel 1811; la sala rossa del Palazzo Arcivescovile prima e il Museo Diocesano dopo, l'hanno custodita fino ad oggi.
Sulla scorta di interessanti indagini condotte sui pigmenti delle tavole lignee sembra che l'icona, non solo sia coeva dell'epoca della fondazione e quindi compatibile con la tradizione che ne riconosce il capezzale del re Guglielmo, ma sia un'opera di fattura siciliana, come suggerisce del resto l'impiego dell’abete dei Nebrodi, obbediente ai canoni stilistici della temperie artistica di età normanna.
I lavori di restauro, condotti dal novembre 2016 a giugno 2017, sono stati effettuati da Mauro Sebastianelli e Giovanni Travagliato, sotto la direzione di Maria Concetta Di Natale e l'alta Sorveglianza della Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo, coinvolgendo un folto numero di esperti tra restauratori, storici dell'arte e chimici.
La mostra, inserita all’interno della cattedrale lignea del Monte di Santa Rosalia, ha l'intento di presentarsi come un percorso immersivo articolato in tre sezioni che conduce il visitatore attraverso i dati sul restauro e le evidenze storico-artistiche, per giungere infine alla splendida icona di Monreale.
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giovedì 12 dicembre 2019

I Cieli in una stanza. Soffitti lignei a Firenze e a Roma nel Rinascimento

I Cieli in una stanza.
Soffitti lignei a Firenze e a Roma nel Rinascimento
Gli Uffizi, Sala Detti e Sala del Camino
10 dicembre 2019 - 8 marzo 2020
Elementi costruttivi e ornamentali dello spazio interno, i soffitti sono un compendio di tecnica, di arte e di rappresentazione simbolica, che attualizza la cultura antica, nella rifondazione che tra Quattro e Cinquecento interessa chiese e palazzi a Firenze e a Roma. Saranno esposti disegni in gran parte provenienti dalla raccolta degli Uffizi, che illustrano prototipi antichi, dalla Domus Aurea al tempio di Bacco a Roma; progetti dei Sangallo, di Vasari e bottega, di Michelangelo, di Zucchi, di Maderno e altri; le monumentali capriate portanti. Arricchiranno la mostra dipinti, incisioni, modelli e autentici lacunari rinascimentali. Dispositivi interattivi mostreranno soffitti lignei di Roma e Firenze, scelti tra i più belli e importanti.
La mostra è curata da Claudia Conforti, Maria Grazia D’Amelio, Francesca Funis e Lorenzo Grieco.

mercoledì 11 dicembre 2019

Il Tempo di Leonardo. 1452-1519

Le celebrazioni del cinquecentesimo anniversario dalla morte di Leonardo da Vinci proseguono ai Musei Reali di Torino con un nuovo percorso tematico di approfondimento in Biblioteca Reale: la mostra Il tempo di Leonardo 1452-1519 in calendario da mercoledì 11 dicembre 2019 a domenica 8 marzo 2020. Attraverso i preziosi materiali custoditi in Biblioteca, l’esposizione ripercorre oltre sessant’anni di storia italiana ed europea, un periodo di grande fermento culturale in cui si incrociarono accadimenti, destini e storie di grandi protagonisti del Rinascimento, da Michelangelo a Cristoforo Colombo, dal Savonarola a Cesare Borgia, dalla caduta dell’Impero Romano d’Oriente all’avvento del Protestantesimo e all’invenzione della stampa, eventi che mutarono per sempre il corso della storia.
Il percorso si snoda nelle due sale al piano interrato della Biblioteca Reale: il primo caveau, la Sala Leonardo, accoglie una selezione di opere di artisti italiani contemporanei a Leonardo da Vinci, accanto al Codice sul volo degli uccelli. Nove disegni autografi del maestro vinciano accompagnano il celebre Autoritratto: è l’occasione per ammirare uno dei più noti capolavori della storia dell’arte dopo la recente esposizione Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro, progettata dai Musei Reali dal 15 aprile al 21 luglio scorso.
La seconda sala presenta manoscritti miniati, incunaboli, cinquecentine, preziose carte geografiche antiche, disegni e incisioni, affiancati da un ricco corredo didascalico, per illustrare i personaggi e i principali eventi storici occorsi durante la vita di Leonardo.
La biglietteria della mostra è a Palazzo Reale. Per acquisti e prenotazioni on line: CoopCulture.it. Info: tel. 011 19560449 dal lunedì alla domenica in orario 9-18.
Orari: lunedì 10-18; dal martedì al venerdì ore 9-18; sabato ore 9 – 13. L’ultimo ingresso è sempre un’ora prima dell’orario di chiusura.
Aperture straordinarie e visite guidate a cura di CoopCulture: sabato 14 e 21 dicembre ore 9-18; domenica 15 e 22 dicembre ore 10-18; giovedì 26 dicembre 10-18; sabato 28 dicembre ore 14-18; domenica 29 dicembre ore 9-14.
Tariffe: intero € 10, ridotto € 2 (da 11 a 25 anni), in vigore gratuità di legge e tessere convenzionate.

martedì 10 dicembre 2019

Milano: apre la più grande esposizione permanente al mondo dedicata a Lonardo da Vinci

Da martedì 10 dicembre 2019 apre al pubblico una innovativa sezione del Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano chiamata Nuove Gallerie Leonardo: è la più grande esposizione permanente al mondo dedicata a Leonardo da Vinci come ingegnere, umanista e indagatore della natura. E' il frutto di quattro anni di lavoro, culminati in contemporanea con le celebrazioni del quinto centenario della morte del genio. La curatela è di Claudio Giorgione, con la collaborazione scientifica dello storico dell'arte Pietro Marani e il sostegno dei Musei Reali di Torino, della Sovrintendenza Castello di Milano - Musei Archeologici e Musei Storici, dell'Institut de France di Parigi e del Royal Collection Trust.
Una spettacolare scenografia ti accompagna in un viaggio che, a partire dalla Firenze del Quattrocento, ripercorre la formazione di Leonardo e il contributo degli ingegneri toscani fino al soggiorno nella Milano degli Sforza.
Un percorso tra l’arte della guerra, il lavoro e la produzione, il volo, le vie d’acqua e l’architettura che si conclude con uno sguardo sull’influenza di Leonardo nella pittura lombarda del Rinascimento e un’installazione immersiva dedicata ai disegni degli ultimi anni.
Oltre 1.300 mq e 170 tra modelli storici, opere d’arte, volumi antichi e installazioni fanno rivivere la narrazione attraverso l’evoluzione del pensiero di Leonardo in un’esperienza coinvolgente nella dimensione emotiva, intellettuale e fisica.
La figura di Leonardo è indagata all’interno del suo contesto storico mettendo in relazione la sua opera di ingegnere e umanista con la storia della scienza, dell’arte, della tecnica e del pensiero del Rinascimento. La visione è coerente con gli studi più recenti della storiografia leonardesca, ponendo l’accento sulla sua curiosità e sulla capacità di osservare e interpretare la natura insieme all’attenzione al lavoro dei suoi contemporanei con cui è in continuo dialogo. 
Significati universali come il desiderio di conoscere, la capacità di osservare e il pensare in modo trasversale sono una preziosa eredità del metodo di lavoro di Leonardo alla società contemporanea.

mercoledì 27 novembre 2019

Le origini di un paesaggio di Leonardo. Il castello di Fucecchio

Il Museo Civico e Diocesano di Fucecchio (FI) compie cinquant’anni. Per festeggiare la chiusura di questo anno e allo stesso tempo celebrare il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci, sabato 30 novembre 2019 alle ore 16,00 verrà inaugurata la mostra “Le origini di un paesaggio di Leonardo. Il castello di Fucecchio”.
L’idea di fondo dell’iniziativa, che più che una mostra vera e propria si configura come un nuovo allestimento permanente di alcune sale del museo, è quella di ripercorrere le origini del castello di Fucecchio a partire dall'età carolingia, fino all’aspetto che acquisì nel basso Medioevo e che Leonardo osservò. Un castello che il vinciano raffigurò più volte, con maggiore o minore grado di dettaglio, nei suoi disegni dedicati alla valle dell’Arno databili intorno al 1503. Questi documenti, pur nella loro schematicità, costituiscono la più antica rappresentazione del castello e la testimonianza che Leonardo lo osservò ancora nel suo aspetto medievale, prima delle maggiori trasformazioni che ne alterarono definitivamente la forma alla fine dello stesso secolo.

La narrazione si svolge attraverso nuovi pannelli, immagini e video ricostruttivi di grande effetto che illustrano i vari aspetti di questo processo, facendo parlare in modo nuovo e maggiormente efficace i reperti del museo grazie a un allestimento che dà grande spazio alle applicazioni informatiche attraverso ricostruzioni virtuali di grande effetto, ottenute anche mediante rilievi effettuati con droni dalla ditta Libra. Nell’antica Salamarzana, ‘capitale’ della signoria territoriale dei Cadolingi, saranno anche virtualmente riunite per la prima volta, grazie alle aggiornate tecniche di scansione e stampa 3D, le epigrafi riferite alla famiglia e sparse in tutta la Toscana. Mentre le tecniche di ricostruzione del paesaggio antico (virtual landscaping), basate sui dati storici e archeologici, realizzate dal Laboratorio di Geografia applicata dell’Università di Firenze e dalla ditta specializzata Digitalismi, permetteranno di ‘vedere’ le trasformazioni del paesaggio dalla Salamarzana alla Fucecchio comunale, quella stessa che Leonardo raffigurò agli inizi del Cinquecento.

L’allestimento è curato da Andrea Vanni Desideri (Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Firenze e Direttore del Museo), Silvia Leporatti e Margherita Azzari (Università di Firenze, Dipartimento di Storia Archeologia Geografia Arti e Spettacolo).
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giovedì 14 novembre 2019

La ferita tra umano e divino

La ferita tra umano e divino
Arte antica e contemporanea a confronto da Francesco da Rimini a Lucio Fontana
a cura di Andrea Dall’Asta e Sara Tassi
in collaborazione con il Museo Diocesano di Jesi.
30 novembre 201929 febbraio 2020
Inaugurazione sabato 30 novembre alle ore 18,00.
Progetto sostenuto dalla Fondazione Cariplo. Con il patrocinio di MIBAC, Regione Marche, AMEI
Ingresso libero
In mostra 15 opere di Francesco e Giuliano da Rimini, Nicola di Maestro Antonio, Lorenzo de Carris, Lucio Fontana, Alberto Burri, Maria Lai e Ettore Frani.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi ha scelto per la sua mostra invernale, realizzata con prestiti di importanti istituzioni italiane, il tema della ferita, proponendo un percorso espositivo essenziale e al tempo stesso di forte impatto, coprendo un arco cronologico dall’arte medievale a quella contemporanea.
La mostra racconta la ferita di Cristo attraverso alcuni capolavori di arte medievale e rinascimentale: dalla Crocifissione con Vergine Annunciata di Francesco da Rimini alla Crocifissione di Lorenzo de Carris detto il Giuda, dal Volto di Cristo di Giuliano da Rimini al Cristo morto nel sarcofago sorretto da due angeli di Nicola di Maestro Antonio; un percorso in cui la ferita, pur nella sua tragicità, diventa luogo di bellezza artistica, estetica, esistenziale e teologica.
Anche nella modernità, in una prospettiva puramente laica, la ferita ha ispirato artisti come Lucio Fontana, dove il taglio nelle diventa l’accesso a un oltre che attende di essere esplorato.
Alberto Burri e Maria Lai hanno poi declinato la ferita come oggetto di ricucitura e di ricomposizione, per creare nuove armonie, inedite relazioni, intensi legami concettuali.
Nelle opere di Burri la povertà dei materiali utilizzati contiene dignità di significato e la scelta della tecnica rappresenta una catartica riformulazione del dolore che lavorato, bruciato, fuso, cucito, assemblato, ri-plasmato dona alla materia una nuova veste.
Maria Lai ha concentrato sul gesto del tessere il cuore della sua poetica artistica.
Infine, all’artista contemporaneo Ettore Frani è stata commissionata un’opera appositamente creata per l’occasione, interpretata dall’autore attraverso un intenso e drammatico chiaroscuro.
La mostra ha l’intento di riflettere sulla finitezza umana come possibile varco verso un oltre, affinché le ferite si trasformino in passaggio che ci apre nella fiducia al mondo, agli altri, all’assoluto.
Ingresso libero.
Orari di apertura: lunedì – domenica 9:30-13:00 / 15:30-19:30
Visite guidate gratuite su prenotazione
Tel 0731 207523 – email info@fondazionecrj.it  – www.fondazionecrj.it

martedì 12 novembre 2019

Dietro le quinte dell'arte

Dietro le quinte dell'arte a cura di Luca Truccolo al Museo Santa Caterina di Treviso.Domenica 17 novembre e domenica 1 dicembre 2019.
Primo turno ore 15; secondo turno ore 16:45

Com’era organizzata una bottega artistica medievale? Quali maestranze erano coinvolte e quali problemi dovevano affrontare artisti come Tomaso da Modena per realizzare i loro capolavori?
Nell’intensa vita quotidiana di una bottega medievale, evocata per l'occasione, troveremo le risposte, incontrando il maestro, gli allievi, i garzoni e gli artigiani che ne facevano parte. Scopriremo le affascinanti fasi ideative e preparatorie che preludono al capolavoro: dalla scelta dei soggetti da dipingere, alla preparazione dei materiali, alla effettiva messa in opera. Sarà un vero e proprio viaggio dietro le quinte, in cui verranno svelati i passaggi che hanno condotto alla nascita delle opere più significative esposte nel museo cittadino.
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lunedì 11 novembre 2019

Imago splendida. Capolavori di scultura lignea a Bologna dal Romanico al Duecento

La mostra "Imago splendida. Capolavori di scultura lignea a Bologna dal Romanico al Duecento" organizzata dal 22 novembre 2019 all'8 marzo 2020 presso il Museo Civico Medievale, in collaborazione con la Curia Arcivescovile di Bologna, l’Università di Bologna e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia è incentrata sull’affascinante e poco studiata produzione scultorea a Bologna tra XII e XIII secolo. L’esposizione, curata da Massimo Medica e da Luca Mor, è l’occasione per presentare per la prima volta alcuni rarissimi capolavori lignei della città, alcuni dei quali restaurati per l’occasione.
Tali opere, principalmente grandi crocifissi, consentiranno di fissare una nuova tappa verso la comprensione dei modelli di riferimento nella Bologna di quel tempo. Qui, del resto, il Medioevo fu animato da un fiorente clima multiculturale, favorito sia dalla posizione strategica della città sulla Via Emilia, quindi tra gli Appennini e le direttrici verso l’Oltralpe, sia per la nascita nel tardo XI secolo di una celebre scuola giuridica.
Una realtà così cosmopolita garantì un impulso costante per i contatti internazionali, l’indotto dei commerci, lo sviluppo urbano e, non ultime, le commissioni artistiche, tra cui quelle di arredi liturgici e tesori ecclesiastici destinati a soddisfare le crescenti esigenze devozionali. Oggi però di questi manufatti rimane assai poco, come documenta la scultura lignea medievale che, anche a causa della deperibilità del materiale, a Bologna conta soltanto pochi esempi secondo una tendenza che accomuna tutti i grandi centri italiani.
Ciò rende ancora più emblematico il valore delle testimonianze locali superstiti che per lo più si caratterizzano di esempi monumentali di elevata qualità esecutiva. Basti menzionare il superbo gruppo della Crocifissione che campeggia nella Cattedrale di San Pietro (tra i più antichi in Italia ancora completi delle figure dei Dolenti), del tutto isolato nel panorama emiliano-padano ed esito credibile di una bottega alpina itinerante specializzata nella lavorazione del legno che realizzò l’opera entro 1184, anno di consacrazione della nuova chiesa avvenuta alla presenza di papa Lucio III.
Le novità del Duecento trovano invece riscontro in un pregevole gruppo di sculture stilisticamente omogenee che raffigurano il Christus Triumphans, ormai pervase da un naturalismo gotico modulato in virtù dell’iconografia più o meno arcaizzante. Si tratta del Crocifisso ancora poco conosciuto della chiesa Santa Maria Maggiore, che oggi ritorna all'antico splendore dopo l'importante restauro finanziato dal Comune di Bologna; del Crocifisso nelle Collezioni Comunali d’Arte, riallestito nel corso Trecento su una croce dipinta da Simone dei Crocifissi; nonché del Crocifisso pervenuto alla raccolta d’arte della Fondazione Giorgio Cini a Venezia.
L’identificazione di questa importante bottega e l’occasione di esporre insieme le sue opere costituirà pertanto una circostanza pressoché irripetibile, non solo per rendere noti i preziosi dati di restauro e per cercare di approfondire il tema dello spazio liturgico a Bologna tra il XII e XIII secolo (anche grazie all’esposizione di coeve croci dipinte) , ma anche per misurare in dettaglio gli originalissimi effetti locali della rinascenza gotica su un genere artistico così particolare: stimolato in modo sinergico sia dalle novità d’Oltralpe, mediate nel capoluogo emiliano attraverso la circolazione di “arti minori” ( in mostra verranno esposti alcuni preziosi codici miniati ed altri oggetti liturgici) ed eruditi stranieri, sia dall’influsso di quelle toscane che proprio in città manifestarono episodi di primo piano come la famosa Arca marmorea di San Domenico, realizzata per la chiesa omonima da Nicola Pisano e aiuti (1264-1267).

venerdì 8 novembre 2019

Filippino Lippi protagonista a Palazzo Marino

Si rinnova l’appuntamento natalizio con l’arte: Palazzo Marino si apre dal 29 novembre 2019 al 12 gennaio 2020 per far ammirare un capolavoro di Filippino Lippi, una Annunciazione che il maestro toscano dipinse in due grandi tondi: uno raffigurante “L’Angelo annunziante”, l’altro “L’Annunziata”.
Proprietario dell’opera è il Comune di San Gimignano, che la commissionò nel 1482 per ornare la sede del Municipio. Una committenza laica, dei Priori e dei Capitani di Parte Guelfa, di cui l’Archivio Storico Comunale conserva completa documentazione.
Pur essendo lontana la potenza che la città aveva espresso nel Trecento, San Gimignano restava un centro importante, frequentato da Benozzo Gozzoli e Pinturicchio, Benedetto da Maiano e Antonio del Pollaiolo, il Ghirlandaio e Pier Francesco Fiorentino. Proprio una tavola di quest’ultimo artista sarà restaurata grazie alla collaborazione tra le due amministrazioni.
Conservati nella Pinacoteca Civica di San Gimignano, i due grandi tondi vennero realizzati tra il 1483 e il 1484, quando Filippino, allievo di Sandro Botticelli, aveva 26 anni ed era impegnato in importanti committenze tra cui la Cappella Brancacci a Firenze.
Il soggetto dell’Annunciazione era importante per la città di San Gimignano, dove, come a Firenze, la celebrazione della Santissima Annunziata, il 25 marzo, rappresentava il primo giorno dell’anno secondo il calendario fiorentino.
Il tondo con l’Angelo Annunziante presenta l’Angelo inginocchiato su un pavimento in prospettiva centrale, mentre il tondo con l’Annunziata appare più arioso e luminoso grazie alla luce riflessa in diagonale. Le cornici in legno intagliato, dipinto, dorato e argentato furono realizzate sei anni più tardi probabilmente da Antonio da Colle, attivo a San Gimignano nella seconda metà del Quattrocento.
“Un onore poter inviare come ambasciatori della nostra città i tondi di Filippino Lippi commissionati dalla città di San Gimignano nel 1482 e conservati presso la nostra Pinacoteca. Con Milano ci lega un rapporto di stima e la volontà di intensificare il dialogo e la collaborazione fra Enti del nostro paese Italia. Se guardiamo alla nostra storia troviamo ancora connessioni preziose Milano: l’architetto Piero Bottoni che negli anni 50 ha redatto il nostro piano regolatore di San Gimignano proteggendo e valorizzando il nostro centro storico con le sue torri. Non ultimo lo zafferano, la spezia che noi coltiviamo fin dal Medioevo, preziosa DOP di San Gimignano, e ingrediente rinomato della cucina milanese”, afferma Carolina Taddei, Assessore alla Cultura del Comune di San Gimignano.
Si conferma la volontà di valorizzare il patrimonio culturale diffuso nei centri di un “Italia minore” che è  uno scrigno di tesori straordinari mai abbastanza conosciuti. Un percorso che ha dato risalto a città come Fermo, Sansepolcro, Ancona e Perugia che conservano opere di grandi maestri come Rubens, Piero della Francesca, Tiziano e Perugino.
Si uniscono all’iniziativa natalizia di Palazzo Marino anche i Municipi 2, 3, 7 e 8, con un doppio dono alla collettività, per la più ampia conoscenza del patrimonio culturale cittadino.
Dal 30 novembre al 12 gennaio sarà possibile ammirare due importanti opere provenienti dalle collezioni civiche del Castello Sforzesco: “L’Adorazione dei pastori” di Paolo Caliari (bottega del Veronese), che potrà essere ammirata prima presso villa Scheibler (Municipio 8) dal 30 novembre al 20 dicembre, e poi presso l’Emeroteca di via Cimarosa (Municipio 7) dal 21 dicembre al 12 gennaio; e “L’Annunciazione” di Carlo Francesco Nuvolone, che sarà allestita prima presso Cascina Turro (Municipio 2) e a seguire presso l’Auditorium Cerri (Municipio 3), con date in corso di definizione.
Orari: tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 20.00 – ultimo ingresso alle ore 19.30
Giovedì dalle ore 9.30 alle ore 22.30 – ultimo ingresso alle ore 22.00
Chiusure anticipate
7 dicembre chiusura ore 12.00  – ultimo ingresso alle ore 11.30
24 e 31 dicembre chiusura ore 18.00 – ultimo ingresso alle ore 17.30
Festività                     
8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio aperti dalle ore 9.30 alle ore 20.00 (ultimo ingresso alle ore 19.30)

sabato 2 novembre 2019

Mostra “In viaggio con Marco Polo - La via della seta”

La mostra si propone di portare all'attenzione di un vasto pubblico un tema di attualità storica ed economica e si sviluppa su tre installazioni, in scala reale, atte a riprodurre ambienti produttivi e commerciali legati alla storica “via della seta”. L'apparato scenografico prevede la ricostruzione accurata di strumenti, attrezzature, oggetti e materiali per offrire ai visitatori una suggestiva e attendibile ricomposizione degli ambienti artigiani originali del tempo; al fine di arricchire il “momento espositivo”, sarà realizzato un intervento di proiezioni luminose artistiche animate, sia sulle superfici esterne della Centrale Idrodinamica - con grande effetto suggestivo - sia nella grande sala interna, offrendo un valore aggiunto di “spettacolarità cinematografica” alla mostra. Il progetto prevede anche la realizzazione di pannellature di supporto in grado di accompagnare la visita con informazioni e riferimenti finalizzati a completare il quadro storico.
L'esposizione, ricca di contenuti didattico/culturali, propone pure un'importante collezione di lame e coltelli originari di aree geografiche pertinenti e una collezione di coralli e gioielli.
L'ingresso, al fine di favorire la visita delle scuole, prevede la gratuità fino ai 12 anni e un biglietto ridotto fino ai 19 anni.
La mostra sarà visitabile dal 1 novembre 2019 al 1 marzo 2020, con il seguente orario: venerdì e sabato 10-20, domenica e festivi 10-18. Venerdì 1° novembre, primo giorno di apertura, orario 10-20.
La realizzazione é un progetto dell'Associazione Avanguardiacafe in coorganizzazione con il Comune di Trieste.

venerdì 1 novembre 2019

"Aquileia 2.200" al Museo dell'Ara Pacis

In occasione dei 2.200 anni dalla fondazione di Aquileia, il Museo dell’Ara Pacis ospita la mostra “Aquileia 2.200”, importante evento espositivo che intende ripercorrere le “trasformazioni” della Città nei suoi momenti storicamente più significativi, l’antica città romana, l’Aquileia bizantina e medievale, il Patriarcato e la Chiesa aquileiese, sino a giungere al periodo in cui la città fu parte dell’Impero asburgico ed infine agli anni della Prima Guerra Mondiale e del successivo dopoguerra.
Nata dalla collaborazione tra la Sovrintendenza Capitolina, la Fondazione Aquileia e il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia la mostra riunisce alcune importantissime opere d’arte romana provenienti dal Museo Archeologico Nazionale - tra cui l’iconica “Testa del Vento” bronzea - e circa trenta calchi di reperti aquileiesi provenienti dal Museo della  Civiltà Romana e realizzati nel 1938 in occasione della Mostra Augustea della Romanità, laddove Aquileia era la città più rappresentata insieme a Pompei e Ostia.
Cinquanta  splendide fotografie scattate 40 anni fa dal Maestro Elio Ciol, attualmente esibite al MAMM di Mosca, saranno un importante contributo di multimedialità che renderà molto coinvolgente la visita alla mostra.

A corredo della mostra sarà proiettato in “loop” in zona appositamente attrezzata nel percorso espositivo il filmato sui primi due millenni di Aquileia realizzato da 3D Produzioni con l’apporto di materiali dell’Istituto Luce.
Oltre che celebrare i 2.200 anni di storia dell’antica città romana, la mostra vuole sottolineare l’importanza del rapporto Aquileia-Roma e la straordinaria capacità di palingenesi di una città, più volte risorta dopo invasioni, spoliazioni, guerre e terremoti, la cui esistenza ha avuto un significato non solo militare, politico ed economico per oltre due millenni, ma anche culturale e ideale nel bacino del Mediterraneo e nel rapporto tra Oriente e Occidente.
Per secoli Aquileia è stata il porto più a settentrione dell’intero Mediterraneo e ha costituito la porta d’entrata di merci, arte e idee provenienti da Nord Africa e Medio Oriente che, rielaborate e metabolizzate, da Aquileia si sono diffuse nell’Italia Settentrionale, nei Balcani e nel Noricum.
Da sabato 9 novembre a domenica 1 dicembre 2019
Tutti i giorni ore 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima).

domenica 13 ottobre 2019

Leonardo da Vinci e il moto perpetuo

“Leonardo da Vinci e il moto perpetuo” è il titolo della mostra che dal 10 ottobre 2019 al 12 gennaio 2020 è aperta al pubblico al Museo Galileo di Firenze.
Fin dal Medioevo l’idea di riprodurre con dispositivi meccanici il moto perpetuo delle sfere celesti ha stimolato l’immaginazione e l’ingegno di tecnici, ingegneri e filosofi naturali, che si sono confrontati con la sfida di costruire macchine che, una volta messe in movimento, potessero funzionare perennemente senza applicazione di forza.
Un nodo fondamentale di questa storia plurisecolare è rappresentato dagli studi nei quali Leonardo ha cercato di stabilire se sia davvero possibile realizzare macchine a moto perpetuo. Le sue ricerche mostrano la serietà e l’impegno con i quali il Genio di Vinci si applicò nella ricerca di soluzioni praticabili. Egli giunse tuttavia alla conclusione che il moto perpetuo non può esistere in natura, anticipando così di oltre tre secoli la dimostrazione definitiva della verità di quel principio fornita da James Clerk Maxwell, protagonista dell’affermazione della termodinamica nella seconda metà del secolo XIX.
La mostra presenta una galleria dei disegni di Leonardo e dei principali protagonisti delle ricerche sul moto perpetuo, affiancata dai modelli di alcuni tra i più intriganti di quei dispositivi e da suggestivi filmati ne illustrano il presunto funzionamento.
Un elemento di grande novità è la sezione dedicata alla realtà aumentata: grazie a questa tecnologia rivoluzionaria, i visitatori potranno interagire con l’ambiente circostante, visualizzando come se fossero reali le macchine a moto perpetuo concepite da Leonardo e dagli altri ingegneri e scienziati.
La mostra, a cura di Juliana Barone e Andrea Bernardoni, è realizzata dal Museo Galileo in collaborazione con Birkbeck–University of London e Ravensbourne University, nel quadro del progetto di ricerca FISR “Scienza, storia, società in Italia. Da Leonardo a Galileo alle ‘case’ dell’innovazione”, promosso e sostenuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e si avvale del patrocinio del Comitato Nazionale per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci.

venerdì 4 ottobre 2019

Paesaggi in trasformazione tra Medioevo e l’età di Leonardo

Paesaggi in trasformazione tra il Medioevo e l’età di Leonardo. Dalla ricerca alla comunicazione: Semifonte e Sandomierz
Palazzo Pretorio, Certaldo
26 settembre 20197 gennaio 2020
Chiesa di San Michele a Semifonte, Barberino Valdelsa
Il paesaggio, nei molteplici elementi naturali e antropici che lo compongono, quale risultato di mutamenti e sconvolgimenti, rappresenta il tema principale di questa mostra organizzata nelle due sedi di Palazzo Pretorio, nel cuore medievale di Certaldo, e della Cappella di San Michele Arcangelo a Semifonte, nel territorio di Barberino Valdelsa.
Recenti ricerche storiche e archeologiche – coordinate dalla Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università degli studi di Firenze, in collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie applicate ai Beni Culturali (CNR Roma) e l’Istituto di Archeologia e Etnologia dell’Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia – hanno preso in esame due casi di città distanti tra loro, ma accomunate dal medesimo destino: entrambe furono infatti distrutte e rase al suolo nel Medioevo. Si tratta di Semifonte, in Valdelsa, distrutta nel 1202 dalle truppe fiorentine e della città polacca di Sandomierz spazzata via dall’invasione dei Mongoli, tra 1241 e 1260.
I risultati di questo progetto internazionale sono presentati attraverso suggestive ricostruzioni virtuali realizzate dal Laboratorio di Geografia dell’Università di Firenze e, nel caso di Semifonte, consentono di osservare le trasformazioni del paesaggio dall’età medievale, prima e dopo la fondazione della città, fino alla sua distruzione e le conseguenti modifiche con la nascita di strutture di tipo urbano, le stesse che Leonardo rappresentò nelle sue carte.

giovedì 26 settembre 2019

"Bambin Gesù delle Mani” a Gubbio

Nell'ambito del Festival del Medioevo in programma a Gubbio dal 25 al 29 settembre 2019, in esposizione una straordinaria ed enigmatica opera del Pintoricchio, rimasta ignota per quasi cinquecento anni: il “Bambin Gesù delle Mani”. Prezioso frammento di un affresco scomparso, concepito tra il 1492 e il 1494 per volere di Rodrigo Borgia, salito al soglio di Pietro con il nome di Alessandro VI, l’opera racconta i segreti delle stanze vaticane e la storia di Giulia Farnese, la bellissima “sposa del papa”. L’opera è di proprietà della Fondazione Guglielmo Giordano. L’inaugurazione della mostra sarà preceduta dal focus
Bambin Gesù delle Mani presso la Sala Trecentesca di Palazzo Pretorio, Piazza Grande, venerdì 27 settembre 2019 alle ore 17:00. Al termine del focus, gli Sbandieratori di Gubbio e Viterbo inaugureranno l’esposizione del dipinto con una esibizione in piazza Grande alle ore 19.15.
Approfondimenti: http://www.festivaldelmedioevo.it  Per ulteriori informazioni informazioni: Servizio Turistico Associato IAT - Gubbio, Via della Repubblica 15 - 075 9220693; info@iat.gubbio.pg.it.

lunedì 9 settembre 2019

Aperto a Viterbo il "Museo Storico Didattico dei Cavalieri Templari"

A partire dal 7 settembre 2019, lo staff di Tesori d’ Etruria è pronto ad accogliere e trasportare i visitatori nel mondo dei Cavalieri Templari attraverso una vasta serie di attività e percorsi emozionali che ammaliano grandi e bambini in occasione dell’apertura, a Viterbo, del Museo Storico Didattico dei Cavalieri Templari. Una nuova spettacolare realtà che va ad arricchire l’offerta di Tesori d’Etruria e la sua Viterbo Sotterranea, diventati ormai un vero e proprio punto di riferimento culturale e di intrattenimento nel capoluogo della Tuscia e nel centro Italia.
Come ben sapete la nascita dell’ordine dei Cavalieri del Tempio si colloca nella Terra Santa, al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche scoppiate dopo la prima crociata del 1096. In quel periodo le strade della Terra Santa erano percorse da pellegrini provenienti da tutta Europa, spesso assaliti e depredati. Intorno al 1118 un piccolo gruppo di cavalieri fondò il nucleo originario dell’ordine templare, con il compito di assicurare l’incolumità dei numerosi pellegrini europei che continuavano a visitare Gerusalemme. L’ordine fu ufficializzato nel 1128, assumendo una regola monastica, grazie a Bernardo di Chiaravalle.
I Templari e Viterbo, un binomio imprescindibile, con molti punti di contatto fin dall’origine dell’Ordine, una sorta di primogenitura templare di Viterbo in Europa. Tutto ciò soprattutto grazie a papa Eugenio III, in esilio, più di una volta, da Roma a Viterbo. Proprio qui, nel 1145, papa Eugenio III, con la bolla Militia Dei, dà la possibilità all’Ordine Templare di raccogliere decime, tasse di sepoltura ed altri pagamenti.
Nello stesso anno, sempre da Viterbo, Eugenio III, con la bolla Quantum Praedecessores, dà inizio alla seconda Crociata, appena saputo che la città assira di Edessa era caduta in mano al temibile Imad al-Din Zengi che, con la presa di Edessa, voleva rispondere e contrastare l’ammaliante azione predicatoria messa in atto da Bernardo di Chiaravalle.
A Parigi, 2 anni dopo, Eugenio III presiede il capitulum generale di 130 Cavalieri Templari sotto il comando di Evrard des Barrès. Terminato il capitulum generale, Eugenio III ufficializza l’adozione della croce patente quale simbolo dei Templari, che già utilizzano quella patriarcale, consegnata trent’anni prima da Varmondo di Picquigny, patriarca di Gerusalemme, ai primi Templari. La croce patente assume un significato particolare solo tra i Cavalieri Templari che la adottano come emblema.
Queste e tante altre storie sui monaci-guerrieri, che fondono la storia dei Cavalieri Templari con il mito, potranno essere scoperte dai visitatori in un affascinante viaggio nel tempo con la visita al museo storico-didattico dei Cavalieri Templari a Viterbo Sotterranea.
Il Museo Storico-Didattico dei Cavalieri Templari e il nuovo complesso monumentale di Viterbo Sotterranea si possono visitare tutti i giorni con una visita guidata dedicata che conduce alla scoperta di questi magici luoghi, etruschi e templari, un viaggio nella storia lungo migliaia di anni.
Per ulteriori informazioni e notizie: Tesori d’Etruria, Piazza della Morte, 1 Viterbo 338.8618856 - 0761.220851 - welcome@tesoridietruria.it.

domenica 8 settembre 2019

"Le tavole dell'Ultima Cena" a Venezia

Oggetto della mostra dedicata alle Tavole dell’Ultima Cena è il volume Collection des Têtes, realizzato da André Dutertre, artista, accademico di Francia e insigne incisore e pubblicato a Parigi nel 1808. La sua genesi è totalmente sconosciuta. È plausibile supporre un guizzo dell’Imperatore Napoleone Bonaparte (incoronato Re d’Italia proprio a Milano nel 1805), desideroso di disporre di un volume con le stampe del Cenacolo vinciano dopo esserne rimasto affascinato dalla visione. Nel corso dei secoli nessuno prima di Dutertre aveva mai dedicato un volume allo studio o alla rappresentazione dell’Ultima Cena.
Il primo libro dedicato al Cenacolo fu scritto dal “milanese” Giuseppe Bossi nel 1810 (Del Cenacolo di Leonardo da Vinci: libri quattro), due anni dopo la pubblicazione del volume di Dutertre e, cosa incredibile, in esso non è presente alcuna menzione all’opera del grande incisore francese. Di questo volume esistono allo stato attuale delle ricerche solo pochissime copie al mondo, meno di dieci, compresa questa presente in mostra, tutte custodite in biblioteche pubbliche di grande prestigio. La copia in mostra, dedicata alla Regina d’Olanda Hortense Eugénie Cécile de Beauharnais, è impreziosita dalla firma in originale dello stesso Dutertre. Il contenuto del volume si articola in quattordici tavole, raffiguranti Gesù Cristo, i dodici apostoli e Leonardo da Vinci medesimo, corredate da una biografia del maestro. Durante la mostra il volume verrà esposto in una teca di protezione e aperto su doppia pagina di una delle più belle incisioni. Sono inoltre state riprodotte, incorniciate ed esposte tutte le pagine e le tavole del volume, così che il pubblico possa prendere visione dell’intero libro. Le meravigliose illustrazioni del volume delle Têtes di Dutertre condividono lo stile che caratterizza l’incisione tra fine Settecento e inizio Ottocento, quando la necessità di ritorno al modello, dettata dal Neoclassicismo, e il metodo di studio dell’arte del passato portano a una riscoperta della tecnica, soprattutto del bulino, risorta nel segno dell’ineccepibilità formale e aderenza fedelissima al prototipo.
Il virtuosismo a cui si spingono spesso gli esiti di questa ricerca viene rappresentato alla perfezione dall’opera di Dutertre. La delicatezza del chiaroscuro, gli effetti pittorici ottenuti grazie al sapiente utilizzo degli strumenti, l’aderenza alla realtà del soggetto, la cura maniacale per i dettagli più minuti, hanno il fine di restituire non già solo l’aspetto formale immediato del Cenacolo di Leonardo, ma le stesse caratteristiche intime, materiche, tangibili, dell’opera, evocando in modo sublime gli effetti di tono, luminosità, resa plastica, e le peculiarità stesse della tecnica ad affresco, in un gioco continuo di evocazioni e suggestioni, ammaliando il lettore come solo chi abbia compreso a fondo la lezione del maestro potrebbe fare. La mostra è impreziosita dal contributo della Biblioteca del Museo Correr di Venezia che per l’occasione ha Trattato della pittura di Lionardo da Vinci, Giuseppe Bossi, Del Cenacolo di Leonardo da Vinci libri quattro, Milano 1810; Antonio Conte, Ultima cena, acquaforte, 1812.
A Venezia alla Scuola Grande di San Marco dal 10 settembre al 10 novembre 2019.
Catalogo edito da Luni Editrice.

sabato 7 settembre 2019

Oltre il duomo. Il pozzo del vano ipogeo e le sue ricchezze

Si presenta con una spinta innovativa la mostra-evento 2019/2020 “Oltre il duomo. Il pozzo del vano ipogeo e le sue ricchezze”, allestita e pensata come un percorso a tappe che si snoda tra Grosseto, Roselle e Alberese e che estende l’atto di assemblare i frammenti archeologici per ricomporre “l’unità” anche a pezzi di città e di territorio, per ricostituirne l’identità.
La mostra, organizzata dal Comune di Grosseto, è il risultato di un progetto decennale portato avanti dalla Diocesi e dalla Soprintendenza, che oggi, grazie alla collaborazione di più Enti, si presenta finalmente alla comunità. Tutto è scaturito dalla scoperta, nel 2010, di un ambiente sotterraneo e di un pozzo di butto sotto la Cattedrale. Da qui lo scavo archeologico e l'eccezionale recupero di un contesto ricco e variegato in grado di restituire preziosissime informazioni sullo stile di vita e la quotidianità della Grosseto di XV secolo.
Il progetto, curato dall'architetto Barbara Fiorini con il Comune di Grosseto capofila, è condiviso con la Diocesi di Grosseto, la Soprintendenza Archeologia Beni Culturali e Paesaggio delle province di Siena Grosseto Arezzo, la Facoltà di Agraria dell’Università la Sapienza di Pisa, Fondazione Grosseto Cultura, la Facoltà di Archeologia di Siena (sede distaccata di Grosseto), la Società Speleologica Naturalistica Maremmana, il Polo Museale della Toscana, l'Ente Parco Regionale della Maremma, ClarisseArte, Terre Regionali Toscane, Promocultura oltre ad altri partners privati coinvolti fin da subito in questo lavoro.
Il luogo ove saranno raccolti tutti i materiali recuperati e restaurati è il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma-Museo d’Arte Sacra della diocesi di Grosseto, contenitore perfetto per l’esposizione e la narrazione di tutti i reperti archeologici, faunistici e botanici rinvenuti.
Lo scopo della mostra è non solo dare risalto all’unicità di questo recupero, ma soprattutto restituire alla Comunità un contesto ricco e importante che, dopo quello del Cassero nella Fortezza Medicea e quello del progetto di Archeologia Urbana, vada ad arricchire maggiormente e con linee ancora differenti i tratti di una Civitas.
La mostra si sviluppa anche al di fuori del museo in un percorso che mette in rete diversi luoghi della città e del territorio.
Fino al  2 febbraio 2020 al Museo Archeologico e d'Arte della Maremma.

martedì 3 settembre 2019

L'Autunno del Medioevo in Umbria

L'Autunno del Medioevo in Umbria
Cofani nuziali in gesso dorato e una bottega perugina dimenticata
Dal 21 settembre 2019 al 6 gennaio 2020 alla Galleria Nazionale dell'Umbria
a cura di Andrea De Marchi e Matteo Mazzalupi
Il focus centrale della mostra è rappresentato da una serie di cassoni nuziali del Quattrocento, arredi in uso nelle dimore rinascimentali italiane, di cui si conservano pochi esemplari, alcuni ascrivibili a Giovanni di Tommasino Crivelli e alla sua bottega perugina.
Si tratta di raffinati elementi di arredo fondamentali nelle dimore rinascimentali italiane tra XIV e XVI secolo, che raccontano frammenti preziosi della vita privata delle nobili famiglie che li avevano commissionati e documentano uno spaccato della cultura figurativa perugina.
I cassoni nuziali, antenati della moderna cassapanca, venivano costruiti sempre in coppia ed erano destinati a contenere il corredo delle spose di famiglie nobili e borghesi. Al momento dell’insediamento della donna nella casa del marito, o domumductio, venivano trasportati nella camera matrimoniale e lì conservati. Il coperchio, i fianchi e il retro erano raramente decorati, mentre assai più spesso gli ornamenti si concentravano sulla faccia anteriore: in pittura, in intaglio, in gesso dorato o utilizzando più tecniche insieme, erano composti secondo moduli che tendono a differenziarsi tra regione e regione e che rivelano spesso la provenienza da una precisa area geografica.
Vari anche i temi raffigurati, dai semplici motivi animali o vegetali, ripetuti talvolta in modo seriale, alle vere e proprie narrazioni, cortei e feste nuziali, ma anche episodi tratti dalla mitologia e dalla storia greca e romana, dalla Bibbia, dai romanzi medievali, scelti perlopiù tra quanti meglio richiamavano le virtù tipiche della vita matrimoniale e ne condannavano i vizi. Della decorazione facevano spesso parte gli stemmi delle famiglie degli sposi, generalmente secondo le regole dell’araldica che ponevano l’arma dell’uomo alla sinistra dell’osservatore, quella della donna alla destra: è proprio lo studio di questi dettagli a permettere oggi di ricondurre opere erratiche al loro originario contesto di provenienza, nei casi più fortunati addirittura a un preciso matrimonio e quindi a una cronologia sicura.
Oltre ai cassoni nuziali provenienti dalle principali collezioni d’arte italiane ed europee quali la Galleria Nazionale delle Marche, lo Städel Museum di Francoforte, il Muzeum Narodowe di Varsavia e il Victoria & Albert Museum di Londra, in mostra anche un nucleo di dipinti ascrivibili alla stessa bottega, il cui responsabile può essere forse identificato con la personalità, a oggi poco nota, di Giovanni di Tommasino Crivelli.
Per poter meglio contestualizzare la figura poliedrica di questo artista verranno esposte inoltre alcune opere che ben testimoniano la cultura tardogotica che si respirava ancora a Perugia nei primi decenni del Quattrocento, in primis la Madonna con il Bambino e angeli di Gentile da Fabriano, e le opere di pittori a lui coevi come il perugino Benedetto Bonfigli. Si offre, così, uno spaccato della cultura figurativa perugina in un momento delicato di transizione, dove artefici tenacemente nostalgici della civiltà degli ori tardogotici convissero con altri diversamente aperti alla nuova lingua dell’Angelico e di Filippo Lippi, come Benedetto Bonfigli e Bartolomeo Caporali.
Per maggiori informazioni visita il sito della Galleria Nazionale dell'Umbria.
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