giovedì 30 maggio 2013

La Primavera del Rinascimento

La mostra "La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460", aperta a Palazzo Strozzi di Firenze fino al 18 agosto 2013, si propone di illustrare, in sezioni tematiche, la genesi di quello che ancora oggi si definisce il “miracolo” del Rinascimento a Firenze, soprattutto attraverso capolavori di scultura: l’arte che per prima se ne è fatta interprete.
L’esposizione si apre con una suggestiva panoramica attorno alla riscoperta dell’Antico, attraverso esempi illustri della “rinascita” fra Due e Trecento, con opere di Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo, Giotto, Tino di Camaino e dei loro successori, che assimilano anche la ricchezza espressiva del Gotico, in particolare di origine francese (Sezione 1: L’eredità dei padri). L’“età nuova” si apre assieme al nuovo secolo: con i due rilievi del Sacrificio di Isacco di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi per la Porta del Battistero (dal Bargello), e con il modello della Cupola brunelleschiana (dal Museo di Santa Maria del Fiore), che riassumono al più alto vertice espressivo il momento fondante del primo Rinascimento (Sezione 2: Firenze 1401. L’alba del Rinascimento). In quegli anni, i successi politici della Repubblica fiorentina, la sua potenza economica e la pace sociale diffondono attraverso gli scritti di grandi umanisti il mito di Firenze come erede della repubblica romana e come modello per gli altri stati italiani.
La scultura pubblica monumentale, attraverso i capolavori di Donatello, Ghiberti, Nanni di Banco, Michelozzo realizzati per i grandi cantieri della città – la Cattedrale, il Campanile, Orsanmichele – è la prima e più alta testimonianza della creazione di un nuovo stile, di questa trasformazione in atto e dell’esaltazione di Firenze e della sua civiltà. (Sezione 3: La romanitas civile e cristiana). La scultura, e in particolare la statuaria, eserciterà perciò una profonda influenza sulla pittura dei massimi artisti del tempo come Masaccio, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Filippo Lippi (Sezione 6: "Pittura scolpita").
L’esposizione illustra inoltre altri temi significativi dell’antichità classica che, attraverso la scultura specialmente donatelliana, vennero assimilati e trasformati nel nuovo linguaggio rinascimentale, a testimonianza del clima spirituale e intellettuale della città, oltre che del suo fervore creativo (Sezione 4: “Spiritelli” fra sacro e profano; Sezione 5: La rinascita dei condottieri). Le ricerche di uno spazio “razionale” e l’invenzione della prospettiva brunelleschiana, trovano proprio nella scultura le loro formulazioni più avanzate – in particolare, nei bassorilievi donatelliani, come la predella del San Giorgio, dal Bargello, e il Banchetto di Erode dal Museo di Lille – con un seguito che tocca la metà del secolo in opere di Desiderio da Settignano o di Agostino di Duccio, a confronto con la pittura, anche antica (Sezione 7: La storia “in prospettiva”).
Fin dagli anni Venti del Quattrocento, i nuovi canoni della scultura, messi a punto dai grandi maestri e illustrati da alcuni capolavori – come le donatelliane Madonna Pazzi, dal Bode Museum di Berlino, la Madonna in terracotta policroma del Louvre e la Madonna Chellini, dal Victoria and Albert; la ghibertiana Madonna Kress, dalla National Gallery di Washington, o la Madonna già attribuita al Brunelleschi e qui a Nanni di Banco, dal Museo Diocesano di Fiesole – si moltiplicano attraverso una produzione sconfinata di rilievi (in marmo, stucco, terracotta policroma e invetriata, ovvero “robbiana”), destinati alla devozione privata, consentendo una capillare diffusione del gusto per la bellezza “nuova” in ogni strato sociale (Sezione 8: La diffusione della bellezza). Allo stesso tempo, Firenze vede concentrarsi la committenza artistica più prestigiosa, quasi sempre pubblica, nei luoghi di solidarietà e di preghiera (chiese, confraternite, ospedali), dove è ancora la scultura a tenere un ruolo di primo piano (Sezione 9: Bellezza e carità).
Attorno al simbolo assoluto della città, rappresentato dal modello ligneo della Cupola di Santa Maria del Fiore, si presenta dunque una rassegna di tipologie e di tematiche scultoree determinanti anche per l’evoluzione delle altre arti figurative, a diretto confronto con i precedenti classici: dalle tombe degli umanisti, alle desunzioni dai sarcofagi, alla rinascita del monumento equestre e del ritratto scolpito. Attorno a quest’ultimo, che vede la sua genesi verso la metà del secolo nei busti marmorei di Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Antonio Rosellino, si prefigura il passaggio dalla fiorentina libertas, rappresentata dalla committenza pubblica a un mecenatismo privato, che porta già il segno dell’egemonia medicea (Sezione 10: Dalla città al palazzo. I nuovi mecenati). In questa prospettiva, la mostra – che si apre con l’evocazione della cupola brunelleschiana – si chiude con quella della più illustre dimora privata del Rinascimento, attraverso il Modello ligneo di Palazzo Strozzi.
Informazioni
Tel. +39 055 2645155
Orari mostra
Tutti i giorni 9.00-20.00
Giovedì 9.00-23.00
Accesso in mostra consentito fino a un'ora prima dell'orario di chiusura.

Biglietti
intero euro 12.50
ridotto euro 8.50, 8.00
gruppi scuole e università euro 4.00

Biglietti online TicketOne.it
Prenotazioni
Sigma CSC
Tel. +39 055 2469600
Fax. +39 055 244145
prenotazioni@cscsigma.it
La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Musée du Louvre, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze, Museo Nazionale del Bargello con Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana con il contributo di Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

domenica 19 maggio 2013

Sacerdoti, vescovi, abati. Santi protettori delle valli alpine tra arte e devozione

Alcuni tesori dell'arte sacra del Medioevo valdostano e piemontese saranno oggetto, nel periodo estivo, di una mostra ospitata in Valle d'Aosta nell'ambito del progetto internazionale 'Sculpture medievale dans les Alpes'.
Realizzata in collaborazione con la Diocesi aostana e visitabile dal 28 giugno al 22 settembre 2013 nel Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta, l'esposizione sara' allestita insieme ad altre nelle citta' partner del progetto (Annecy, Ginevra, Sion, Torino e Susa) affrontando con sfumature differenti il tema della raffigurazione dei santi venerati tra Duecento e Cinquecento nell'arco alpino occidentale.
La mostra aostana, dal titolo 'Sacerdoti, vescovi, abati. Santi protettori delle valli alpine tra arte e devozione', sviluppera' il tema della devozione prettamente locale di santi di estrazione alpina e le ripercussioni sull'arte locale, e in particolare sulla scultura, nel Medioevo.
Il tema verra' trattato partendo da una ventina di opere dedicate ai santi Grato, Orso e Eldrado, venerati rispettivamente in Valle d'Aosta e in Valle di Susa. Si tratta di un gruppo di sculture e di oreficerie di notevole valore sia dal punto di vista storico che artistico, in grado di evidenziare aspetti stilisti e iconografici peculiari.
In mostra vi saranno sculture provenienti da varie parrocchie valdostane, quali Perloz, Aymavilles, Saint-Vincent e Antagnod, con un accento particolare sulle preziose oreficerie appartenenti al tesoro della Cattedrale aostana e a quello della Collegiata dei santi Pietro e Orso. La devozione a sant'Eldrado in ambito valsusino sara' documentata da due sculture del XV secolo e soprattutto dalla cassa reliquiario del santo, manifattura orafa della seconda meta' del XII secolo che torna in mostra dopo la storica esposizione 'Valle di Susa – Arte e Storia' del 1977.

mercoledì 15 maggio 2013

Dal Giglio al David

In una esposizione finora unica nel suo genere, "Dal Giglio al David. Arte civica a Firenze fra Medioevo e Rinascimento" presenterà quelle opere d'arte nate originariamente per arricchire i palazzi pubblici di Firenze, gli edifici che ospitavano le magistrature che amministravano la città, le sedi delle Arti - le antiche corporazioni dei mestieri - la cerchia di mura cittadine.
La mostra prende in considerazione l'araldica cittadina, la religione civica, i luoghi emblematici della città (il Palazzo dei Priori, il Palazzo del Podestà, Orsanmichele), le parti politiche dominanti (gli Angiò, le Arti, Guelfi e Ghibellini), illustrando quali fossero i temi figurativi prescelti ed offrendo dunque una nuova chiave di lettura di numerose opere d'arte che sottolinea così l'importanza delle immagini nella comunicazione e nella propaganda dei gruppi che governavano e comandavano a Firenze in età comunale e repubblicana, prima che l'ascesa dei Medici modificasse profondamente l'assetto politico ed estetico della città.
Le opere che compongono la mostra rivelano dunque un linguaggio figurativo complesso, ricco di riferimenti allegorici, dove il sacro e il profano si compenetrano, così che nel Palazzo dei Priori, oggi noto come Palazzo Vecchio, si potevano incontrare le raffigurazioni di san Cristoforo e della Ruota di fortuna, dell'eroe mitologico Ercole, presente nel sigillo ufficiale della città, e di quello ebraico David, il cui esemplare scolpito da Michelangelo e conservato alla Galleria dell'Accademia conclude idealmente il percorso espositivo. Sono soprattutto immagini religiose quelle che si sono salvate dall'ingiuria del tempo, come testimoniano le molteplici raffigurazioni della Madonna in maestà, dei santi patroni, di episodi evangelici esemplari come l'Incredulità di San Tommaso, immagine collegata all'amministrazione della giustizia e all'accertamento della verità (Giovanni Toscani, Galleria dell'Accademia; Affresco staccato nel Palazzo dei Vicari, Scarperia).
Alcuni rari disegni rinascimentali e l'affresco con la Cacciata del Duca d'Atene proveniente dall'antico carcere delle Stinche (ora a Palazzo Vecchio) illustrano invece il genere delle pitture infamanti, pitture murali situate in luoghi pubblici che raffiguravano, non di rado con dettagli raccapriccianti, fatti e personaggi invisi alla città di Firenze. Immagini ben augurali trovavano invece posto nel mercato, luogo per il quale lo scultore Donatello eseguì la statua della Dovizia (Abbondanza), oggi perduta, ma documentata da derivazioni realizzate nei secoli seguenti. Anche la decorazione delle porte cittadine e le immagini araldiche che arricchivano le mura costituivano un'altra occasione per celebrare la città e i suoi alleati. Particolare rilievo nell'esposizione è dato alle Arti, vero motore economico della Firenze comunale di cui gestivano di fatto il potere politico; l'iscrizione ad una delle corporazioni era condizione imprescindibile per poter partecipare alla vita politica della città e per i Priori delle Arti fu eretto Palazzo Vecchio. La mostra riunisce, dopo due secoli, le tavole dei santi patroni che originariamente trovavano posto sui pilastri della chiesa di Orsanmichele, nata dalla progressiva trasformazione in luogo di culto dell'antico mercato del grano e affidata alle Arti che la trasformarono in uno scrigno di opere d'arte.
La mostra sarà anche un'occasione per valorizzare il territorio cittadino segnalando i luoghi per i quali vennero realizzate le opere esposte alla mostra e favorendo la conoscenza e, quando possibile, la fruizione di tali luoghi, in larga parte sconosciuti ai turisti e ai fiorentini stessi.
Dal 14 maggio all'8 dicembre 2013
Costo del biglietto: €11,00; Riduzioni: €5,50
Orari: Martedì – Domenica ore 8.15 - 18.50; la biglietteria chiude alle 18.20
Nei mesi di luglio, agosto e settembre il martedì prolungamento dell’orario di apertura fino alle 22.00
Giorno di chiusura lunedì
Galleria dell'Accademia, Via Bettino Ricasoli, 58/60, 50122 Firenze 
Telefono: 055 2388612

venerdì 3 maggio 2013

Illuminare l'Abruzzo. Codici miniati tra Medioevo e Rinascimento

La mostra "Illuminare l'Abruzzo. Codici miniati tra Medioevo e Rinascimento", organizzata a Chieti con il sostegno e la collaborazione della Fondazione Carichieti, è finanziata dalla Regione Abruzzo in convenzione con il Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali dell’Università di Chieti “G. D’Annunzio”, il contributo dell’ADSI – Associazione Dimore Storiche e della Carsa Edizioni, presenterà in esclusiva il patrimonio librario medievale abruzzese in tutte le sue sfaccettature e andrà ad indagare le sottili collaborazioni e i differenti scambi artistici che fanno di questa realtà un patrimonio tutto da scoprire.
Delinea inoltre, grazie a prestigiose acquisizioni, un profilo nuovo della produzione abruzzese tra XI e XV secolo, attraverso la catalogazione di oltre settanta opere, tra codici e fogli staccati, conservate in Italia, in Europa e negli Stati Uniti.
Illuminare l’Abruzzo. Codici miniati tra Medioevo e Rinascimento costituisce un’occasione imperdibile per ammirare in un’unica esposizione, oltre che un vasto corpus di manoscritti miniati di proprietà delle Biblioteche pubbliche ed ecclesiastiche abruzzesi, soprattutto materiali finora sconosciuti o recentemente ritrovati: saranno esposti infatti, tra gli altri, i due fogli dei corali rubati da Guardiagrele rintracciati da Francesca Manzari sul mercato antiquario, il Messale per Offida conservato alla Biblioteca Palatina di Parma, i fogli miniati oggi alla Fondazione Cini di Venezia, l’Exultet di Avezzano, raro esempio di rotolo di pergamena della lunghezza di quasi 6 metri prodotto a Montecassino nell’XI secolo per Pandolfo, vescovo della città abruzzese, e incantevoli riproduzioni di codici di provenienza regionale custoditi in vari Istituti Esteri (Real Biblioteca – Escorial, Metropolitan Museum – New York, Pierpont Morgan Library – New York, Bibliothèque Nationale – Parigi, Musée Marmottan – Parigi).
In Abruzzo la produzione libraria miniata tra XI e XV secolo è straordinaria grazie a botteghe di professionisti, disposte soprattutto nei centri di Chieti, L’Aquila e Teramo, che operavano realizzando opere, anche dello stile più svariato.
Le numerose ricerche effettuate dai curatori nell’ultimo decennio hanno permesso di scoprire nuovi manoscritti, artisti e botteghe facendo emergere una rete di rapporti differente rispetto a quanto era stato fissato nella storiografia precedente. Molti codici sono nati dalla collaborazione di più artisti, la cui presenza è rilevabile anche all’interno di una piccolissima immagine, e talvolta anche di provenienza diversa. All’interno del Messale di Offida, ad esempio, lavorano almeno due artisti; questo manoscritto costituisce un’eccellente testimonianza del sistema del lavoro delle botteghe attive nel tardo Medioevo: artisti diversi fondono i propri interventi in modo da creare una grande uniformità stilistica pur mantenendo caratteri autonomi.
Gli artisti, molto spesso, si trasferivano a Roma e Napoli, immettendo nelle due capitali, del Regno e del Papato, componenti abruzzesi determinanti; altro interessante scambio avveniva tra l’Abruzzo e la Puglia, Regione nella quale sono stati rintracciati numerosi codici abruzzesi.
Rispetto a quelli di altre aree italiane, i miniatori abruzzesi firmano le loro opere con notevole orgoglio; essendo quasi tutte in lettere d’oro, mostrano un alto grado di autoconsapevolezza e un mercato librario di appartenenza sicuramente di alto pregio.
Ad arricchire la mostra concorre la pubblicazione del volume “Illuminare l’Abruzzo. Codici miniati tra Medioevo e Rinascimento” a cura di Alessandro Tomei e Gaetano Curzi, Francesca Manzari e Francesco Tentarelli.
Nel testo, oltre alle schede delle opere, sono presenti saggi sulla scrittura e sulla miniatura abruzzesi tra XII e XV secolo. Uno spazio fondamentale è stato naturalmente riservato all’illustrazione dei materiali schedati, in larga parte riprodotti per la prima volta o con foto appositamente realizzate. Il materiale fotografico raccolto verrà reso disponibile nel sito dell’Archivio fotografico dell’Università di Chieti (www.abruzzomedievale.it) dove già compare un’importante raccolta sul patrimonio artistico della regione.
Data inaugurazione: venerdì 10 maggio 2013 ore 17.30
presso il Museo Palazzo de’ Mayo a Chieti
Tel: 0871 359801 
Orario:
invernale (Maggio e Giugno)
martedì - venerdì 10,00 - 13,00
sabato - domenica 10,00 - 13,00 / 16,00 - 20,00
estivo (Luglio - Agosto):
martedì - domenica 19 - 23
Il museo resterà aperto anche a Ferragosto con orario 19 - 23
Lunedì chiuso
Visite guidate su appuntamento.