domenica 29 settembre 2019
giovedì 26 settembre 2019
"Bambin Gesù delle Mani” a Gubbio
Nell'ambito del Festival del Medioevo in programma a Gubbio dal 25 al 29 settembre 2019, in
esposizione una straordinaria ed enigmatica opera del Pintoricchio,
rimasta ignota per quasi cinquecento anni: il “Bambin Gesù delle Mani”.
Prezioso frammento di un affresco scomparso, concepito tra il 1492 e il
1494 per volere di Rodrigo Borgia, salito al soglio di Pietro con il
nome di Alessandro VI, l’opera racconta i segreti delle stanze vaticane e
la storia di Giulia Farnese, la bellissima “sposa del papa”. L’opera è
di proprietà della Fondazione Guglielmo Giordano. L’inaugurazione della
mostra sarà preceduta dal focus
Bambin Gesù delle Mani
presso la Sala Trecentesca di Palazzo Pretorio, Piazza Grande, venerdì
27 settembre 2019 alle ore 17:00. Al termine del focus, gli
Sbandieratori di Gubbio e Viterbo inaugureranno l’esposizione del
dipinto con una esibizione in piazza Grande alle ore 19.15.
Approfondimenti: http://www.festivaldelmedioevo.it
Per ulteriori informazioni informazioni: Servizio Turistico Associato
IAT - Gubbio, Via della Repubblica 15 - 075 9220693;
info@iat.gubbio.pg.it.
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rinascimento
Ubicazione:
Piazza Grande, 06024 Gubbio PG, Italia
sabato 21 settembre 2019
I Segni del Potere nel Mondo di Federico II
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Ubicazione:
Via castello, 85021 Lagopesole PZ, Italia
lunedì 9 settembre 2019
Aperto a Viterbo il "Museo Storico Didattico dei Cavalieri Templari"
A partire dal 7 settembre 2019, lo staff di Tesori d’ Etruria è pronto ad accogliere e trasportare i visitatori nel mondo dei
Cavalieri Templari attraverso una vasta serie di attività e percorsi
emozionali che ammaliano grandi e bambini in occasione dell’apertura, a
Viterbo, del Museo Storico Didattico dei Cavalieri Templari. Una nuova
spettacolare realtà che va ad arricchire l’offerta di Tesori d’Etruria e
la sua Viterbo Sotterranea, diventati ormai un vero e proprio punto di
riferimento culturale e di intrattenimento nel capoluogo della Tuscia e
nel centro Italia.
Come ben sapete la nascita dell’ordine dei Cavalieri del Tempio si
colloca nella Terra Santa, al centro delle guerre tra forze cristiane e
islamiche scoppiate dopo la prima crociata del 1096. In quel periodo le
strade della Terra Santa erano percorse da pellegrini provenienti da
tutta Europa, spesso assaliti e depredati. Intorno al 1118 un piccolo
gruppo di cavalieri fondò il nucleo originario dell’ordine templare, con
il compito di assicurare l’incolumità dei numerosi pellegrini europei
che continuavano a visitare Gerusalemme. L’ordine fu ufficializzato nel
1128, assumendo una regola monastica, grazie a Bernardo di Chiaravalle.
I Templari e Viterbo, un binomio imprescindibile, con molti punti di
contatto fin dall’origine dell’Ordine, una sorta di primogenitura
templare di Viterbo in Europa. Tutto ciò soprattutto grazie a papa
Eugenio III, in esilio, più di una volta, da Roma a Viterbo. Proprio
qui, nel 1145, papa Eugenio III, con la bolla Militia Dei, dà la
possibilità all’Ordine Templare di raccogliere decime, tasse di
sepoltura ed altri pagamenti.
Nello stesso anno, sempre da Viterbo, Eugenio III, con la bolla
Quantum Praedecessores, dà inizio alla seconda Crociata, appena saputo
che la città assira di Edessa era caduta in mano al temibile Imad al-Din
Zengi che, con la presa di Edessa, voleva rispondere e contrastare
l’ammaliante azione predicatoria messa in atto da Bernardo di
Chiaravalle.
A Parigi, 2 anni dopo, Eugenio III presiede il capitulum generale di
130 Cavalieri Templari sotto il comando di Evrard des Barrès. Terminato
il capitulum generale, Eugenio III ufficializza l’adozione della croce
patente quale simbolo dei Templari, che già utilizzano quella
patriarcale, consegnata trent’anni prima da Varmondo di Picquigny,
patriarca di Gerusalemme, ai primi Templari. La croce patente assume un
significato particolare solo tra i Cavalieri Templari che la adottano
come emblema.
Queste e tante altre storie sui monaci-guerrieri, che fondono la
storia dei Cavalieri Templari con il mito, potranno essere scoperte dai
visitatori in un affascinante viaggio nel tempo con la visita al museo
storico-didattico dei Cavalieri Templari a Viterbo Sotterranea.
Il Museo Storico-Didattico dei Cavalieri Templari e il nuovo
complesso monumentale di Viterbo Sotterranea si possono visitare tutti i
giorni con una visita guidata dedicata che conduce alla scoperta di
questi magici luoghi, etruschi e templari, un viaggio nella storia lungo
migliaia di anni.
Per ulteriori informazioni e notizie: Tesori d’Etruria, Piazza della
Morte, 1 Viterbo 338.8618856 - 0761.220851 - welcome@tesoridietruria.it.
Ubicazione:
Piazza della Morte, 1, 01100 Viterbo VT, Italia
domenica 8 settembre 2019
"Le tavole dell'Ultima Cena" a Venezia
Oggetto della mostra dedicata alle Tavole dell’Ultima Cena è il volume Collection des Têtes, realizzato da André Dutertre, artista, accademico di Francia e insigne incisore e pubblicato a Parigi nel 1808. La sua genesi è totalmente sconosciuta. È plausibile supporre un guizzo dell’Imperatore Napoleone Bonaparte (incoronato Re d’Italia proprio a Milano nel 1805), desideroso di disporre di un volume con le stampe del Cenacolo vinciano dopo esserne rimasto affascinato dalla visione.
Nel corso dei secoli nessuno prima di Dutertre aveva mai dedicato un volume allo studio o alla rappresentazione dell’Ultima Cena.
Il primo libro dedicato al Cenacolo fu scritto dal “milanese” Giuseppe Bossi nel 1810 (Del Cenacolo di Leonardo da Vinci: libri quattro), due anni dopo la pubblicazione del volume di Dutertre e, cosa incredibile, in esso non è presente alcuna menzione all’opera del grande incisore francese.
Di questo volume esistono allo stato attuale delle ricerche solo pochissime copie al mondo, meno di dieci, compresa questa presente in mostra, tutte custodite in biblioteche pubbliche di grande prestigio. La copia in mostra, dedicata alla Regina d’Olanda Hortense Eugénie Cécile de Beauharnais, è impreziosita dalla firma in originale dello stesso Dutertre.
Il contenuto del volume si articola in quattordici tavole, raffiguranti Gesù Cristo, i dodici apostoli e Leonardo da Vinci medesimo, corredate da una biografia del maestro. Durante la mostra il volume verrà esposto in una teca di protezione e aperto su doppia pagina di una delle più belle incisioni. Sono inoltre state riprodotte, incorniciate ed esposte tutte le pagine e le tavole del volume, così che il pubblico possa prendere visione dell’intero libro.
Le meravigliose illustrazioni del volume delle Têtes di Dutertre condividono lo stile che caratterizza
l’incisione tra fine Settecento e inizio Ottocento, quando la necessità di ritorno al modello, dettata dal
Neoclassicismo, e il metodo di studio dell’arte del passato portano a una riscoperta della tecnica, soprattutto
del bulino, risorta nel segno dell’ineccepibilità formale e aderenza fedelissima al prototipo.
Il virtuosismo a cui si spingono spesso gli esiti di questa ricerca viene rappresentato alla perfezione
dall’opera di Dutertre. La delicatezza del chiaroscuro, gli effetti pittorici ottenuti grazie al sapiente utilizzo
degli strumenti, l’aderenza alla realtà del soggetto, la cura maniacale per i dettagli più minuti, hanno il fine di
restituire non già solo l’aspetto formale immediato del Cenacolo di Leonardo, ma le stesse caratteristiche
intime, materiche, tangibili, dell’opera, evocando in modo sublime gli effetti di tono,
luminosità, resa
plastica, e le peculiarità stesse della tecnica ad affresco, in un gioco continuo di evocazioni e suggestioni,
ammaliando il lettore come solo chi abbia compreso a fondo la lezione del maestro potrebbe fare.
La mostra è impreziosita dal contributo della Biblioteca del Museo Correr di Venezia che per l’occasione ha
Trattato della pittura di Lionardo da Vinci, Giuseppe Bossi, Del Cenacolo di Leonardo da Vinci libri quattro, Milano 1810; Antonio Conte, Ultima cena, acquaforte,
1812.
Catalogo edito da Luni Editrice.
sabato 7 settembre 2019
Oltre il duomo. Il pozzo del vano ipogeo e le sue ricchezze
Si presenta con una spinta innovativa la mostra-evento 2019/2020
“Oltre il duomo. Il pozzo del vano ipogeo e le sue ricchezze”, allestita
e pensata come un percorso a tappe che si snoda tra Grosseto, Roselle e
Alberese e che estende l’atto di assemblare i frammenti archeologici
per ricomporre “l’unità” anche a pezzi di città e di territorio, per
ricostituirne l’identità.
La mostra, organizzata dal Comune di Grosseto, è il risultato di un
progetto decennale portato avanti dalla Diocesi e dalla Soprintendenza,
che oggi, grazie alla collaborazione di più Enti, si presenta finalmente
alla comunità. Tutto è scaturito dalla scoperta, nel 2010, di un
ambiente sotterraneo e di un pozzo di butto sotto la Cattedrale. Da qui
lo scavo archeologico e l'eccezionale recupero di un contesto ricco e
variegato in grado di restituire preziosissime informazioni sullo stile
di vita e la quotidianità della Grosseto di XV secolo.
Il
progetto, curato dall'architetto Barbara Fiorini con il Comune di
Grosseto capofila, è condiviso con la Diocesi di Grosseto, la
Soprintendenza Archeologia Beni Culturali e Paesaggio delle province di
Siena Grosseto Arezzo, la Facoltà di Agraria dell’Università la Sapienza
di Pisa, Fondazione Grosseto Cultura, la Facoltà di Archeologia di
Siena (sede distaccata di Grosseto), la Società Speleologica
Naturalistica Maremmana, il Polo Museale della Toscana, l'Ente Parco
Regionale della Maremma, ClarisseArte, Terre Regionali Toscane,
Promocultura oltre ad altri partners privati coinvolti fin da subito in
questo lavoro.
Il
luogo ove saranno raccolti tutti i materiali recuperati e restaurati è
il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma-Museo d’Arte Sacra della
diocesi di Grosseto, contenitore perfetto per l’esposizione e la
narrazione di tutti i reperti archeologici, faunistici e botanici
rinvenuti.
Lo scopo della mostra è non solo dare risalto all’unicità di questo
recupero, ma soprattutto restituire alla Comunità un contesto ricco e
importante che, dopo quello del Cassero nella Fortezza Medicea e quello
del progetto di Archeologia Urbana, vada ad arricchire maggiormente e
con linee ancora differenti i tratti di una Civitas.
La mostra si sviluppa anche al di fuori del museo in un percorso che mette in rete diversi luoghi della città e del territorio.
Fino al 2 febbraio 2020 al Museo Archeologico e d'Arte della Maremma.
martedì 3 settembre 2019
L'Autunno del Medioevo in Umbria
L'Autunno del Medioevo in Umbria
Cofani nuziali in gesso dorato e una bottega perugina dimenticata
Dal 21 settembre 2019 al 6 gennaio 2020 alla Galleria Nazionale dell'Umbria
a cura di Andrea De Marchi e Matteo Mazzalupi
Il focus centrale della mostra è rappresentato da una serie di cassoni nuziali del Quattrocento, arredi in uso nelle dimore rinascimentali italiane, di cui si conservano pochi esemplari, alcuni ascrivibili a Giovanni di Tommasino Crivelli e alla sua bottega perugina.
Si tratta di raffinati elementi di arredo fondamentali nelle dimore rinascimentali italiane tra XIV e XVI secolo, che raccontano frammenti preziosi della vita privata delle nobili famiglie che li avevano commissionati e documentano uno spaccato della cultura figurativa perugina.
I cassoni nuziali, antenati della moderna cassapanca, venivano costruiti sempre in coppia ed erano destinati a contenere il corredo delle spose di famiglie nobili e borghesi. Al momento dell’insediamento della donna nella casa del marito, o domumductio, venivano trasportati nella camera matrimoniale e lì conservati. Il coperchio, i fianchi e il retro erano raramente decorati, mentre assai più spesso gli ornamenti si concentravano sulla faccia anteriore: in pittura, in intaglio, in gesso dorato o utilizzando più tecniche insieme, erano composti secondo moduli che tendono a differenziarsi tra regione e regione e che rivelano spesso la provenienza da una precisa area geografica.
Vari anche i temi raffigurati, dai semplici motivi animali o vegetali, ripetuti talvolta in modo seriale, alle vere e proprie narrazioni, cortei e feste nuziali, ma anche episodi tratti dalla mitologia e dalla storia greca e romana, dalla Bibbia, dai romanzi medievali, scelti perlopiù tra quanti meglio richiamavano le virtù tipiche della vita matrimoniale e ne condannavano i vizi. Della decorazione facevano spesso parte gli stemmi delle famiglie degli sposi, generalmente secondo le regole dell’araldica che ponevano l’arma dell’uomo alla sinistra dell’osservatore, quella della donna alla destra: è proprio lo studio di questi dettagli a permettere oggi di ricondurre opere erratiche al loro originario contesto di provenienza, nei casi più fortunati addirittura a un preciso matrimonio e quindi a una cronologia sicura.
Oltre ai cassoni nuziali provenienti dalle principali collezioni d’arte italiane ed europee quali la Galleria Nazionale delle Marche, lo Städel Museum di Francoforte, il Muzeum Narodowe di Varsavia e il Victoria & Albert Museum di Londra, in mostra anche un nucleo di dipinti ascrivibili alla stessa bottega, il cui responsabile può essere forse identificato con la personalità, a oggi poco nota, di Giovanni di Tommasino Crivelli.
Si tratta di raffinati elementi di arredo fondamentali nelle dimore rinascimentali italiane tra XIV e XVI secolo, che raccontano frammenti preziosi della vita privata delle nobili famiglie che li avevano commissionati e documentano uno spaccato della cultura figurativa perugina.
I cassoni nuziali, antenati della moderna cassapanca, venivano costruiti sempre in coppia ed erano destinati a contenere il corredo delle spose di famiglie nobili e borghesi. Al momento dell’insediamento della donna nella casa del marito, o domumductio, venivano trasportati nella camera matrimoniale e lì conservati. Il coperchio, i fianchi e il retro erano raramente decorati, mentre assai più spesso gli ornamenti si concentravano sulla faccia anteriore: in pittura, in intaglio, in gesso dorato o utilizzando più tecniche insieme, erano composti secondo moduli che tendono a differenziarsi tra regione e regione e che rivelano spesso la provenienza da una precisa area geografica.
Vari anche i temi raffigurati, dai semplici motivi animali o vegetali, ripetuti talvolta in modo seriale, alle vere e proprie narrazioni, cortei e feste nuziali, ma anche episodi tratti dalla mitologia e dalla storia greca e romana, dalla Bibbia, dai romanzi medievali, scelti perlopiù tra quanti meglio richiamavano le virtù tipiche della vita matrimoniale e ne condannavano i vizi. Della decorazione facevano spesso parte gli stemmi delle famiglie degli sposi, generalmente secondo le regole dell’araldica che ponevano l’arma dell’uomo alla sinistra dell’osservatore, quella della donna alla destra: è proprio lo studio di questi dettagli a permettere oggi di ricondurre opere erratiche al loro originario contesto di provenienza, nei casi più fortunati addirittura a un preciso matrimonio e quindi a una cronologia sicura.
Oltre ai cassoni nuziali provenienti dalle principali collezioni d’arte italiane ed europee quali la Galleria Nazionale delle Marche, lo Städel Museum di Francoforte, il Muzeum Narodowe di Varsavia e il Victoria & Albert Museum di Londra, in mostra anche un nucleo di dipinti ascrivibili alla stessa bottega, il cui responsabile può essere forse identificato con la personalità, a oggi poco nota, di Giovanni di Tommasino Crivelli.
Per maggiori informazioni visita il sito della Galleria Nazionale dell'Umbria.
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lunedì 2 settembre 2019
Castelseprio longobarda prorogata dino al 29 settembre 2019
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Ubicazione:
21050 Castelseprio VA, Italia
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