sabato 30 gennaio 2016

Chiese Romaniche dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea: Il progetto

Il progetto, ideato dall'Ecomuseo AMI, coinvolge un gruppo di comuni dell'area con l'intento condiviso di valorizzare il patrimonio delle chiese romaniche del territorio, realizzando un circuito culturale e turistico. L'iniziativa mira quindi a creare un sistema culturale diffuso e permanente che metta in rete le chiese romaniche attraverso una promozione e comunicazione unitaria, l'organizzazione d'itinerari specifici e l'apertura al pubblico dei siti coinvolti in giorni ed orari definiti. L'obiettivo generale è quello di innescare un forte processo di presa di coscienza del valore storico, culturale ed identitario di questi monumenti e, nello stesso tempo, del loro potenziale valore turistico e, dunque, economico.
Al momento sono presenti le schede di 13 edifici romanici del territorio, ognuna con notizie storiche, riferimenti, immagini, utili per programmare un itinerario tematico nel cuore del Medioevo.
Vai all'elenco delle Chiese Romaniche.

venerdì 29 gennaio 2016

“Bologna 1116. Dalla rocca imperiale alla città del Comune”

Al Museo Civico Medievale da venerdì 18 marzo a domenica 17 luglio 2016 nell'ambito delle celebrazioni per il IX Centenario della nascita del Comune di Bologna è in programma la mostra “Bologna 1116. Dalla rocca imperiale alla città del Comune”.
La mostra si propone di illustrare alcuni aspetti sociali ed artistici della città agli esordi delle sue istituzioni politiche e culturali. Particolare rilievo viene dato alla città delle Quattro Croci e al castello imperiale che i Bolognesi distrussero nel 1115 all'indomani della morte di Matilde di Canossa, signora delle città padane e toscane con vicariato imperiale. Il castello, di cui il Palazzo Ghisilardi (sede del museo) conserva alcuni notevoli resti murari in selenite, fu sede dei funzionari matildici che si opponevano al dinamismo politico ed economico della città, ormai da tempo avviata ad affermare l'autonomia comunale. Mentre si consumava anche il conflitto della Lotta per le Investiture, la ribellione dei Bolognesi fu ricomposta nel 1116 dall'imperatore Enrico V con un diploma che favorì indirettamente l'affermazione del Comune, di cui vengono tracciate le fasi istituzionali, fino all'apertura di Piazza Maggiore (1200-1201) e alla liberazione dei servi (1256). Una specifica sezione è dedicata anche alla storia dello Studium (Università), da Irnerio ai monumenti dei dottori presenti in museo.
L'esposizione, oltre a valorizzare il patrimonio presente in museo, si avvale di alcuni importanti prestiti, per portare all'attenzione dei visitatori significativi manufatti dei secoli XI, XII e XIII, tra cui sculture, armi, oreficerie, documenti e codici miniati. Museo Davia Bargellini “Il Senato bolognese” Un percorso fra i ritratti dei senatori della famiglia Bargellini esposti in museo, per evidenziare il ruolo delle famiglie senatorie bolognesi nel governo della città. Collezioni Comunali d'Arte “Palazzo d'Accursio centro del Governo” Un percorso negli ambienti monumentali del primo piano di Palazzo d'Accursio (Cappella Farnese e Sala Farnese) per ricostruire alcuni dei momenti salienti della storia della città, quali l'incoronazione di Carlo V e la presenza dei Pontefici e dei Legati in città.
Museo Civico Medievale
Via Manzoni, 4
40121 Bologna
tel. 051 2193930 - 2193916
fax 051 232312

lunedì 25 gennaio 2016

"Scacco al rischio! Fortuna, sventura, calcolo nell’assicurazione dal Medioevo ad oggi", mostra a Milano

San Bernardino da Siena, De contractibus et usuris
Da venerdì 29 gennaio a sabato 9 aprile 2016, lo Scalone Monumentale della Sala del Grechetto, alla Biblioteca Sormani di Milano, ospita una mostra che ripercorre 700 anni di storia dell’assicurazione, dal Medioevo a oggi.
L’esposizione, dal titolo "Scacco al rischio! Fortuna, sventura, calcolo nell’assicurazione dal Medioevo ad oggi", curata da Marina Bonomelli e Claudia Di Battista, organizzata da Fondazione Mansutti e Biblioteca Sormani, con il contributo di Fondazione Cariplo, presenta rari materiali come libri, polizze, targhe, manifesti, provenienti dalla Fondazione Mansutti di Milano, che conserva una collezione specialistica unica al mondo.
La rassegna ripercorre le tappe fondamentali di un viaggio che dalla Firenze di Giotto e Petrarca, passa dalla Spagna per arrivare alla fine del 1500 in Olanda e in Inghilterra, da dove l’assicurazione si è infine diffusa in tutto il mondo, per giungere alla contemporaneità.
Il percorso si sviluppa seguendo tre aree cronologiche.
La prima - Il Medioevo - si apre con la polizza di assicurazione più antica a noi pervenuta, stilata da un notaio genovese il 18 febbraio 1343, proveniente dall’Archivio di Stato di Genova. Nel Trecento, il ceto mercantile aveva raggiunto una notevole potenza economica e politica, fino ad allora sconosciuta. I rischi dei viaggi oltremare con l’Estremo Oriente e con le ricche colonie levantine si erano così sviluppati che si riteneva indispensabile trovare il modo di non annullare il guadagno ottenuto con trasferimenti così avventurosi.
L’intuizione dei grandi mercanti fiorentini e genovesi portò alla creazione di uno strumento che potesse trasferire il rischio della perdita di un carico o della stessa nave ad altri che fossero disposti a prenderlo su di sé al fine di ottenere, a loro volta, un’analoga copertura per le loro spedizioni. Questa pratica si diffuse rapidamente per tutto il Quattrocento, al punto da diventare vitale per il commercio, nonostante la Chiesa e suoi illustri teologi cercassero di definire i confini tra liceità dell’assicurazione e pericoli di usura.
Nella seconda sezione – L’età Moderna - si analizza quanto la diffusione della pratica dell’assicurazione necessitasse di una sistemazione unitaria realizzata attraverso leggi organiche e con l’apporto di giuristi che hanno dedicato a questa materia interi trattati. Sarà esposto, ad esempio, il Consolato del mare nell'edizione veneziana del 1549, il Tractatus De assecurationibus nella rara prima edizione di Pietro Santerna del 1552, il De mercatura di Benvenuto Stracca del 1622. Molto interessante è anche l’Ordonnance de la Marine, promulgata da Luigi XIV nel 1681. Tra le sue norme, ad esempio, vi è quella che vieta l’assicurazione sulla vita delle persone ma dà la facoltà di assicurare la vita degli schiavi che erano trattati alla stessa stregua delle merci trasportate sulla nave. Di importanza fondamentale per lo sviluppo della tecnica assicurativa è stato il contributo dato da importanti scienziati quale Jakob Bernoulli, autore del primo trattato sul calcolo delle probabilità, esposto in mostra nella rara edizione del 1713.
L’età Contemporanea, oggetto d’indagine della terza sezione, segna la definitiva affermazione dell’attività assicurativa, ora non più in mano a singoli mercanti, ma a compagnie dotate di elevate disponibilità finanziarie che si dedicarono alla copertura di rischi diversi da quelli marittimi. Dopo l’assicurazione contro l’incendio e sulla vita, la prassi si è estesa ad altri rami assicurativi destinati a coprire i nuovi rischi determinati dalla società in continua evoluzione tra cui il furto, gli infortuni, le malattie, la responsabilità civile, i trasporti.
Nel Novecento, la nuova forma di comunicazione pubblicitaria non lasciò insensibili le compagnie assicuratrici che coinvolsero, per reclamizzare i loro prodotti, alcuni dei maggiori artisti dell’epoca. La mostra offre un’ampia selezione di manifesti, creati da autori quali Boccioni, Dudovich, Metlicovitz, Hohenstein, Mucha e un centinaio di targhe-incendio originali di compagnie di assicurazioni.
Tra le rarità si segnalano il manoscritto membranaceo De contractibus et usuris di San Bernardino da Siena del 1470, polizze manoscritte e a stampa delle principali piazze italiane (Firenze, Venezia, Genova) strumenti di navigazione antichi, portolani e atlanti tascabili provenienti dalla Fondazione Mansutti e da collezioni private.
Un percorso virtuale interattivo, realizzato con il contributo scientifico e didattico di Forum-Ania Consumatori, riassume le fasi storiche del fenomeno assicurativo, offrendo ai visitatori l’opportunità di rivivere la mostra in formato digitale. Accompagna la mostra il volume “L’affascinante storia dell’assicurazione. Manifesti, libri, targhe, polizze”, pubblicata da Silvana editoriale.
Orari: lunedì-venerdì, 15.00-19.00; sabato, 9.00-13.00
Ingresso libero
Info: Tel. 02.87064280; bilbioteca@mansutti.it. 

giovedì 21 gennaio 2016

Genova nel Medioevo. Una capitale del Mediterraneo nell'età degli Embriaci

Genova nel Medioevo. Una capitale del Mediterraneo nell'età degli Embriaci, che si svolge al Museo di Sant'Agostino da sabato 19 marzo a domenica 26 giugno 2016. Una rassegna articolata a tappe per mostrare l'apertura della città al mondo orientale. Una storia che sarà ripercorsa attraverso quegli oggetti e quelle famiglie di mercanti, in questo caso gli Embriaci, che hanno intessuto rapporti con l'Oriente. In esposizione ci sarà anche il Sacro Catino, divenuto uno dei simboli della città. All'interno della Chiesa di Sant'Agostino ci saranno 200 opere orientali e occidentali, tra cui sculture, dipinti, manoscritti miniati, avori, tessuti, ceramiche, metalli e monete, per rivelare il complesso intreccio di rapporti culturali, politici e commerciali instaurati tra la Liguria, Bisanzio e i territori del mondo islamico tra XI e XIII secolo, che hanno reso la Repubblica una vera porta tra Oriente e Occidente.
Torre degli Embriaci nel centro storico di Genova
La Genova medievale, al tempo degli Embriaci, è al centro della mostra che espone documenti, oggetti-simbolo, pitture e sculture databili tra XII e XIII secolo. Troviamo presentati oltre cinquanta reperti provenienti dallo scavo della “Curia Embriacorum”, ma anche oggetti in avorio, manoscritti miniati, ceramiche, tessuti e arredi preziosi provenienti dal Mediterraneo e dal Mar Nero, a testimonianza dei fitti rapporti intessuti tra la Repubblica e il mondo islamico. La straordinaria ricchezza di apporti culturali che animavano la vita cittadina medievale, in uno dei periodi più emblematici della sua storia, è così presentata attraverso i manufatti e le opere d’arte. La mostra mette anche in evidenza gli influssi “esterni” sulla cultura artistica locale, sulla tipologia architettonica degli edifici e sulla struttura urbanistica della città di Genova, ma anche sulla vita quotidiana.

mercoledì 20 gennaio 2016

"Voci dalle pietre. Manufatti romani e bizantini" in mostra a Ferrara

Voci dalle Pietre, esposizione fotografica di marmi romani e bizantini finalizzata a presentare e a far conoscere le "antichità" romane e bizantine che Ferrara conserva: vi confluirono a partire dal momento in cui sorse la cattedrale.
Epigrafi funerarie variamente decorate, lastre con fregi floreali, un clipeo con il busto di una divinità classica e altro ancora, proveniente dai territori ravennati e veneti, furono murati nella nuova fabbrica.
Successivamente, vi furono trasferiti da Voghenza arredi sacri di manifattura orientale e alcuni sarcofagi ravennati divennero arche per illustri personaggi della comunità locale.
La Chiesa e l'Antiquaria (si veda, ad esempio, la stele di Aelia Regilla e L. Annius Decoratus, appartenuta al Baruffaldi, scoperta in Ferrara durante i lavori per la costruzione del castello, ora nel civico lapidario) furono i principali trait d'union con il passato.
Il numero delle "antichità" ferraresi si accrebbe con "arrivi" più recenti, quali il sarcofago portato dalla capitale nel palazzo delle Poste Italiane e il cippo funerario donato all'Università di Ferrara.
E' quindi giunto il momento di richiamare nuovamente l'attenzione su questi pezzi ripresentandoli alla città con una mostra fotografica e con alcuni incontri di approfondimento e di aggiornamento. Nel periodo compreso tra gennaio e marzo sul contenuto dell'esposizione e per una più incisiva conoscenza delle "antichità" e dei monumenti nei quali talune di esse sono murate; saranno tenute cinque conferenze con relatori, oltre all'arcivescovo di Ferrara-Comacchio Luigi Negri, gli studiosi Stella Patitucci, Sauro Gelichi, Paola Porta, Stefano Bruni.
La mostra, con le fotografie e con il commento che accompagna queste "pietre", spesso parlanti in virtù delle epigrafi che le corredano, intende rinnovare l'interesse su "pezzi" dal complesso e forse oggi da troppo tempo dimenticato significato storico e culturale.
L'esposizione si compone di 19 pannelli; in 17 sono presentate le 17 "pietre". Negli altri 2 pannelli, in uno viene presentata la pianta della città e il percorso che, partendo dalla cattedrale, consente di raggiungere gli edifici nei quali le varie "pietre" sono conservate e visibili: il Lapidario civico, Palazzo di Renata di Francia, basilica di S. Francesco, chiesa soppressa di S. Apollonia, monastero di S. Giorgio, Museo della Cattedrale, Palazzo delle Poste Italiane; e nell'altro i promotori della mostra: l'Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, il Capitolo della Cattedrale, il Comune di Ferrara, l'Associazione Ferrariae Decus, la Deputazione Ferrarese di Storia Patria, il Polo Museale Emilia Romagna Ferrara, il Comune di Voghiera.
La mostra verrà inaugurata venerdì 22 gennaio 2016 alle h. 17,30 nel Palazzo Municipale di Ferrara (Salone d'Onore), e resterà aperta fino a venerdì 19 febbraio 2016; successivamente, sarà visibile prima nel Palazzo di Ludovico il Moro, sede del Museo Archeologico Nazionale e poi nel Comune di Voghiera.
Coordinatori della mostra sono la dott.ssa Fede Berti, il prof. Franco Cazzola, il dott. Francesco Guaraldi, l'arch. Michele Pastore, il dott. Aniello Zamboni.

martedì 19 gennaio 2016

“Da Otranto a Santa Maria al Bagno. 2000 anni di presenze ebraiche in provincia di Lecce”

“Da Otranto a Santa Maria al Bagno. 2000 anni di presenze ebraiche in provincia di Lecce”
Castello Carlo V di Lecce
La mostra nasce dall’idea di creare un percorso espositivo documentario che testimoni e faccia conoscere alla popolazione locale e ai turisti una interessante parte della storia del territorio salentino dai più ancora poco conosciuta. La presenza di comunità ebraiche nel territorio, attestata fin da età antica, come testimonia una stele funeraria del III sec. d.C. rinvenuta ad Otranto, ha avuto una funzione importante nello sviluppo economico e culturale del Salento in età medievale. Dopo una “scomparsa silenziosa” di alcuni secoli causata dagli editti di espulsione della monarchia spagnola, gli Ebrei ricompaiono nel Salento del secondo dopoguerra, in una realtà fortemente provata dal conflitto che, nonostante questo, li accolse in alcuni di campi di accoglienza istituiti in alcune delle più rimate località balneari.
La mostra racconta attraverso documenti, testimonianze e immagini una storia di convivenza e integrazione tra la popolazione ebraica e quella locale sia in età antica, ma ancora di più nel periodo recente, come dimostrano le numerose testimonianze lasciate da persone che nel transitare nel nostro territorio provenienti dai campi di concentramento, ricordano il Salento come una terra di “accoglienza”. Per questo motivo si è scelto di collocare la mostra nel periodo in cui si celebra la “Giornata della Memoria”, il cui intento è di “conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano più accadere”.
La mostra, allestita all’interno delle sale polifunzionali del Castello Carlo V, luogo simbolo della presenza ebraica medievale in città, si svolgerà da venerdì 22 gennaio a domenica 28 febbraio 2016.
La realizzazione della mostra, indirizzata a turisti, locali e soprattutto alle nuove generazioni si pone la finalità di approfondire tematiche relative alla tolleranza, l’inclusione sociale, la discriminazione, partendo dal presupposto che la conoscenza della storia, e ancora di più della storia del territorio in cui si vive, può aiutare alla comprensione e all’analisi critica del presente. A questo proposito l’esposizione risponde perfettamente alle finalità della legge 20 luglio 2000, n. 211 di istituzione del “Giorno della Memoria”.
La mostra è promossa dalla Cooperativa Theutra, con la collaborazione del prof. F. Lelli (Università del Salento), dell’Archivio di Stato di Lecce, dell’Arci Lecce, della Pro Loco Leuca, dell’Ass. Meditinere e della società A.R.Va e con il patrocinio di Comune di Lecce, Nardò, Tricase, Castrignano del Capo, Sogliano Cavour, Soleto, Otranto.
Castello Carlo V, Via XXV Luglio, Lecce
Orari: dal lun. al ven. 9.00 - 20.30 /sab. e dom. 9.30 - 20.30
Info, tariffe e visite guidate: 0832/246517
Biglietti:
Residenti a Lecce e Provincia: Intero:3 € , € Ridotto: 2 € , Bambini:2 €, Scolaresche/Gruppi:2 €
Non Residenti: Intero:5 € (Mostra+Ingresso al Castello), Ridotto: 4 € (Mostra+Ingresso al Castello), Bambini:2 €, Scolaresche/Gruppi:2 €.

lunedì 18 gennaio 2016

I Vivarini. Lo splendore della pittura tra Gotico e Rinascimento

Bartolomeo Vivarini
San Michele arcangelo
Polittico di Scanzo 1488
Bergamo, Accademia Carrara
I Vivarini
Lo splendore della pittura tra Gotico e Rinascimento
a cura di Giandomenico Romanelli
20 febbraio - 5 giugno 2016
Conegliano (TV) Palazzo Sarcinelli
Un evento di straordinario interesse, la prima mostra interamente dedicata ai Vivarini, la famiglia di artisti veneziani, che tra il Quattrocento e il Cinquecento a Venezia si contende il primato con la celebre bottega del Bellini. I Vivarini segnano un momento di passaggio decisivo dell’arte veneta e italiana dal Gotico fiorito al rigore del Rinascimento. È una stagione di grande rinnovamento artistico: Antonio, Bartolomeo e Alvise risentono dell’influenza dei più importanti artisti dell’epoca come Mantegna, Donatello, Paolo Uccello, Antonello da Messina.
In esposizione saranno presenti i più grandi capolavori dei tre Vivarini: dai polittici alle tavole per la devozione privata, storie di santi e di miracoli, scene di straordinaria pietà e modernità. Si potranno ammirare, per la prima volta riuniti, dipinti eccezionalmente trasferiti dalle loro sedi naturali, opere nelle quali i colori, dal rosa al turchino dai violetti cangianti al verde squillante, risaltano in tutta la loro forza accompagnandosi e poi liberandosi dai preziosi fondi oro per poi misurarsi con la natura e paesaggi incantevoli.
Come nelle due mostre precedenti, a completamento e corollario del percorso espositivo, sono proposti una serie di itinerari alla riscoperta dei capolavori sparsi sul territorio della Marca. Un vero e proprio viaggio tra i vigneti e le cascine, i campi e i giardini di villa sulle orme dei Vivarini e dei loro maestri e seguaci.
Una mostra imperdibile, ma anche un’occasione unica di incontro e divertimento. Un calendario fitto di eventi che accompagnerà l’esposizione dall’inizio alla fine con tante iniziative differenziate: bambini e giovani, studenti e insegnanti, adulti e artisti possono accedere a percorsi che comprendono non solo le opere in mostra, ma che includono anche visite guidate abbinate ad escursioni sul territorio, laboratori didattici, gite scolastiche e, non mancheranno, degustazioni di prosecco e caffè, nonché concerti e presentazioni di libri.
Informazioni e prenotazioni
Tel.ì: 0438 1932123 - Web: www.mostravivarini.it.

giovedì 14 gennaio 2016

Ha riaperto il Museo Nazionale d'Abruzzo

A sei anni di distanza dal  drammatico terremoto, l’Aquila ricomincia a vivere ed uno dei  segni tangibili della sua rinascita e’ l’apertura del MUNDA, il Museo Nazionale d’Abruzzo, un progetto fortemente voluto dal MIBACT che ha investito in questa nuova istituzione museale oltre sei milioni di euro. Un "gesto" che vuole essere anche una mano tesa nei confronti dell’amministrazione aquilana ancora alle prese con enormi problemi legati alla ricostruzione della citta’.
Allestito nell’ex mattatoio comunale, situato accanto alla Fontana delle 99 Cannelle, il MUNDA ospita più di 100 opere, in passato esposte nella Fortezza Spagnola, l'imponente castello cinquecentesco in attesa di essere pienamente recuperato.
Un ricco nucleo di opere tra cui madonne e crocifissi lignei, santi in terracotta e in pietra, dipinti su tela e tavole, ottanta delle quali fresche di interventi che hanno eliminato le lesioni causate dal sisma. Opere, in parte montate ora su piedistalli di sicurezza appositamente realizzati, pronti a oscillare alla minima vibrazione.
Allestito cronologicamente e tematicamente, il nuovo percorso, articolato in cinque grandi ambienti espositivi, si apre  con una sezione archeologica che propone manufatti del territorio come mascheroni in osso, gladiatori scolpiti nella pietra, monili in oro, dischi in lamina di bronzo lavorato, un cinturone a placche decorato con un animale fantastico. Testimonianze di antiche culture locali che vanno dal IX secolo a.c. sino al II secolo d.C. Sempre in questa sala, da non perdere, alcuni pezzi  frutto di recenti campagne di scavo tra cui il cippo funerario con serpente e i letti in osso.
Segue la sezione sul Medioevo  dove sono esposti notevoli manufatti lignei tra cui delle Madonne lactans d'influenza bizantina e delle Vergini angioine  insieme a tavole a soggetto mariano tra cui la celeberrima Madonna de Ambro e quella di Gentile da Rocca.
Madonna "de Ambro" (XIII secolo)
 
Il passaggio dal Tardo Gotico al Rinascimento e’ documentato da alcuni capolavori come il Polittico della Madonna in Trono di Jacobelli dl Fiore e il Trittico di Beffi, esposto in questi anni alla National Gallery of Art di Washington, al Nevada Art Museum di Reno e al Getty Center di Los Angeles. Non mancano qui pezzi di alta oreficeria come il Reliquario a cofanetto di Giovanni d’Angelo da Penne in argento, bronzo dorato e smalti e il Nodo di croce processionale  di Nicola da Guardiagrele, decorato con smalti champlavés.
Ben rappresentata lungo il percorso anche la seconda meta’ del XV secolo, vivace momento storico contraddistinto dalla presenza in citta’ di diverse botteghe tra cui quella di Saturnino Gatti a cui si deve una ricchissima Madonna del Rosario e di Silvestro di Giacomo, autore di San Sebastiano, un’ intensa scultura lignea. E a questo periodo  risale anche la produzione artistica del grande pittore Cola di Amatrice e dello scultore Pompeo Cesura.
Chiude il percorso la  ricca sezione dedicata al naturalismo e al barocco che comprende la preziosa collezione Cappelli, affidata in deposito conservativo al Museo. Una raccolta di cui fanno parte opere dei protagonisti della scena artistica napoletana del Seicento tra cui la delicata Maddalena in meditazione del teschio di Jusepe de Ribera; quattro capolavori di Mattia Preti; il Cristo benedicente di Massimo Stanzione e alcune opere di Francesco Solimena.

domenica 10 gennaio 2016

“La cucina del mortaio e del pestello: alimentazione e salute tra Medioevo e Età moderna”

Prosegue fino al 3 settembre 2016 al Museo Petrarchesco Piccolomineo di Via della Madonna del Mare 13 (3° piano) l’interessante mostra “La cucina del mortaio e del pestello: alimentazione e salute tra Medioevo e Età moderna”, curata da Alessandra Sirugo e Cristina Fenu, affascinante itinerario – con particolare riguardo alla realtà triestina – tra le spezie usate dagli “aromatari” (i farmacisti del Medioevo), depositari delle conoscenze sulle loro proprietà e la loro coltivazione. I ‘semplici’, le piante con riconosciute proprietà medicinali, sono talmente importanti nella vita di una realtà come quella di Trieste che i farmacisti, in servizio per la comunità cittadina dal 1413, traggono profitto dalla professione tutelata dagli Statuti del 1365. Zanino de Serravalle e  Maestro Gasparino sono aromatari e coltivatori dell’orto loro concesso dal Comune, per il quale tengono aperta la loro bottega di giorno, di notte e nelle feste comandate.
La mostra, a ingresso libero con accesso privo di barriere architettoniche, è aperta da lunedì a sabato dalle 9,00 alle 13,00; giovedì anche dalle 15,00 alle 19,00. Si prenotano visite didattiche per le scuole e per gruppi turistici (aggiornamenti sul sito www.museopetrarchesco.it e sul profilo Facebook; per informazioni tel. 040-675.8184 e 675.8277; E-mail: museopetrarchesco@comune.trieste.it)

venerdì 8 gennaio 2016

Il Museo Horne di Firenze

Nonostante sia uno dei musei minori di Firenze, fondato da Herbert Percy Horne, storico dell’arte inglese che trascorse buona parte della sua vita nella città di Firenze, con l’intento di ricostruire l’arte e la vita quotidiana dell’epoca a cavallo tra Medioevo e Rinascimento, il Museo Horne rappresenta un raffinato scrigno di capolavori di pittura e scultura (da Giotto a Simone Martini, a Masaccio, a Filippino Lippi, a Domenico Beccafumi e al Giambologna) ma anche e soprattutto una casa, arredata con pezzi pregiati dal Duecento al Seicento. Tutta da scoprire.
Horne gestì con grande attenzione le opere del palazzo, con l’intento non di creare un museo bensì un esempio di dimora signorile del Rinascimento, proteggendo il patrimonio artistico nel periodo cosiddetto del Risanamento e ricreando uno spazio in cui poter rivivere il passato e scoprire usi e costumi della città tra Quattro e Cinquecento.
Quello per cui si caratterizza è senza dubbio l’incredibile varietà di opere e di oggetti che convivono in assoluta armonia e coerenza con l’ambiente espositivo. Il nucleo fondamentale è costituito dai maestri toscani del Trecento e del Quattrocento: Giotto, Simone Martini, Masaccio, Dosso Dossi, Beccafumi, Giambologna, Bernini, Raffaello sono solo alcuni dei grandi artisti che si possono ammirare all’interno del palazzo Corsi-Horne. Inoltre, di notevole interesse, sono i pezzi d’arredamento dal Duecento al Seicento ed il fondo dei disegni e delle stampe risalenti dal Cinquecento all’Ottocento.
Di grande interesse sono anche l’archivio e la Biblioteca della Fondazione Horne. L’archivio, posto nell’ammezzato del palazzo, racchiude un grande patrimonio di documenti: pergamene, codici ma anche scritti personali dello studioso e spogli di filze antiche, frutto delle ricerche e della documentazioni che lo stesso Horne effettuava negli archivi e nelle biblioteche fiorentine.
Museo Horne
Via dei Benci, 6 50122 Firenze
Tel. 055 244661 (lun-sab 9.00-13.00)
E-mail: info@museohorne.it; segreteria@museohorne.it; www.museohorne.it.