venerdì 8 dicembre 2023

Pietro Perugino a Fano

Sarà un ritorno molto importante e atteso, degna conclusione delle celebrazioni dei cinque secoli dalla morte di Pietro Vannucci, universalmente noto come Pietro Perugino. La Pala di Durante rientra alla sua sede, infatti, dopo un mirabile restauro condotto da un laboratorio di eccellenza, quale è l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che attirerà l’attenzione internazionale su uno dei capolavori del maestro umbro, al suo tempo considerato “il primo pittore al mondo”, come lo descrive anche il contratto redatto a Fano.
Un’opera identitaria per la città, detta infatti anche Pala di Fano, che sarà presentata al pubblico da giovedì 7 dicembre 2023 a domenica 7 aprile 2024 presso la sala Morganti del Palazzo Malatestiano, nella mostra-dossier “Pietro Perugino a Fano. Primus pictor in orbe”.
La conferenza inaugurale si terrà giovedì 7 dicembre 2023, alle ore 10. La mostra sarà aperta al pubblico dal pomeriggio.
La mostra, curata da Anna Maria Ambrosini Massari con Emanuela Daffra, è realizzata dal Comune di Fano, in collaborazione con l'Opificio delle Pietre Dure e con il contributo della Regione Marche.
“Primus pictor in orbe”, ovvero “primo pittore al mondo”: così viene descritto Perugino nel contratto del 1488 che lo portava a lavorare a Fano dove avrebbe realizzato due opere eminenti: la Madonna con il bambino in trono e i santi Giovanni Battista, Ludovico di Tolosa, Francesco, Pietro, Paolo e la Maddalena, detta Pala di Durante, e l’Annunciazione.
La Pala di Durante, dipinta a olio su tavola, fu eseguita per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Nuova di San Lazzaro e fu realizzata a più riprese, tra il 1488 e il 1497. È così definita dal nome che compare nell’iscrizione sul piedistallo ai piedi della Vergine: Durante di Giovanni Vianuti, che nel 1485 fece un lascito ai frati Minori Osservanti, il cui convento venne più tardi trasferito nell’attuale sede della chiesa di Santa Maria Nuova.
Il pannello principale raffigura la Madonna con il Bambino seduta su un alto trono con ai lati i santi. Il gruppo è disposto all’ombra di un chiostro rinascimentale, aperto sullo sfondo verso un luminoso paesaggio collinare. A completamento della pala, una lunetta con Cristo in Pietà tra i dolenti e santi Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea e una predella con cinque Storie della vita della Vergine, alla cui realizzazione o perlomeno progettazione grafica, alcuni storici dell'arte ritengono che abbia collaborato il più geniale allievo di Perugino e futuro protagonista della scena artistica, Raffaello Sanzio, allora appena quattordicenne.
La Pala di Durante, restituita allo splendore perduto, sarà testimone di un evento senza precedenti che evidenzia la forza di un caso emblematico.
La mostra-dossier consentirà di vedere come mai prima la Pala e ogni sua sezione, attorno a cui saranno disposti resoconti dell’eccezionale restauro e confronti fondamentali, grazie a riproduzioni digitali. In particolare, quello con la cosiddetta “pala gemella”, realizzata per l’altare maggiore della chiesa degli osservanti di Senigallia. Un confronto accattivante, con elementi didattici e scientifici di straordinaria importanza, che ci portano dentro le grandi botteghe artistiche del tempo.
Il percorso espositivo, e le sue ricostruzioni virtuali e riproduzioni, racconteranno i momenti che comprendono l’attività fanese, dallo scorcio degli anni Ottanta per arrivare alla conclusione della Pala di Durante nel 1497, quando Perugino era all’apice della carriera e, dopo il successo della direzione del cantiere sistino in Vaticano, lavorava a un ritmo vorticoso che imponeva il riutilizzo di invenzioni fortunate, con variazioni più e meno significative e con l’aiuto di collaboratori.
L’epocale restauro, curato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, ha riportato la Pala al suo splendore ed ha permesso di approfondire lo studio dell'opera del Perugino, attraverso un’estesa campagna di indagini diagnostiche, radiografiche, fotografiche e multispettrali e dell’esame dei manufatti al verso, ad opera di un gruppo di lavoro multidisciplinare di restauratori specializzati, storici dell’arte, esperti scientifici e fotografi. Sezione di centrale importanza, che accompagnerà il percorso della mostra, sarà quindi quella relativa alla documentazione del restauro, fonte indubbiamente di molte nuove e ulteriori acquisizioni e precisazioni.
La mostra “Pietro Perugino a Fano” pone la città di Fano al centro di una fase cruciale per la storia dell’arte, a partire dalla disamina delle “pale gemelle” e più in generale dell’attività di Perugino per i committenti fanesi e del loro ruolo centrale ed emblematico.

Le Stanze della Regina. Vesire al tempo di Costanza d'Altavilla e Federico II

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sabato 11 novembre 2023

Lippo di Dalmasio e le arti a Bologna tra Trecento e Quattrocento

Da sabato 18 novembre 2023 a domenica17 marzo 2024 il Museo Civico Medievale di Bologna dedica una mostra a Lippo di Dalmasio, artista attivo a cavallo tra Trecento e Quattrocento fra Bologna e la Toscana.
Attraverso dipinti, sculture e manoscritti miniati la mostra ricostruisce l'attività del pittore dalla formazione in terra toscana alle commissioni più prestigiose nella Bologna di fine Trecento.
Nonostante l'immagine stereotipata di pittore devoto di Madonne col Bambino, dovuta alla narrazione della Controriforma, l'arte di Lippo di Dalmasio è variegata: l'artista è attivo nel cantiere di San Petronio, realizza importanti opere pubbliche, riveste incarichi prestigiosi. La mostra è a cura di Massimo Medica e Fabio Massaccesi.
Inaugurazione venerdì 17 novembre 2023 alle 17.30.
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martedì 31 ottobre 2023

Per Immagini e Colori. La storia di Santa Umiltà da Faenza nel capolavoro medievale degli Uffizi

Da Firenze a Faenza: un capolavoro delle Gallerie degli Uffizi, il grande Polittico con le storie di Santa Umiltà del pittore gotico Pietro Lorenzetti (Siena 1280-1348), appena riemerso in tutto il suo splendore da un complesso restauro durato oltre quattro anni, viene esposto da domani nella città della quale Umiltà è santa Patrona.

La mostra, intitolata "Per Immagini e Colori. La storia di Santa Umiltà da Faenza nel capolavoro medievale degli Uffizi", è accolta nella Sala del Medioevo e del Rinascimento della Pinacoteca Comunale e sarà visitabile dal 31 ottobre 2023 fino al prossimo 3 marzo 2024; è in questo contesto che la monumentale opera torna visibile per la prima volta al pubblico in seguito al complesso intervento di recupero al quale è stata sottoposta da parte dell’Opificio delle Pietre Dure e dello Studio Scarpelli di Firenze.
Faenza entra così a far parte degli Uffizi Diffusi, grande piano di diffusione dell’arte sul territorio, lanciato due anni fa dal celebre museo fiorentino.
Il polittico in mostra nella Pinacoteca è composto da ben 22 elementi, tra cuspidi, predella e 11 storie che raccontano i momenti più salienti nell’esistenza di Santa Umiltà da Faenza. Umiltà (nata nel 1226 circa e morta nel 1310) fu una donna straordinaria: in contrasto con gli schemi della condizione femminile del tempo, abbracciò la vita religiosa con grande energia e spirito di iniziativa, fondò prima un monastero a Faenza e poi, a 55 anni - età venerabile per quei tempi - attraversò l’Appennino con alcune consorelle e si trasferì a Firenze per dare vita al monastero di San Giovanni Evangelista, noto come “delle donne di Faenza”. L’itinerario della santa, venerata su entrambi i versanti della montagna, si compie oggi in senso inverso con l’attuale esposizione, a suggellare l’amicizia che nei secoli ha legato la città romagnola a Firenze, e che anche durante i gloriosi anni del Rinascimento faentino ha visto i suoi signori, i Manfredi, legati ai Medici di Firenze.
La mostra, finanziata interamente grazie al generoso contributo di privati, offre l’occasione diammirare, per la prima volta, i risultati del restauro dell’opera, appena terminato dopo quattro anni di lavoro.
Realizzato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze a seguito di un’ampia campagna di indagini e documentazione, l’intervento – completato dallo studio Stefano Scarpelli - ha portato al risanamento del supporto ligneo ed alla pulitura della superficie pittorica, rimuovendo sporco stratificato, vecchi ritocchi degradati e vernici divenute opache nel corso del tempo.
Grazie al restauro, dunque, è ora possibile ammirare di nuovo il capolavoro di Pietro Lorenzetti nella sua nitidezza e nei suoi cromatismi originali, e leggere il racconto della vita di Umiltà nell’ordine originario con il quale fu concepito.

domenica 6 agosto 2023

Signorelli 500. Maestro Luca da Cortona

Luca Signorelli, Annunciazione (1491;
olio su tavola; Volterra, Pinacoteca Civica)
In occasione dei cinquecento anni dalla scomparsa di Luca Signorelli (Cortona, 1445 circa – 1523), fino all’8 ottobre 2023 la città di Cortona ricorda il suo più illustre pittore con la mostra Signorelli 500. Maestro Luca da Cortona, pittore di luce e poesia al Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona. La mostra riunisce nella città di Luca, dopo settant’anni dall’ultima occasione espositiva, una trentina di opere dell’artista provenienti da prestigiosi musei italiani ed esteri, compresi importanti prestiti da collezioni private e da oltreoceano, e sarà un’utile occasione per ricollocare ulteriormente Luca da Cortona tra i grandi artisti del tempo, alla luce anche degli studi degli ultimi anni.

Promossa dal Comune di Cortona e dall’Accademia Etrusca di Cortona, sotto l’egida del Comitato Nazionale per le celebrazioni istituito dal MIC, organizzata da Villaggio Globale International e curata da Tom Henry, professore emerito all’Università di Kent e già Direttore della Scuola di Studi Classici e Rinascimentali dell’Università inglese a Roma, l’esposizione si concentra sulla produzione pittorica di Luca Signorelli con l’obiettivo di ripercorrere la carriera dell’artista, rendendo evidente la forza del suo colorismo, la portata e l’originalità della sue invenzioni tanto ammirate da Vasari, la potenza narrativa delle opere e la capacità che egli ebbe di andare oltre i suoi contemporanei, divenendo “un faro per i grandi del Rinascimento”. A rendere difficile la visione d’insieme del percorso di Signorelli è stata soprattutto la dispersione dei lavori dell’artista cortonese in tanti luoghi e siti,in Italia e all’estero, a partire dagli stupefacenti cicli di affreschi che lo hanno reso famoso.
Dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze al Museo Nazionale Capodimonte di Napoli, dalla Fondation Jacquemart-André di Parigi alla National Gallery di Londra, dal Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto alla Pinacoteca Comunale di Sansepolcro o ancora dalla National Gallery of Irland di Dublino all’High Museum of Art di Atlanta, i dipinti in mostra sono stati selezionati in base all’altissimo livello qualitativo e appaiono rappresentativi di ogni decennio di attività di Signorelli, a cominciare da una delle primissime opere ancora sotto l’influenza e il magistero di Piero della Francesca, proveniente da collezione privata di New York.
Diverse le novità annunciate che l’esposizione propone tra cui, a titolo di anticipazione: la ricomposizione per quanto ancora possibile della Pala di Matelica, realizzata nel 1504-1505 per la chiesa di Sant’Agostino a Matelica, smembrata e dispersa per il mondo a metà del XVIII secolo; quindi la presenza di due preziosi pannelli con la Nascita e Il miracolo di San Nicola (1508 – 1510 circa), per la prima volta di ritorno in Italia dagli Stati Uniti d’America (Atlanta); e ancora il ricongiungimento, mai riuscito in epoca moderna, della tavola centrale del Polittico della chiesa di Santa Lucia a Montepulciano, raffigurante la Madonna e il Bambino in trono, con la relativa predella, composta da tre pannelli in prestito dagli Uffizi di Firenze, in cui Signorelli mostra tutta la sua vena narrativa. Del resto, potere d’immaginazione e invenzione visiva sono qualità rare riconosciute al grande artista già dal contemporaneo, cortigiano, pittore e poeta Giovanni Santi che, con un termine di solito riservato alle arti liberali, definì il Cortonese “d’ingegno e spirito pelegrino” a sottolinearne il vivace intelletto; ma anche dal sommo biografo Vasari che, oltre che per Filippino Lippi, solo per Signorelli fece esplicito riferimento alla capacità immaginifica in un artista del Quattrocento, ricordando gli affreschi del Duomo di Orvieto. Signorelli, scrive Vasari, è “quella persona, che col fondamento del disegno, e delli ignudi particolarmente, e con la grazia della invenzione e disposizione delle istorie, aperse alla maggior parte degli artefici la via all’ultima perfezzione dell’arte”.
La mostra si integra con gli Itinerari di Signorelli (in città, in particolare al Museo Diocesano e nella chiesa di San Niccolò, e nelle località tosco umbre custodi di importanti testimonianze del Maestro), voluti e promossi dagli organizzatori come momento fondamentale di completamento dell’esposizione, tramite accordi e collaborazioni attivate con i comuni e le Istituzioni interessate. Una rete importante che darà vita a un percorso di valorizzazione territoriale del grande pittore rinascimentale, con Cortona come centro, destinato a permanere nel tempo grazie a una guida specifica che affianca il catalogo della mostra (entrambi editi da Skira), mappe, agevolazioni e molto altro. La mostra sarà altresì accompagnata da un denso programma di eventi di accompagnamento, previsti fin dal prossimo marzo – conferenze, concerti, lectio ecc - legati a Signorelli e al contesto storico e culturale in cui egli visse e operò, in un Italia centrale animata dai fermenti del passaggio tra XV e XVI secolo.
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sabato 17 giugno 2023

Tacuinum sanitatis: Dalla Cura della Terra alla Salute del Corpo e dell’Anima

Sabato 17 giugno 2023 presso il chiostro del Complesso Monumentale di San Francesco (via Santa Maria, 10) a Cuneo, inaugura “Tacuinum sanitatis: Dalla Cura della Terra alla Salute del Corpo e dell’Anima”, esposizione di miniature trecentesche ingrandite che descrivono le proprietà mediche di spezie e cibi, ma anche stagioni, eventi naturali e moti dell’animo, riportando i loro effetti sul corpo umano e il modo per correggerli. Elena Modena, curatrice dell’esposizione insieme a Maurizio Tuliani, fondatrice del Centro Studi Claviere e docente all’Università Ca’ Foscari, presenterà i preziosi contenuti dei Tacuinum sanitatis, evidenziandone l’attualità dei temi. La mostra è stata realizzata con il sostegno della Provincia di Treviso. Il Tacuinum documenta un altissimo livello di interconnessione culturale, in una fase storica di scambievoli incroci di civiltà fra mondo greco, arabo, latino, ebraico‐cristiano. Il suo sguardo a tutto pieno, laico, che pone l’uomo al centro della vicenda cosmica, precorre, se consideriamo lo snodarsi della cultura occidentale, l’età della rinascenza.
A seguire alla tradizione antica precristiana, l’attenzione alla salute anche psichica trova forti radici nell’alto Medioevo, che riconducono alle sottili riflessioni sul tema proposte dai Padri della Chiesa e dai monaci del deserto, per trovare poco dopo il Mille ulteriore elaborazione negli scritti di Corrado di Hirsau, Ugo di san Vittore, Ildegarda di Bingen, in particolare entro il tema del contrasto tra vizi e virtù letto in chiave psicologico‐comportamentale.
Nel Tacuinum, lo sguardo aperto alle esigenze del corpo e dell’anima, che arriva a includere le emozioni, il movimento fisico, la musica in ogni sua forma pratica, mantiene questa visione armonica della creatura umana, fatta di evidente complessità, basata a sua volta su intrecci di equilibri soggetti a cambiamento con il mutare delle stagioni, dei venti, dell’età, dell’alimentazione, delle dinamiche relazionali e sociali.

Intento della mostra, oltre a far noti i preziosi contenuti e l’oggettiva bellezza di una fonte storica splendidamente conservata, è di restituirne un’immagine vibrante, tuttora carica di senso e utilmente spendibile perché il nostro esistere si elevi in consapevolezza e, se possibile, in qualità. L’esplicita sintesi concettuale che il Tacuinum consente è il presupposto saldo per la creazione di ponti logici e insieme intuitivi, archi di un immaginario costruttivo su cui viaggia la trasmissione del sapere radicata nella natura, di cui siamo conformati. Significativamente, il titolo del codice sia originario in lingua araba, Taqwīm al-sihha, sia nella trasposizione in latino medioevale, Tacuinum sanitatis, condividono le stesse iniziali della locuzione trasmissione del sapere. Oggi le scienze e le neuroscienze vanno dimostrando, con la strumentazione di cui dispongono, antiche conoscenze di natura empirica, acquisite con l’ascolto e l’osservazione e verificate entro il concreto vissuto. La rassegna è prodotta e organizzata da Maestro Società Cooperativa di Cuneo con il patrocinio del Comune di Cuneo e il sostegno del Ministero della Cultura, Fondo Unico per lo Spettacolo e Fondazione CRC. Per informazioni e per conoscere il programma completo è possibile consultare il sito www.modulazioni.net, le pagine Fb (www.facebook.com/modulazioni.net) e IG (www.instagram.com/modulazioni) o scrivere a info@modulazioni.net.

 

venerdì 26 maggio 2023

Il magistero medievale di Margarito d’Arezzo

Margarito d'Arezzo, Madonna col Bambino,    
Un viaggio alla scoperta della pittura del Duecento, attraverso l’opera di uno dei massimi interpreti di quella stagione: da giovedì 25 maggio a sabato 29 luglio 2023, Museo Nazionale di Arte Medievale e Moderna di Arezzo (via San Lorentino, 8) ospita la piccola ma significativa esposizione Il magistero medievale di Margarito d’Arezzo – La ‘Madonna delle Vertighe’ e le opere del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo.

L’esposizione, curata da Luisa Berretti e Rossella Cavigli, riunisce parte del corpus delle opere di Margarito e rende omaggio al suo genio creativo: l’occasione dei lavori strutturali attualmente in corso al Santuario delle Vertighe che hanno comportato il ricovero delle opere esposte in chiesa nel deposito del convento annesso, rappresenta infatti un’opportunità unica per mettere a confronto diretto il dossale con la Vergine con il Bambino in trono e storie della Vergine con santi e sante, capolavoro su fondo oro di Margarito d’Arezzo (1240 ca.-1290) e Restoro d’Arezzo (ante 1239 – post 1282), con le opere di Margarito esposte al Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo quali la Madonna col Bambino in trono di Montelungo e i due San Francesco, uno eseguito assieme ad un collaboratore e proveniente dalla Chiesa del Convento di Sargiano, l’altro opera della bottega dell’artista, proveniente dalla Chiesa del Convento di Ganghereto a Terranuova Bracciolini.
Il dossale delle Vertighe, opera tarda di Margarito d’Arezzo eseguita in collaborazione col monaco Restoro d’Arezzo, autore dell’opera di tema astronomico dal titolo La composizione del mondo (1282), rappresenta uno dei capisaldi della pittura italiana del Duecento. Il dipinto realizzato fra il 1280 e il 1285, è stato parzialmente esposto ad Arezzo (soltanto la tavola centrale senza i due laterali) nel 2011 in occasione della mostra Il Primato dei Toscani nelle Vite del Vasari, curata da Paola Refice. La difficoltà di ottenere il prestito dell’opera – poiché esposta al pubblico nella chiesa del Santuario di Santa Maria delle Vertighe, e oggetto di venerazione da parte dei fedeli da tempo immemore – è ovviata dal fatto che in questo periodo era ricoverata in deposito e quindi già non fruibile dalla collettività.
L’iniziativa consente pertanto al pubblico e agli studiosi di ammirare il dossale da una posizione più favorevole e ravvicinata e, nel contempo, di confrontarlo con gli altri dipinti dell’artista esposti in museo.
L’esposizione nasce all’interno del progetto MUAR – Musei di Arezzo grazie all’accordo siglato tra la Direzione regionale musei della Toscana del MiC, che gestisce in Toscana 46 siti museali statali, e la Fondazione Arezzo Intour, D.M.O. pubblico privata nata nel 2018 per promuovere la destinazione turistica. In occasione dell’iniziativa, che segna una tappa importante nel rilancio delle attività del Museo Nazionale di Arte Medievale e Moderna di Arezzo dopo il potenziamento dell’orario di apertura reso possibile nei mesi scorsi dalle nuove assunzioni del MiC, la Direzione regionale musei della Toscana ha istituito un biglietto di ingresso, pari € 6, per la tariffa intera, e a € 2, per quella ridotta. Restano valide tutte le agevolazioni e le gratuità previste per l’accesso nei musei nazionali.
All’esposizione che celebra il pittore aretino si affiancano una serie di iniziative di carattere scientifico e divulgativo. Fra queste è previsto un ciclo di conferenze (tutte con inizio alle ore 16.00 e a ingresso libero) che prenderà il via martedì 13 giugno con l’intervento di Fulvio Cervini (Università degli Studi Firenze) su Medioevo versatile e anacronistico. Margarito secondo Vasari. Si prosegue poi mercoledì 28 giugno con Sonia Chiodo (Università degli Studi Firenze) che offrirà un approfondimento su Margarito d’Arezzo: fama, fraintendimenti, riscoperta; e quindi mercoledì 12 luglio con Pierluigi Licciardello (Alma Mater Studiorum Bologna) che tratterà il tema Vita religiosa e culto dei santi ad Arezzo nel Duecento.
Nel periodo dell’esposizione saranno inoltre organizzati tour guidati ai luoghi di Margarito ad Arezzo che saranno condotti dalle guide turistiche cittadine.
In particolare le visite guidate avranno inizio a partire da venerdì 26 maggio e si svolgeranno ogni venerdì alle ore 10.00 e ogni sabato alle ore 10.30 e alle ore 11.00. Ogni tour avrà una durata di circa 2 ore e comprenderà la visita alle opere di Margarito che sono oggetto dell’esposizione e a quelle conservate nella Pieve di Santa Maria e presso il Museo Diocesano. Il luogo di incontro con la guida è piazza Duomo.
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mercoledì 5 aprile 2023

Riapre al pubblico la Cripta del Santo Sepolcro a Milano

Grandi novità in Ambrosiana! A partire da giovedì 6 aprile 2023, 𝗹𝗮 𝗖𝗿𝗶𝗽𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗦𝗮𝗻 𝗦𝗲𝗽𝗼𝗹𝗰𝗿𝗼 𝗿𝗶𝗮𝗽𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗻𝗶𝘁𝗶𝘃𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗹 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗼 negli stessi giorni e orari della Pinacoteca Ambrosiana: 𝗧𝗨𝗧𝗧𝗜 𝗜 𝗚𝗜𝗢𝗥𝗡𝗜, tranne il mercoledì, 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝟭𝟬 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝟭𝟴 (ultimo ingresso 17.30).
Dal 6, in Cripta sarà possibile visitare "Oliviero Rainaldi. 2023 AD", un'esposizione che sintetizza la vita di Cristo in cinque episodi: nascita, infanzia, martirio, morte e resurrezione. Ma non è finita qui! Nei giorni di Pasqua e Pasquetta, Pinacoteca e Cripta saranno aperte secondo i consueti orari del Museo. Il biglietto online è raccomandato.
Segnate sul calendario. Vi aspettiamo numerosi!
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lunedì 3 aprile 2023

Cherasco Solidarietà. Una comunità curante, dalle Confraternite ad oggi

Palazzo Salmatoris di Cherasco (CN) ospita una mostra dal titolo "Cherasco Solidarietà. Una comunità curante, dalle Confraternite ad oggi" dedicata a sette secoli di storia dell’aiuto offerto dalla comunità di Cherasco ai più deboli e ai più poveri. Poveri, malati, orfani, bambine alle quali insegnare a leggere e scrivere, condannati a morte: sono alcune delle categorie di persone che varie istituzioni create dai cheraschesi nel corso del tempo, dalla fondazione della città (1243) ai giorni nostri, hanno assistito.
Dal primo hospitalis, di cui si ha notizia nel Trecento, all’assistenza offerta dal volontariato ai giorni nostri: la rassegna cheraschese offre un’interessante panoramica sulle tante istituzioni, nate nel corso dei secoli per volontà della comunità o di singoli benefattori, che hanno caratterizzato la storia sociale cittadina.
La mostra nasce per iniziativa dell’Associazione Cherasco Cultura, in collaborazione con il Comune di Cherasco, il Museo Diocesano di Alba (Mudi) e il contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, oltre ad alcuni sponsor privati.
Dall’Ospedale degli infermi all’Ospizio di carità, dal Monte di Pietà all’Asilo infantile urbano, solo per citare alcuni degli istituti; gli oggetti più disparati raccontano le attività e la religiosità che caratterizzavano queste realtà, molte gestite da due confraternite di laici. La pietra del sepolcro che accoglieva i corpi dei condannati a morte (assisti nelle loro ultime ore dai Battuti neri), l’atto costitutivo del Ritiro figlie maestre creato nel Settecento per dare un’istruzione anche alle bambine, il quadro di grandi dimensioni raffigurante il beato Amedeo di Savoia che fa l’elemosina ai poveri, le ricevute emesse dal Monte di pietà (fino agli anni ’50 del Novecento) per i pegni depositati dagli indigenti per ottenere un prestito, ma anche progetti, mappe, fotografie: nelle sale di Palazzo Salmatoris si possono osservare secondo un criterio cronologico che segue l’evoluzione delle forme di assistenza nel rapporto tra la comunità locale e le istituzioni dello Stato centrale, fino ai giorni nostri.
L’esposizione è stata inaugurata in Palazzo Salmatoris sabato 25 marzo, alle ore 16, e rimarrà visitabile sino a domenica 4 giugno 2023 con il seguente orario: mercoledì, giovedì e venerdì 15-19; sabato, domenica e festivi 9.30-12.30 e 15-19. Ingresso libero.
Per maggiori informazioni scrivere a cherasco.cultura@comune.cherasco.cn.it.

giovedì 2 marzo 2023

Trésors enluminés de Suisse

Ci sono le lamentele di uno scrivano infreddolito all’interno della sua officina, appuntate come note a margine di un testo, e c’è la richiesta di uno scriba che invoca la benedizione a fine lavoro. E poi le maledizioni contro eventuali ladri, le tracce dei denti di un topo e quelle di un incendio che ha colpito il monastero dove il manoscritto era custodito.
Su tutto, i colori brillanti, le miniature potenti, di una raffinatezza rara, che racchiudono un sapere antico e che si apprestano a regalare al pubblico un viaggio nel cuore del Medioevo attraverso una selezione dei manoscritti miniati realizzati tra il III e il XVI secolo, provenienti da oltre 15 biblioteche svizzere e molti dei quali mai esposti al pubblico.
Da venerdì 3 marzo a domenica 9 luglio 2023 c’è un motivo in più per visitare la Fondation Martin Bodmer di Cologny (Ginevra) e il suo museo sotterraneo progettato da Mario Botta.

La nuova mostra temporanea della Fondazione, dal titolo Trésors enluminés de Suisse, svela al grande pubblico una selezione dei più preziosi manoscritti medievali conservati in Svizzera e inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Unesco. Ci sono i manoscritti a sfondo sacro e liturgico delle opere devozionali in arrivo dall'abbazia di San Gallo (Stiftsbibliothek) - che vanta una delle biblioteche monastiche più importanti e antiche al mondo, inscritta dal 1983 tra i primi siti del patrimonio mondiale dell'Unesco - e c’è l’universo laico delle opere letterarie, filosofiche e scientifiche della Fondazione Martin Bodmer di Cologny, splendidamente miniate. Grazie alla mostra il visitatore si troverà di fronte a testi che racchiudono la saggezza e le tradizioni, ma anche il vivere quotidiano superbamente illustrato dai maestri miniatori. Grazie a una serie di prestiti del Musée d'art et d'histoire di Ginevra (MAH), gli ospiti della mostra potranno anche apprezzare gioielli e oggetti in voga nel Medioevo, come la scrivania portatile trecentesca con scene di amore cortese, un paio di guanti e un bacinetto - una sorta di casco che si portava sotto l'elmo per difendere la testa quando questo veniva temporaneamente tolto - realizzato sul finire del Trecento a proveniente dal nord Italia.
La mostra si potrà visitare dal martedì alla domenica dalle 14,00 alle 18,00. Ogni primo mercoledì del mese sarà aperta dalle 14,00 alle 21,00.

lunedì 6 febbraio 2023

"Bosch e un altro Rinascimento" a Palazzo Reale Milano

Jheronymus Bosch, San Giovanni Battista, 1495 circa
Aperta al pubblico fino al 12 marzo 2023, “Bosch e un altro Rinascimento” la mostra è promossa dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Castello Sforzesco e realizzata da 24 ORE CulturaGruppo 24 ORE con il sostegno di Gruppo Unipol, main sponsor del progetto. Il percorso espositivo presenta un centinaio di opere d’arte tra dipinti, sculture, arazzi, incisioni, bronzetti e volumi antichi, inclusi una trentina di oggetti rari e preziosi provenienti da wunderkammern.
Jheronimus Bosch (1453 – 1516) è noto in tutto il mondo per il suo linguaggio fatto di visioni oniriche e mondi curiosi, incendi, creature mostruose e figure fantastiche.
Milano per la prima volta, sotto la direzione artistica di Palazzo Reale e Castello Sforzesco, rende omaggio al grande genio fiammingo e alla sua fortuna nell’Europa meridionale con un progetto espositivo inedito che presenta una tesi affascinante: Bosch, secondo i curatori, rappresenta l’emblema di un Rinascimento ‘alternativo’, lontano dal Rinascimento governato dal mito della classicità, ed è la prova dell’esistenza di una pluralità di Rinascimenti, con centri artistici diffusi in tutta Europa. 
I curatori della mostra sono tre: Bernard Aikema, già professore di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università di Verona, Fernando Checa Cremades, professore di Storia dell’Arte all’Università Complutense di Madrid e già direttore del Museo del Prado e Claudio Salsi, direttore Castello Sforzesco, Musei Archeologici e Musei Storici e docente di storia dell’incisione presso l’Università Cattolica di Milano.
In questo ricchissimo corpus spiccano alcuni dei più celebri capolavori di Bosch e opere derivate da soggetti del Maestro - mai presentate insieme prima d’ora in un’unica mostra.
Bosch è infatti autore di pochissime opere universalmente a lui attribuite e conservate nei musei di tutto il mondo. Proprio perché così rari e preziosi, difficilmente i capolavori di questo artista lasciano i musei cui appartengono, e ancora più raramente si ha la possibilità di vederli riuniti in un’unica esposizione.
Proprio per la fragilità e la peculiarità dello stato di conservazione, alcune opere dovranno rientrare nelle loro sedi museali prima della chiusura della mostra. Si tratta delle due opere del Museo Lázaro Galdiano di Madrid (Meditazioni di san Giovanni Battista e La Visione di Tundalo) che potranno essere visitate dal pubblico fino al 12 febbraio e delle due opere prestate dalle Gallerie degli Uffizi (l’arazzo Assalto a un elefante turrito e Scena con elefante) che rimarranno in mostra fino al 29 gennaio.
L’esposizione di Palazzo Reale non è una monografica convenzionale, ma mette in dialogo capolavori tradizionalmente attribuiti al Maestro con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, in un confronto che ha l’intento di spiegare al visitatore quanto l’‘altro’ Rinascimento - non solo italiano e non solo boschiano - negli anni coevi o immediatamente successivi influenzerà grandi artisti come Tiziano, Raffaello, Gerolamo Savoldo, Dosso Dossi, El Greco e molti altri.