Dal 10 aprile al 30 luglio 2014 l’arte del Rinascimento è tornata nelle sale di Palazzo Reale a Milano con una grande mostra dedicata a Bernardino Luini, curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, con l’allestimento di Piero Lissoni e l’immagine coordinata a cura dello Studio Dondina Associati
La mostra, ospitata nelle sale del piano nobile di Palazzo Reale e nella sala delle Cariatidi, racconta l’intero percorso dell’artista,
dalle ricerche giovanili ai quadri della maturità, con un occhio
costante, da un lato, al lavoro dei suoi contemporanei (Bramantino,
Lorenzo Lotto, Andrea Solario, Giovanni Francesco Caroto, Cesare da
Sesto e molti altri); dall’altro, alla traiettoria artistica dei figli
di Luini, e in particolare del più piccolo Aurelio. Un intero secolo di
arte lombarda va dunque in scena a Palazzo Reale, attraverso tele,
tavole, disegni, affreschi staccati, arazzi, sculture in legno e in
marmo, codici miniati, volumi a stampa.
Il percorso espositivo presenta una selezione di duecento opere provenienti soprattutto dalle raccolte milanesi (dalla Madonna del roseto della Pinacoteca di Brera al Gesù Bambino dell’Ambrosiana, dal Sant’Antonio del Poldi Pezzoli al ciclo con i ritratti sforzeschi del Castello Sforzesco), ma integrate da significativi prestiti europei (per esempio dal Louvre e dallo Jacquemart-André di Parigi, dall’Albertina di Vienna, dal Szépművészeti Múzeum di Budapest) e americani (dai musei di Houston e di Washington).
Il progetto, oltre ad essere la più grande retrospettiva mai dedicata a uno dei protagonisti dell’arte del Cinquecento in Lombardia, è anche una saga famigliare, quella di Bernardino e dei suoi figli appunto, che vivono in un contesto in cui l’attività artistica è un mestiere, con regole ben precise. “La mostra intende dare atto di questa concretezza dell’agire dell’artista, dentro le pratiche di bottega: un modo di procedere ben diverso dalle mitologie romantiche”, affermano i curatori.
Il progetto, oltre ad essere la più grande retrospettiva mai dedicata a uno dei protagonisti dell’arte del Cinquecento in Lombardia, è anche una saga famigliare, quella di Bernardino e dei suoi figli appunto, che vivono in un contesto in cui l’attività artistica è un mestiere, con regole ben precise. “La mostra intende dare atto di questa concretezza dell’agire dell’artista, dentro le pratiche di bottega: un modo di procedere ben diverso dalle mitologie romantiche”, affermano i curatori.
“La mostra di Luini è nata dentro la scuola e per la scuola – sottolineano i curatori -. Nel
disegnare questo progetto, infatti, ci siamo mossi come insegnanti e
non (solo) come studiosi, con l’intenzione di coinvolgere direttamente
gli studenti nel momento di preparazione della manifestazione: hanno
collaborato infatti sia studenti di diciotto anni che giovani studiosi
che si sono formati con noi”.
“Tratto questa mostra come se Bernardino Luini fosse un pittore contemporaneo – spiega l’architetto Piero Lissoni –. Ho
usato la presenza di monoliti molto efficaci per allestire
un’esposizione di circa 200 opere, le quali non toccano mai le pareti.
Mi piace l’idea che i dipinti siano leggermente fuori contesto e che
dialoghino con Palazzo Reale attraverso un intermediario, le grandi
quinte appositamente create. Al contributo del mio studio si aggiungono
le aziende che hanno deciso quest’anno di fare sistema con le sedi
espositive milanesi per parlare a un pubblico internazionale. Milano è
pronta a mostrare la sua leadership come città, al pari di Londra e di
Parigi”.
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