Lapide della Società dei Fabbri, 1422. |
Dopo il focus tematico sulla memoria del secolare Governo Pontificio
nella città felsinea, ripercorso attraverso i 188 stemmi che decorano la
maestosa Sala Urbana di Palazzo d’Accursio, la collaborazione
scientifica con i Musei Civici d’Arte Antica nella valorizzazione del
patrimonio storico-artistico cittadino si rinnova con un approfondimento
monografico sulla raccolta di quarantuno epigrafi di epoca ed impiego
differenti, prevalentemente provenienti dall’area urbana bolognese,
costituitasi prevalentemente tra la fine del XIX e l’inizio del XX
secolo, nella fase storica post-risorgimentale in cui in Italia si
andava istituzionalizzando la forma del “museo civico” come nuova
componente del sistema museale italiano. L’esemplificazione ricca e
variegata documentata da questo corpus di reperti consente al pubblico
di avvicinarsi a temi di grande rilievo e interesse, come il rapporto
tra fenomeni grafici e spazio pubblico della città, con le relative
implicazioni sotto il profilo non solo formale ma anche simbolico e
ideologico, e l’evoluzione della scrittura e del lavoro che la produce
in ambito monumentale.
La collezione del Lapidario comprende materiali di natura eterogenea,
prevalentemente provenienti dall’area urbana bolognese, acquisiti in
seguito a ristrutturazioni di chiese e monumenti, scavi o demolizioni di
edifici e cinta murarie, donazioni. Il nucleo più rilevante si compone
di 41 manufatti lapidei tra epigrafi e cippi (31) e stemmi (10),
databili in un arco temporale compreso tra Alto Medioevo e XVII secolo,
che si connota in particolare per la ricorrenza di iscrizioni relative
alle professioni e alle attività di società e comunità organizzate,
soprattutto laiche.
A partire dai fondamentali studi di Bruno Breveglieri,
ex docente di Diplomatica all’Università “Carlo Bo” di Urbino e
curatore dell’attuale ordinamento espositivo del Lapidario del Museo
Civico Medievale, per ogni lapide è stata predisposta una scheda che
contiene informazioni sull’utilizzo originario, la destinazione e i
fruitori, oltre a una riproduzione fotografica. Le iscrizioni latine ed
ebraiche sono state trascritte e tradotte, ove necessario anche
commentate. In base a questi elementi distintivi, i manufatti sono stati
raggruppati in cinque categorie tematiche, riprodotte anche nello
scenario on line: Testimonianze altomedievali e gotiche, Epigrafi
sepolcrali, Stemmi, Epigrafi cinque e seicentesche, Le mura di Bologna.
Lapide della Società degli Speziali (sec. XIV-XV) |
Anche per chi non sapeva leggere o i cui occhi non erano in grado di
distinguere i segni alfabetici, la consuetudine visiva maturata con la
parola iscritta attribuì alla scrittura monumentale una crescente
funzione didascalica di trasmissione di messaggi rivolti alla
collettività. Se dunque i nuovi spazi che la civiltà comunale dischiude
all’uso della scrittura, in primo luogo nei monumenti all’aperto, non
potevano non essere condizionati dagli atteggiamenti mentali degli
incisori e dei committenti, nelle epigrafi si trova depositata la
registrazione di eventi pubblici e privati, in vario grado memorabili.
Questi fogli di pietra ancora oggi ci parlano, come fonti uniche e
inusuali della vita quotidiana del tempo in cui furono incisi, per
raccontare la storia minima di figure comuni come ostiari, studenti,
fabbri, speziali, notai oppure la grande storia di abati e potenti
famiglie nobiliari come i Della Rovere di papa Giulio II, di cui si
conserva qui lo scudo araldico. Un patrimonio che adesso è più
facilmente raggiungibile grazie alla rete.
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