Venerdì 17 dicembre 2021 alle ore 12,00 nel Museo Archeologico Nazionale “Massimo Pallottino” di Melfi (PZ) è in programma l’inaugurazione della
sezione medievale Torre del Marcangione a cura di Annamaria Mauro e
Erminia Lapadula.
La sezione medievale del Museo, ospitata nella Torre del Marcangione,
espone i reperti rinvenuti nel corso dei numerosi lavori di restauro
del castello e in particolare quelli che hanno interessato la stessa
torre.
Grazie all’intervento Opere di riqualificazione e valorizzazione funzionale del Castello di Melfi, inserito nel programma PON “Cultura e Sviluppo” FESR 2014-2020, avviato nel 2016 e portato avanti dal Segretariato Regionale insieme agli altri Istituti periferici del Ministero della Cultura, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e la Direzione Regionale Musei, si è potuto completare il restauro della torre e contestualmente procedere al suo allestimento. Le nuove sale ampliano il percorso del museo “Massimo Pallottino”.
La nuova sezione espone i reperti compresi tra il 1100 e il 1700 che documentano la storia del castello e la sua importanza. Grazie agli oggetti, ai colori e ai decori si viaggia attraverso seicento anni di storia, testimoniata anche dalla torre che conserva tra le sue mura le tracce di un passato importante.
I materiali esposti nei tre piani della Torre del Marcangione raccontano i cambiamenti nel gusto e negli usi alimentari, l’evoluzione della tecnologia nella produzione delle ceramiche, ma anche la ricchezza e la raffinatezza che hanno caratterizzato soprattutto l’età di Federico II di Svevia. È in questo periodo, infatti, che si assiste ad un fenomeno davvero significativo: la tangibile commistione tra la cultura islamica, retaggio della Sicilia arabo normanna, quella bizantina, cui l’imperatore era stato educato, e le tradizioni più radicate nei territori peninsulari dell’Italia meridionale.
L’ambiente centrale ospita il bacino da parata in protomaiolica policroma con la scena simbolica del grifone che aggredisce un cervo. Attraverso questa si accede alla sala delle ceramiche dove è esposto il vasellame da mensa: dalle prime produzioni con rivestimento vetroso, alle protomaioliche degli inizi del XIII secolo ed ancora alle invetriate policrome di età angioina. Il viaggio continua con i manufatti tecnologicamente più complessi, con decorazioni graffite su ingobbio, ed ancora con le ceramiche smaltate e le maioliche policrome cinquecentesche e seicentesche.
Scendendo di un piano, la sala dei bestiari ci introduce nella tradizione simbolica del Medioevo qui rappresentata attraverso le ceramiche con animali o scene di caccia.
La sala dei vetri, invece, ospita una raccolta di bicchieri, coppe e bottiglie con pregevoli decorazioni a smalto e iscrizioni pseudo cufiche.
Il percorso di visita si conclude nell’ambiente più alto della torre, pregevole per la sua architettura, dove si conservano parti dell’armatura, nonchè la spada dal fodero decorato con simboli cristiani, appartenute ad un soldato delle guarnigioni poste a difesa del castello. Siamo, ormai, agli inizi dell’Età moderna.
Grazie all’intervento Opere di riqualificazione e valorizzazione funzionale del Castello di Melfi, inserito nel programma PON “Cultura e Sviluppo” FESR 2014-2020, avviato nel 2016 e portato avanti dal Segretariato Regionale insieme agli altri Istituti periferici del Ministero della Cultura, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e la Direzione Regionale Musei, si è potuto completare il restauro della torre e contestualmente procedere al suo allestimento. Le nuove sale ampliano il percorso del museo “Massimo Pallottino”.
La nuova sezione espone i reperti compresi tra il 1100 e il 1700 che documentano la storia del castello e la sua importanza. Grazie agli oggetti, ai colori e ai decori si viaggia attraverso seicento anni di storia, testimoniata anche dalla torre che conserva tra le sue mura le tracce di un passato importante.
I materiali esposti nei tre piani della Torre del Marcangione raccontano i cambiamenti nel gusto e negli usi alimentari, l’evoluzione della tecnologia nella produzione delle ceramiche, ma anche la ricchezza e la raffinatezza che hanno caratterizzato soprattutto l’età di Federico II di Svevia. È in questo periodo, infatti, che si assiste ad un fenomeno davvero significativo: la tangibile commistione tra la cultura islamica, retaggio della Sicilia arabo normanna, quella bizantina, cui l’imperatore era stato educato, e le tradizioni più radicate nei territori peninsulari dell’Italia meridionale.
L’ambiente centrale ospita il bacino da parata in protomaiolica policroma con la scena simbolica del grifone che aggredisce un cervo. Attraverso questa si accede alla sala delle ceramiche dove è esposto il vasellame da mensa: dalle prime produzioni con rivestimento vetroso, alle protomaioliche degli inizi del XIII secolo ed ancora alle invetriate policrome di età angioina. Il viaggio continua con i manufatti tecnologicamente più complessi, con decorazioni graffite su ingobbio, ed ancora con le ceramiche smaltate e le maioliche policrome cinquecentesche e seicentesche.
Scendendo di un piano, la sala dei bestiari ci introduce nella tradizione simbolica del Medioevo qui rappresentata attraverso le ceramiche con animali o scene di caccia.
La sala dei vetri, invece, ospita una raccolta di bicchieri, coppe e bottiglie con pregevoli decorazioni a smalto e iscrizioni pseudo cufiche.
Il percorso di visita si conclude nell’ambiente più alto della torre, pregevole per la sua architettura, dove si conservano parti dell’armatura, nonchè la spada dal fodero decorato con simboli cristiani, appartenute ad un soldato delle guarnigioni poste a difesa del castello. Siamo, ormai, agli inizi dell’Età moderna.
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