Nell’opera dantesca, e nella Commedia in particolare, la tradizione della cultura
classica, cristiana e medievale si ricapitola come in una summa: autori, libri, scuole
di poeti e filosofi, enciclopedie, mitologie antiche e dogmi cristiani, scrittori canonici
e autori più eccentrici vengono tutti riattraversati dallo sguardo di Dante, che
scrivendo il suo testo ne riscrive simultaneamente la tradizione d’appartenenza. In
tal senso sapere di quali letture, di quali libri, si sia materialmente nutrita la cultura
e la fantasia poetica dell’Alighieri ha da sempre costituito un interrogativo profondo
tanto per i critici che per i lettori per arrivare a una comprensione più profonda della
Commedia. La ricerca tuttavia si scontra sull’evidenza che Dante non ebbe mai una
vera e propria biblioteca, stabile e personale, come poi invece fu per Petrarca; non
possediamo neppure autografi o libri sicuramente a lui appartenuti. Il dibattito su
quali opere Dante abbia effettivamente letto e quali egli conoscesse solo per altrui
citazioni o epitomi è pertanto ancora aperto e di grande rilevanza: il convegno e la
mostra intendono offrire lo status quaestionis integrato con nuove ricerche mirate.
Nella mostra saranno per la prima volta esposte tutte le opere da Dante
esplicitamente citate e presumibilmente lette, quindi parte d’una sua "biblioteca",
secondo i più recenti accertamenti e secondo un percorso rappresentativo del suo
iter intellettuale e poetico. Saranno esposti in larga prevalenza codici dei secoli XIII e
XIV, ovvero libri che corrispondono alle tipologie manoscritte che Dante potrebbe
aver praticato; saranno esposti inoltre alcuni codici provenienti dal fondo
duecentesco della biblioteca di Santa Croce, il convento fiorentino che, secondo gli
studi più recenti, potrebbe aver ospitato la prima formazione del poeta. I
manoscritti saranno ordinati tematicamente e cronologicamente secondo lo
sviluppo dell’opera dantesca, in base anche ai suoi possibili spostamenti prima e
dopo l’esilio. Saranno invece escluse tutte le opere che dalla critica sono state a lui
ricondotte in base ad ipotesi, allusioni o riscontri degli interpreti moderni, spesso
discordi, privilegiando invece quei testi, coi loro antichi libri, che con maggiore
sicurezza permetteranno al visitatore di conoscere e d’esplorare i “punti fermi” della
“biblioteca” dantesca.
La mostra sarà articolata in sei grandi sezioni: 1) La “Bibbia” e la tradizione cristiana;
2) La tradizione classica: gli Auctores nella “Vita nuova”; 3) La tradizione romanza; 4)
La tradizione classica dalla “Vita nuova”; 5) Retorica e trattatistica medievale; 6)
Filosofia, scienza e teologia.
La partizione della mostra, che in più occasioni fa perno su un “prima” e un “dopo”
la Vita nuova, vuole in tal modo distinguere due fasi della biografia dantesca e della
sua “biblioteca”, quella riferibile alla vita fiorentina e quella, testimoniata nelle
opere successive al “libello giovanile”, segnata invece dall’esilio.
Fra gli oltre 70 codici che saranno esposti, provenienti dalle maggiori collezioni
italiane e internazionali – tutti libri fondamentali per la comprensione della poesia
e della cultura dantesca – si segnalano il manoscritto della Biblioteca Nazionale di
Roma Vitt. Emm. 1502, che raccoglie, riccamente illustrati, i testi profetici di
Gioacchino da Fiore, «il calavrese abate Giovacchino /di spirito profetico dotato»,
immortalato in Pd XII; i diversi codici fiorentini provenienti dall’antica biblioteca di
Santa Croce – il convento francescano che forse Dante frequentò prima del suo
esilio –, tra i quali l’antichissimo codice di Servio, il commentatore virgiliano
(Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 22 sin 1), o il manoscritto della Consolatio
philosophiae di Boezio (Plut. 23 dex 11), glossata in volgare all’inizio del Trecento e
ricordata dall’Alighieri come una delle sue letture fondamentali dopo la morte di
Beatrice; o ancora il canzoniere della lirica trobadorica, raccolto nel codice
laurenziano Plut. 41.42, libro per certi aspetti affine alla silloge di poesia provenzale
che fu nota a Dante; il manoscritto corsiniano del Roman de la rose (Roma,
Biblioteca dell’Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana, 55 K 4), sulla cui
conoscenza dantesca si è sviluppato, e si svolge, un lungo e appassionato dibattito
filologico-letterario; per continuare inoltre coi manoscritti filosofici e scolastici, che,
coi loro testi, fondano la struttura mentale della visione dantesca, della sua morale
e della sua teologia: l’Etica aristotelica della Biblioteca Nazionale di Napoli
(VIII.G.25) o gli scritti di Sigieri di Brabante, il filosofo eterodosso che in Paradiso
«silogizzò invidïosi veri» (X, 138), proveniente dalla Biblioteca Cathariniana di Pisa
(ms. 17); per tornare poi ai libri letterari, fonti per l’Alighieri di stile e invenzione,
come il Giovenale parigino (Paris, BnF, lat. 8073), o il Lancillotto della Marciana di
Venezia (Fr. Z 11), dalle cui storie fuoriesce una delle immagini più durature della
poesia dantesca, quella del bacio tra Paolo e Francesca, doppione infernale del
bacio letterario fra Lancillotto e Ginevra.
A integrazione dell’esposizione, sempre dall’8 ottobre, Paesaggi e personaggi della
Commedia. Un'iconografia digitale, una mostra che – prodotta in collaborazione
con l'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e ideata da Roberto Andreotti,
Federico De Melis, Francesco De Melis e Luca Ruzza - intende illustrare, con una
speciale messa in scena digitale, alcuni aspetti della fortuna iconografica dantesca di
luoghi, paesaggi e personaggi della Divina Commedia, fino alla Contemporaneità. Il
visitatore potrà entrare, in uno scenario avvolgente, in “capsule” monografiche,
“camere oscure” al cui interno si potrà vivere l'esperienza di un'immersione
multisensoriale attraverso varie tecniche, non ultima il cosiddetto “fantasma di
Pepper”, sorta di ologramma originato dal teatro del Seicento. I file visivi e sonori si basano sulle immagini delle opere che artisti di ogni epoca hanno dedicato al poema
dantesco, in dialogo con le altre iniziative espositive dell’Accademia dei Lincei
dedicate alla biblioteca letteraria, culturale, artistica e filosofica di Dante.
Con la mostra La Biblioteca di Dante si intende affrontare per la prima volta il
problema di come è stato possibile il miracolo della Commedia; su quali basi
culturali ha potuto contare Dante nella composizione del poema e quali siano le
ragioni di un successo ancora così straordinario.
Un grande sforzo, dunque, probabilmente il più articolato e impegnativo dell'anno
dantesco, reso possibile dall'impegno congiunto dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
di Intesa Sanpaolo, in particolare del Presidente emerito Giovanni Bazoli, del
Presidente Gian Maria Gros-Pietro, di Stefano Lucchini, del presidente
dell’Associazione “Amici dei Lincei” dott. Umberto Quadrino, ma anche dell'ENIT,
dell'Istituto centrale per il patrimonio immateriale del Ministero della Cultura e delle
tante istituzioni, musei e biblioteche, a cominciare dalle grandi biblioteche storiche
romane, ma con sforzo generoso anche dalle biblioteche di tutta l’Italia e l’Europa,
e, ultimi ma non ultimi, dai contributi assicurati dal Comitato Nazionale dantesco.
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