giovedì 30 aprile 2015

“Habi de bona farina”, mostra a Morimondo

Da domenica 3 maggio a domenica 1 novembre 2015 l’Abbazia di Morimondo ospita nel chiostro la mostra didattica “Habi de bona farina” organizzata a cura dell’Associazione Culturale Compagnia di Porta Giovia e in collaborazione con la Parrocchia di Morimondo.
È un viaggio nel mondo dell’alimentazione e cucina medievale, per ritrovare cibi e gesti lontani.
L’esposizione invita alla conoscenza della produzione, lavorazione e consumazione del cibo nel medioevo: coltivazione, allevamento e caccia, trasformazione (dalla macinazione dei cereali - da provare con mano - alla torchiatura delle vinacce…), banchetti dei principi e tavola dei semplici.
La mostra è articolata in varie sezioni con pannelli didattici, arricchiti da reperti originali e ricostruzioni posizionati nelle bacheche. Ove possibile, per rendere l’argomento più interattivo, sono installati dei modelli da far provare ai visitatori.
Dal tipo di alimento di cui ci si nutriva, si passa ai luoghi di approvvigionamento: agricoltura, caccia, pesca, commercio, raccolta nei boschi. Altro tema attualissimo è la conservazione dei cibi: senza la nostra tecnologia, si sono ingegnati a conservare il cibo, con sistemi ancora validi e in uso oggi.
Un’altra cosa interessante è l’analisi degli utensili e stoviglie, dal vasellame ai piatti e alle posate, che come l’alimentazione variavano in base alla classe sociale.
Durante l’esposizione della mostra sono attivati laboratori e attività curiose per tutti, soprattutto per i più piccoli; inoltre si possono gustare e assaggiare cibi preparati secondo ricette medievali.
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Per informazioni e prenotazioni contattare la segreteria
Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo
tel 0294961919 dal lunedì al giovedì ore 9,00 – 12,00
e-mail: fondazione@abbaziamorimondo.it.

mercoledì 29 aprile 2015

"Segni sulle terre. Confini di pianura tra Modena e Bologna" mostra a Modena

Giovedì 30 aprile 2015, alle ore 10, 30, presso l'Archivio di Stato di Modena in corso Cavour 21, si inaugura la mostra "Segni sulle terre. Confini di pianura tra Modena e Bologna". L'evento vedrà la partecipazione del gruppo storico rievocativo Bandum Freae e di Lina Velardi, voce narrante che daranno vita a letture dalla Origo Gentis Langobardorum (fine secolo VII) e rappresentazioni di scene di vita quotidiana longobarde, utilizzando copie di ceramiche da mensa rinvenute nella necropoli longobarda nei pressi di Modena, a Spilamberto, diverse tipologie di arma (spada, scramasax, longsax, ascia francisca e barbuta), e alcuni oggetti di ornamento personale. I figuranti, in abito longobardo, svolgeranno piccole attività di living history.
La mostra sarà Modena fino al 18 dicembre 2015.
Questa interessantissima esposizione è tesa ad illustrare i confini dei nostri territori di pianura, fra Bolognese e Modenese, attraverso pannelli storici esplicativi, importanti materiali cartografici relativi ai secoli XV-XIX, selezionati dal Mappario Estense dell'Archivio di Stato di Modena, ed anche documenti rari e preziosi come il “Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis” (830 o 846) di Andrea Agnello, sacerdote di Ravenna della metà del secolo IX. Tale codice, che costituisce l'attestazione più antica dei confini dell'Esarcato bizantino (in esso si apprende che il confine occidentale era Persiceti) ci è pervenuto in sole due copie: una integra del XV secolo, appartenente alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena, è esposta in mostra; un'altra copia, mutila e risalente al secolo XVI, è custodita nella Biblioteca Vaticana.
Orari: martedì 15,30 - 17,30
mercoledì e sabato 10,30 - 12,30

martedì 21 aprile 2015

"L'arte di Francesco. Capolavori d'arte e terre d'Asia dal XIII al XV secolo" in mostra a Firenze

Il corno ritenuto tradizionalmente quello donato da San Francesco al sultano d'Egitto Malik-al-Kamil nel 1219-20, in occasione del loro incontro e conservato in Assisi nella Cappella delle reliquie della basilica della città umbra, sarà uno dei pezzi forti della mostra "L'arte di Francesco. Capolavori d'arte e terre d'Asia dal XIII al XV secolo" ospitata dalla Galleria dell'Accademia a Firenze fino a domenica 11 ottobre 2015.
Organizzata dalla Galleria dell'Accademia, in collaborazione con l'Ordine dei Frati Minori, e ideata scientificamente con la Commissio Sinica (Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani, Pontificia Università Antonianum di Roma), la mostra, curata da
Angelo Tartuferi e Francesco D’Arelli, si propone di documentare ai massimi livelli qualitativi la produzione artistica di diretta matrice francescana (pittura, scultura, arti suntuarie) dal Duecento al Quattrocento. Nello stesso tempo la mostra vuole porre in evidenza la straordinaria attività evangelizzatrice dei francescani in Asia, dalla Terra Santa alla Cina, rievocandola anche con oggetti di eccezionale importanza storica e incomparabile suggestione.
Per la pittura riveste un'importanza fondamentale l'opera di Giunta di Capitino, il primo pittore ufficiale dell'Ordine francescano, la cui influenza si estese nella prima metà del Duecento in vaste aree dell'Italia centrale e fino in Emilia. Il grandissimo artista, il primo pittore 'nazionale' della storia dell'arte italiana, ricoprì il ruolo d'interprete della spiritualità francescana che poi sarà assolto da altre due altissime personalità, Cimabue e Giotto.
Di particolare interesse si rivela la sezione che ospita alcune fra le più antiche immagini devozionali del santo di Assisi, che tramandano gli episodi più famosi della sua agiografia. Oltre alle celebri tavole cuspidate di Pisa (Museo Nazionale di San Matteo) - oggi riferita dai più a Giunta - e di Firenze (sull'altare della Cappella Bardi in Santa Croce), attribuita a Coppo di Marcovaldo, sarà presente in mostra quella analoga del Museo Civico di Pistoia e il San Francesco con due storie della sua vita e due miracoli post mortem attribuito a Gilio di Pietro (Orte, Museo Diocesano).
Tra gli artisti presenti in mostra figurano anche il Maestro di San Francesco e il Maestro dei Crocifissi francescani, due protagonisti di primo piano della pittura su tavola e in affresco nel corso del XIII secolo.
Un grande affresco staccato dalla chiesa di San Francesco a Udine di cultura tardogotica introdurrà il visitatore alla straordinaria vicenda umana del Beato Odorico da Pordenone (1286-1331), che intraprese intorno al 1314 un viaggio incredibile, sostenuto dal fervore missionario che lo porterà prima in Asia Minore, per incontrare poi i Mongoli della dinastia Yuan (1279-1368) negli anni 1323-28, e in India.
Orari:
Martedì – domenica ore 8.15 – 18.50; la biglietteria chiude alle 18.05
Chiuso il lunedì
Visita il sito della Mostra.

venerdì 17 aprile 2015

Il Beato Angelico al Museo Diocesano di Torino

A Torino sarà possibile vedere per la prima volta il dipinto del Beato Angelico Compianto sul Cristo morto, esposto in occasione della Solenne Ostensione della Sacra Sindone da giovedì 16 aprile a martedì 30 giugno 2015 al Museo Diocesano di Torino.
L’opera, concessa in prestito straordinario dal Museo di San Marco di Firenze, è collocata in una teca protetta del Museo Diocesano, esattamente sotto la Sindone esposta in Cattedrale.
L’allestimento è realizzato dagli architetti Chiara e Maurizio Momo, e l’esposizione è promossa dal Museo Diocesano di Torino, dalla Consulta per la Valorizzazione dei beni Artistici e Culturali di Torino e dall’Associazione Sant’Anselmo-Imago Veritatis.
Giovanni da Fiesole, detto il Beato Angelico o Fra’ Angelico, fu un pittore italiano nato a Vicchio nel 1395 circa e morto a Roma nel 1455. Fu il Vasari, nelle Vite, ad aggiungere al suo nome l’aggettivo “Angelico”: sia per la religiosità delle sue opere, sia per le sue doti di umanità e umiltà. Il Vasari racconta che il Beato Angelico aveva «la consuetudine di non ritoccare alcuna sua pittura, ma lasciarle sempre in quel modo che erano venute la prima volta, per credere che così fusse la volontà di Dio… che non avrebbe preso i pennelli se prima non avesse fatto orazione. Non fece mai crocifisso, che e’ non si bagnasse le gote di lacrime». Nel 1982 Giovanni da Fiesole fu beatificato da papa Giovanni Paolo II. Il Beato Angelico  si formò nella Firenze di Gherardo Starnina e Lorenzo Monaco. Da quest’ultimo apprese l’uso di colori accesi e di una luce fortissima, impiegati per rendere il misticismo della scena sacra.
«Il frate domenicano», spiega Magnolia Scudieri Direttrice del Museo di San Marco a Firenze, «ha unito l’influenza dello stile gotico elegante e decorativo con lo stile più realistico di Masaccio, Donatello e Ghiberti e ha applicato le teorie della prospettiva di Leon Battista Alberti». Nelle opere del Beato Angelico i nuovi principi rinascimentali, come la costruzione prospettica e l’attenzione alla figura umana, si uniscono con i vecchi principi dell’arte medievale quali il valore mistico della luce e la predilezione per i colori accesi.
Fra’ Angelico visse tra Fiesole, Firenze, Roma e Orvieto e fu protagonista di quell’irripetibile stagione artistica che, sotto il patronato dei Medici, vide grandi opere pubbliche tra cui il Convento di San Marco. Gli affreschi del Beato Angelico, sulle pareti del chiostro e delle celle superiori del Convento, sono tra le opere più famose e amate del frate domenicano. Per l’assoluta armonia e semplicità delle forme, prive di distrazioni decorative superflue, e per la cromia più tenue e spenta, gli affreschi segnano una nuova fase dell’arte dell’Angelico, caratterizzata da una parsimonia nelle composizioni e da un rigore formale mai usati prima. Le figure sono poche e diafane, alleggerite e semplificate; gli sfondi deserti o composti da architetture nitide inondate di spazio e di luce, che è veicolo verso la trascendenza.
L’opera, tempera su tavola, fu eseguita nel 1436 per una confraternita laicale, la Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio. Nello specifico per la loro chiesa presso una delle porte urbiche di Firenze, detta Porta della Giustizia perché al suo esterno venivano giustiziati i condannati a morte. Sull’altare dell’oratorio, unica sosta per i condannati, il dipinto dell’Angelico raffigura Cristo deposto da uno croce a “tau” (a forma di forca). Sullo sfondo si possono vedere le mura della città con una grande porta urbica aperta; la luce illumina il paesaggio e Firenze sembra quasi una Gerusalemme celeste. Come illustra Mons. Thimothy Verdon, Direttore del Museo dell’opera del Duomo di Firenze: «L’immagine aveva la funzione non solo di confortare il condannato, invitandolo a identificare le proprie sofferenze con quelle di Cristo, ma anche di riconciliarlo alla comunità – alla città – che l’aveva espulso e che stava per togliergli la vita, ma che nel dipinto viene presentata con una bellezza trascendentale».
La tela fu commissionata dal monaco benedettino Don San Sebastiano di Jacopo di Rosso Benintendi, nipote della santa raffigurata nel Compianto (la penultima figura a destra di chi guarda), Beata Villana delle Botti. Donna sposata dalla vita dissoluta, Beata Villana s’era convertita a Cristo e l’Angelico la raffigura mentre contempla il Salvatore morto e pronuncia le parole “Cristo Gesù, l’amor mio crocifisso”. Tra le altre figure rappresentate: San Domenico, in piedi a sinistra, Maria, la madre di Gesù, che contempla il volto del figlio che abbraccia, e Maria Maddalena che gli bacia i piedi insanguinati. Notevole è l’utilizzo del colore da parte del pittore italiano per intensificare l’emozione; scrive Mons. Verdon: «Questi personaggi, ognuno dei quali esprime una diversa qualità e intensità di dolore, diventano per Angelico una sorta di laboratorio delle emozioni, che qui e in altre opere egli analizza con esattezza scientifica».
Il cadavere di Cristo è disteso su un lenzuolo, che potrebbe essere quello sindonico. «Il corpo di Cristo», spiega Natale Maffioli, curatore del Museo Diocesano di Torino «è connotato da una particolarità che è stata chiamata “il braccio della morte”: il braccio inerte, disposto pendulo e perpendicolare al corpo del Signore. È questa una “pathosformel” che percorre trasversalmente tutta la produzione artistica del genere fino a debordare, in ambito laico, nel dipinto de “La morte di Marat”, del pittore francese Jaques-Louis David».
Nell’opera dell’Angelico l’azione non sembra ancora completamente conclusa: lo si avverte dai gesti di Giovanni, della pia donna e di Maria Maddalena, che sembrano concorrere alla fase finale della deposizione a terra del corpo di Cristo; in contrasto col movimento discreto delle figure rappresentate è l’immobilità del Cristo, già raggiunto dalla rigidità cadaverica.
Il dipinto può essere ammirato presso il Museo Diocesano di Torino anche grazie allo straordinario lavoro di restauro condotto dall’Istituto Centrale del Restauro tra il 1950 e il 1953. A causa delle alluvioni occorse nei secoli, l’opera fu fortemente danneggiata nella metà inferiore, che subì ampie perdite di colore originale.

sabato 11 aprile 2015

"Animalia Dantis" in mostra alla Fortezza di Castrocaro

"Animalia Dantis", mostra di antiche maioliche alla Fortezza di Castrocaro Eventi a Forlì
Da sabato 11 aprile a lunedì 30 novembre 2015 la suggestiva cornice della millenaria Fortezza medievale di Castrocaro ospiterà la mostra “Animalia Dantis”, che raccoglie trenta rarissimi esemplari di maioliche arcaiche delle aree romagnola, umbra e toscana, del periodo che va dal XIII  al XV secolo, sulle quali i maestri ceramisti, immersi nella medesima cultura figurativa e simbolica dantesca, rappresentarono il mondo animale, reale ed immaginario. Maioliche che andranno poi ad ornare e servire osterie, mense popolari e signorili di gran parte d’Italia.
In occasione del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri (1265-1321),  in tutta Italia stanno fiorendo iniziative per commemorare il “Sommo Poeta”, padre della lingua italiana. In prima fila,  la governativa Società Dante Alighieri e l’Associazione Nazionale “Le Terre di Dante”, con sede a Roma, il cui sito internet presenta nella home-page proprio la mostra “Animalia Dantis”, che è curata da Elio Caruso, direttore del complesso fortificato e museale di Castrocaro, e dalla figlia Elisabetta Caruso, bibliotecaria del British Institute di Firenze.
"Per descrivere il comportamento delle anime che popolano la Divina Commedia - spiegano i due curatori - Dante ricorse spesso a similitudini con il mondo animale, reale e fantastico, illustrato nei bestiari medievali, che certamente conosceva. Da qui l’idea di celebrare il Sommo Poeta con una mostra di maioliche di quei secoli lontani. I pezzi esposti in mostra sono caratterizzati dalle tipiche decorazioni in bruno manganese e verde ramina, oltre che dallo stile a zaffera diluita e a rilievo, e sono riferibili, da una parte, allo straordinario repertorio figurativo di tradizione etrusca e mediorientale e, dall’altra, al fantastico mondo dei bestiari medievali". La mostra resterà aperta sabato dalle 15 alle 20, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 20.


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martedì 7 aprile 2015

"Il Genio e l'Ingegno" modelli di macchine di Leonardo da Vinci da guardare e provare

Per l'inaugurazione del ristrutturato sito storico del Castellaro di San Zenone degli Ezzelini l'Academia Sodalitas Ecelinorum è lieta di presentare la mostra: "IL GENIO E L'INGEGNO" - modelli di macchine di Leonardo da Vinci - da guardare e provare.
Leonardo da Vinci (1452-1519) ideò più di 400 macchine e congegni. Gli antenati dell'elicottero, dl sottomarino, dell'automobile, ponti girevoli, batelli a pale, macine e cuscinetti a sfera. Ogni macchina esposta è affiancata da un panello con riprodotto il disegno che ne fece il genio toscano ed una spiegazione tecnica sulla realizzazione. E' un'opportunità per capire la meccanica partendo dalle prime macchine che l'hanno interpretata particolarmente utile sia per le scuole di ogni ordine, ma anche per chiunque voglia scoprire e verificare come le grandi intuizioni di Leonardo siano attualissime oggi. Sperimentare toccando la ruota, il perno, la vite, l'asta dentata.

TUTTE LE MACCHINE SONO FUNZIONANTI E SI POSSONO AZIONARE E PROVARE.

Domenica 26 aprile 2015 - inaugurazione

ore 16,30: Inaugurazione del bassorilievo marmoreo, opera dell'artista Luigi Citton raffigurante "L'Eccidio": Cattura di Alberico da Romano. Carcerazione di Giordano Forzatè nel castello di San Zenone Degli Ezzelini.

ore 17,00: Inagurazione mostra "Il Genio e l'Ingegno" - modelli di macchine di Leonardo da Vinci - da guardare e provare.

ORARI: SABATO - DOMENICA E FESTIVI
9,00 -12,30 / 15,00 - 19,00
Appertura infrasettimanale per gruppi (min. 15 persone)
Ingresso: Euro 5,00 intero
Euro 3,00 Ridotto fino a 14 anni

Info e prenotazioni:
academia.sanzenone@gmail.com
Cell. 335 13 59 044.

domenica 5 aprile 2015

Leonardo da Vinci. 1452-1519

Leonardo da Vinci, uomo poliedrico e d’ingegno, talento assoluto del Rinascimento italiano, incarnò in pieno lo spirito universalista della sua epoca. Pittore, scultore, ingegnere, anatomista, musicista e inventore, fu attivo nei più disparati campi dell'arte e della scienza, ed è oggi considerato il più noto tra i protagonisti della cultura, non solo del Rinascimento, ma di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Da un lato l’estro, dall’altro una mente razionale, così Leonardo viene identificato con l’immagine del Genio, grazie alla sua abilità di saper spaziare in ogni campo del sapere umano del suo tempo: dagli studi di anatomia alla progettazione di macchine da guerra, dalla fisica alla filosofia, dalla botanica alle lettere, dalla pittura alla scultura.
Quale migliore occasione di Expo 2015, dunque, per dedicargli una monografica, la più importante mai organizzata in Italia. La mostra, promossa dal Comune di Milano e ideata e prodotta da Palazzo Reale e Skira editore, in programma a partire dal 16 aprile 2015, rappresenta un’occasione unica per ammirare e comprendere in una visione d’insieme la straordinaria complessità di questa figura come artista, pittore e disegnatore, e, in parte, la sua attività di scienziato e tecnologo, mai considerata nelle mostre sinora realizzate.
Dodici sezioni accompagneranno i visitatori a scoprire l’attività poliedrica del Genio, attraverso i suoi codici originali, oltre cento disegni autografi (di cui circa trenta dal celeberrimo “Codice Atlantico”) e un cospicuo numero di opere d’arte: disegni, manoscritti, sculture, incunaboli e cinquecentine provenienti dai più celebri Musei e Biblioteche del Mondo, tra cui: il Louvre, la Royal Collection Trust, il British Museum, il Metropolitan di New York, la National Gallery di Washington, la Pinacoteca Ambrosiana e i Musei Vaticani.
Significativo il numero di dipinti di Leonardo presenti in mostra: San Gerolamo della Pinacoteca Vaticana, Madonna Dreyfuss della National Gallery of Art di Washington, Scapiliata della Galleria Nazionale di Parma. Particolarmente importante, poi, il prestito di ben tre dipinti dal Museo del Louvre: Belle Ferronière, Annunciazione, San Giovanni Battista.
Un Genio universale, per un’esposizione universale, a celebrazione dell’indiscusso simbolo dell’arte e della creatività italiana, figura immediatamente riconoscibile dal pubblico internazionale, e simbolo anche di Milano e della sua attività eclettica nel campo delle arti, dell’industria e della tecnologia.Leonardo da Vinci. 1452-1519
Dal 16 aprile al 19 luglio 2015 a Palazzo Reale, Milano
ORARI
Lunedì: 14.30-19.30 
Martedì e mercoledì: 9.30-19.30 
Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica: 9.30-24.00 la biglietteria chiude un’ora e mezza prima
Info e pronotazioni nel sito ufficiale.

mercoledì 1 aprile 2015

L’arte di Francesco. Capolavori d’arte italiana e terre d’Asia dal XIII al XV secolo

Italia terra di santi, eroi, e navigatori, un mistico teatro dove la spada e il pastorale, uniti alla sete di scoperte e a un’inventiva senza pari nel mondo, hanno convissuto per secoli non senza contrasti, eppure riuscendo a forgiare il carattere di un popolo, nel bene e nel male, se è vero che Gabriele D’Annunzio, l’Immaginifico Vate d’Italia, parlò di San Francesco come «il più italiano dei santi, e il più santo degli italiani». Alla figura del Patrono d’Italia, a colui che fu un importante riformatore della Chiesa medievale, che seppe parlare al popolo e all’alto clero, considerato ancora in vita un nuovo apostolo e un nuovo evangelista, è dedicata "L’arte di Francesco. Capolavori d’arte italiana e terre d’Asia dal XIII al XV Secolo", curata da Angelo Tartuferi e Francesco D’Arelli, realizzata dalla Galleria dell’Accademia in collaborazione con il MiBACT in programma a Firenze dal 31 marzo all'11 ottobre 2015. In cento opere, suddivise fra dipinti, sculture, affreschi, miniature, codici miniati, paramenti sacri, è raccontata la figura e la parabola terrestre di colui che, nato in Assisi nel 1181 da nobile famiglia - dopo una gioventù “scapigliata” e l’esperienza della guerra contro Perugia, cui prese parte come soldato -, sentì irresistibile il richiamo del Vangelo e della parola di Dio, in tempi nei quali i Secoli Bui cominciavano appena a rischiararsi, il feudalesimo cedeva il passo agli ordinamenti comunali, e il Papato e l’Impero erano impegnati negli ultimi colpi di coda di una lotta che avrebbe visto il secondo soccombere a Roma, almeno in termini di prestigio agli occhi del “gregge cristiano”. In quella fine di XII Secolo, la Chiesa si trovò a combattere i focolai eretici di Catari e Valdesi, e lo fece con riprovevole crudeltà, così come punì severamente figure riformatrici italiane quali Gherardo Segalelli, guardò con distacco e sospetto i movimenti penitenziali dei flagellanti, e si macchiò di simonia e corruzione. Una Chiesa, insomma, in profonda crisi, cui non bastava più la predicazione di San Domenico per un ritorno alla povertà di Cristo.
La mostra e il catalogo sono a cura del Direttore della Galleria dell’Accademia, Angelo Tartuferi, e di Francesco D’Arelli, Direttore scientifico della Commissio Sinica. Il comitato scientifico dell’esposizione è composto da Cristina Acidini, Eugenio Alliata, Lia Brunori, p. Giuseppe Buffon, p. Alvaro Cacciotti, Franco Cardini, Francesco D’Arelli, Igor De Rachewiltz, Sergio Ferdinandi, Chiara Frugoni, p. Fortunato Iozzelli, Ada Labriola, p. Pietro Messa, Enrica Neri Lusanna, Antonio Paolucci, p. Massimo Pazzini, Delio Vania Proverbio, Paola, Refice, p. Pacifico Sella, Angelo Tartuferi, André Vauchez.
Firenze, Galleria dell'Accademia
Biglietto intero: € 12,50, ridotto: € 6,25.