mercoledì 1 aprile 2015

L’arte di Francesco. Capolavori d’arte italiana e terre d’Asia dal XIII al XV secolo

Italia terra di santi, eroi, e navigatori, un mistico teatro dove la spada e il pastorale, uniti alla sete di scoperte e a un’inventiva senza pari nel mondo, hanno convissuto per secoli non senza contrasti, eppure riuscendo a forgiare il carattere di un popolo, nel bene e nel male, se è vero che Gabriele D’Annunzio, l’Immaginifico Vate d’Italia, parlò di San Francesco come «il più italiano dei santi, e il più santo degli italiani». Alla figura del Patrono d’Italia, a colui che fu un importante riformatore della Chiesa medievale, che seppe parlare al popolo e all’alto clero, considerato ancora in vita un nuovo apostolo e un nuovo evangelista, è dedicata "L’arte di Francesco. Capolavori d’arte italiana e terre d’Asia dal XIII al XV Secolo", curata da Angelo Tartuferi e Francesco D’Arelli, realizzata dalla Galleria dell’Accademia in collaborazione con il MiBACT in programma a Firenze dal 31 marzo all'11 ottobre 2015. In cento opere, suddivise fra dipinti, sculture, affreschi, miniature, codici miniati, paramenti sacri, è raccontata la figura e la parabola terrestre di colui che, nato in Assisi nel 1181 da nobile famiglia - dopo una gioventù “scapigliata” e l’esperienza della guerra contro Perugia, cui prese parte come soldato -, sentì irresistibile il richiamo del Vangelo e della parola di Dio, in tempi nei quali i Secoli Bui cominciavano appena a rischiararsi, il feudalesimo cedeva il passo agli ordinamenti comunali, e il Papato e l’Impero erano impegnati negli ultimi colpi di coda di una lotta che avrebbe visto il secondo soccombere a Roma, almeno in termini di prestigio agli occhi del “gregge cristiano”. In quella fine di XII Secolo, la Chiesa si trovò a combattere i focolai eretici di Catari e Valdesi, e lo fece con riprovevole crudeltà, così come punì severamente figure riformatrici italiane quali Gherardo Segalelli, guardò con distacco e sospetto i movimenti penitenziali dei flagellanti, e si macchiò di simonia e corruzione. Una Chiesa, insomma, in profonda crisi, cui non bastava più la predicazione di San Domenico per un ritorno alla povertà di Cristo.
La mostra e il catalogo sono a cura del Direttore della Galleria dell’Accademia, Angelo Tartuferi, e di Francesco D’Arelli, Direttore scientifico della Commissio Sinica. Il comitato scientifico dell’esposizione è composto da Cristina Acidini, Eugenio Alliata, Lia Brunori, p. Giuseppe Buffon, p. Alvaro Cacciotti, Franco Cardini, Francesco D’Arelli, Igor De Rachewiltz, Sergio Ferdinandi, Chiara Frugoni, p. Fortunato Iozzelli, Ada Labriola, p. Pietro Messa, Enrica Neri Lusanna, Antonio Paolucci, p. Massimo Pazzini, Delio Vania Proverbio, Paola, Refice, p. Pacifico Sella, Angelo Tartuferi, André Vauchez.
Firenze, Galleria dell'Accademia
Biglietto intero: € 12,50, ridotto: € 6,25.

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