Presso Casa Buonarroti a Firenze rimarrà aperta fino a lunedì 10 ottobre 2016 una mostra che illustra, in occasione della ricorrenza del
nono centenario della morte di Matilde di Canossa (1046-1115), gli
eventi straordinari della lunga vita di questa figura di donna. E’,
nell’immaginario collettivo, la protagonista della così detta
“Umiliazione di Canossa” del 1077, quando, nel traumatico scontro della
“lotta per l’investitura”, lo scomunicato Enrico IV è rimasto in lunga
attesa, nelle vesti di penitente, inginocchiato e a piedi nudi nella
neve davanti all’entrata del suo Castello di Canossa, implorante il
perdono del Papa Gregorio VII, alleato di Matilde.
E’ significativo che questo evento culturale si svolga a Firenze,
città a lei molto cara, dove abitò dagli 8 ai 22 anni e nel 1078 fece
costruire la “cerchia antica” delle sue mura di dantesca memoria. La
fama di Matilde ha contagiato lo stesso Michelangelo, poiché in una sua
leggendaria biografia del 1553 si legge: “Michelangiol Buonarroti,
pittore e scultore singolare, ebbe l’origin sua da’ conti da Canossa,
nobile e illustre famiglia di Reggio si per virtù propria e antichità,
si per aver fatto parentado col sangue imperiale…donde ne nacque
Matilda, donna di rara e singular prudenza et religione” E’ una leggenda
alla quale Michelangelo ha sempre prestato fede, convincendo non pochi
suoi contemporanei e tra questi il conti Alessandro Canossa, che in una
sua lettera dell’ ottobre 1520 definiva l’artista fin dall’indirizzo
“parente onorando”. L’esposizione vuole inoltre dimostrare quanto
Metilde sia ricordata ancora oggi, non solo nei luoghi canossiani, ma
anche nelle altre città dove aveva donato fondi e terreni per la
costruzione e il rinnovamento di “cento chiese”, tra cui Lucca, Mantova,
Pisa, Volterra e Modena, quest’ultima con le famose sculture di
Wiligelmo. Teologi, giuristi, poeti, chierici e artisti, frequentavano
la corte di Metilde, certamente la più importante del suo vasto
territorio che si estendeva dal Tirreno all’Adriatico da Mantova a
Tarquinia. A Canossa Matilde creò un’officina di artigiani, scribi e
miniatori. Lo testimonia in mostra alcuni pregevoli esempi, tra i quali
il “Psaterium Davidicum” databile 1090-1100 e le “Orationes sive
meditationes” di Anselmo d’Aosta, contenenti un ritratto della Contessa.
La vitalità della corte metilica è dimostrata tra l’altro dalla
splendida “Croce astile” in oro, cristalli e gemme proveniente dal Museo
Civico di Modena. Si possono ammirare numerosi capolavori d’arte
medioevale e documenti originali prestati da musei e istituzioni
italiane e straniere; antiche miniature contenute in manoscritti
dell’epoca, ma anche opere più vicine ai nostri tempi come il bozzetto
per la tomba della Contessa in San Pietro e una sua graziosa statuetta
bronzea del Bernini.
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