Da sabato 19 gennaio a domenica 9 giugno 2019, le sale di Palazzo Martinengo a
Brescia ospitano la mostra “Gli animali nell’arte dal Rinascimento a Ceruti”, che documenta attraverso 80 capolavori, come la
rappresentazione degli animali abbia trovato ampia diffusione nell’arte
italiana tra XVI e XVIII secolo.
Nella storia dell’arte i primi soggetti rappresentati dall’uomo sono
gli animali. Dalla preistoria ad oggi, gli animali hanno sempre
continuato ad interessare ed affascinare gli artisti. Ammirati per le
loro qualità, temuti per i loro comportamenti aggressivi, sfruttati come
forza-lavoro, amati per la loro fedeltà e amicizia, sono spesso
diventati simboli pieni di significati, incarnazioni di divinità o
demoni, presenze importanti della natura e della vita dell’uomo.
Col passare dei secoli la concezione medievale del mondo come materia
informe da plasmare cede il posto ad una visione “illuminata”, in cui
il mondo terreno deve essere apprezzato e osservato per come si
presenta. L’influenza della religione comincia a scemare fino a perdersi
del tutto. Ed ecco che il cambiamento di pensiero si riflette anche
nell’arte e in particolare nella raffigurazione del mondo animale, che
ora è caratterizzata da opere naturalistiche e oggettive, con un valore
simbolico ma distaccato dalla dimensione religiosa. A partire dalla fine
del ‘200, Giotto segna la svolta pittorica nell’osservazione della
realtà. Con la scoperta dell’America il punto di vista naturalistico si
evolve ancor di più perché si iniziano ad osservare e riprodurre specie
animali fino ad allora sconosciute. Nel ‘500 saranno Leonardo e Dürer,
con i loro disegni, a dare inizio all’illustrazione zoologica moderna e
alla loro classificazione, seguiti successivamente dal pensiero dei
positivisti e dalle ricerche di Darwin.
L’esposizione, curata da Davide Dotti, organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, col patrocinio della Regione Lombardia,
della Provincia di Brescia e del Comune di Brescia, in partnership con
WWF Italia, trasformerà la storica residenza cinquecentesca nel cuore
della città in un’arca di Noè, per consentire al visitatore di
comprendere come l’animale abbia da sempre avuto un ruolo fondamentale
nella grande pittura antica.
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