In mostra a Pazzo Pitti "Storie di immagini dipinte" dal 24 giugno al 4 ottobre 2020.
Un tesoro di sapere, arte e
devozione, prima rubato e poi ritrovato: sono libri antichi e preziosi
come il minuscolo Ufficio dei Morti appartenuto a Papa Leone X de’
Medici, i grandissimi corali, le pergamene finemente illustrate e
decorate dai alcuni dei più grandi maestri del Medioevo e del
Rinascimento. La mostra “Storie di pagine dipinte. Miniature recuperate
dai Carabinieri” organizzata dalle Gallerie degli Uffizi comprende circa quaranta opere, recuperate dopo il furto da questo speciale comando dell’Arma. I manoscritti e le singole pagine miniate in mostra attraversano la grande stagione di produzione libraria dell’Italia centrale dal Duecento al Cinquecento:
provengono da Castelfiorentino, Colle di Val d’Elsa, Firenze, Perugia e
Pistoia, e le miniature sono opera di artisti importantissimi come il
Maestro di Sant’Alessio in Bigiano, che malgrado sia ancora anonimo era a
capo della bottega più attiva in Toscana nell’ultimo quarto del XIII
secolo; Pacino di Buonaguida (uno dei primi e più dotati tra i seguaci
di Giotto); fino ad Attavante degli Attavanti e Gherardo e Monte di
Giovanni, illustratori di libri di fama internazionale ai tempi di
Lorenzo il Magnifico.
La bellezza e il pregio delle opere esposte non è la sola attrazione
di questa mostra: la sua spettacolarità sta nella storia dei furti e dei
recuperi di cui è protagonista ogni volume, ogni singola pagina, ogni
miniatura ritagliata. Tra queste i corali provenienti dal convento dei Minori Osservanti di San Lucchese a Poggibonsi, oggetto di ben
due furti, negli anni Trenta del ‘900 e poi di nuovo nel 1982; gli
oltre venti volumi dell’abbazia benedettina di Montemorcino in Umbria che, trasferiti nell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore ad Asciano, vennero rubati nel 1975; l’Ufficio dei Morti di Leone X de’ Medici, prezioso
ed elegante come si conveniva a quel papa, raffinato intellettuale. La
rassegna non esclude le opere sfregiate, le pagine da cui sono state
ritagliate le miniature, i fogli strappati dai codici, ed è quindi
un’occasione per pensare al furto di questi manufatti non solo come a
una sottrazione di un bene comune, ma come una violenza che va
dritta al cuore della nostra cultura e che attacca i testi, la nostra
lingua, le pitture che la accompagnavano.
La realizzazione della mostra è dovuta a storici dell’arte,
specializzandi e dottorandi di Storia della Miniatura all’Università
degli Studi di Firenze, sotto la guida della professoressa Sonia Chiodo, una dei massimi esperti della materia.
Particolarmente in un campo complesso come lo studio dei volumi
(codicologia) e delle loro decorazioni, è indispensabile che il lavoro
anti crimine dei Carabinieri si avvalga di precise competenze
specialistiche, come in questo caso: ogni miniatura o libro antico
recuperato deve poter essere ricondotto al contesto di appartenenza, ed è
in questo ambito che un drappello di giovani studiosi ha costruito
l’esposizione di Palazzo Pitti. E la concretezza, l’importanza dei
risultati da loro raggiunti non saranno legate soltanto all’occasione
temporanea della mostra: il loro lavoro include infatti il censimento
di tutte le mancanze in modo da mettere a disposizione della Banca Dati
dei Carabinieri una messe di informazioni aggiornate, essenziali alle investigazioni in corso e a quelle future.
Storie di pagine dipinte ha anche un particolare corredo infografico: sette disegni della nota illustratrice Vanna Vinci, resi interattivi mediante una tecnologia touch,
che presentano ai visitatori, in modo chiaro e accattivante, i luoghi e
i protagonisti delle storie che la mostra ricostruisce: copisti,
miniatori, religiosi e, da ultimo, i ladri e le forze dell’ordine.
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