Un'evoluzione lunga dieci secoli. Tra miniature e
manoscritti, è di scena la storia della medicina nella Sala esposizioni
della Biblioteca nazionale di Napoli, da guardare attraverso le
eccezionali testimonianze lì custodite, di rari codici e antiche
edizioni a stampa. Dal sesto al diciottesimo secolo, questo il
lunghissimo arco cronologico della mostra "De humani corporis fabrica",
organizzata dal ministero dei Beni culturali, dalla Fondazione Premio
Napoli e dall'Istituto di ricerca e diagnostica.
Un percorso nei
progressi che, nel tempo, registrò la scienza medica: dalle origini,
quando ancora la figura del medico si associava a quella dello stregone,
alla definizione sempre più chiara di intenti e tecniche. Figura chiave
nel cammino, fu il greco Ippocrate di Kos, vissuto tra il quinto e
quarto secolo avanti Cristo e considerato il padre della scienza medica.
L'esposizione, non a caso, è aperta proprio dall'edizione stampata a
Venezia nel 1526 del "Corpus Hippocraticum", la sua intera opera,
costituita da circa settanta trattati di tema diverso, in cui è
contenuto anche il famoso giuramento, a cui ancora oggi i medici si
votano. Fondamentale, nella professione del medico, la conoscenza delle
piante officinali che venivano rappresentate, descritte e studiate su
trattati arricchiti da rappresentazioni botaniche molto realistiche e
dettagliate.
Da vedere anche il celebre "Dioscoride napoletano", una
ristampa di settimo secolo del trattato "Perì ules iatrichés", manuale
di medicina redatto nel primo secolo da Pedanio Dioscoride e rimasto
fondamentale fino al Medioevo. Il volume, ricopiato in greco bizantino, è
un "erbario figurato", che descrive proprietà e impieghi terapeutici di
409 specie vegetali in 172 carte, riccamente illustrate da disegni
miniaturizzati. Ancora, in bacheca gli "erbari maguntini" del 1484 e del
1485 e il raro esemplare di "Hortus sanitatis" del 1491. Grande spazio è
dedicato alle testimonianze della Scuola medica salernitana, risalente
all'undicesimo secolo e, secondo la tradizione, fondata da quattro
medici, un greco, un latino, un ebreo e un arabo, incontratisi per caso a
Salerno. A testimoniare i progressi nello studio e nella
rappresentazione del corpo umano èpossibile ammirare il "Fasciculo
sanitatis" del tedesco Johannes de Ketham, pubblicato a Venezia nel 1491
e considerato il più importante prontuario medico del quindicesimo
secolo. Sempre provenienti dalle collezioni della Biblioteca, le opere
dei membri dell'Accademia degli investiganti, fondata a Napoli nel 1649
da Tommaso Cornelio e attiva per tutto il Settecento, della quale faceva
parte Domenico Cirillo (di cui sono esposti i taccuini), martire della
Rivoluzione partenopea del 1799.
La mostra rientra nella rassegna
"Segni: arte, cura e pensiero" e sarà visitabile fino a venerdì 10
aprile 2015 (ingresso libero, tutti i giorni feriali dalle 9 alle 17.30, il
sabato fino alle 13).
Per informazioni: URP, 0817819231 - bn-na.urp@beniculturali.it.
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