Poca carne, molta frutta e altrettanta
verdura provenienti dalle campagne che si estendevano a perdita d’occhio
oltre le porte della città murata. La dieta dei sassaresi al tempo
della Repubblica era caratterizzata soprattutto dai prodotti della
terra, alimentata da un sistema di corsi d’acqua che scorrevano
abbondanti attorno al borgo medievale.
Non è che uno spaccato di
vita sociale ricostruito da Paolo Cau e Daniela Rovina nella sala al
piano terra dell’Archivio storico comunale, in una bella mostra
intitolata “Il mondo urbano della Sassari medievale” che resterà aperta sino a venerdì 30 dicembre 2016. presenti il sindaco Nicola Sanna, l’assessora alla Cultura
Raffaella Sau e la soprintendente Maura Picciau.
Buona parte dei
reperti esposti, che affiancano le vetrine con gli originali degli
Statuti sassaresi, provengono da scavi archeologici realizzati negli
ultimi anni all'interno della città vecchia. Si tratta di ceramiche,
utensili, brocche e caraffe che venivano utilizzate per imbandire la
tavola e che accompagnavano i rituali della consumazione del pasto.
Oggetti preziosi ritrovati in fondo ad alcuni pozzi scoperti durante i
lavori effettuati qualche anno fa. «Pozzi e cisterne - ha spiegato
l'archeologa Daniela Rovina - che facevano parte del sistema di
approvvigionamento idrico della Sassari medievale e che una volta
esaurita la funzione d'uso venivano utilizzati come deposito di
rifiuti».
Con ogni probabilità erano pozzi comunitari, profondi
anche 14 metri, che venivano scavati, a canna circolare, all'interno di
corti proprio per consentirne l'uso collettivo. La città medievale era
disseminata di pozzi e cisterne, notizia confermata anche da Enrico
Costa che nel “Sassari” fa riferimento costante a queste raccolte
d'acqua realizzate all'interno della cinta muraria. Nell’area di fronte
alle Monache cappuccine era riemersa addirittura un'intera porzione del
vecchio quartiere medievale, una strada, i resti di un'abitazione con
tanto di focolare databile al periodo fra la fine Trecento e i primi del
Quattrocento. Altre cisterne sono state intercettate in via Turritana,
in via Satta e nell'area attorno al Duomo di San Nicola. Sul fondo di
questi pozzi, poi rifunzionalizzati, sono stati ritrovati resti di cibo,
frutta secca, noccioli, piatti e posate che hanno consentito di far
luce sulle abitudini alimentari di Sassari al tempo degli Statuti. Non
solo, gli archeologi hanno avuto conferma del fatto che Sassari in quel
periodo aveva rapporti commerciali con la Toscana e la Liguria, ma anche
con la Spagna. Paolo Cau, direttore dell'Archivio storico, ha rievocato
il fervore dell'antica Platha de cothinas, l'attuale corso Vittorio
Emanuele, che si estendeva in longitudine, dall'area di piazza Castello
fino a Porta Sant'Antonio.
Luogo di passeggio e di acquisti dove i
mercanti esponevano merci e prodotti perché la vendita - come
imponevano gli Statuti - doveva avvenire all'aperto e in presenza del
pubblico per prevenire eventuali truffe o imbrogli a danno degli acquirenti.
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