martedì 22 novembre 2016

Il mondo urbano della Sassari medievale

Poca carne, molta frutta e altrettanta verdura provenienti dalle campagne che si estendevano a perdita d’occhio oltre le porte della città murata. La dieta dei sassaresi al tempo della Repubblica era caratterizzata soprattutto dai prodotti della terra, alimentata da un sistema di corsi d’acqua che scorrevano abbondanti attorno al borgo medievale.
Non è che uno spaccato di vita sociale ricostruito da Paolo Cau e Daniela Rovina nella sala al piano terra dell’Archivio storico comunale, in una bella mostra intitolata “Il mondo urbano della Sassari medievale” che  resterà aperta sino a venerdì 30 dicembre 2016. presenti il sindaco Nicola Sanna, l’assessora alla Cultura Raffaella Sau e la soprintendente Maura Picciau.
Buona parte dei reperti esposti, che affiancano le vetrine con gli originali degli Statuti sassaresi, provengono da scavi archeologici realizzati negli ultimi anni all'interno della città vecchia. Si tratta di ceramiche, utensili, brocche e caraffe che venivano utilizzate per imbandire la tavola e che accompagnavano i rituali della consumazione del pasto. Oggetti preziosi ritrovati in fondo ad alcuni pozzi scoperti durante i lavori effettuati qualche anno fa. «Pozzi e cisterne - ha spiegato l'archeologa Daniela Rovina - che facevano parte del sistema di approvvigionamento idrico della Sassari medievale e che una volta esaurita la funzione d'uso venivano utilizzati come deposito di rifiuti».
Con ogni probabilità erano pozzi comunitari, profondi anche 14 metri, che venivano scavati, a canna circolare, all'interno di corti proprio per consentirne l'uso collettivo. La città medievale era disseminata di pozzi e cisterne, notizia confermata anche da Enrico Costa che nel “Sassari” fa riferimento costante a queste raccolte d'acqua realizzate all'interno della cinta muraria. Nell’area di fronte alle Monache cappuccine era riemersa addirittura un'intera porzione del vecchio quartiere medievale, una strada, i resti di un'abitazione con tanto di focolare databile al periodo fra la fine Trecento e i primi del Quattrocento. Altre cisterne sono state intercettate in via Turritana, in via Satta e nell'area attorno al Duomo di San Nicola. Sul fondo di questi pozzi, poi rifunzionalizzati, sono stati ritrovati resti di cibo, frutta secca, noccioli, piatti e posate che hanno consentito di far luce sulle abitudini alimentari di Sassari al tempo degli Statuti. Non solo, gli archeologi hanno avuto conferma del fatto che Sassari in quel periodo aveva rapporti commerciali con la Toscana e la Liguria, ma anche con la Spagna. Paolo Cau, direttore dell'Archivio storico, ha rievocato il fervore dell'antica Platha de cothinas, l'attuale corso Vittorio Emanuele, che si estendeva in longitudine, dall'area di piazza Castello fino a Porta Sant'Antonio.
Luogo di passeggio e di acquisti dove i mercanti esponevano merci e prodotti perché la vendita - come imponevano gli Statuti - doveva avvenire all'aperto e in presenza del pubblico per prevenire eventuali truffe o imbrogli a danno degli acquirenti.

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