Sabato 7 aprile 2018 si apre al Museo San Pietro di Colle Val d'Elsa la mostra dedicata alla figura di Sapìa, gentildonna senese nata Salvani, protagonista del canto XIII del Purgatorio di Dante. L'iniziativa è promossa dal Comune di Colle di Val d’Elsa e dall’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa, Montalcino con la partecipazione e organizzazione di Opera Civita.
La figura emerge per la forte caratterizzazione, con tratti molto sofferti e risentiti quale interprete dell’invidia. Peccò sì tanto d’invidia da giungere all’insania. Nonostante il nome, infatti, la zia paterna di Provenzan Salvani,
capo della parte ghibellina, già incontrato da Dante fra i superbi, non
fu “savia” nell’augurarsi la sconfitta dei propri concittadini senesi
nella battaglia di Colle di Val d’Elsa (vv. 109-111): “Savia non fui, avvegna che Sapìa / fossi chiamata, e fui delli altrui danni / più lieta assai che di ventura mia”.
I tratti che la rappresentano sono in generale quelli degli invidiosi
i quali, costretti a vestire panni ispidi e pungenti dal colore spento,
si sostengono fiacchi l’un altro e tutti, a loro volta, si addossano
alla parete del monte. Ma il dettaglio iconografico più forte che la
identifica è il mento alzato, così come sogliono fare i ciechi, giacché
Sapìa ha gli occhi cuciti da un fil di ferro ed è dunque costretta ad
alzar la testa per vedere ombre dalle strette fessure in mezzo alle
palpebre. Rispetto ad altri personaggi muliebri danteschi, non ha avuto
una larga “fama” iconografica e si tratta dunque di un soggetto
prezioso, raro.
Negli spazi del Museo San Pietro che, poco più di un anno fa, dopo importanti lavori di ristrutturazione, è stato riconsegnato alla città di Colle,
si raccolgono le testimonianze di miniatori, incisori, scultori e
pittori, interpreti di una figura non convenzionale che, per i caratteri
di umana fragilità con cui è delineata, può considerarsi una sorta di
antieroina della storia medievale senese.
Fra coloro che hanno tramandato l’immagine del personaggio si segnalano il pittore modenese Adeodato Malatesta, il grande incisore francese Gustave Doré, lo scultore senese Fulvio Corsinie l’artista romano Emilio Ambron autore di uno straordinario ciclo nel palazzo Chigi Saracini a Siena, commissionato dal conte Guido.
La mostra, che si si inserisce nel calendario delle iniziative
organizzate dal Comune di Colle di Val d’Elsa per il 2019, anno in cui
ricorrerà il 750° anniversario della Battaglia di Colle, è anche l’occasione per esporre le opere raffiguranti questa tematica dipinte da Gino Terreni (Empoli,
1925-2015), poliedrico artista afferente all’Espressionismo, e
generosamente donate dagli eredi al Comune di Colle. La sua visione di
Sapìa è quella di una figura nuda che infierisce, con toni teatrali e
angosciosi, contro i suoi concittadini. Un dramma femminile che si
riscontra anche nelle donne sugli spalti che assistono allo scontro tra
le truppe senesi e fiorentine nella piana di San Marziale.
Il percorso espositivo e il catalogo sono curati da Marilena
Caciorgna, docente di Iconografia e tradizione classica dell’Università
di Siena, e da Marcello Ciccuto, professore di letteratura italiana
dell’Università di Pisa e presidente della Società Dantesca Italiana che ha il compito di promuovere studi scientifici, edizioni e manifestazioni sull’opera del sommo poeta.
Per maggiori informazioni clicca qui !
Nessun commento:
Posta un commento