Polittico Stefaneschi |
Con «Giotto, l’Italia», in calendario da mercoledì 2 settembre 2015 al 10 gennaio 2016, Palazzo Reale di Milano chiude la stagione
espositiva legata al semestre di Expo 2015.
Coordinata da un comitato scientifico di prim’ordine, la mostra conta un corpus eccezionale di tredici opere, in prevalenza su tavola, mai riunite prima. «Fra i prestiti da segnalare – racconta Serena Romano, curatrice dell’esposizione assieme a Pietro Petraroia – c’è sicuramente il Polittico Stefaneschi, che finora non aveva mai lasciato la Città del Vaticano, dove è esposto dal 1932. Ma è un prestito importante anche il Polittico Baroncelli, tempera di S. Croce, a Firenze, che, dopo aver preso parte a una rassegna allestita nel 1937, non ha piú girato.
E dal Museo di San Diego, in California, è arrivata la cuspide centrale del polittico fiorentino, che per la prima volta viene ricongiunta all’insieme originario». Sull’impianto scientifico del progetto espositivo, la curatrice spiega: «Invece di costruire una panoramica del Trecento, che sarebbe stata un’operazione forse piú facile, per la maggiore disponibilità di dipinti, abbiamo preferito puntare su un progetto austero, con lavori certamente giotteschi, di provenienza sicura e documentata. Abbiamo cercato pezzi che, essendo legati a luoghi, committenti, cronologia, ci permettano di avanzare ipotesi sul percorso di Giotto e sul suo viaggio in Italia».
Coordinata da un comitato scientifico di prim’ordine, la mostra conta un corpus eccezionale di tredici opere, in prevalenza su tavola, mai riunite prima. «Fra i prestiti da segnalare – racconta Serena Romano, curatrice dell’esposizione assieme a Pietro Petraroia – c’è sicuramente il Polittico Stefaneschi, che finora non aveva mai lasciato la Città del Vaticano, dove è esposto dal 1932. Ma è un prestito importante anche il Polittico Baroncelli, tempera di S. Croce, a Firenze, che, dopo aver preso parte a una rassegna allestita nel 1937, non ha piú girato.
E dal Museo di San Diego, in California, è arrivata la cuspide centrale del polittico fiorentino, che per la prima volta viene ricongiunta all’insieme originario». Sull’impianto scientifico del progetto espositivo, la curatrice spiega: «Invece di costruire una panoramica del Trecento, che sarebbe stata un’operazione forse piú facile, per la maggiore disponibilità di dipinti, abbiamo preferito puntare su un progetto austero, con lavori certamente giotteschi, di provenienza sicura e documentata. Abbiamo cercato pezzi che, essendo legati a luoghi, committenti, cronologia, ci permettano di avanzare ipotesi sul percorso di Giotto e sul suo viaggio in Italia».
La mostra si avvale di un prestigioso Comitato Scientifico che
riunisce i responsabili delle istituzioni italiane che nel corso degli
anni e fino ad oggi hanno contribuito non solo alla conservazione e alla
tutela delle opere di Giotto, ma anche – e in misura straordinaria –
alla conoscenza e all’approfondimento scientifico e tecnico della
pittura del maestro.
Il Comitato è composto dal presidente Antonio Paolucci e da Cristina
Acidini, Davide Banzato, Giorgio Bonsanti, Caterina Bon Valsassina,
Gisella Capponi, Marco Ciatti, Luigi Ficacci, Cecilia Frosinini, Marica
Mercalli, Angelo Tartuferi.
Il progetto allestitivo è a cura di Mario Bellini.
Tutte le informazioni sul sito ufficiale della mostra !
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