Mercoledì 22 luglio 2015 (Palazzo Fascie, Sala Bo, ore 21.00), saranno
presentati al MuSel di Sestri Levante i risultati di una ricerca
antropologica e paleopatologica condotta su alcune sepolture medievali
indagate nel corso degli scavi dell’ospedale medievale di San Nicolao di
Pietra Colice (Monte San Nicolao, Passo del Bracco). Contestualmente
verrà inaugurata la mostra che rimarrà aperta fino al 16 agosto 2015.
A San Nicolao, nel corso della campagna di scavo 2006, furono
rinvenute alcune sepolture “anomale”, tra cui una sepoltura multipla che
conteneva 3 individui e un feto (una donna al termine della gravidanza e
due infanti). Erano stati inumati nello stesso momento e, quindi,
verosimilmente erano morti a pochissima distanza di tempo. Fin da
subito, gli archeologi che conducevano lo scavo si interrogarono sulle
cause della morte e furono avanzate alcune ipotesi. Non c’erano evidenze
per parlare di morte violenta (ad esempio un omicidio), e si pensò ad
una causa patologica (una malattia di qualche tipo, un’epidemia, ecc.)
Nel mese di aprile 2015, grazie alla disponibilità di nuove
tecnologie diagnostiche sviluppate da Raffaella Bianucci presso
l’Università di Torino, l’antropologa Deneb Cesana e il medico patologo
Elpis Samantà hanno condotto presso i laboratori del MuSel una ricerca
su questa sepoltura, riuscendo a trovare le tracce della causa di morte:
la yersinia pestis. I resti ossei sono stati sottoposti ad un’analisi
paleoimmunologica, utilizzando il Test per la Diagnosi Rapida della
peste (RDT peste). Questo test, inizialmente validato dagli Istituti
Pasteur del Madagascar e di Parigi e abitualmente utilizzato nella
sorveglianza e nel controllo nei paesi in cui la malattia permane in
forma endemica (Madagascar), ha dimostrato di avere un’elevata
sensibilità e specificità anche per la diagnosi retrospettiva di peste
in resti umani antichi.
Con il termine “Morte Nera” si classifica una vasta ondata di
epidemie di peste bubbonica che si diffusero in tutta Europa tra il 1347
e il 1353, causando la morte di oltre la metà della popolazione del
tempo. Si stima che, su una popolazione europea complessiva di circa 80
milioni di abitanti, siano deceduti 48 milioni di individui. Essa
rappresentò il primo ciclo di eventi epidemici ricorrenti definiti, nel
complesso, Seconda Pandemia, eventi che interessarono il mondo allora
conosciuto. La Seconda Pandemia durò quattro secoli, dal 1346 al 1720-22
in Europa occidentale e al 1750 in Europa orientale.
L’indagine condotta al MuSel ha anche fatto anche emergere dati sulle
patologie sofferte, sull’alimentazione e le carenze, sui dati biologici
degli individui sepolti, aprendo un’interessante finestra antropologica
sul Tigullio medievale. I risultati sono ora diventati oggetto di una
mostra (a cura di F. Benente, con testi di Ole J. Benedictow, Raffaella
Bianucci, Deneb Cesana, Nadia Piombo, Elpis Samantà) che sarà presentata
al MuSel mercoledì 22 luglio, alle ore 21.00 (Palazzo Fascie, Sala Bo).
La conferenza e la visita della mostra sono a ingresso libero.
Info: Tel: 0185/478530 – mail: info@musel.it.
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