A sei anni di distanza dal drammatico terremoto, l’Aquila ricomincia a vivere
ed uno dei segni tangibili della sua rinascita e’ l’apertura del
MUNDA, il Museo Nazionale d’Abruzzo, un progetto fortemente voluto dal
MIBACT che ha investito in questa nuova istituzione museale oltre sei
milioni di euro. Un "gesto" che vuole essere anche una mano tesa nei
confronti dell’amministrazione aquilana ancora alle prese con enormi
problemi legati alla ricostruzione della citta’.
Allestito nell’ex
mattatoio comunale, situato accanto alla Fontana delle 99 Cannelle, il
MUNDA ospita più di 100 opere, in passato esposte nella Fortezza
Spagnola, l'imponente castello cinquecentesco in attesa di essere
pienamente recuperato.
Un ricco nucleo di opere tra cui madonne e crocifissi lignei, santi in terracotta e in pietra, dipinti su tela e tavole, ottanta delle quali fresche di interventi che hanno eliminato le lesioni causate dal sisma. Opere, in parte montate ora su piedistalli di sicurezza appositamente realizzati, pronti a oscillare alla minima vibrazione.
Un ricco nucleo di opere tra cui madonne e crocifissi lignei, santi in terracotta e in pietra, dipinti su tela e tavole, ottanta delle quali fresche di interventi che hanno eliminato le lesioni causate dal sisma. Opere, in parte montate ora su piedistalli di sicurezza appositamente realizzati, pronti a oscillare alla minima vibrazione.
Allestito cronologicamente e tematicamente, il nuovo
percorso, articolato in cinque grandi ambienti espositivi, si apre con
una sezione archeologica che propone manufatti del territorio come
mascheroni in osso, gladiatori scolpiti nella pietra, monili in
oro, dischi in lamina di bronzo lavorato, un cinturone a placche
decorato con un animale fantastico. Testimonianze di antiche culture
locali che vanno dal IX secolo a.c. sino al II secolo d.C. Sempre in
questa sala, da non perdere, alcuni pezzi frutto di recenti campagne di
scavo tra cui il cippo funerario con serpente e i letti in osso.
Segue la sezione sul Medioevo dove sono esposti notevoli manufatti lignei tra cui delle Madonne lactans d'influenza bizantina e delle Vergini angioine insieme a tavole a soggetto mariano tra cui la celeberrima Madonna de Ambro e quella di Gentile da Rocca.
Segue la sezione sul Medioevo dove sono esposti notevoli manufatti lignei tra cui delle Madonne lactans d'influenza bizantina e delle Vergini angioine insieme a tavole a soggetto mariano tra cui la celeberrima Madonna de Ambro e quella di Gentile da Rocca.
Madonna "de Ambro" (XIII secolo) |
Il passaggio dal
Tardo Gotico al Rinascimento e’ documentato da alcuni capolavori come il
Polittico della Madonna in Trono di Jacobelli dl Fiore e il Trittico di
Beffi, esposto in questi anni alla National Gallery of Art di
Washington, al Nevada Art Museum di Reno e al Getty Center di Los
Angeles. Non mancano qui pezzi di alta oreficeria come il Reliquario a
cofanetto di Giovanni d’Angelo da Penne in argento, bronzo dorato e
smalti e il Nodo di croce processionale di Nicola da Guardiagrele,
decorato con smalti champlavés.
Ben rappresentata lungo il percorso anche la seconda meta’ del XV secolo, vivace momento storico contraddistinto dalla presenza in citta’ di diverse botteghe tra cui quella di Saturnino Gatti a cui si deve una ricchissima Madonna del Rosario e di Silvestro di Giacomo, autore di San Sebastiano, un’ intensa scultura lignea. E a questo periodo risale anche la produzione artistica del grande pittore Cola di Amatrice e dello scultore Pompeo Cesura.
Chiude il percorso la ricca sezione dedicata al naturalismo e al barocco che comprende la preziosa collezione Cappelli, affidata in deposito conservativo al Museo. Una raccolta di cui fanno parte opere dei protagonisti della scena artistica napoletana del Seicento tra cui la delicata Maddalena in meditazione del teschio di Jusepe de Ribera; quattro capolavori di Mattia Preti; il Cristo benedicente di Massimo Stanzione e alcune opere di Francesco Solimena.
Ben rappresentata lungo il percorso anche la seconda meta’ del XV secolo, vivace momento storico contraddistinto dalla presenza in citta’ di diverse botteghe tra cui quella di Saturnino Gatti a cui si deve una ricchissima Madonna del Rosario e di Silvestro di Giacomo, autore di San Sebastiano, un’ intensa scultura lignea. E a questo periodo risale anche la produzione artistica del grande pittore Cola di Amatrice e dello scultore Pompeo Cesura.
Chiude il percorso la ricca sezione dedicata al naturalismo e al barocco che comprende la preziosa collezione Cappelli, affidata in deposito conservativo al Museo. Una raccolta di cui fanno parte opere dei protagonisti della scena artistica napoletana del Seicento tra cui la delicata Maddalena in meditazione del teschio di Jusepe de Ribera; quattro capolavori di Mattia Preti; il Cristo benedicente di Massimo Stanzione e alcune opere di Francesco Solimena.
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